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Angelo Provenzano

Il figlio di Provenzano si inventa cicerone della mafia per i turisti. Che schifo.

ALTRI02FLASHA_3306450F1_3026_20121204213214_HE10_20121205Un singolare tour turistico. Da mesi decine di turisti americani incontrano settimanalmente il figlio del capomafia Bernardo Provenzano, Angelo. I meeting avvengono durante la tappa palermitana di un viaggio organizzato da un tour operator di Boston. Nel corso degli incontri Angelo Provenzano, 39 anni, racconta ai turisti la sua vita e il rapporto col padre, Bernardo, celebre capo dei capi di Cosa Nostra.

Gli interventi sono preceduti da una breve introduzione sulla storia della mafia fatta da uno degli organizzatori. Dopo una prima fase «sperimentale» gli incontri sono diventati tappa fissa del tour: enorme l’interesse suscitato nei turisti dai racconti del primogenito del boss. Al termine dei meeting gli «spettatori» – generalmente professionisti e intellettuali che arrivano da ogni parte degli Stati Uniti – rivolgono a Provenzano una serie di domande sulla figura del padre, ma anche sulle difficoltà che nascono dal portare un cognome tanto «ingombrante». Gli incontri sono partiti a settembre scorso e nel periodo estivo, quello di maggiore flusso turistico, arriveranno a due a settimana.

(fonte)

Il figlio di Provenzano che gioca alla verginella

Ma il figlio di Provenzano, dove vuole andare a parare? I figli dei mafiosi crescono. E crescono diversamente da come crescevano in passato. Vogliono essere intervistati. Escono allo scoperto, vanno in televisione, accettano il contraddittorio, lanciano appelli, si avventurano per strade mediatiche sconosciute, offrono la loro versione dei fatti, stabiliscono paragoni fra eventi lontani nel tempo, lasciano intendere di saperla lunga, si impongono all’attenzione dell’ opinione pubblica come gli insostituibili interlocutori di quanti sono alla ricerca della verità. O di quanti sono- istituzionalmente- preposti alla ricerca della verità. Se lo chiede Saverio Lodato e in fondo è la domanda che mi gironzola in testa in questi giorni: perché i figli dei mafiosi (e Bernardo Provenzano è la feccia tra quella schiera) hanno imparato portamenti civilissimi che chiedono solidarietà senza passare dalle scuse e senza sentire il dovere morale della dissociazione. “La mafia le fa schifo?” gli chiedeva la giornalista e lui con faccia televisiva ha risposto “tutti i tipi di violenza mi danno fastidio”. No, Angelo Provenzano, a noi fa schifo la mafia e fa schifo quello che tuo padre nella mafia è stato. Per l’analisi delle sue parole basta leggere Saverio qui.

Radio Mafiopoli 10 – 41 letterine (bis) per Babbo Natale

Che settimana con le bollicine giù a Mafiopoli: la settimana dell’avvento, dell’avvento brulicante di ingabbiati sotto le palle di albero e di letterine, letterine a Babbo Natale dei figli dei boss. Una settimana da tiggì mafiopolitano.
Si comincia da Catania, arrocco cittadino degno di capologuità, la Catania leonessa del racket istituzionale con 140 milioni di eurozzi scuciti dal Macchiavellico senza neanche un avvertimento sulla saracinesca. 140 milioni di aiuto dallo stato! Dicono i benigni, per tutelare e garantire la città! Come le risposte dei migliori modelli di commercianti sotto racket. Un tripudio. Un trionfo. Hip hip urrà. E mentre i Santapaola, della cosca di Santo Pirla (protettore degli usurai), festeggiano l’assegno postdatato in arrivo dal pirlamento, a guardie e ladri ci rimettono ventiquattro picciotti caricati sul cellulare dei carabinieri e insardinati a calcinculo. E i 24 a partire per il gabbio facendo ciao ciao con la manina, anzi 23 +1, 1 l’assessore ai servizi sociali di Paternò (e spirito San) Carmelo Frisenna. Che da servizi servizievole com’era per il sociale s’è confuso per sbaglio e un po’ mafioposcurato. Come nella migliore tradizione della zona del partito partitico di Sgozza Italia.
A Palermo arrestano arrestati Sasso, Marchese, Pecora, Perrone e Fiumefreddo non solo per i cognomi da Re Magi ma anche per aver lavato in lavatrice i soldini del rotolante Antonino Rotolo per gli amici Rotolino. E ciao ciao con la manina, saluti e baci e le faremo sapere. Buon Natale, anche ai suoi.
Intanto l’aria natalizia e soprattutto sacrale del periodo dell’avvento riaccende il cero della comunicazione della famiglia Madonia, che come si evince dal cognome è di alte parentele, che per festeggiare le feste come si deve in un paese garantista smistava le letterine per gli aiutanti di Babbo Natale con la Maria Angela di Trapani che smistava e faceva la postina, nonostante la durezza durevole e duratura del carcere duro. Dalle prime trascrizioni sembra che abbiano chiesto regali per una quindicina di milioni di regali alla faccia della povertà imposta dal sacro cognome. Stavo solo facendo le faccende di casa! Si giustifica la Di Trapani mentre fa ciao ciao con la manina e buon natale. Anzi caro Babbo Natale, quest’anno non fare il Babbo di Minchia e se passi da Mafiopoli portaci un nuovo 41 bis, che questo non ci crede più nessuno e non è nemmeno in garanzia. Grazie, prego, tornerò.
Il figlio di ‘U Curtu ha trovato lavoro. Regalo di Natale dell’agenzia di lavoro interinale delle renne in paradiso. Lavorerà a Cernusco sul Naviglio, impiegato di livello a livellare la Longobardia secondo i mandamenti e comandamenti di papà Totò. A Cernusco festeggiano in massa e ricordano gli assenti a messa. Il comitato di benvenuto prepara occhiali nuovi da tronista e un paio di scarpette firmate come nelle fiction di Cenerentola. Le colpe dei padri non cadano sui figli! urla il principe macchivellico mentre si prepara all’inaugurazione del nuovo ponte da Cernusco a Corleone. I figli di chi? Chiedono i famigliari delle vittime di mafia. Ma Mafia Salvuccio non la vuole sentire, lui solo Prada e DolceeGabbana, perchè Mafia (ha raccontato giù al bar) fa jeans da poveretti. E cosa doveva fare? Dicono i benigni. Ha scritto a Babbo Natale che desiderava un lavoro onesto in un paese che finisse in –usco. E sia fatta la sua volontà.
Per non essere da meno Angelo, il figlio di Binnu Provenzano con tanto di nome natalizio, convoca una conferenza conferenziata con tanto di congiuntivi per raccontare che Binnu suo padre è vittima anch’essa di uno stato mafiopilotato statalista e vittimista del vittimevole esser figlio incolpevole garantista della colpevole giustizia giustizilista. Vittima di chi? Chiedono i famigliari delle vittime di mafia. E l’Angelo si avvale della facoltosa facoltà di non spiegare che è concessa giù a Mafiopoli. Buon Babbo Natale, tanto che ci sei fagli scendere dal camino all’Angelo Provenzano quella vecchia e disabituata dissociazione. E una cartolina di Felicetta e di Peppino, forse che gli Impastato gli si impastino in faccia con la stessa forza del lutto e del dolore. Saluti e baci e tanti auguri anche a te. E una cicoria con il fiocchetto per Natale anche a zio Binnu.
Intanto tra le letterine qualche eroe ci mette anche un pizzino d’avvertimento sul furgone parcheggiato. Buon Natale anche a te. Certo. Un buon natale medievale, educato e regale. Un buon Natale alla Radio Mafiopoli.