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Stagione 09/10 Teatro Nebiolo: A CIASCUNO IL SUO

weblight_campagna_abbE’ online il programma della stagione del Nebiolo 2009/2010

A Ciascuno il suo

tutti gli appuntamenti di Prosa, Musica, gli incontri e le iniziative.

E’ possibile acquistare o prenotare gli abbonamenti scegliendo la propria poltrona, disponibili anche le informazioni su costi e modalità di acquisto.

Attualmente in via di definizione Teatro che passione! la rassegna di Compagnie Filodrammatiche;
La II edizione di Teatrock, concorso per band musicali;
I Musical.

A breve il calendario completo anche degli incontri del Centro di documentazione.

STAGIONE DI PROSA 2009/2010

sabato 3 ottobre ’09 Dionisi Compagnia Teatrale
Patate Una parola senza denti sulla guerra
Sul palco tre donne anziane, molto anziane, raccontano la guerra vista dagli occhi di chi “allora” era bambino, o ragazzo, trasformando quelle piccole storie in storie universali. Non è la guerra raccontata dall’informazione e nemmeno quella rielaborata dagli storici attraverso i documenti, è la guerra del vissuto, è la storia degli uomini e delle donne che nessuno si ricorderà più: non comandanti, non soldati, “solo” persone.
Spettacolo inserito in “LUOGHI COMUNI – residenze teatrali in giro per la Lombardia”

sabato 24 ottobre ’09 Scarlattine teatro
Scirocco. Ballata di viaggio
Un Caronte scafista di nome Joseph aiuta il pubblico ad attraversare il mare, introducendo lo spettacolo con un racconto sull’origine del male. È il mare quotidiano dell’indifferenza, dove abitano i cinque migranti protagonisti di Scirocco, spettacolo in movimento tra musica ed azione teatrale che al tema dell’immigrazione associa il tema del viaggio, del cammino e, indissolubilmente, del ritorno…
Spettacolo inserito in “LUOGHI COMUNI – residenze teatrali in giro per la Lombardia”

sabato 28 novembre ‘09 Compagnia Stabile del Teatro del Popolo
Montedidio
Di Erri De Luca
In poco tempo, a Montedidio, un quartiere di Napoli, un ragazzino di tredici anni si ritrova a crescere per diventare uomo. È bastato compiere tredici anni che subito è stato messo tra gli uomini ad occuparsi di cose adulte. Impara il lavoro, scopre l’amore e il dolore della perdita. Si ritrova solo a fare i conti con la vita. La guarda, la osserva con gli occhi puri di chi ancora non sa, si lascia trasportare dagli eventi per imparare poi a gestirli.

sabato 23 gennaio ‘10 Bottega dei Mestieri Teatrali
A cento passi dal Duomo
Di Giulio Cavalli e Gianni Barbacetto.Con Giulio Cavalli
colpisce l’essenza stessa della mafia al Nord, mettendola a nudo, mostrandone la collusione con la politica e la sua capacità di infiltrarsi nei gangli di potere. Ma la mafia al Nord non rappresenta solo un pericolo per il corretto svolgimento della libera concorrenza…. a Milano e in Lombardia si uccide, come nel profondo sud. Uno spettacolo supportato da dati e documenti per mappare l’attuale situazione, non per creare facile allarmismo, ma per segnalare alla coscienza civile la concreta e reale esistenza di un fenomeno criminale che si muove silenziosamente anche nell’operoso Nord Italia. “una ninna nanna dolce per un risveglio brusco di quella Lombardia che si crede immune dalla mafia”.

Sabato 6 febbraio ’10 Ilinx
Ilinx Machine.  A.T.A. Azienda Traghettatori Anime
Spettacolo per autovettura

La finzione del teatro entra nella realtà, la trasforma. La scena è paesaggio vero e proprio. Artificiale o  naturale che sia. I due parabrezza, i quattro finestrini, sono schermi, occhi che danno sul mondo.
Ma è dentro che succede. Voi, la macchina e la faccenda. La realtà si trasformerà. Trapasserete…
Immaginatevi di essere accompagnati in una macchina.
Immaginatevi di scoprire che siete erroneamente creduti morti.
Immaginatevi la più nobile fra le professioni: i traghettatori di anime.
spettacolo inserito in “LUOGHI COMUNI – residenze teatrali in giro per la Lombardia”

sabato 13 febbraio ‘10 amnesiA vivacE/Circo Bordeaux
Risorgimento Pop
L’Italia non risorge. L’Italia non c’è. La Storia non c’è. Perché è sempre inattendibile, la Storia. Nella
ricostruzione dello storico, come nei ricordi dei testimoni, nelle fiction, come nei romanzi, negli spettacoli. E
allora bisogna prendere tutto con le pinze perché tutto, ahinoi, dev’essere interpretato, aggiornato e
discusso.
Risorgimento pop è uno spettacolo sull’Italia che non c’è, sull’Italia che non sorge, che se è risorta, è
rimorta, uno spettacolo sul Risorgimento, sui quattro padri della patria, Mazzini, Garibaldi, Cavour,
Vittorio Emanuele, e sul suo antipapà, Pio IX. Due attori, risorti e rimorti, immortali cadaveri, soli in scena,
in mancanza di Italia. Per un risorgimento pop.

Venerdì 26 marzo ‘10 Bottega dei Mestieri Teatrali/Napoli Teatro Festival Italia/Next
L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe
Di Dario Fo e Franca Rame. Adattamento, regia e interpretazione di Giulio Cavalli
Siamo dinnanzi all’apocalisse più grave di ogni tempo, il disastro ambientale del quale noi stessi siamo responsabili. L’unica via d’uscita sembra essere paradossalmente una catastrofe, che faccia fare al mondo un passo indietro. Giulio Cavalli mette in scena il testo di Fo e Rame aprendolo a contaminazioni diverse e mettendo in moto un singolare teatro d’inchiesta.
Quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di ambiente, ecologia, energie sostenibili e rinnovabili? Quante volte subiamo l’inquinamento nozionistico di teorie e strategie che subito dopo si contraddicono o rimangono oscure? Il teatro può (e forse, deve) raccontare questo nostro rapporto prevaricante con l’energia in modo diretto, semplice ma non banalizzato e, perché no, istruttivo. L’apocalisse rimandata non è un campanello d’allarme (quello è suonato già tempo fa e non cene siamo accorti) ma piuttosto una “riunione condominiale”in teatro per decidere come rimboccarsi le maniche e chi fa cosa.

Venerdì 23 aprile ‘10 Teatro dei Limoni
Hamburger
“…Non si sale sul ring senza un buon motivo, e io ne ho almeno due.
Il primo è la rabbia. Mi scorre nelle vene, lungo le braccia, arriva nei pugni. E’ il mio ossigeno. E’ quello che mangio, che bevo. Non posso farne a meno. Amo stare qua sopra. E’ tutto il mio mondo. Un quadrato di luce e, attorno, il nulla….”
“…Il secondo motivo, invece, è Dante. E’ per colpa sua se sono qui.”
La storia di un ragazzo affetto da Disturbo Esplosivo Intermittente, che sin dall’adolescenza mostra un carattere eccessivamente violento, che lo porterà, dopo una serie di eventi negativi ad affrontare il riformatorio prima ed il carcere poi, fino all’incontro con un terapeuta, che, scoperta la sua patologia lo indirizzerà verso la boxe….”

STAGIONE DI MUSICA 2009/2010
Sabato 7 novembre ’09  Bar Boon Band
Randagi di Cristallo
Musica e poesia con i senza tetto della Stazione Centrale di Milano

sabato 16 gennaio ‘10 Mondorchestra
La mafia non esiste
Musica popolare siciliana

sabato 20 febbraio ‘10 Contrabbanda
Musica senza frontiere
La banda degli ottoni di Milano

Domenica 20 dicembre ‘09
NANNI SVAMPA
50 anni di storia musicale lombarda

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PER UN TEATRO CIVILE 2009/2010
Giancarlo Caselli
Carlo Lucarelli
Raffaele Cantone e  Antonio Ingroia e Alberto Nobili
“L’etica libera la bellezza” video e incontro con Don Luigi Ciotti
“La santa” video e incontro con Ruben Oliva
Marco Travaglio
Biondani/ Malaguti/ Gerevini “Popolare 4 anni dopo”
Gioacchino  Genchi


BIGLIETTI
intero € 12,00
ridotto *, convenzionato € 8,00
*giovani fino a 25 anni, over 60, studenti con tessera universitaria, gruppi di oltre 10 persone
per gli spettacoli Patate, Scirocco, Ilinx Machine A.T.A ingresso unico € 3,00
per il concerto di Nanni Svampa ingresso unico € 15,00

ABBONAMENTI:
PROSA: n. 5 spettacoli a € 37,50
PROSA IN COPPIA: valido per due persone n. 5 spettacoli a €  70,00
In abbonamento: Montedidio, A 100 passi dal Duomo, Risorgimento pop, L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe, Hamburger
N.B. Gli abbonamenti Prosa e Prosa in coppia danno la possibilità di mantenere la propria poltrona anche per gli incontri gratuiti del Centro di documentazione previa prenotazione.

MUSICA: 3 concerti a € 22,50
(Nanni Svampa FUORI abbonamento)

TEATRO CHE PASSIONE ! Rassegna filodrammatiche: 4 spettacoli a € 30,00

ADOTTA UNA POLTRONA: gli spettacoli di Prosa*, Teatro che passione e Musica a € 97,50
*fuori abbonamento solo Ilinx machine ATA
N.B. con questa formula l’abbonato acquisisce il diritto di disporre delle propria poltrona previa prenotazione anche per tutte le altre manifestazioni organizzate dal Teatro Nebiolo siano esse gratuite o a pagamento.

Modalità di prenotazione e orari biglietteria:
prenotazione telefonica :  numero 331 9287538 dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 18:00; nei giorni di spettacolo è possibile effettuare la prenotazione telefonica a partire da 1 ora prima dell’inizio spettacoli.
È possibile effettuare la prenotazione anche via mail all’indirizzo info@teatronebiolo.org (in questo caso la prenotazione si considera valida solo se viene confermata dalla biglietteria).
Orari biglietteria: da lunedì a venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 presso gli uffici del teatro ; nei giorni di spettacolo 1 ora prima dell’inizio presso il teatro.

Teatro Nebiolo
Via IV Novembre snc – Tavazzano con Villavesco (LO)

Stagione 09/10 Teatro Nebiolo: A CIASCUNO IL SUO

E’ online il programma della stagione del Nebiolo 2009/2010

A Ciascuno il suo

tutti gli appuntamenti di Prosa, Musica, gli incontri e le iniziative.

E’ possibile acquistare o prenotare gli abbonamenti scegliendo la propria poltrona, disponibili anche le informazioni su costi e modalità di acquisto.

Attualmente in via di definizione Teatro che passione! la rassegna di Compagnie Filodrammatiche;
La II edizione di Teatrock, concorso per band musicali;
I Musical.

A breve il calendario completo anche degli incontri del Centro di documentazione.

STAGIONE DI PROSA 2009/2010

sabato 3 ottobre ’09 Dionisi Compagnia Teatrale
Patate Una parola senza denti sulla guerra
Sul palco tre donne anziane, molto anziane, raccontano la guerra vista dagli occhi di chi “allora” era bambino, o ragazzo, trasformando quelle piccole storie in storie universali. Non è la guerra raccontata dall’informazione e nemmeno quella rielaborata dagli storici attraverso i documenti, è la guerra del vissuto, è la storia degli uomini e delle donne che nessuno si ricorderà più: non comandanti, non soldati, “solo” persone.
Spettacolo inserito in “LUOGHI COMUNI – residenze teatrali in giro per la Lombardia”

sabato 24 ottobre ’09 Scarlattine teatro
Scirocco. Ballata di viaggio
Un Caronte scafista di nome Joseph aiuta il pubblico ad attraversare il mare, introducendo lo spettacolo con un racconto sull’origine del male. È il mare quotidiano dell’indifferenza, dove abitano i cinque migranti protagonisti di Scirocco, spettacolo in movimento tra musica ed azione teatrale che al tema dell’immigrazione associa il tema del viaggio, del cammino e, indissolubilmente, del ritorno…
Spettacolo inserito in “LUOGHI COMUNI – residenze teatrali in giro per la Lombardia”

sabato 28 novembre ‘09 Compagnia Stabile del Teatro del Popolo
Montedidio
Di Erri De Luca
In poco tempo, a Montedidio, un quartiere di Napoli, un ragazzino di tredici anni si ritrova a crescere per diventare uomo. È bastato compiere tredici anni che subito è stato messo tra gli uomini ad occuparsi di cose adulte. Impara il lavoro, scopre l’amore e il dolore della perdita. Si ritrova solo a fare i conti con la vita. La guarda, la osserva con gli occhi puri di chi ancora non sa, si lascia trasportare dagli eventi per imparare poi a gestirli.

sabato 23 gennaio ‘10 Bottega dei Mestieri Teatrali
A cento passi dal Duomo
Di Giulio Cavalli e Gianni Barbacetto.Con Giulio Cavalli
colpisce l’essenza stessa della mafia al Nord, mettendola a nudo, mostrandone la collusione con la politica e la sua capacità di infiltrarsi nei gangli di potere. Ma la mafia al Nord non rappresenta solo un pericolo per il corretto svolgimento della libera concorrenza…. a Milano e in Lombardia si uccide, come nel profondo sud. Uno spettacolo supportato da dati e documenti per mappare l’attuale situazione, non per creare facile allarmismo, ma per segnalare alla coscienza civile la concreta e reale esistenza di un fenomeno criminale che si muove silenziosamente anche nell’operoso Nord Italia. “una ninna nanna dolce per un risveglio brusco di quella Lombardia che si crede immune dalla mafia”.

Sabato 6 febbraio ’10 Ilinx
Ilinx Machine.  A.T.A. Azienda Traghettatori Anime
Spettacolo per autovettura

La finzione del teatro entra nella realtà, la trasforma. La scena è paesaggio vero e proprio. Artificiale o  naturale che sia. I due parabrezza, i quattro finestrini, sono schermi, occhi che danno sul mondo.
Ma è dentro che succede. Voi, la macchina e la faccenda. La realtà si trasformerà. Trapasserete…
Immaginatevi di essere accompagnati in una macchina.
Immaginatevi di scoprire che siete erroneamente creduti morti.
Immaginatevi la più nobile fra le professioni: i traghettatori di anime.
spettacolo inserito in “LUOGHI COMUNI – residenze teatrali in giro per la Lombardia”

sabato 13 febbraio ‘10 amnesiA vivacE/Circo Bordeaux
Risorgimento Pop
L’Italia non risorge. L’Italia non c’è. La Storia non c’è. Perché è sempre inattendibile, la Storia. Nella
ricostruzione dello storico, come nei ricordi dei testimoni, nelle fiction, come nei romanzi, negli spettacoli. E
allora bisogna prendere tutto con le pinze perché tutto, ahinoi, dev’essere interpretato, aggiornato e
discusso.
Risorgimento pop è uno spettacolo sull’Italia che non c’è, sull’Italia che non sorge, che se è risorta, è
rimorta, uno spettacolo sul Risorgimento, sui quattro padri della patria, Mazzini, Garibaldi, Cavour,
Vittorio Emanuele, e sul suo antipapà, Pio IX. Due attori, risorti e rimorti, immortali cadaveri, soli in scena,
in mancanza di Italia. Per un risorgimento pop.

Venerdì 26 marzo ‘10 Bottega dei Mestieri Teatrali/Napoli Teatro Festival Italia/Next
L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe
Di Dario Fo e Franca Rame. Adattamento, regia e interpretazione di Giulio Cavalli
Siamo dinnanzi all’apocalisse più grave di ogni tempo, il disastro ambientale del quale noi stessi siamo responsabili. L’unica via d’uscita sembra essere paradossalmente una catastrofe, che faccia fare al mondo un passo indietro. Giulio Cavalli mette in scena il testo di Fo e Rame aprendolo a contaminazioni diverse e mettendo in moto un singolare teatro d’inchiesta.
Quante volte negli ultimi anni abbiamo sentito parlare di ambiente, ecologia, energie sostenibili e rinnovabili? Quante volte subiamo l’inquinamento nozionistico di teorie e strategie che subito dopo si contraddicono o rimangono oscure? Il teatro può (e forse, deve) raccontare questo nostro rapporto prevaricante con l’energia in modo diretto, semplice ma non banalizzato e, perché no, istruttivo. L’apocalisse rimandata non è un campanello d’allarme (quello è suonato già tempo fa e non cene siamo accorti) ma piuttosto una “riunione condominiale”in teatro per decidere come rimboccarsi le maniche e chi fa cosa.

Venerdì 23 aprile ‘10 Teatro dei Limoni
Hamburger
“…Non si sale sul ring senza un buon motivo, e io ne ho almeno due.
Il primo è la rabbia. Mi scorre nelle vene, lungo le braccia, arriva nei pugni. E’ il mio ossigeno. E’ quello che mangio, che bevo. Non posso farne a meno. Amo stare qua sopra. E’ tutto il mio mondo. Un quadrato di luce e, attorno, il nulla….”
“…Il secondo motivo, invece, è Dante. E’ per colpa sua se sono qui.”
La storia di un ragazzo affetto da Disturbo Esplosivo Intermittente, che sin dall’adolescenza mostra un carattere eccessivamente violento, che lo porterà, dopo una serie di eventi negativi ad affrontare il riformatorio prima ed il carcere poi, fino all’incontro con un terapeuta, che, scoperta la sua patologia lo indirizzerà verso la boxe….”

STAGIONE DI MUSICA 2009/2010
Sabato 7 novembre ’09  Bar Boon Band
Randagi di Cristallo
Musica e poesia con i senza tetto della Stazione Centrale di Milano

sabato 16 gennaio ‘10 Mondorchestra
La mafia non esiste
Musica popolare siciliana

sabato 20 febbraio ‘10 Contrabbanda
Musica senza frontiere
La banda degli ottoni di Milano

Domenica 20 dicembre ‘09
NANNI SVAMPA
50 anni di storia musicale lombarda

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PER UN TEATRO CIVILE 2009/2010
Giancarlo Caselli
Carlo Lucarelli
Raffaele Cantone e  Antonio Ingroia e Alberto Nobili
“L’etica libera la bellezza” video e incontro con Don Luigi Ciotti
“La santa” video e incontro con Ruben Oliva
Marco Travaglio
Biondani/ Malaguti/ Gerevini “Popolare 4 anni dopo”
Gioacchino  Genchi


BIGLIETTI
intero € 12,00
ridotto *, convenzionato € 8,00
*giovani fino a 25 anni, over 60, studenti con tessera universitaria, gruppi di oltre 10 persone
per gli spettacoli Patate, Scirocco, Ilinx Machine A.T.A ingresso unico € 3,00
per il concerto di Nanni Svampa ingresso unico € 15,00

ABBONAMENTI:
PROSA: n. 5 spettacoli a € 37,50
PROSA IN COPPIA: valido per due persone n. 5 spettacoli a €  70,00
In abbonamento: Montedidio, A 100 passi dal Duomo, Risorgimento pop, L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe, Hamburger
N.B. Gli abbonamenti Prosa e Prosa in coppia danno la possibilità di mantenere la propria poltrona anche per gli incontri gratuiti del Centro di documentazione previa prenotazione.     

MUSICA: 3 concerti a € 22,50
(Nanni Svampa FUORI abbonamento)

TEATRO CHE PASSIONE ! Rassegna filodrammatiche: 4 spettacoli a € 30,00

ADOTTA UNA POLTRONA: gli spettacoli di Prosa*, Teatro che passione e Musica a € 97,50
*fuori abbonamento solo Ilinx machine ATA
N.B. con questa formula l’abbonato acquisisce il diritto di disporre delle propria poltrona previa prenotazione anche per tutte le altre manifestazioni organizzate dal Teatro Nebiolo siano esse gratuite o a pagamento.                    

Modalità di prenotazione e orari biglietteria:
prenotazione telefonica :  numero 331 9287538 dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 18:00; nei giorni di spettacolo è possibile effettuare la prenotazione telefonica a partire da 1 ora prima dell’inizio spettacoli.
È possibile effettuare la prenotazione anche via mail all’indirizzo

info@teatronebiolo.org

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(in questo caso la prenotazione si considera valida solo se viene confermata dalla biglietteria).
Orari biglietteria: da lunedì a venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 presso gli uffici del teatro ; nei giorni di spettacolo 1 ora prima dell’inizio presso il teatro.

Teatro Nebiolo
Via IV Novembre snc – Tavazzano con Villavesco (LO)

Difendiamo la Paolo Grassi

Giulio Cavalli e Bottega dei Mestieri Teatrali si uniscono al coro di proteste contro il sollevamento di Maurizio Schmidt dal ruolo di direttore della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano.

Alleghiamo il comunicato

LUNEDì 7 la Scuola d’arte Drammatica Paolo Grassi di Milano si mobilita.
MOBILITAZIONE DEGLI ALLIEVI DELLA SCUOLA D’ARTE DRAMMATICA PAOLO GRASSI
Gli allievi della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, riuniti nel Comitato Studenti DifendiamolaPaoloGrassi, si mobiliteranno lunedì 7 settembre 2009 per una manifestazione finalizzata a sostenere pubblicamente la ricandidatura di Maurizio Schmidt alla direzione della Scuola, direttore dal 2007, recentemente sollevato dall’incarico, nonostante il dissenso espresso da allievi e docenti nei confronti di questa dannosa decisione della Fondazione Scuole Civiche di Milano. La mobilitazione avverrà simbolicamente nell’ultima giornata del bando per la nomina di direzione della Paolo Grassi.
La giornata sarà articolata in tre momenti:
– dopo l’incontro alle ore 10 in Piazza XXIV Maggio, i manifestanti si muoveranno fino a via Alzaia Naviglio Grande, davanti alla sede della Fondazione Scuole Civiche di Milano, per formare un primo presidio di protesta animato da performances degli allievi
– alle ore 12 è previsto un secondo presidio di fronte a Palazzo Marino
– infine, a partire dalle ore 17 fino alle 22.00, la Scuola Paolo Grassi (via Salasco, 4) verrà aperta al pubblico per una serie di discussioni, approfondimenti e momenti teatrali. Interverranno alla serata Moni Ovadia, Serena Sinigaglia e Elio De Capitani e molte altre personalità dello spettacolo.
Gli allievi intendono manifestare perché non condividono la scelta, resa pubblica dalla Fondazione soltanto il 20 luglio 2009 con una tempistica ritenuta fortemente inadeguata, di non riconfermare Maurizio Schmidt nel ruolo di direttore della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, interrompendo improvvisamente, e per ragioni che tuttora appaiono poco chiare, un percorso didattico che ha portato a risultati indiscutibilmente positivi, quali una maggiore apertura della Scuola verso altre realtà culturali, lo sviluppo di progetti anche a livello internazionale, la moltiplicazione delle opportunità e degli stimoli offerti agli allievi, la qualità dell’insegnamento di base, la capacità di reperire autonomamente risorse per la realizzazione di progetti. Ciò è testimoniato, oltre che dai fatti, anche dalle numerosissime dichiarazioni di solidarietà ricevute da parte di alcuni dei maggiori esponenti del panorama teatrale milanese ed italiano, tra cui Sergio Escobar, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Siro Ferrone, Serena Sinigaglia, Emma Dante, Paolo Rossi, Pamela Villoresi, Toni Servillo, Danio Manfredini e moltissimi altri.
Ciò che preoccupa in modo particolare gli allievi, oltre al fatto che nel corso dell’anno scolastico che sta per iniziare si risentirà in maniera grave della ristrettezza dei tempi entro i quali un nuovo eventuale direttore si troverà ad agire, è che NON CI SIANO PER LA SCUOLA GARANZIE DI AUTONOMIA DIDATTICA E PROGETTUALE, che il divario tra gli organi direttivi della fondazione e chi ogni giorno lavora con passione ed impegno all’interno della scuola stia diventando incolmabile e che la Paolo Grassi si trovi continuamente a subire DECISIONI CALATE DALL’ALTO.
Abbiamo la necessità di ottenere l’attenzione del Comune, unico socio della Fondazione SCM, del nuovo Consiglio d’Indirizzo della Fondazione (appena nominato e non responsabile della decisione presa dal precedente Consiglio) e dell’opinione pubblica, sperando si possa rimediare al più presto a questo errore.
Inoltre riteniamo che la penalizzazione ed il ridimensionamento di ciò che meriterebbe invece ulteriori sviluppi e riconoscimenti, la mancanza di garanzie, la sensazione che spesso sia impossibile influire su decisioni calate dall’alto, sono problemi che accomunano la Paolo Grassi a tante altre realtà culturali ma non solo, e che non devono per nessun motivo passare inosservati. Questo è il motivo per cui abbiamo scelto di fare delle azioni pubbliche e di rivolgersi alla Città.
IL COMITATO STUDENTI DIFENDIAMOLAPAOLOGRASSI

Un breve e fondamentale riassunto sulla difficile situazione in cui si trova la Paolo Grassi
Maurizio Schmidt è stato direttore di questa scuola dall’autunno 2007 al 31 agosto di quest’anno. Negli anni della sua direzione, la scuola ha acquistato un indiscusso prestigio a livello nazionale ed internazionale, tornando ad essere un polo culturale attivo nella città di Milano e aperto al confronto con il sistema teatrale italiano. Questa nuova linea didattica, già avviata dal precedente direttore Massimo Navone, ha giovato soprattutto agli studenti, che hanno avuto modo di fruire di una pedagogia teatrale attiva che ha incoraggiato lo scambio tra i corsi presenti all’interno della scuola, peculiarità che la differenzia dalle altre scuole teatrali italiane.
Il giorno 20 luglio l’allora direttore ha ricevuto dagli organi della Fondazione Scuole Civiche di Milano la comunicazione dell’interruzione del rapporto di lavoro. Questa scelta ha portato all’interruzione del progetto didattico che avrebbe visto in quest’anno il suo momento conclusivo e la sua verifica, attraverso attività già programmate e collaborazioni ora a rischio.
Questa scelta della Fondazione incarna la volontà di limitare la libertà d’azione della scuola e livellare verso il basso il suo spessore culturale. Il giorno 23 luglio insegnanti e studenti della scuola si sono riuniti in un’affollata riunione durante la quale sono stati redatti due comunicati stampa hanno riscosso il consenso di gran parte della scena teatrale milanese (Sergio Escobar, Paolo Rossi, Elio De Capitani) e non solo (Emma Dante, Moni Ovadia e altri). La Fondazione SCM ha deciso che la selezione del prossimo direttore avverrà tramite un bando, dalle tempistiche assolutamente inadeguate, in quanto ostacola ogni possibile continuità tra la direzione uscente e la nuova direzione
Inoltre l’unica persona che ha ufficializzato la propria candidatura, Gaetano Sansone, che per altro già collabora con la Fondazione, è stato nominato dal Direttore Vicario della Fondazione Anna Fellegara responsabile delle attività didattiche per questo periodo, evidenziando una delle tante anomalie di questo organo (il bando scade il 7 settembre e il candidato alla direzione Gaetano Sansone è entrato a in questo modo all’interno della Paolo Grassi il 1 settembre). La stessa Fellegara, oltre ad essere il Direttore Vicario della Fondazione Scuole Civiche di Milano, è in questo momento anche direttore ad interim della Scuola Paolo Grassi fino alla nomina del nuovo direttore
Un’altra forte preoccupazione che riguarda il futuro della Grassi è l’assoluta incertezza riguardo alla prossima direzione per quanto riguarda la capacità di reperimento di risorse economiche. Sotto la Direzione di Maurizio Schmidt sono stati reperiti più di 700.000 euro da privati, fondazioni ed enti pubblici, in conformità con quanto prevede lo statuto di una Fondazione nata come Fondazione di Partecipazione. Questo è avvenuto grazie al prestigioso lavoro svolto da Mimma Gallina e dall’Ufficio Innovazione e Sviluppo da lei creato e diretto per collaborare con la Direzione di Maurizio Schmidt. Queste importanti risorse hanno permesso in questi due anni di portare avanti rapporti di collaborazioni internazionali, progetti speciali e un’elevata qualità dell’ insegnamento, reagendo così ai tagli del Comune di Milano, unico socio della Fondazione di Partecipazione Scuole Civiche di Milano, con una formula di autofinanziamento dei progetti.
Info:cliccare qui per collegarsi al sito della “Paolo Grassi”

Calabria Ora intervista Giulio Cavalli

Il suo fortino è nei pressi di Lodi. La sua arma è il teatro. I suoi nemici i camorristi, i mafiosi, gli ’ndranghetisti. Il suo asso nella manica è l’umorismo. Quando parli con Giulio Cavalli sembra di parlare con un «marziano». E un marziano in qualche modo lo è.
Nato a Milano nel 1977, regista e attore, Cavalli fonda nel 2001 a Lodi la “Bottega dei mestieri teatrali”. Dopo aver raccontato la strage dell’aeroporto di Linate, dove morirono 118 persone, e la vicenda di Carlo Giuliani, si è messo in testa di raccontare la criminalità organizzata. Quella che al Nord non spara. Ma pulisce soldi. Fa affari. Mette mano nell’Expo 2015. Insomma, conquista. In silenzio. E così, quasi echeggiando le lotte di Peppino Impastato, a ottobre porterà in scena “A cento passi dal Duomo”.
Cavalli, con lo spettacolo “Do ut des”, coprodotto dai Comuni di Lodi e Gela, con la collaborazione del centro di documentazione “Giuseppe Impastato”, lei ironizzava sui riti mafiosi. Perché questa scelta?
«Per due semplici motivi. Innanzitutto l’onore di cui i mafiosi parlano tanto non è vero onore, ma solo paura. Ed è con quella che si fanno rispettare. Io voglio far passare il messaggio che noi non abbiamo timore di loro. Anzi, che ci fanno ridere. E ridendo arriviamo alla seconda conclusione. Non ci troviamo di fronte a eroi negativi come ce li dipingono le fiction televisive. Sono degli uomini, piccoli, piccolissimi. Come Provenzano. Che mangiava ricotta e cicoria. Che aveva problemi di prostata. E io mi chiedo come questi tipi tengano sotto scacco un intero Paese. O c’è qualcos’altro sotto sotto?».
Lei ha subìto delle intimidazioni. Le hanno imbrattato i muri del suo teatro a Tavazzano con Villanesco, nel lodigiano.
«Sinceramente, non amo parlarne molto. Nella lotta alla mafia non ci vogliono eroi solitari, ma l’impegno di tutti, come diceva Giovanni Falcone. Io mando dei segnali artistici e loro, diciamo, mi hanno risposto con dei segnali. Banali. Com’è loro consuetudine. Ma a me fanno paura altre cose»
Cioè?
«Che si crei una sorta di voyarismo. Io vivo sotto tutela delle forze dell’ordine. Ma non per questo le mie parole devono pesare di più».
Ma parlare, scrivere di mafia è così difficile a Milano?
«Qui ogni inchiesta su Cosa Nostra e sulla ’ndrangheta è un vero e proprio atto di svelamento. Senza contare che sempre più spesso ci dobbiamo scontrare con il negazionismo. Vedi il caso di Buccinasco. Una specialità milanese, mi verrebbe da dire».
Sta dicendo che sull’antimafia la Calabria è più avanti rispetto alla Lombardia?
«Assolutamente sì. Voi avete imparato l’antimafia. Avete giornalisti coraggiosi che ogni giorno fanno nomi e cognomi, non filosofia. Avete giovani. Avete tanta gente onesta. Noi dobbiamo imparare molto da voi. Lasciamo perdere quell’area di supponenza che il Nord ha nei confronti del Sud».
In questo c’entra qualcosa anche la Lega Nord?
«Beh, la Lega ha contribuito all’autoincoronazione come se qui abitasse la razza ariana. È anche vero, però, che il problema è generalizzato».
Un giudizio impietoso il suo.
«Come tutti sanno la ‘ndrangheta, che è l’organizzazione più pericolosa in Lombardia, vive di segnali. E le ’ndrine al Nord crescono tranquille grazie al concime dell’indifferenza. Una colpa grave per cui pagheranno i nostri figli, i nostri nipoti. Dobbiamo vergognarcene. Ci sentiamo immuni dalle infiltrazioni della criminalità organizzata non per ignoranza ma per presunzione».
In “A cento passi dal Duomo” lei parlerà anche di Expo 2015. Il grido che arriva da forze dell’ordine e magistrati è che l’occasione sia ghiotta per i clan calabresi. Dal suo osservatorio di artista come vede e vive tutto questo?
«(Ride) Guardi, siamo di fronte a una scenetta comica. La politica boccia la commissione Antimafia al Comune di Milano perché, questa la motivazione, a indagare ci devono pensare i magistrati. Peccato che c’è un procuratore antimafia, Enzo Macrì, persona seria e preparata che da anni studia la mafia, che non sa più come dire che bisogna svegliarsi, che siamo di fronte a un rischio serissimo».
Che cosa si prefigge con questo spettacolo?
«Premetto che l’ho scritto con Gianni Barbacetto. Racconto gli ultimi trent’anni di crimine organizzato a Milano. E voglio suggerire al pubblico che deve essere la politica a combattere la mafia. Da Momo Piromalli di ieri ai Barbaro, ai Piromalli, ai Bellocco di oggi le ’ndrine stanno investendo in Lombardia. Qui non si spara. Qui i conti correnti e le partite Iva sono pulitissimi, al di fuori di ogni sospetto. Qui ci si inabissa. Aspettando l’Expo.
Ma chi glielo fa fare?
«Siamo una nazione e i problemi sono nazionali. La mafia sta inquinando come un cancro non solo le città del Sud, ma il tessuto intero del Paese. Io confido nelle persone oneste. Che sono tante».

Agostino Riitano

L’ARTICOLO QUI

Quattro chiacchiere con… Giulio Cavalli, il “giullare” sotto scorta

lucarinaldi.blogspot.com

Prima intervista della rubrica “Quattro chiacchiere con…”, dove si intervisteranno nel corso del tempo alcune personalità, non scelte a caso. Proprio l’inaugurazione è dedicata ad un personaggio, un attore, regista, sceneggiatore di teatro: Giulio Cavalli, che ringrazio per la grande disponibilità dimostrata. Giulio non è una personalità scelta casualmente per inaugurare questa rubrica, che spero apprezzerete, tutt’altro.

Lo vidi all’opera la prima volta non molto tempo fa, solo questa estate, mentre portava in giro per l’Italia il suo spettacolo, scritto con Gianni Barbacetto “A cento passi dal duomo”, un bellissimo, ma soprattutto forte, spettacolo sulle infiltrazioni mafiose nel nord Italia. Il teatro di Cavalli è proprio questo: narrazione civile, un teatro spesso scomodo, che si mostra però come una delle forme forti di denuncia sociale: Cavalli tiene vive, tramite il suo teatro, pagine importanti della storia recente che non vanno dimenticate, dato che, e qui prendo spunto da un altro pezzo di teatro civile, “Promemoria” di Marco Travaglio, “la storia è maestra, ma nessuno impara mai niente”.

Oggi Giulio Cavalli, a seguito di alcune minacce da parte di mafiosi, dopo aver portato in scena il suo spettacolo “Do ut Des”, vive sotto scorta, un segno forte come le mafie debbano essere innanzitutto combattute con la cultura e la conoscenza del fenomeno, che ancora oggi manca alla maggioranza degli italiani.

Ecco l’intervista:

Domanda: Giulio, da quanto vive sotto scorta e qual’è stata la rappresentazione che ha cominciato a far paura a qualcuno?

Risposta: La vicenda è cominciata in una climax ascendente dal 2006. In quel periodo insieme a Rosario Crocetta, Antonio Ingroia, Giovanni Impastato e molti altri avevamo deciso che era il momento di riprendere in mano la lezione di Peppino Impastato e “disonorare” Cosa Nostra mettendone a nudo le bassezze morali e la comicità dei limiti medievali di riti e boss. Disonorarli, per noi, era una questione di onore. Un modo per ribellarsi ad un racket culturale di eroicità negativa di individui che una certa televisione ci proietta come “astuti geni del male” e invece si rivelano infimi nella loro bassezza. Ridere di mafia significava urlare forte che “il re è nudo” e, di conseguenza, che difficilmente questi personaggi avrebbero potuto tenere sotto scacco una nazione senza l’aiuto dei colletti bianchi e di alcuni pezzi della politica.

D: Da dove arriva la scelta di fare “teatro civile”?

R: Non è una scelta. Piuttosto un’esigenza. Il rispetto per il privilegio di avere un pubblico disposto ad ascoltarti e che si merita quelle storie che in altri campi (giornali, tv) emergono con difficoltà. Ammetto che l’etichetta “teatro civile” mi lascia però molto perplesso. Tutta la cultura è civile nel momento in cui professa un ideale, lo argomenta, ne traccia le linee e lo veste con gli abiti della bellezza.

D: Crede che la sua storia sia una dimostrazione di come il teatro e l’arte in generale, possa ancora influire a livello sociale e di come la mafia, oltre che con la legge, vada combattuta anche con la cultura?

R: Come dice Don Luigi Ciotti “l’etica libera la bellezza”. Finchè sfideremo le criminalità organizzate (anche) con l’arma bianca della cultura sveleremo la deriva culturale che a loro appartiene e scalfiremo la loro credibilità.

D: In “A cento passi dal duomo” cita molti personaggi del panorama politico milanese. Ha mai avuto rimostranze o minacce da parte di questi?

R: Le minacce sono gli effetti. Io peroro cause. Le minacce le trovo banali, noiose, nemmeno meritevoli di essere accennate. Comunque tutti i miei copioni nascono da sentenze di tribunali e quindi sono opinabili ma difficilmente smentibili.

D: La mafia al nord, come ricorda anche nel suo spettacolo, per molti è un argomento pretestuoso per infangare il buon nome della Lombardia e di Milano. Analogo discorso veniva fatto trent’anni fa in Sicilia dai sindaci, e ad oggi, tutta Italia conosce la situazione dell’isola. Crede che a Milano si possa mandare un chiaro messaggio sui pericoli di queste infiltrazioni o vede la popolazione del nord cieca e sorda a questi appelli?

R: A Milano bisogna mandare un messaggio forte. Una regione che continua a sfilare presuntuosa credendosi immune è una regione già pronta per essere presto malata terminale. La questione della pulizia del buon nome di una regione è un barricarsi barbaro e insensato. Non saranno i ciechi irriducibili dell’onorabilità di un marchio a salvare il nord. Il negazionismo lo pagheremo quando il cancro sarà ormai una metastasi che non si potrà più nascondere. E allora l’irresponsabilità della politica la sconteranno i nostri figli.

D: Cosa differenzia la mafia del sud da quella del nord?

R: Al nord hanno l’abito buono delle organizzazioni economiche. Profumano di partite iva e eleganza, stanno nel riciclaggio in cravatta e nella cocaina del dopo aperitivo di certa borghesia. Ma l’odore è lo stesso; quello peloso della prevaricazione e della bava dell’illegalità.

D: Il Giulio Cavalli del futuro a quali spettacoli sta pensando?

R: Sto scrivendo un libro, ci tengo molto. È il diario impersonale di un viaggio continuo tra storie, sopravvissuti e sopravviventi.” A 100 passi dal Duomo” ad ottobre debutterà a Milano al Teatro della Cooperativa nella sua dimensione scenica definitiva. Poi ho l’onore di raccontare in tournè il testo datomi da Dario Fo “L’Apocalisse Rimandata” su politica e ambiente. Continuo a non dimenticare l’incidente di Linate e la pedofilia con altri miei spettacoli. In più sto preparando un progetto di legalità “resistente” sul territorio. Non mi annoio.

D: E il lavoro teatrale sul processo Andreotti scritto con lo scrittore Carlo Lucarelli?

R: È un fiore che stiamo allevando con cura e che tra poco sarà pronto per sbocciare. È la storia di uno stato che si infiltra nella mafia e di una sentenza dimenticata. Cose incredibilmente fantasiose se non fosse che sono vere.

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Salvo Vitale e la sincerità per niente smemorata

Tipologie dell’antimafia

di Salvo Vitale – 3 settembre 2009
Ci sono vari tipi di antimafia: mi soffermo su alcuni:

1) L’antimafia di facciata, è la più diffusa: manifestazioni formali, commemorazioni in occasione di ricorrenze (nascite, morti, partecipazione ad eventi, intestazioni di strade, convegni ecc.). E’ l’antimafia tutto fumo e niente arrosto, nel senso che basta impegnare pochi soldi (amplificazione, locale, spese di viaggio e di soggiorno per i relatori per promuovere l’immagine di un’amministrazione seriamente impegnata in questo campo, attraverso la diffusione della notizia sul giornale o in tv. Qualche presenza del politico di turno assicura più visibilità e più parole inutili. I risultati d queste attività sono pressocché nulli se non rafforzati da momenti di riflessione e da azioni d’intervento sul territorio. Da questa antimafia i mafiosi non si sentono disturbati, anzi condividono o promuovono la partecipazione di loro simpatizzanti alle iniziative, onde avere un alibi.

2) L’antimafia talebana: è quella di chi vede mafia e interessi mafiosi dappertutto, quella di chi su un saluto, su una parentela, su una frase avulsa dal suo contesto, scopre collusioni mafiose con i politici, loschi affari che nascondono chissà quali oscure trame. Si mettono assieme le più disparate notizie che possono avere una qualche connessione, per elaborare analisi indimostrabili, utili comunque a gettar fango sul proprio avversario politico o sul proprio nemico personale. Molti personaggi di primo piano, soprattutto a sinistra, hanno fatto parte di questa antimafia, finendo con il generalizzare in un unico calderone categorie sociali e persone che nulla avevano a che fare con la mafia. Personalmente ritengo di essere appartenuto anche io, in altri tempi, a questa categoria, quando, ai tempi di Peppino Impastato, ritenevo che “Scudo crociato- mafia di stato” o che ” D,C.+P.C.I= mafia”. C’erano allora certamente molti mafiosi nelle D.C. così come ora nell’UDC e nel PDL, alcuni anche nel PD, senza per questo dover concludere che tutti quelli che fanno politica sono mafiosi o collusi. “Se tutto è mafia niente è mafia”, diceva Sciascia. E questa sorta di smania di trovare “connessioni mafiose” dovunque, ricorda per certi aspetti l’integralismo dei talebani afghani. Quindi due tipi di “talebaneria”: quella sincera e radicale, chiusa in una completa intolleranza e nel rifiuto totale del sistema, quella che utilizza o strumentalizza presunte collusioni come mezzi utili a qualche strategia politica. E qua passiamo già alla successiva tipologia,

3) L’antimafia strumentale: l’uso dell’antimafia come strumento per far carriera. Sciascia, a suo tempo, bollò come “professionisti dell’antimafia” anche Falcone e Borsellino, accorgendosi, solo molto più tardi e dopo la loro morte, di avere sbagliato bersaglio. Per un magistrato che cura particolari inchieste, è facile costruire una cornice in cui l’impegno personale si media con la carriera professionale. Anche il politico può servirsi di quest’arma con intelligenza, favorendo le associazioni antimafia, assegnando loro beni confiscati, plaudendo alle operazioni delle forze dell’ordine quando smantellano organizzazioni malavitose presenti sul proprio territorio, o esprimendo solidarietà nel caso di attentati. Sull’esistenza di un autentica volontà antimafia si può avanzare qualche dubbio, anche se non mancano risultati eclatanti.

4) L’antimafia passiva, che comprende una “maggioranza silenziosa”, ostile alle prepotenze, desiderosa di vedere l’alba di una nuova Sicilia, ma che sopporta tutto e si adatta al sistema per mancanza di coraggio. “Pi amuri di la paci ognunu taci- e supporta la mafia in santa paci” , cantava Otello Profazio. Difficile catalogare come antimafia questa forma di accettazione passiva, specie quando è determinata dall’idea che nulla cambia o potrà cambiare l’attuale assetto di vita: non c’è miglior terreno di cultura della mafia che la conservazione dello stato di cose che ne costituisce il naturale brodo di coltura. Un passaggio più avanzato è l’accettazione determinata dalla paura: a nessuno piace subire la violenza, assoggettarsi al pagamenti del pizzo per evitare ritorsioni che possono arrivare alla rovina di un’attività. Lamentarsi non basta, ma c’è già qualche luce di ribellione, o comunque, di presa di distanza.

5)
Più consistenza ha l’antimafia militante, cioè quella di coloro che dedicano il proprio tempo e la propria vita a lavorare per l’eliminazione di questo triste fenomeno del sottosviluppo meridionale: quella di coloro che vanno nelle scuole, che scrivono inchieste coraggiose su alcuni giornali, che creano associazioni e promuovono iniziative di formazione e di lotta, anche spontanee, contro chi usa il potere per ricattare la gente impedendole di scegliere liberamente il proprio futuro. E l’antimafia di amministratori che si attivano per utilizzare i terreni confiscati ai mafiosi, quella dei docenti che elaborano progetti di educazione alla legalità ( non sempre efficaci), quella dei pochi giornalisti pronti a rendere note le collusioni con la politica e i giri d’affari illegali, mentre gran parte dei loro colleghi preferiscono scaldare le sedie con inutili servizi sulle vacanze, sui prezzi, sull’enalotto, sui meriti e i miracoli del loro padrone e dei suoi amici, ecc.

Tratto da: corleonedialogos.blogspot.com

Le conclusioni della direzione artistica sulla stagione 08/09 del Teatro Nebiolo

S5002235Se la prima stagione di un teatro (in qualsiasi angolo del mondo sia ficcato) è l’anno della sorpresa e della meraviglia, la seconda stagione è sempre un respiro con un retrogusto di ansia perché si è sicuri che toccherà scegliere a qualche bivio. Seduto in sala ad ascoltare le ultime briciole di eco di questo 2008/2009 c’è il profumo di una coerenza spessa; che per quanto possa essere più o meno condivisa è almeno il privilegio di un’identità coerente, non compromettibile e degna. La soddisfazione e la responsabilità di avere guadagnato in quest’ultima stagione nuovi compagni di viaggio (come la Fondazione Cariplo con il Progetto Etre, l’Associazione Etre delle residenze teatrali lombarde ,i tanti studiosi, attori e giornalisti che allevano con noi il Centro di Documentazione Teatro Civile e nuovi spettatori), nonché di avere ritrovato l’energia e il calore del nostro pubblico, ci dicono che l’adolescenza del Teatro Nebiolo e dei suoi mille satelliti di parole e persone è un’adolescenza vivace che suona ormai molto di più di una promessa. Oggi, su quel confine di cotone tra il tramonto della stagione 2008/2009 e l’alba della 2009/2010, il Nebiolo è la casa di temi, persone e modi che  sono diventati un valore.  E allora ci sarebbe da riservare l’ultimo applauso della stagione al “tutto” in cui il Teatro Nebiolo galleggia: il paese, le persone, le idee, gi errori, la fiducia, la sfiducia, il tecnico, l’organizzazione, gli artisti e il pubblico. Ma un applauso a palmo aperto, di quelli che non si accendono mica telecomandati ma sono un’esigenza: una voglia matta di gratitudine. Per questo teatro a forma di neo che doveva “essere un teatro di provincia” e invece non lo è stato.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo rifiutato di incensarci con i numeri ma abbiamo rivendicato il peso delle persone e dei contenuti.

Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo preservato la nostra autonomia da una falsa cortese politica di “rete” che qualcuno vorrebbe suonasse come moderazione e controllo.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo ricordato che i teatri sono un gioco tra spettatori e teatranti e nient’altro.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo sottolineato che la libertà di espressione (ancora di più sulle storie “lodigiane”) sono un diritto ma anche un dovere prezioso.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando non ci siamo fermati davanti alle gesta di “bravi” da poche lire, intellettuali da discount, detrattori per passione e per professione o davanti alla politica pavida della “tranquillità”.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo chiesto spiegazioni e abbiamo preso atto della vacuità delle risposte.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo scelto meno esibizioni e più opinioni.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando abbiamo sorriso delle prevedibilissime strumentalizzazioni.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando, tra le orge di vendemmie al chilo, abbiamo scelto di essere un teatro da sorseggiare. Come quel vino buono tra amici che, anno dopo anno, diventa una tradizione.
Non siamo stati “un teatro di provincia” quando, rileggendo a fine stagione l’anno che è stato, ci riconosciamo.

Un ringraziamento particolare va al Comune di Tavazzano con Villavesco che ha reso e rende possibile tutto questo.
La prossima stagione è già cominciata.

IL DIRETTORE ARTISTICO
Giiulio Cavalli

Baldoni: “un colpo in testa al giornalista che cercava brividi in Iraq”

Conosco personalmente Guido Baldoni (il figlio di Enzo) con cui ho condiviso momenti di tourné che mi rimarranno indimenticabili. Per questo non saprei contenere la rabbia per il trattamento indegnamente infimo che certa stampa gli ha riservato. Ma Sergio è riuscito a raccontare senza scrivere come io non avrei mai potuto fare.

Enzo Baldoni: per non dimenticare l’altra memoria.

di Sergio Nazzaro

baldoniLe giornate della memoria muovono le emozioni, fanno riflettere, per un attimo c’è la voglia di scrivere. E invece no. Questa volta si celebra l’anniversario leggendo, facendo esercizio della memoria.

Studiando e approfondendo. Quasi un guardare per credere. E domandarsi come è possibile che chi disprezzi con tanto cinismo la vita umana, possa essere proprio un giornalista, un direttore di giornale. Nessuna dietrologia o ideologia: semplice sconcerto in nome di una normale convivenza civile. La memoria è anche questo difficile esercizio: doversi ricordare di persone come il sig. Renato Farina e il sig.Vittorio Feltri. (Grazie a Mauro Biani, al suo prezioso archivio e alla memoria che ricorda)

libero_1-1251360971VACANZE INTELLIGENTI di RENATO FARINA (da Libero, 24/08/2004)
Prima di cominciare a leggere è bene ricordarsi chi è Renato Farina, da wikipedia “(Desio, 10 novembre 1954) è un deputato e scrittore italiano. È stato radiato dall’Ordine dei Giornalisti il 29 marzo 2007, dopo avere ammesso di aver collaborato, da vicedirettore di Libero, con i Servizi segreti italiani fornendo informazioni e pubblicando notizie false in cambio di denaro. Un mese prima, il 16 febbraio 2007, si era dichiarato colpevole del reato di favoreggiamento[2] nell’ambito dell’inchiesta sul rapimento dell’ex imam di Milano, Abu Omar, patteggiando la pena di sei mesi di reclusione (commutata in una multa di 6.800 euro)”.

Alle 16 di ieri, come quarta notizia di Al Jazeera, è stata mostrata la faccia barbuta di un uomo. In inglese ha detto: «Sono Enzo Baldoni». Aveva una polo grigia e l’aria tranquilla. Forse un po’ troppo. Pareva un turista per caso. Il comunicato dell’”Esercito islamico in Iraq” (Al-Jeish Al- Islami-si-Iraq) ha posto un ultimatum a Berlusconi: o ritira entro 48 ore le sue truppe, e lo fa in modo chiaro, con un decreto firmato, o «non garantiamo la sicurezza di Baldoni ». Vuol dire che lo ammazzano. Il gruppo ha un simbolo molto simile a quello di Al Zarqawi, il decapitatore professionista per conto di Osama Bin Laden. Si deve a questo simpatico esercito l’uccisione di un ingegnere e di un autista pachistani il 28 luglio scorso in Iraq. Al Jazeera non ha trasmesso le immagini dei pachistani perché «sconvolgenti”. Abbiamo capito cosa gli hanno fatto. Eppure Baldoni appare straordinariamente rilassato. Come se avesse un asso nella manica. Lo sappiamo su che cosa conta: sulle proprie idee. In fondo, è un loro simpatizzante. Perché dovrebbero fargli del male? È un giocherellone della rivoluzione. Repubblica ha pubblicato un suo decisivo reportage: «Le mie vacanze col brivido». Dopo le ferie intelligenti, proviamo a fare quelle sconvolgenti. Ecco il ritratto che dedica su “Linus” al Chapas: «Marcos: culo e carisma». E questo sarebbe giornalismo di sinistra? Vogliamo dirlo: è un simpatico pirlacchione. Lo scriviamo tremando. Sappiamo che ci sono moglie, genitori e fratelli in lacrime. Desideriamo gli sia restituito vivo e vegeto. Evitiamoci le tirate patetiche però. Signori di Al Qaeda, proprio dal vostro punto di vista, non vale la pena di ammazzarlo. Restituitecelo, farà in futuro altri danni all’Occidente come testimonial della crudeltà capitalistica. Vedendo com’era attrezzato, i rapitori hanno dubitato fosse davvero un giornalista. Sarà uno 007 finito fuori pista – hanno pensato. Imad El Atrache ha provato a salvargli la vita parlando un’ora dopo allo stesso tg. Mi ha chiesto notizie e ho confermato: ha scritto diari di viaggio dal Chapas, dovunque senta odore di Che Guevara corre in soccorso e poi manda articoli a giornali di sinistra che glieli pubblicano. Enrico Deaglio de Il Diario ha confermato: scrive per noi ed è pacifista. Il governo italiano in fondo è sulla stessa linea. In una nota fa sapere: «Siamo impegnati a ottenere il risultato di far tornare in libertà il signor Baldoni, che si trova in Iraq per la sua attività privata di giornalista e quindi assolutamente non collegato al nostro governo ». Ovvio che dichiari di non cedere al ricatto, è scontato, ma intanto con quelle tre paroline – “signor”, “privata”, “assolutamente” – marca una distanza da Baldoni idonea a salvargli la pelle. Come dire: quest’uomo è italiano, ma è più roba vostra che nostra, si è messo nei guai per le sue privatissime cose, perché rompete le scatole a noi? Garantiamo, nel nostro piccolo, ai suoi rapitori islamici: tifa per voi, per la resistenza irachena. Non è musulmano, è milanese; non aderisce ad Al Qaeda, per carità, ma in fondo giustifica chi spara ai marines. Li conosciamo i documenti antimperialisti dove si solidarizza con «le ragioni economiche, politiche, morali che spingono gli oppressi del mondo a combattere con le armi contro l’America e i suoi servi sciocchi, ad esempio Berlusconi». Baldoni era di tale fatta. Lo ribadiamo volentieri, Signori dai lunghi coltelli: è del tipo di occidentale che piace a voi: antiamericano. Confidiamo basti. Abbiamo molti dubbi, ma c’è un precedente positivo. Nei giorni scorsi un reporter statunitense, Micah Garen, è stato liberato dalle milizie di Al Sadr. Ma, appunto, erano sciiti. Non sono del giro di Al Qaeda, non sono come Al Zarqawi. Gli sciiti di Najaf si lasciano commuovere dalla opinione politica, dai sentimenti personali. Garen ha stramaledetto Bush e si è salvato. Al Zarqawi invece ha decapitato Nick Berg anche se aveva un pedigree pacifista d’alto rango e di provata affidabilità. Era però ebreo e americano. Per questo abbiamo paura non sia sufficiente a Baldoni dire quanto pensa del Cavaliere. Una speranziella. Gli esperti dell’intelligence atlantica hanno molti dubbi su tutta la vicenda. Il volto del prigioniero non rivela contrazioni inevitabili per chi si trovi sull’orlo dell’abisso. Non appaiono intorno all’italiano uomini armati e mascherati. Potrebbe essere una recita. Anche se il precedente di Nick Berg, il quale pareva sereno, ci inquieta. È necessaria un’operazione di verità. Nei giorni scorsi si è registrato un curioso fenomeno. Basta leggere l’Unità per capirlo. Siccome a sinistra, sotto sotto, credono che i tagliatori di teste siano persone perbene, hanno ritenuto impossibile che ad essere rapito fosse un giornalista del genere terzomondista. Per cui all’unisono si è accreditata l’ipotesi dei “predoni”. Nulla che fare con la resistenza. Banditi di strada. Ma il quotidiano di Furio Colombo e Antonio Padellaro è andato oltre. Secondo il foglio rosso la morte dell’interprete e il rapimento di Baldoni erano probabilmente opera di «forze governative». Hanno scritto proprio questo. Per loro il legittimo governo di Allawi (nomina Onu) è fatto di predoni assassini. Inutile aspettarsi autocritiche. Martelleranno noi perché non ci caschiamo a questa storia di reporter dediti ai poveri. Andiamo anche noi a soccorrere Baldoni. Per solidarietà umana confermiamo: ha sempre scritto cronache dall’Iraq contro gli americani. E prima in Colombia, in Messico, ovunque. Salvatelo. Ma per favore, una volta sano e salvo qualcuno dovrebbe spiegare ai vacanzieri del brivido che non si gioca con le cose serie per scrivere pagine palpitanti. Dalle parti di Bagdad non c’è un Rotary islamico, o la confraternita frati benedettini musulmani che porgono la minestra e l’altra guancia. Lì si spara, e chi non è attrezzato fa danni a se stesso ma soprattutto agli altri. Ammazzano gente di destra e di sinistra, li rapiscono per ricavarne favori. In passato ho scritto la stessa cosa a proposito di turisti che giravano con il cammello in Yemen e in Somalia, salvo poi far spendere miliardi al governo per portarli a casa. Quando sono tornati, mi sono arrivate maledizioni. Mi auguro che Baldoni mi aspetti presto sotto casa. Basta che lui, e la gente come lui, con tutto il rispetto, faccia il proprio mestiere di creatore di spot. Gli venivano meglio. Non si va alla ventura come facili prede. Poi il prezzo lo pagano persone che non contano niente (l’interprete autista), la propria famiglia, e il governo. Torna Baldoni, e lìmitati agli aperitivi in piazza san Babila. E in vacanza cogli le pesche dell’agriturismo di famiglia.

libero_3-1251361042IL PACIFISTA COL KALASHNIKOV di VITTORIO FELTRI (da Libero, 27/08/2004)
Se esaminata cinicamente, cioè con lucidità, la disavventura di Enzo Baldoni sconfina nella commedia all’Italiana. Già ieri abbiamo scritto: un uomo della sua età, moglie e due figli a carico, avrebbe fatto meglio a farsi consigliare da Alpitour, anziché dal Diario, la località dove trascorrere vacanze sia pure estreme (si dice così?). Evidentemente, da buon giornalista della domenica egli ha preferito cedere all’impulso delle proprie passioni insane per l’Iraq piuttosto che adattarsi al senso comune. Ciascuno fa come gli garba. E se a lui garbava di mettere a repentaglio la ghirba allo scopo di essere la caricatura dell’inviato speciale, forse sognando di diventare un Oriano Fallaci o un Ettore Mo, c’è poco da obiettare. Molto da obiettare invece c’è sul fatto che adesso tocchi allo Stato italiano di toglierlo dalle pettole (dal milanese: peste). Vabbè. Non facciamoci guardar dietro spendiamo quanto c’è da spendere per riportarlo a casa, questo bauscia simile a certi tizi i quali, durante il week end, indossano la tuta mimetica e giocano ai soldatini nelle brughiere del Varesotto. D’altronde, come documenta la nostra inchiesta Stipendiopoli, gli enti pubblici sprecano molto denaro e non saranno alcuni miliardi in più, investiti al fine di liberare il semigiornalista, a mandarci in rovina. Chiudiamo un occhio sull’aspetto finanziario e apriamo l’altro sul paradosso cui assistiamo. Lui, Baldoni, è qui ritratto in prima pagina con in mano un mitra o una mitraglietta (non essendo pacifisti c’intendiamo poco di armi) fra due beduini o similari. Sorride felice perché è corso in aiuto dei più deboli in lotta contro i cattivi americani. Ecco, ai “poveri” iracheni sono rivolti gli appelli in favore del pubblicitario- pubblicista lanciati dai suoi famigliari. I quali implorano i sequestratori: «Lasciate libero nostro padre, è un pacifista». E ancora: «Noi ci rivolgiamo al popolo iracheno martoriato dalla guerra e agli uomini che detengono Enzo; lui è in Iraq come uomo di pace oltre che come giornalista. Egli cercava di salvare vite umane a Najaf quale volontario della Croce rossa. Lo spirito di solidarietà ha sempre caratterizzato le sue azioni». Penso a un grosso equivoco. Si servizi alle pagine 2, 3 e 4 considerano deboli e martoriati dalla guerra terroristi talmente deboli da prendersela con un loro amico, Baldoni appunto, tenerlo in ostaggio per ricattare l’Italia e minacciare di decapitarlo; insomma talmente deboli e bisognosi di carezze consolatorie da poter decidere della sua vita e della sua morte. Ammazza che debolezza. (…) E che gentiluomini, quanta solidarietà manifestano nei confronti di chi gliene ha data in buona o cattiva fede. Siamo al delirio. Baldoni stesso è inebetito dalle ideologie nate dalle ceneri delle ideologie: legge davanti alla telecamera il comunicato dei suoi aguzzini, in cui si dà del criminale a Berlusconi, e ne gode, glielo leggi in faccia che gode; e il video non inganna. Ma come si fa a schierarsi con i tagliatori di teste, come si fa a schierarsi con chi è stato con Saddam, come si fa ad affiancare banditi islamici che per tutto ringraziamento ti rapiscono e magari spezzano l’osso del collo? Fuori da ogni logica. Il paradosso ingigantisce se si tiene conto che il filoiracheno Baldoni candidato alla decapitazione è un pubblicitario (mestiere più capitalistico non esiste) il quale ha sempre lavorato per aziende americane: Mc Donald’s, Coca-Cola, Ibm, Shell, solo per citare alcuni nomi. Scusate cari lettori, più pirla di così è inimmaginabile. Ti guadagni la pagnotta (e non solo quella) ideando e realizzando spottini consumistici per le multinazionali odiate a sangue; le odii al punto da farti fotografare armato con un paio di beduini; poi arriva agosto, le schifose multinazionali (che ti strapagano) ti garantiscono (contrattualmente) lunghe ferie e tu, pistola, vai a trascorrerle in Iraq nei panni del samaritano islamico e complice di chi vuole decollarti. Enzo, hai qualche filo staccato. E come te ce l’hanno staccato i tuoi amici, gente sicuramente perbene che però non capisce un’acca, neanche dell’evidenza. Non fraintendete, spero che il detestato governo Berlusconi sia in grado di rimpatriare questo sbronzo di idiozie pacifiste e antiamericane. Il quale, rientrato nel nostro Paese di minchioni tolleranti, se proprio vorrà sfogare le sue pulsioni giornalistiche venga pure a Libero, qui al massimo sarà costretto a battersi contro Franco Abruzzo e Maurizio Belpietro che parlerà male di suo figlio, ma non dovrà sfidare a collo nudo la lama dei decapitatori. Dai Berlusconi, datti una mossa, restituisci alla famiglia e alla Coca-Cola questo spottaro strappato a via Montenapoleone e a Piazza San Babila.

libero_2-1251360995COLPO IN TESTA A BALDONI di RENATO FARINA (da Libero, 28/08/2004)
Non c’è rimedio. Non sono serviti i sorrisi suoi e quelli dei suoi cari. Quella è gente che mantiene le promesse: ammazzato. Una consolazione all’orrore: non gli hanno tagliato la testa. E’ stato assassinato come Fabrizio Quattrocchi, con proiettili di piombo in testa. Enzo Baldoni è morto alla stessa maniera del suo nemico ideologico. Quattrocchi, nel momento in cui aveva compreso la sua sorte, ha cercato di togliersi la benda nera. E poi, con un’aria di sfida tranquilla, ha detto all’uomo che parlava italiano: «Ti faccio vedere come muore un italiano ». I no globan avevano scritto proprio sul sito di Baldoni il loro schifo per una morte da mercenario. Negli ambienti no global e del Diario si era sussurrato: «Ha detto: “Vi faccio vedere come muore un camerata”». Una menzogna. Ed ora è toccato ad un altro nostro fratello italiano, battezzato. Le idee politiche erano diverse da quelle dei primi sequestrati. Ai terroristi islamici non importa delle nostre opinioni politiche, dei nostri sentimenti sul mondo. (…)

Poi ci fu Mauro Biani che rimise tutto nel giusto ordine

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