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Il nostro giornale al Forum nazionale contro la mafia


Il Forum Nazionale Antimafia di Firenze costituisce, allo stato attuale, uno dei più approfonditi e partecipati appuntamenti destinati all’analisi di una drammatica realtà nazionale: quella delle mafie e del loro potere di controllo ed assoggettamento su di una vasta area del territorio italiano.
Quest’anno il meeting è giunto alla sua quinta edizione, agevolato dall’impegno profuso dal Collettivo degli Studenti di Sinistra, dall’Università di Firenze, dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione Toscana, coadiuvati dall’Associazione “Tra i Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili” e dall’Associazione Nazionale Partigiani Italiani.
L’intento alla base di questo progetto appare semplice ed al contempo assai impegnativo: esaminare le mafie come oggettive entità e individuarne i punti di forza ma anche le debolezze.
L’appuntamento avviatosi il 13 ottobre e conclusosi il 14 ottobre è stato caratterizzato da molteplici interventi, posti in essere da relatori assai competenti e da anni operanti in un settore, quello del contrasto alle organizzazioni criminali, di fondamentale importanza per le stesse sorti nazionali. Il “Corriere di Gela”, su invito dell’Università degli studi di Firenze, ha portato nella città del giglio la testimonianza in seno all’incontro di approfondimento, del nostro Rosario Cauchi, tra i relatori ai quali è stato affidato il compito di aprire la «due giorni» occupandosi del tema “Mafia, sanità ed edilizia”, affiancato dal magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, Gaetano Paci. L’assemblea ha consentito ai presenti di prendere contezza di particolari d’indagine, poco noti al pubblico, inerenti gli stretti rapporti emersi, anche negli ultimi mesi, tra mafia ed entità economiche agenti nel settore edile, da sempre area di riciclaggio ed investimento di capitali illeciti: le inchieste sulla Calcestruzzi s.p.a., sulla Safab s.p.a., le infiltrazioni delle mafie, siciliane, calabre e campane, in territori in origine “vergini” quali la Lombardia, la Liguria, il Lazio, l’Emilia Romagna.
A questo si è, ancora, sommata la ricostruzione degli inquietanti incroci tra la sanità, non solo da un punto di vista di realizzazioni edili bensì anche da quello dell’operato di svariati professionisti del settore, e la malavita organizzata: basti pensare al ruolo di vertice assunto da medici del calibro di Nino Cinà e Giovanni Mercadante entro gli organigrammi di cosa nostra palermitana. Dalla disamina emerge chiaramente, come testimoniato dai partecipanti alla plenaria po
meridiana del 13 Ottobre, che la mafia non può dirsi morta oppure definitivamente vinta, costituendo un interlocutore assai dinamico in diversi gangli della vita sociale ed istituzionale del nostro paese; di ciò hanno infatti dibattuto relatori del calibro di Piercamillo Davigo, attualmente magistrato di Cassazione, Giovanna Maggiani Chelli, rappresentante dell’associazione “Tra i Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili”, Silvano Sarti, presidente provinciale dell’Anpi, Giuseppe Lo Bianco, giornalista e scrittore, Rino Giacalone, giornalista trapanese del quotidiano “La Sicilia”, ed esponenti di “Libera Toscana” e del “Presidio veneto di San Pietro di Rosà”, intenti nella descrizione di una mafia in continua progressione anche all’interno di aree difficilmente sussumibili nel classico connubio criminalità organizzata-affari economici.
Il teatro, da sempre ritenuto specchio riflettente di una società in progressivo tumulto, contribuisce a sua volta, per il tramite di taluni artisti, alla divulgazione di un messaggio diverso e a tratti spiazzante: imperniato intorno alla narrazione di quotidiane vicende, spesso estranee alla copertura dell’informazione nazionale, ma decisive nel processo di comprensione del fenomeno criminale. Questa è stata la scelta assunta dall’attore e registra teatrale, Giulio Cavalli, costretto a pagare il dazio di una vita blindata a causa della realizzazione di spettacoli incentrati sulla descrizione dei costumi e delle vicende di esponenti di spicco delle cosche siciliane, calabresi e campane, e fra questi la sua ultima creazione “A cento passi dal Duomo”.
Ma la mafia, si sa, non è solo pura criminalità ma dipana le sue voglie anche in direzione dell’economia, legale o illegale, come fatto rilevare, nel corso della seconda giornata di discussione, da Alessandro Santoro della “Comunità di Base Le Piagge di Firenze” e Antonio Pergolizzi di “Legambiente”, capaci di proporre un ritratto completo di alcuni settori sottoposti all’interesse criminale: dallo sfruttamento del lavoro nero al traffico illecito di rifiuti tossici.
La mafia si può battere anche con strumenti di indagine come le intercettazioni telefoniche, al centro di un acceso dibattito politico, ed ampiamente descritte da un magistrato da decenni interessato al contrasto delle mafie, Antonio Ingroia della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, in grado, peraltro, di agganciarsi alla recente cronaca giudiziaria esprimendo pareri certamente ragionati sulla trattativa Mafia-Stato.
Affinché si possa sperare di poter disporre di un’adeguata visione dell’attuale realtà criminale, spesso camuffata da molteplici escamotage, è assolutamente indispensabile la presenza di un’informazione libera da ogni impedimento o controllo, palesi oppure occulti; di certo gli esempi di autonomia giornalistica non appaiono sporadici in Italia, soprattutto quando ci si riferisce all’attività svolta da reporter locali, in grado di individuare particolari sfuggenti ai grandi media nazionali: di questo hanno parlato Peter Gomez, attualmente redattore del nuovo quotidiano “Il Fatto”, Pino Maniaci, responsabile di Tele Jato ed il nostro collaboratore, Rosario Cauchi. Un evento, quello fiorentino, che come ribadito da uno dei relatori coinvolti, il magistrato Gaetano Paci, “dovrebbe costituire un esempio da seguire anche in altre regioni, con in testa la Sicilia”. Ringraziamo Silvia, Pietro, Giacomo e tutti gli altri componenti del Collettivo degli Studenti di Sinistra.

Autore : Redazione Corriere
DA IL CORRIERE DI GELA
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Giulio Cavalli tra i relatori di CONTROMAFIE

Giulio Cavalli parteciperà nelle giornate del 24 e 25 ottobre alla seconda edizione di Contromafie – Gli stati generali dell’antimafia. Appuntamento importante per coloro che versano il proprio piccolo o grande tributo di responsabilità contro la presenza e l’azione delle mafie. Tutti e tutte chiamati a confrontarsi, a riflettere e a scrutare l’orizzonte dell’impegno

Dallʼinformazione alla cultura antimafia: il ruolo di teatro, cinema, tv, letteratura e musica
(Presso Palazzo delle Esposizioni, Sala Cinema, via Milano 9/a)
TUTOR: Teresa Marchesi e Santo Della Volpe (TG3) RELATORI: Angelo Barbagallo (produttore), Giulio
Cavalli (Attore e regista)
, Walter Dondi (Fondazione Unipolis), Antonio Ingroia (Procura della Repubblica di
Palermo), Mario Maffucci (già direttore di RAI Uno), Raffaele Marino (Procura della Repubblica di Torre
Annunziata NA), Francesco Moneti e Roberto Zeno (Modena City Ramblers), Enzo Monteleone (Regista),
Sandro Petraglia (Autore e sceneggiatore), Nino Rizzo Nervo (Cda RAI), Gaetano Savatteri (TG5)

IL PROGRAMMA COMPLETO QUI

LA MAFIA ALL’OMBRA DEL DUOMO

LA SCELTA DI SARA CHIAPPORI

All’operosa ombra della Madonnina, la mafia penetra, prolifera, fa affari, si installa nei luoghi del potere, contamina la società civile. Una criminalità organizzata efficiente,
ben camuffata con i suoi abiti firmati e ben introdotta con i suoi agganci negli ambienti giusti. Invisibile in superficie, ma non per questo meno pericolosa. Dopo Do ut des e nonostante le minacce ricevute, Giulio Cavalli torna a parlare di mafia nello spettacolo A cento passi da Duomo, scritto con Gianni Barbacetto (ancora oggi al Teatro della Cooperativa). Un bell’esempio di teatro civile, documentatissimo e coraggioso. Musiche dal vivo di Gaetano Liguori.

DA LA REPUBBLICA

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Lo sberleffo di Cavalli alla mafia che ingrassa così vicino al Duomo

Milano, «sacerdotessa e complice». Milano, «tutta aperitivi e cerimonie “capello a posto e colletto in ordine”». Milano e quelle cinque lettere che nessuno vuole pronunciare. Milano e un silenzio a forma di buco, che si ingoia la dignità di una città intera. A cento passi dal Duomo, scritto a quattro mani con il giornalista Gianni Barbacetto, non è solo il successo dell’attore lodigiano Giulio Cavalli, al teatro della Cooperativa di via Hermada a Milano, in scena fino a domani. È anche e soprattutto una mappa dettagliata degli affari della criminalità organizzata nel profondo Nord, il breviario delle cosche, il “Bignami” delle famiglie mafiose al confino, passate dal traffico di eroina all’edilizia, dai morti ammazzati alle imprese pulite e dalla partita Iva «metallizzata».
Tutto esaurito in un giovedì qualunque, davanti ad un pubblico muto, e per una volta non complice, che ascolta rapito e incredulo l’altra faccia della Milano che guarda all’Expo, quella di Cavalli è anche e soprattutto la preghiera laica di chi, sotto scorta da maggio per gli sberleffi agli uomini d’onore, di ‘ndrine e padrini di prima e seconda generazione vuole continuare a parlare. Un monologo musicale, accompagnato dal pianoforte di Gaetano Liguori, che torna indietro fino all’11 luglio del 1979, a quel funerale di luglio («oscenamente privato») dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, condannato a morte e poi giustiziato perché «ogni mattina insieme ai fazzoletti e al caffè si portava in ufficio il coraggio e la dignità». Ripercorrere la strada della memoria, nella raggiera milanese, è bere il caffè al cianuro che ha ucciso Sindona – il banchiere scelto per reinvestire i soldi della criminalità-, è guardare il corpo di Calvi e i mattoni nelle tasche, è capire che quei cento passi per arrivare al cuore della città e della sua economia i boss li hanno già fatti. Tutt’intorno c’è il ritratto di una città che «non se ne accorge», di una politica a volte cieca a volte complice, di una popolazione che sta a guardare, in cui si confondono i figli trentenni dei boss che hanno scelto Milano per imparare a «non abbuffarsi agli aperitivi e ad azzeccare forse anche qualche congiuntivo». Ma c’è un punto in cui il teatro e la poesia devono farsi da parte, sembra dirci Cavalli.È la presa di coscienza che passa solo attraverso l’informazione a trasformare la seconda parte del monologo in un torrente di nomi, cognomi. Atti alla mano (anche fisicamente l’attore recupera il copione, come se imbracciasse le armi, quelle affilate della verità dei fatti), Cavalli si sposta da Milano e guarda alla Lombardia per raccontare la storia di chi la mafia l’ha guardata in faccia. E da lodigiano, sul palco milanese, racconta anche di Lodi e «di un imprenditore locale nel suo viaggio scortato dalle forze dell’ordine, per consegnare una valigetta da 100mila euro per pagare il racket». Un viaggio da Buccinasco a Corsico, da Cologno Monzese a Melegnano, da Spino d’Adda a Sant’Angelo, per dire anche «Gomorra è anche qui».

Rossella Mungiello

DA IL CITTADINO

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La 'ndrangheta ha casa a Milano, "a cento passi dal Duomo": successo per lo spettacolo di Giulio Cavalli, attore sotto scorta

Giulio Cavalli ha soli 32 anni. E da due vive sotto scorta, da quando con il suo spettacolo teatrale Do Ut Des ha fatto saltare dalla sedia i boss della malavita organizzata che gli hanno inviato diverse minacce di morte. Perchè Giulio nei suoi spettacoli racconta la verità, racconta una realtà che spesso si fa finta di non vedere.

E’ quello che spiega nel suo ultimo recital, “A cento passi dal Duomo”, in cartellone al Teatro della Cooperativa in via Hermada 9 fino a domenica. Il testo è stato scritto in collaborazione con Gianni Barbacetto: si parte dal profondo silenzio che ha accompagnato il funerale dell’avvocato Giorgio Ambrosoli.

Un silenzio assordante, un ‘buco’, che continua ad avvolgere una città che anche oggi sembra negare a tutti i costi la presenza della criminalità organizzata. Questione ribadita dai procuratori antimafia, e in ultimo dai giornalisti Giuseppe Caruso e Davide Carlucci ai nostri microfoni.

I dati che riporta Cavalli nel recital non si possono ignorare. Ora alle porta c’è l’Expo 2015 e la tanto richiesta Commissione Antimafia non riesce a vedere la luce per cavilli burocratici. Tanto alla gente questo sembra non importare perchè, come testimoniano alcuni commenti post spettacolo che abbiamo sentito, “si vede che lui è di sinistra, ha fatto solo nomi di politici di destra”. Secondo pochi spettatori tutto si ricondurrebbe a questo.

Grazie al cielo abbiamo sentito anche moltissimi commenti positivi: commenti ‘arrabbiati’ perchè la realtà raccontata da Cavalli esiste e una volta usciti dal teatro si torna a casa ‘amareggiati’, confida una signora.

Ma chi glielo fa fare a continuare i suoi spettacoli nonostante le minacce? Lo spiega Giulio stesso sul suo sito.

“Una ragazza tra il pubblico mi ha chiesto chi me l’avesse fatto fare di uscire dai binari comodi delle storielle teatrali per approfondire e scontrarmi mettendo in pericolo la mia sicurezza e quella della mia famiglia[…]quando i famigliari delle vittime dell’incidente di Linate dell’8 ottobre 2001 hanno fatto irruzione nelle fasi di scrittura e preparazione del mio spettacolo per quella strage ci siamo subito resi conto delle unicità del modus che avevamo a disposizione: il tempo e la vicinanza fisica del nostro pubblico per chiarire, una faccia e un corpo per accusare guardando fissi negli occhi, un posto fisico dove prendere una posizione[…] un’azione teatrale di svelamento contro la normalizzazione controllata delle opinioni e delle sensazioni”

Cavalli dà fastidio alla mafia perchè, ha raccontato l’attore in un’intervista ad Affaritaliani, loro “hanno il terrore della parola, e la paura li porta a rispondere con gesti significativamente imbarazzanti. Sono goffi e incapaci di reagire a livello culturale, e la banalità nella forma delle loro gravissime minacce nei mie confronti lo dimostra. Visto quello che sto passando, resto convinto che la mafia può essere battuta solo con la cultura. Se questa convinzione diventa di massa, se la si mette sul piano dei valori e della bellezza, i mafiosi non avranno più scampo”

“A cento passi dal Duomo” è uno spettacolo assolutamente da non perdere.

Arianna Ascione

DA MILANO 2.0

Ottava edizione per "Un posto nel mondo"

La rassegna cinematografica curata da Cesvov e Filmstudio90 che si terrà dal 23 ottobre al 4 dicembre. Giunge alla ottava edizione la rassegna “Un posto nel mondo”, progetto che fin dall’inizio si è proposto di veicolare riflessioni sul mondo del sociale utilizzando soprattutto la comunicazione audio visuale. La manifestazione si svolgerà quest’anno dal 23 ottobre al 4 dicembre. Nel 2002 era difficile pensare che l’iniziativa potesse resistere nel tempo, continuando a crescere grazie al coinvolgimento di associazioni provenienti anche da ambiti diversi. Pluralità di punti di vista e capacità di visione di insieme sono i due volti di questo lavoro che, con la collaborazione offerta dal Cesvov, ha portato a coinvolgere associazioni, forze del lavoro e istituzioni sensibili alle tematiche sociali, soprattutto chi sul territorio opera giornalmente cercando positive sinergie anche al di fuori dei propri ambiti di intervento.

Scrivevamo lo scorso anno: “ritrovarsi durante l’anno, con grande costanza, seduti ad un tavolo di lavoro comune è stato già di per sé un segnale positivo della volontà di confrontarsi e di mettere in circolo – riunione dopo riunione – idee, saperi e buone pratiche del variegato mondo del volontariato. Ma riuscire a mettere in piedi un progetto organico, divulgativo ma specifico, fatto di film, documentari, dibattiti, eventi culturali, spesso ad ingresso gratuito, senza poter godere di solidi contributi pubblici, è davvero una piccola grande vittoria, che giustifica la caparbietà messa in gioco per tenere fede ai propositi iniziali senza perdere in lucidità ed efficacia”. Tutto questo resta attuale più che mai e rappresenta uno dei punti di forza di una manifestazione che continua a realizzarsi soprattutto grazie alla partecipazione attiva e a una modalità di lavoro che privilegia il dialogo e la massima disponibilità a confrontarsi tutto l’anno, ben oltre il periodo di svolgimento della rassegna.

La manifestazione anche quest’anno cerca di raggiungere un pubblico diversificato, con numerosi appuntamenti settimanali lungo l’arco di oltre un mese, in massima parte ad ingresso gratuito e coinvolge diverse città della provincia (Varese, Gallarate, Samarate, Gavirate, Induno Olona, Daverio, Azzate, Bolladello) nonché le scuole, che sono invitate a partecipare ad alcune proiezioni dedicate agli studenti in orario scolastico. Per permettere di approfondire il valore etico di ogni film, sono spesso presenti registi, operatori attivi sul territorio, professionisti nel campo della comunicazione sociale.

Le sezioni che danno corpo alla manifestazione del 2009, che si terrà da fine ottobre ai primi di dicembre, sono quelle di sempre: se “Il racconto della realtà” propone film a soggetto spesso presentati in prima visione, nelle altre sezioni si è valutato che la forma del documentario fosse la più agile e stimolante per affrontare problematiche di attualità che spesso non trovano adeguato spazio nelle sale cinematografiche e nei palinsesti televisivi.

Il percorso “Sguardi sul lavoro” presenta riflessioni sui cambiamenti in atto ma anche drammatici reportage, mentre “Così lontano, così vicino”, dedicata a tematiche umanitarie o a film sull’handicap, presenta oltre al famoso Come un uomo sulla terra l’ultimo film prodotto da Emergency, Domani torno a casa, due anni di riprese cinematografiche tra Khartoum e Kabul, e due lungometraggi a soggetto (Garage di Leonard Abrahamson, vincitore al Torino Film Festival, e L’amore nascosto di Alessandro Capone) applauditi in rassegne internazionali ma ancora inediti a Varese.

Nella sezione dedicata all’ambiente, sarà presentato in diverse città l’ultimo film di Ermanno Olmi, Terra madre, mentre verrà recuperato dal misterioso oblio un film di Colin Serreau, Il pianeta verde, apologo sul futuro del nostro pianeta datato 1996 ma ancora profetico, mai proiettato a Varese e provincia. Ospite gradito della rassegna, sabato 21 novembre al Cinema Nuovo di Varese, sarà il metereologo e ambientalista Luca Mercalli. E ancora, per “Testimoni del nostro tempo”, alcune serate saranno dedicate alla figura di Don Primo Mazzolari (con la proiezione integrale in due serate del film tv L’uomo dell’argine, alla presenza del regista Gilberto Squizzato), alla tragica fine del giornalista Giancarlo Siani, vittima della camorra, raccontata nell’intenso film di Marco Risi Fortapàsc, e all’assassinio di Anna Politkovskaya raccontato nell’intenso film 211: Anna, di Paolo Serbandini e Giovanna Massimetti, considerato uno dei più significativi documentari di quest’anno.

L’attenzione ai fatti di casa nostra si concretizza non solo con lo spazio accordato ai registi locali attivi nel sociale, ma anche con il Forum dedicato dal Cesvov alla comunicazione etica (4 dicembre) che inviterà registi, giornalisti e operatori dell’informazione per discutere su come sia possibile raccontare la realtà e le emergenze quotidiane con un occhio attento alle problematiche di chi è svantaggiato socialmente. Un’altra importante tavola rotonda, dal titolo “Memorie migranti” affronterà da una angolatura inedita quello che spesso viene solo considerato emergenza sociale. E ancora, tra le tante proposte del programma, segnaliamo un coinvolgente spettacolo teatrale, A cento passi dal Duomo, interpretato da Giulio Cavalli e scritto con Gianni Barbacetto, dedicato alle infiltrazioni mafiose nella nostra regione.

http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=153389

La mafia al Nord, Cavalli ne parla a Firenze

«L’articolo 4 della costituzione recita che ogni cittadino ha il dovere di svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Quindi in questa battaglia, stare fermi non vale». La guerra non ancora vinta è quella contro le mafie, tutte. La voce è quella dell’attore e autore lodigiano Giulio Cavalli, questa sera ospite del Quinto Forum Nazionale contro la mafia, in programma per oggi e domani all’Università degli studi di Firenze. Un’occasione per guardare da vicino quel complesso sistema di relazioni criminali, connivenze politiche e silenzio che inquina molti settori della vita pubblica ed economica di questo paese. E se l’aspetto più allarmante del fenomeno continua ad essere la sua capacità di condizionare la vita di migliaia di persone, la parola d’ordine, secondo gli organizzatori della rassegna, gli Studenti di Sinistra dei collettivi universitari, continua ad essere «non rassegnarsi ad essere elementi passivi di questo sistema degenerato». Da qui l’idea di coinvolgere magistrati, giornalisti, docenti universitari in due giornata di lavori per indagare sul fenomeno. Nella mattinata di oggi è previsto un dibattito dal titolo “Mafia, sanità ed edilizia”. Nel pomeriggio ci saranno le testimonianze di associazioni, gruppi e individui che, ogni giorno, combattono contro la criminalità. Per le 21 è atteso l’intervento di Giulio Cavalli, che proporrà anche alcune letture dal suo spettacolo “A cento passi dal Duomo” accompagnate da una riflessione sulla diffusione del fenomeno nelle regioni del Nord. «Milano è il nucleo dell’attività affaristica ed economica d’Italia ed è quindi anche un simbolo – spiega l’attore lodigiano – . Nel mio spettacolo parlo della Lombardia, ma tutto il Nord di fronte alla mafia ha più o meno lo stesso atteggiamento. Per questo l’impegno non può finire dopo il giretto turistico nell’antimafia da souvenir che guarda alle disgrazie di altre terre». Non mancherà nell’intervento di Cavalli, un cenno alla situazione della città di Firenze e alle cosche attive in tutta l’area, perché «conoscere è l’unico modo per combattere una battaglia in modo concreto ed efficace».

da il cittadino

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Ndrangheta dentro Milano

Monologo “A cento passi dal Duomo” inaugura la stagione al Teatro della Cooperativa
Giulio Cavalli: “Una realtà che la politica sottovaluta”
“Falso dire, “non vogliamo far entrare la criminalità in città”. Preferiremmo sapere che hanno trovato il modo per estrometterla, è da trent’anni che la mafia è a Milano”. Giulio Cavalli apre stasera la stagione del Teatro della Cooperativa con “A cento passi dal Duomo”, monologo scritto a quattro mani con il giornalista Gianni Barbacetto. “Un teatro giornale sempre aggiornato ch eseguirà l’avvicinarsi dell’expo, sperando che il percorso non diventi una Via Crucis”, sottolinea l’attore, più volte minacciato dalla mafia, ieri sera ospite di Santoro. Rispetto alla versione di quest’estate dove l’attore faceva nomi e cognomi delle persone “coinvolte”, “la versione di oggi”, afferma Cavalli, “mostra anche le facce”. “C’è un video con Vincenzo Macrì, direzione nazionale antimafia, che dice: è da 15 anni che dichiaro Milano capitale della ‘ndrangheta, ma ora che c’è l’Expo non so più come dirlo”. “Sentiremo le telefonate di minaccia subite dall’avvocato Ambrosoli”, anticipa l’attore, “e le testimonianze sulle infiltrazioni criminali alla Malpensa e in viale Sarca, con i Fratelli Porcino. Ci sarà anche il video del sindaco Moratti che dice, “la mafia a Milano non esiste””.  Ma se “A cento passi dal Duomo” è, come conferma Cavalli, “un monito per far sì che la politica prenda posizione”, Renato Sarti, direttore artistico del teatro, ha scelto la sua linea. Con una stagione (35 titoli di cui un quarto novità) dove l’impegno e la comicità doc sono protagoniste. […]

Livia Grossi

 

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