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el país

Come EL PAIS vede la Lega: i barbari del nord

Forse perché non ci stanno in mezzo o forse semplicemente perché servirebbe avere il coraggio (e la forza) di non mediare per innata passione. Ecco cosa scrive EL PAIS:

L’Italia non può contare su di loro. Salvo, logicamente, per battere cassa. Durante gli ultimi dieci anni i governi di Silvio Berlusconi si sono appoggiati alla Lega Nord per governare.
Come se si trattasse di un mostro a due teste, ogni volta che le telecamere inquadravano il Cavaliere alla Camera, assieme a lui emergeva il volto di un tipo inaffidabile e dai modi da osteria di nome Umberto Bossi. Durante l’agonia di Berlusconi la Lega Nord, il cui tratto principale è l’odio verso il diverso, aveva tre ministri al governo.

Uno era proprio Bossi, che nonostante questo non si tratteneva dal minacciare di far cadere Berlusconi se non si fosse sottomesso ai suoi interessi o alle sue tariffe, soprattutto negli ultimi tempi.
Il fatto è che il governo dell’aficionado dei bunga bunga non è caduto per colpa della Lega Nord, ma grazie alla pressione dei mercati, della Merkel, di Sarkozy e del presidente Giorgio Napolitano, che ha messo al suo posto il tecnico Mario Monti.

Ed è ora, con Monti al comando e l’Italia sull’orlo del precipizio, che la Lega Nord è tornata alle proprie radici più barbare e antiche. Senza il filtro della compartecipazione al potere – un partito xenofobo al Ministero degli Interni è come dire la volpe che controlla le galline – i suoi interventi al Senato o alla Camera dei Deputati non hanno nulla da invidiare a quelli della tifoseria più aggressiva dell’Inter.
Mercoledì [14 dicembre 2011, NdT] al Senato hanno urlato, hanno mostrato cartelli reclamando di farla finita con le imposte e hanno insultato – “pagliaccio! pagliaccio!” – il presidente del Senato. Senza Berlusconi preso per il collo né molto più da dire su quella Roma che chiamano ladrona, Bossi e i suoi hanno riesumato il discorso di una Padania indipendente, con una propria moneta, staccata dagli altri italiani con la pella più scura.

Bossi, che aveva chiesto i cannoni contro gli immigrati in arrivo dall’Africa sui gommoni, non si trattiene adesso dal ripetere ai suoi il discorso dell’Italia ricca e imprenditrice – cioè loro – e dell’Italia parassita e scansafatiche, con la quale non hanno nulla in comune.
Per il momento la miccia che si apprestano ad accendere è esplosa a Torino contro gli zingari e a Firenze contro i neri. Da qualche parte bisogna pur cominciare.

[Articolo originale “Los bárbaros del Norte”]

Il doppio rischio del declassamento italiano

Forse ci si vede con i contorni definiti appena si riesce a fare due passi più lontano. Almeno per non rimanere invischiati in questa melma dove non se,bra impossibile separare il lecito dall’illecito, la politica dalla prostituzione e la corruzione dal governo. E allora succede che basta leggere El Pais (da noi, dove al bar si vedono in tanti intenti a sfogliare le pagine dello sport e i trafiletti della cronaca locale) per ritrovarci in tutta la nostra banalità. Che, almeno, dovrebbe avere di buono di chiederci di stare o di qua o di là. Prima ancora di tutto il resto. E senza paura di essere raccontati come monotematici. Dal momento che l’Italia ha due premi per il rischio (un premio e il suo primo ministro), sarebbe adeguato preparare due piani di salvataggio. Il primo, quello del risanamento economico; il secondo e più importante, il recupero della credibilità sociale con un processo pubblico contro Berlusconi, come una causa generale che coinvolga tutta la società italiana. Senza una tale impresa di disinfestazione, l’Italia non ha futuro. Dai tempi dei Borgia nessuno aveva degradato tanto la politica italiana come Don Silvio; e si consideri che l’avevano degradata parecchio. (l’articolo El ‘primo’ de riesco, EL PAIS)