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Decretano insicurezza

Il M5s frena sulla reintroduzione della protezione umanitaria, abolita con i decreti Sicurezza. Rischiando di fare un favore a Salvini proprio mentre sta crollando nei sondaggi

Mentre Salvini si prepara a montare il suo circo per l’udienza preliminare del suo processo in cui viene accusato di sequestro di persona aggravato a Catania, chiamando a raccolta tutti i suoi scherani che le proveranno tutte per trasformarlo in vittima come hanno imparato dal loro antico padrone Berlusconi, il governo Conte dovrebbe finalmente abolire i decreti Sicurezza che proprio il leader leghista ha lasciato come eredità e che da più di un anno rimangono lì impuniti.

Da fuori un cittadino potrebbe pensare che non ci sia occasione migliore per rivendicare una “discontinuità” rispetto alla politica leghista (ve lo ricordate, vero, Conte che prometteva discontinuità?) e per affermare senza remore la propria diversità in tema di diritti e invece accade (piuttosto sottovoce, almeno questo) tutto il contrario. L’abolizione dei decreti sicurezza infligge talmente tanta insicurezza in alcune compagini di governo che si è pensato di fare passare le regionali per non dare “un assist a Salvini”, dicevano così le voci in Parlamento. Come si possa fare un favore a un avversario abolendo un suo errore è un mistero ma evidentemente a qualcuno quei decreti piacciono parecchio, anche se si vergogna di dirlo.

Il 27 settembre il premier Conte ha annunciato l’abolizione dei decreti sicurezza «nel primo consiglio dei ministri utile» (è la formula che si ripete da mesi) e l’accordo (vale la pena ricordarselo) era stato firmato davanti alla ministra dell’Interno Lamorgese alla fine di luglio da tutti i rappresentanti della maggioranza. Alla fine di luglio, eh. Siamo a ottobre è proprio ieri, udite udite, esce l’ultimo intoppo: il Pd accusa il Movimento 5 stelle di non volere la reintroduzione della protezione umanitaria che una parte dei grillini riterrebbe inaccettabile (la protezione umanitaria, eh) e ieri sera il deputato grillino Francesco Berto (confermando di fatto il retroscena) su Twitter ha scritto: «Contrariamente a quanto affermato dal Pd, la reintroduzione della protezione umanitaria non era prevista nelle bozze dei dl Sicurezza e immigrazione. Siamo sempre aperti al confronto, ma non si facciano forzature sulla verità e su temi così delicati per il Paese».

E quindi? Quindi siamo daccapo. Un punto però è certo: l’abolizione dei decreti Sicurezza di Salvini ha decretato la più evidente insicurezza di un governo che sul tema sta facendo tutto nel modo peggiore possibile ottenendo addirittura il risultato di riuscire a scontentare tutti, sia i buonisti che i cattivisti.

Perché bisognerebbe avere il coraggio di appoggiare le decisioni che si prendono e togliersi una volta per tutte quell’espressione di fastidio come quelle coppie che stanno insieme e non si sopportano più. Anche perché fare un favore a Salvini proprio mentre quello crolla nei sondaggi sembra proprio un regalo eccessivo. Non dico di fare qualcosa di sinistra ma almeno un po’ di coraggio, dai, per favore, su. Un po’ di sicurezza.

Buon giovedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

«Secretare l’avviso di garanzia? Solo una scorciatoia»: parla Gratteri

“Intervenire sull’avviso di garanzia, secretandolo, è una scorciatoia: per evitare la gogna mediatica, ci sono altre modifiche da fare. La prima riguarda la stesura delle ordinanze di custodia cautelare e le informative, che non devono contenere nulla che non sia strettamente legato col reato e nulla che abbia a che fare con la vita privata delle persone”. E’ l’opinione di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, in merito all’appello lanciato da Stefano Graziano, ex parlamentare Pd, che dal Lingotto, dove è in corso la convention di Renzi, ha chiesto una legge che imponga di mantenere segreto l’avviso di garanzia fino al rinvio a giudizio. Graziando fu indagato per concorso esterno alla camorra e poi le accuse furono archiviate.

“Si devono evitare – aggiunge Gratteri, che tra l’altro fu indicato come possibile ministro della Giustizia, nella fase di formazione del governo Renzi, a elaborato una sua proposta in materia di giustizia – provvedimenti che intervengono solo su singoli punti, per cui ogni volta che c’è un problema si cambia la norma: quando c’è un problema con l’avviso di garanzia si chiede un intervento su questo aspetto, quando si prescrive un processo importante si chiede a gran voce di modificare la prescrizione. Così non va. Alla giustizia, quando la politica avrà la voglia e la libertà di farlo, serve invece, e innanzitutto, un intervento complessivo e strutturale che informatizzi i passaggi e abbatta tempi e costi”.