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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

La Pinotti risponde: “le bombe? le vende Gentiloni”

Sembra una barzelletta. Ha scritto tutto Mazzetta:

«A questo punto si capisce che Pinotti ha sentito il bisogno di reagire in maniera diversa da come aveva fatto un paio di giorni fa, quando la reazione era stata affidata a un patetico tweet del Ministero della Difesa che minacciava querele alle ONG che da mesi cercano risposte dal governo su quelle che sembrano forniture assolutamente illegali, posto che l’Arabia Saudita è un regime sanguinario, una monarchia assoluta che calpesta i diritti umani e pure uno paese sponsor del peggior terrorismo. A paesi del genere in teoria non dovremmo vendere armi, abbiamo scritto una legge per vietarlo, da qui la necessità per Pinotti di schivare ogni assunzione di responsabilità, anche ricorrendo alle bugie.

Necessità che oggi l’ha spinta a smarcarsi a titolo personale, scaricando tutta la responsabilità sul collega Gentiloni, ha infatti dichiarato che:«Il ministero della Difesa non si occupa dell’export di armi, è una questione che dipende dal ministero degli Esteri». Una dichiarazione che è una bugia autoevidente perché il ministero della Difesa negli anni è stato frequentemente impegnato nella promozione dei nostri prodotti bellici all’estero e qualche anno fa organizzò allo scopo persino un tour porta a porta nelle tirannie del Golfo. Se qualcuno pensa che sotto la gestione Pinotti il Ministero della Difesa abbia cambiato attitudine, sappia che nel giugno scorso Roberta Pinotti in persona è stata impegnata nella firma dell’accordo per la fornitura al Qatardi di naviglio militare. Peraltro sul sito della Presidenza del Consiglio c’è scritto che il suo Ministero: « fornisce al Ministro degli Affari Esteri il necessario parere sulle restanti tipologie di esportazione tenendo in considerazione le valutazioni di carattere tecnico-operativo, politico-militare e di sicurezza.» È molto difficile sostenere che non si occupa del’export delle armi di fronte a tali evidenze, ma Pinotti lo ha fatto lo stesso, chiaramente mentiva sapendo di mentire. Così come visibilissima è la coda di paglia che spunta dal tweet di Gentiloni, perché c’è anche la sua firma su quelle bombe.

Resta da capire come reagirà Gentiloni all’uscita della collega, che gli scarica la responsabilità dell’armare un regime che poi con le nostre bombe commette stragi indegne come quella  consumata nella capitale dello Yemen. ma soprattutto resta da capire come reagirà il governo nel suo complesso, perché dopo aver cercato di sopire la questione per mesi, contando anche sulla complice indifferenza di buona parte dei media, ora si trova coinvolto in uno scandalo che assume dimensioni sempre più difficili da ignorare. Tanto che ora dovrà risponderne anche ai giudici di Brescia, che hanno aperto un’inchiesta proprio al fine di verificare la legalità della fornitura d’armamenti al regime saudita, i quali difficilmente s’accontenteranno della parola di Pinotti, secondo la quale è tutto fatto «secondo la legge»

(il suo post è qui)

Partecipazione, cosa abbiamo in mente

Partecipare, studiare, approfondire. Vale la pena riprendere il post dai quaderni di Possibile:

Possibile sostiene la proposta di Gianfranco Pasquino, Andrea Pertici, Maurizio Viroli e Roberto Zaccaria per un progetto di revisione costituzionale puntuale, razionale e condiviso. Rispetto a questa proposta siamo aperti alla condivisione degli altri soggetti politici e sociali che stanno lavorando a un testo analogo: il lavoro del comitato presieduto da Guido Calvi, innanzitutto, che si muove nella stessa direzione.

Non un Senato mostro (definizione di Ugo De Siervo), non una involuzione (che ribalta la devoluzione con un nuovo accentramento), non una riforma che riduce la rappresentanza. Una riforma che punti a dare più forza alla sovranità popolare, con gli strumenti adeguati e senza peggiorare il testo della nostra Costituzione.

Possibile propone poi un pacchetto di norme per la democrazia diretta e partecipativa che consenta, diversamente dalla ‘riforma’ in discussione, un accesso più semplice agli strumenti di iniziativa popolare, riprendendo le proposte radicali sulle modalità di promozione dei referendum (per una semplificazione della mostruosa burocrazia che li accompagna), definendo norme certe e puntuali perché non vi siano ulteriori rinvii ma si proceda a un potenziamento della possibilità che i cittadini intervengano direttamente nella vita politica del Paese, e non solo ogni cinque anni.

Possibile avanza infine una proposta di riduzione delle indennità dei parlamentari e di revisione dei vitalizi per ottenere un risparmio superiore a quello della ‘riforma’ in discussione, senza togliere rappresentanza né fare pasticci sulla Costituzione. Una riduzione e una riformulazione degli emolumenti che avrebbe ricadute anche sugli ‘stipendi’ dei consiglieri regionali.

Un lavoro iniziato tre anni fa, documentato dalle nostre proposte in Parlamento, purtroppo disatteso in un dibattito povero e orientato solo dalla volontà del governo, che ha imposto soluzioni contraddittorie, manchevoli, fuori bersaglio. A riprova che la ‘riforma’ è una grande occasione mancata, sotto ogni punto di vista.

documento-partecipazione

#Pinottirisponda

La bomba peggiore la Pinotti se la sta fabbricando in casa, nel suo ufficio tetro di quel ministero in cui da sempre si scambia l’opportunità del silenzio con un’omertà che fa comodo a chi governa e solo a loro: la ministra alla Guerra balbetta qualcosa mentre dalla Procura di Brescia escono i numeri impressionanti di ordigni fabbricati in Italia e impacchettati per essere sparati sullo Yemen colpendo, al solito, anche qualche civile cha passeggia sulla strada sbagliata.

Lei, la ministra più silenziosa del West, si difende dicendo che l’azienda che fabbrica armi ha base in Germania e quindi le carte sono a posto. Sembrerebbe una barzelletta se non fosse che nel caso in cui davvero le cose stiano come pensano in molti (Amnesty International Italia, Rete Italiana per il Disarmo e la magistratura, tanto per citarne qualcuno vedi qui) si tratterebbe di sbadataggine criminale.

Criminale? Vedo già qualcuno crucciarsi. E allora lo riscrivo: criminale e illegale. Illegale perché contro la legge italiana (e le convenzioni ONU) e criminale perché l’oppressione dei sauditi sugli sciiti dello Yemen è figlia di un intervento militare che non è mai stato autorizzato dalle Nazioni Unite, se non addirittura condannato.

Il dubbio di contribuire alla morte di civili dovrebbe far rizzare i capelli a tutti: opposizione, populisti, patrioti, sinistri e destri dovrebbero bussare alla porta del ministero finché non apra qualcuno per dire qualcosa di sensato e significativo. E invece lei, la Pinotti, si gode la distrazione di un Paese concentrato più sulla legge elettorale rispetto alle persone e può permettersi, beata lei, di minacciare querele a chi pone le domande che non le garbano. Poveri noi.

(continua qui)

#unlibroalgiorno Il primo martire di mafia. L’eredità di padre Pino Puglisi

Conosco Salvo Ognibene da qualche anno e lo leggo sempre nei suoi articoli. È parte di una generazione (lui, Ester Castano, Pierpaolo Farina, Massimilano Perna, solo per citare quelli con cui ho avuto a che fare) che sotto gli occhi attenti e istruiti di alcuni “grandi vecchi” dell’antimafia (Orioles, Dalla Chiesa e molti altri) hanno sviluppato una nuova alfabetizzazione antimafiosa e, soprattutto, un’intensa cura della comunicazione e dello studio. Cervelli in fuga dal pressappochismo e che per fortuna rimangono qui.

Salvo ha studiato il rapporto tra mafia e Chiesta in un altro bel libro (L’Eucaristia mafiosa. La voce dei preti, lo potete comprare qui) e ora si avvicina alla storia di Padre Pino Puglisi con il piglio dell’osservatore acuto. Questo Paese ha bisogno di teste così.

Ecco la presentazione sul sito dell’editore:

Che cos’è cambiato dopo la morte di padre Pino Puglisi, ucciso a Palermo da Cosa nostra il 15 settembre 1993 per il suo impegno evangelico e sociale? Il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia, proclamato beato nel 2013, ha lasciato una sfida da raccogliere: l’elaborazione di una pastorale più vicina agli ultimi e capace di fronteggiare i fenomeni mafiosi, soprattutto quelli di natura culturale. Dalle parole di condanna di Giovanni Paolo II a quelle di scomunica di Papa Francesco si è realmente passati, nella Chiesa, «dalle parole ai fatti»? I sacerdoti e le comunità cristiane sanno come comportarsi in modo evangelico di fronte alla prepotenza mafiosa? Esistono esempi di buone pratiche cristiane, che potrebbero essere riprodotte in contesti simili? Questo libro vuole rivivere gli insegnamenti di Padre Pino Puglisi, fornendo strumenti utili per contribuire a creare una coscienza cristiana critica e vera tanto da far paura alle mafie e alla loro cultura di prepotenza e di morte. L’eredità di Padre Pino Puglisi è oggi tesoro da conservare e da prendere come modello nelle diverse realtà italiane, offrendoci spunti di riflessione e risposte chiare sui dubbi e sui problemi che si insidiano nella nostra società.

Il libro lo potete comprare nella nostra libreria Bottega dei Mestieri Letterari (a proposito: vi piace? fateci un giro) qui. Messo nello scaffale dei libri che secondo noi vale la pena leggere.

Una serie C da Champions

Si chiama Lega Pro ed è la storica “serie C”, quella in cui il cuore (e i giovani) fanno la differenza davvero sui campi di calcio. Il suo presidente, Gabriele Gravina, ha rinunciato a tre milioni di euro (che da quelle parti sono un bel gruzzolo) da un’azienda di scommesse sportive. Racconta Gravina:

«Mi sono tirato indietro per una questione mia personale. Non la ritenevo in linea con i nostri principi. Non era coerente con i valori che dal mio insediamento abbiamo deciso di darci e di testimoniare. Le basti sapere che Lega Pro ha una convenzione con Siipac, un’associazione di volontari psicologi che, attraverso numeri verdi, aiutano e assistono i malati di gioco d’azzardo. Il nostro obbiettivo poi è di lanciare e proporre una nuova idea di calcio, con al centro l’educazione. Quell’accordo avrebbe sostanzialmente vanificato e fatto naufragare tutto il lavoro degli ultimi 9 mesi. […] Ho vissuto un dramma interiore. Parliamoci chiaro, i soldi sono importanti e senza risorse non si può andare avanti. Io sono qui per fare sì che la Lega migliori e prosperi. C’è però anche il risvolto politico, etico oserei dire, delle scelte. Non stavamo facendo nulla di illegale chiaramente. Ma ciò che è sbagliato non sempre è illegale.»

Ciò che è sbagliato non è sempre illegale. Già.

(L’intervista è qui)

Patrizia Messina Denaro: incastrata la sorella del boss

Il raccordo con la primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro sarebbe la sorella Patrizia. Il che dimostra intanto due cose: che in Cosa Nostra le donne continuano a ritagliarsi un ruolo fondamentale e che Messina Denaro, che molti vorrebbero descriverci come un genio del male, all fine si rivelerà un manigoldo banale e ignorantotto alla stregua dei suoi predecessori (Riina e Provenzano in testa) appoggiandosi alla famiglia. Altro che organizzazione.

Ecco l’articolo di Live Sicilia:

«Pena più pesante per Patrizia Messina Denaro e sentenza ribaltata per Antonio Lo Sciuto:assolto in primo grado dall’accusa di mafia è stato ora condannato e arrestato fuori dall’aula della Corte d’appello di Palermo. Ad attendere la sentenza c’erano gli agenti della Direzione investigativa antimafia.

La sorella del latitante in primo grado aveva avuto 13 anni che ora salgono a 14 anni e sei mesi. Lo Sciuto è stato condannato a tredici anni e mezzo. Un anno in più, da tre a quattro, per Vincenzo Torino imputato per intestazione fittizia di beni. Confermati i sedici anni inflitti per mafia a Francesco Guttadauro, nipote del padrino di Castelvetrano.

Il processo nasce da un’indagine del dicembre 2013 che fece luce sulla rete dei colonnelli e dei gregari del boss latitante, svelando il ruolo della sorella che, in assenza del marito detenuto, avrebbe retto le fila dell’organizzazione.

Secondo l’accusa rappresentata dal sostituto procuratore generale Mirella Agliastro, che ha retto al vaglio dei giudici d’appello, da Lo Sciuto sarebbero passati i soldi che servivano al sostentamento della famiglia Messina Denaro. Per conto di Cosa nostra trapanese l’imprenditore avrebbe gestito importanti commesse pubbliche e private nella zona di Castelvetrano.»

Il gigante tra i nani e la “terribile” minoranza del PD

Sì è conclusa la direzione del Partito Democratico in cui Cuperlo, Speranza e Bersani avrebbero dovuto “fargliela vedere” a Renzi adesso che si sono decisi a votare no al prossimo referendum della riforma costituzionale voluta dal governo. Hanno abbaiato sui giornali tutto oggi e tutto ieri per dire che questa volta, questa volta non gliele avrebbero mandate a dire e avrebbero fatto un macello. Mi pregustavo già Cuperlo con l’elmetto e Bersani con il giubbotto chiodato. Ci aspettavamo la resa dei conti come nei migliori film d’azione che avrebbe fatto sbarellare la corte toscana in gita a Roma.

E invece la direzione si è conclusa con zero voti contrari e zero astenuti alla relazione del premier. Giuro. Non ci sono nemmeno le parole per scriverla una cosa del genere. Se Renzi sfavilla (vale per chiunque) guardatevi intorno: l’altezza dei vicini rende bene lo spessore del capo.

Figaioli e paninari dalla doppia morale

Che fine settimana scoppiettante, non c’è che dire: due di quei giorni in cui ci sarebbe da prendere appunti ogni minuto per la pioggia di insulsi starnazzamenti. La doppia morale vive la sua epoca migliore, qui in Italia e nel mondo, grazie alla presunzione di chi scambia il potere per potenza e esibisce una muscolarità ignorante e un po’ fessa pur di farsi sentire.

Così succede che metà mondo si scandalizzi per Trump che si bulla di come sia facile, con soldi e visibilità, poter avere a disposizione i corpi delle donne. In realtà Trump ha detto “donne” senza corpi usando una sineddoche al contrario, invertita come lui. E tutti giù a dire “che schifo”. Ma tutti. Compresi quelli che qui da noi sono stati fieri berluschini mentre il loro grande capo si sollazzava in potenti baccanali minorili raccontandoli a destra manca; compresi quelli che nella televisione e nella musica esercitano il solito larghissimo concetto di provino che con una donna non riesce ad esser scevro di animalità; compresi quelli che hanno questo strano concetto dell’esser capo se il sottoposto è femmina e poi tutti gli altri, i mariti che pestano le mogli, i fanatici del sesso scambiato di telefono in telefono e i violenti. Tutti contro Trump come se fosse un marziano, come se fosse solo lui.

Tra le perversioni poi spiccano gli ex bersaniani. Sì, loro. Soprattutto quelli che sono poi diventati renzini (dopo una parentesi da lettiani) e che saranno pronti a farsi mettere in piedi in faccia dal prossimo in odor di premierato. I “democratici” del Pd si sono inalberati perché l’ex segretario ha annunciato che voterà no al prossimo referendum sulla riforma costituzionale e tutti a pestare duro: gli hanno dato del falso, del fallito, dell’infame, del livoroso e poi tutta una serie di epiteti che non vale nemmeno la pena riportare. Chissà che soddisfazione per chi ha la natura del servo nello sputare sull’ex padrone. Questi, del resto, pensano che la libertà consista nell’avere un padrone che sia buono con loro: la libertà senza padroni non riescono nemmeno a immaginarla.

Buon lunedì.

(il mio buongiorno per Left è qui)

A proposito della riforma: una mia intervista

(Una mia intervista per unoetre.it, l’originale è qui)

1. Come arrivare all’appuntamento del voto con la piena consapevolezza della scelta che si sta facendo, indipendentemente dalla volontà di politicizzare la scelta “contro” o “a favore” di Renzi?

Informandosi e confidando in una propaganda intellettualmente onesta. Però mentre nel primo caso i cittadini sono autonomi purtroppo per quanto riguarda l’informazione mainstream (sia di giornali che televisioni) mi pare evidente che la tossicità di questi ultimi anni fatichi a garantire una prospettiva intellettualmente onesta. Sulla questione della renzizzazione del referendum invece secondo me entrambi i fronti dovrebbero avere la cura di ritenere la nostra Costituzione ben più importante del governante di turno. La carta costituzionale (e la legge elettorale) restano, i governi cambiano. La speranza e lo sforzo sono sempre per una discussione che stia sui temi.

2. In dieci parole, quanto è importante questo voto e perché?

La Costituzione è la carta fondamentale dei nostri diritti e della nostra democrazia. Disinteressarcene ci rende cittadini inutili.

3. Quarantasette articoli verrebbero modificati se la riforma passasse, c’è rischio che la propaganda del taglio dei costi e dei senatori monopolizzi il dibattito elettorale?

Certo. È già così. Quello che sorprende è che proprio questo governo ha demonizzato fin da subito l’utilizzo dei costi e della casta come clava politica per pestare gli avversari e ora che si trova in difficoltà decide invece di scendere nella stessa banalissima arena. Con questa riforma si affrontano invece molti aspetti fondamentali degli equilibri parlamentari e della morfologia del nostro Stato. Inseguire l’antipolitica può portare guadagni elettorali nell’immediato ma finisce per concimare un disinteresse e una disperazione verso la politica che sono già sopra i livelli di allarme. Siamo un Paese in cui la politica interessa più alle lobby, ai corruttori e alle mafie piuttosto che ai cittadini.

4. Come fare a spostare l’attenzione sui molti articoli della costituzione che si andrebbero a modificare e dunque sui cambiamenti al welfare sociale e ai diritti civili?

Cercando di essere seri. Non cedendo alla tentazione di essere banali e allo stesso tempo rispettando il dovere di essere comprensibili. Raccontando che la Costituzione e le leggi sono la sceneggiatura della vita quotidiana di tutti i cittadini. E non capire il copione poco prima di dover entrare in scena non è un granché. Credetemi.

5. I politici settecenteschi asserivano che le costituzioni avrebbero dovuto essere scritte per i demoni e non per gli angeli. Per chi è stata scritta questa riforma?

È stata scritta per chi vuole un Paese governabile, come ci ripetono spesso gli stessi estensori. Io, personalmente, preferisco un Paese governato e quindi con una classe politica in grado di farlo senza dover spostare le leggi sempre un po’ più in là. Io credo che i padri della Costituzione abbiano voluto che fosse vigile e quindi “opprimente”: la Costituzione è un argine. Trovo sempre patetico il potente che ha bisogno di fare il prepotente per governare perché non ci riesce rispettando le regole.

6. Renzi, tra le sue argomentazioni, sostiene che questa riforma fosse stata fortemente voluta da Berlinguer. Come ribatterebbe?

Non c’è bisogno di tirare in ballo Berlinguer per trovare sostenitori del superamento del bicameralismo perfetto ma purtroppo questa riforma non fa altro che svilire il Senato senza nemmeno troppo coraggio. In un articolo su Rinascita Berlinguer scriveva: «Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza democratica alle istituzioni con l’introduzione di congegni e di meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgimenti che romperebbero anche formalmente l’equilibrio, la distinzione e l’autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni.»

7. Con la eliminazione di molte competenze e poteri alle regioni, attribuite alla potestà del governo, ne guadagnerà o perderà la sovranità popolare?

Ne perderà come succede ogni volta che si toglie la possibilità ai cittadini di scegliere. E inoltre si contraddice il principio stesso di un’Italia nata con la promessa di rispettare le autonomie. Tra l’altro, anche in questo caso, senza il coraggio di toccare i privilegi delle regioni a statuto speciale. Un pasticcio, insomma.

8. Per “punire” le regioni meno solerti si danneggiano quelle più virtuose?

Ma la storia dei “tagli” ai consiglieri regionali, ad esempio, è una pagliacciata: si spostano i soldi dalle indennità ai rimborsi. Ma il problema è l’approccio mentale: io non voglio uno Stato che dice “paghiamoli meno così rubano meno” ma uno Stato in grado di fare rispettare le regole e soprattutto partiti che si prendano la responsabilità di costruire una classe dirigente all’altezza. Se davvero si vuole colpire la mala politica basterebbe fare una volta per tutte una seria legge sui partiti che qui hanno la gestione e le responsabilità di una bocciofila. Senza toccare la Costituzione.

9. Come si distingueranno nella forma e nella sostanza i “tour” di Renzi dai “tour RiCostituenti” che la vedono impegnata in prima persona?

Posso parlare di noi: proviamo a raccontare quanto sia bello approfondire, quanto sia salutare allenare il muscolo della curiosità e quanto sia culturalmente importante l’alfabetismo costituzionale.

10. Lei ha più volte ribadito l’insofferenza di questo governo verso gli organi di controllo: “Un Senato che eliminerà il voto dei cittadini e che, svilito del suo ruolo, potrà essere utilizzato come un rifugio per i referenti politici delle mafie”. Cosa rischia la democrazia?

Rispondo semplice: voi che fiducia avete in senatori che si eleggono tra loro?