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cancellieri

Ma quindi alla fine?

Solo io non ho capito (escluso Civati) chi vota e chi no la sfiducia della Cancellieri?
Perché altrimenti sembra davvero un’arrampicata a stile libero.

Cuperlo, riporta oggi Repubblica.it, pur essendo favorevole alle dimissioni della Ministro, tiene a precisare il suo pensiero: “Non è in discussione la correttezza del ministro Cancellieri; quel che ho posto è un problema di opportunità politica: se esistono tutte le ragioni di serenità per adempiere appieno a una funzione particolarmente delicata come è quella del Guardasigilli”.
La posizione di Renzi è sempre la stessa da alcuni giorni: “io mi sarei dimesso”.
Forse non si sono accorti che sulla Ministro pende una mozione di sfiducia individuale proposta dal M5S. E che quindi il dilemma non è più dimissioni/non dimissioni bensì quello ben più gravoso per il Pd, il dilemma della fiducia. Non è forse il caso di riflettere bene prima di difendere a spada tratta Cancellieri? Di riunire i gruppi parlamentari e di ascoltare bene le ragioni di coloro che chiedono le dimissioni, di votare valutando accuratamente le conseguenze di tale deliberazione? Non è forse il caso di allargare lo sguardo e di accorgersi dell’opinione pubblica generale prima di limitare l’analisi a ciò che è più consono alla persistenza del governo delle Larghe Intese? Poiché non c’è scritto da alcuna parte che lo stato d’emergenza perpetuo in cui viviamo giustifichi gli abusi d’ufficio di un Ministro.

Vicinanze ed estraneità

E’ un brutto momento per le vicinanze di politici e imprenditori al margine del carcere. Sembra impossibile spiegare che ciò che la gente sopporta di meno è questa continua sensazione (se è solo una sensazione, eh) di vicinanza e comunione tra prepotenti imprenditori dannosi per la comunità e politici che indipendentemente dalle responsabilità giudiziarie dimostrano questa affezione autodistruttiva fatta di complicità e pacche sulle spalle. Mentre un paese impara il senso di misura dovuto alla miseria vorrebbe almeno dai governanti il senso della misura per responsabilità. Non è questione di eleganza, no: è la voglia sfrenata di una politica seria, fatta sul serio, che decida di rivendicare con fierezza le proprie vicinanze e le proprie estraneità, smettendola con questa favola del cattivo gusto rivenduto come dovuta cordialità

La lettera degli uomini della DIA: Ministro chi vuole smantellarci?

C’è un preciso progetto politico nel lasciare allo sbando un ufficio che si occupa di criminalità organizzata? Se lo chiedono gli agenti della Dia e lo hanno chiesto al ministro Cancellieri inviandole una lettera. Una lettera disperata, dai contenuti forti, di chi ancora crede nel proprio lavoro e spera, quantomeno, di trovare risposte. Perché se la Direzione vuol essere seppellita e dimenticata, lasciando carta bianca alla criminalità, qualcuno deve metterlo nero su bianco:

Agghiacciante poi scoprire che vengono creati gruppi di lavoro ad hoc, esterni alla Dia che si appropriano di sue competenze specifiche. L’ufficio della Direzione che controlla i flussi di appalti e di grandi opere, in situazioni ad esempio come quelle post terremoti  –  in cui l’investimento nel mattone diventa un’attrazione irresistibile per riciclare il denaro delle mafie  –  non viene utilizzato.

Al suo posto si creano team per fronteggiare le emergenze (attualmente quella del dopo terremoto in Emilia, tanto per fare un esempio) che fanno capo alla Criminapol. Gruppi di lavoro pagati extra quando già ne esiste uno creato proprio per fare quel tipo di investigazioni. Un’assurdità. E allora gli agenti della Dia domandano al ministro dell’Interno: “Cui prodest il ritorno alla frammentazione di informazioni se non alla mafia stessa e ai suoi sostenitori?”. Già: a chi?