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Elezioni 2013

Almeno

EMICICLIEvitiamo di mandare in televisione facce al soldo di fallimentari gerarchie che ci dicono che comunque è andata bene. Il progetto politico di questo centrosinistra non ha funzionato e non ha convinto. Almeno la lucidità, eh.

Oggi aspettiamo di leggere i risultati della Lombardia. E ci aggiorniamo qui.

 

Sonia Alfano per Giulio Cavalli in Regione Lombardia

Oggi desidero rivolgermi a tutti quei cittadini e quelle cittadine che tra pochissimi giorni andranno a votare per rinnovare il consiglio regionale della Lombardia: Giulio Cavalli ha portato le vostre istanze all’interno del consiglio regionale. Giulio ha continuato a denunciare il malaffare, la ‘ndrangheta. Io vi chiedo pensare a voi, al vostro futuro, al futuro dei vostri figli: soltanto votando per chi ha messo la propria vita a disposizione degli altri potremo pensare di rialzare la testa e rinnovare una classe dirigente che non sempre è stata all’altezza della situazione. Continuate a sostenere Giulio Cavalli, candidato con Sel. Giulio continuerà a portare in Regione quel fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale. (Sonia Alfano)

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Carceri e diritti

Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, 1866

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Riscopriamo il gusto di essere differenti

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da LegnanoNews

Sel chiude la sua campagna elettorale al Circolone di Legnano.

Avete ventiquattro ore prima del voto, vorrei che riusciste a riscoprire il gusto di essere differenti“: così Giulio Cavalli, attore-giulalre candidato alle regionali, ha concluso il suo spettacolo “Nomi, cognomi, infami” preceduto da un dibattito aperto con la candidata alla Camera, Rosanna Pontani, coordinatrice del circolo legnanese di Sinistra Ecologia e Libertà.

Nel suo irriverente monologo, Cavalli ha usato la risata come arma antimafia: “Gomorra è già qui – ha detto il politico-arlecchino – è arrivato il momento di essere partigiani e di scegliere da che parte stare: chi è indifferente è colluso. Sono certo che anche la politica può  fare molto; con una mozione abbiamo dato una borsa di studio alla figlia di una testimone di giustizia seviziata uccisa, a Milano, non nel profondo Sud

Nel dibattito che ha preceduto lo spettacolo Cavalli ha ricordato quanto fatto negli ultimi anni: “Cosa ha fatto la Sinistra? – si domanda il candidato – Chiariamo che a volte in politica conta apparire, ma in questo particolare momento serve soprattutto modificare. Ricordo che sono stato il primo firmatario della legge sulla cultura della legalità, non solo, ho cercato sempre di occuparmi di ambiente, allargando il giro d’azione, in maniera molto aperta e anche qui ricordo la legge sul consumo del suolo, ci siamo anche impegnati sulla legge antimafia. Un piccolo appunto lo vorrei fare, vorrei ricordare che il modello di Formigoni non sempre si è rivelato così valido anche se sembrava solido“. Per Cavalli questo è il momento giusto per cambiare: ” dobbiamo proporre un’ alternativa ed in questo quadro politico è possibile – ha assicurato –esistono anche dei modelli politici diversi dalla tradizione, noi dobbiamo raccontare che esiste una Lombardia diversa!.

L’attore, nel rispondere a una  domanda ha quindi dato il suo giudizio sul consiglio regionale e ha spiegato come è cambiata la sua attività: “Direi che ora lavoro molto e dormo poco – ha risposto Cavalli –  Io mi occupo anche di teatro. Ebbene, politica e teatro sono molto simili e in quanto al mio ruolo, accetto sempre di essere giudicato. Gramsci dichiarò che il più grande lavoratore è un drammaturgo e quindi spero di esserlo. I problemi di questo consiglio regionale, poi, sono sostanzialmente due. In primo luogo ci troviamo di fronte a leggi troppo difficili che vengono purtroppo votate con facilità e in secondo luogo c’è uno scollegamento tra la realtà sociale e la classe politica“.

Infine, un commento su Umberto Ambrosoli:  “Il nostro candidato Presidente riesce a parlare a tutti con chiarezza. Tutti noi abbiamo interesse che sia lui il vincitore“.

Alessandra Faiella

Regione Lombardia: come si vota

Anche perché tutti si preoccupano di suggerirvi chi votare e pochi come votare. Anche perché nelle elezioni regionali si può esprimere la preferenza che tanto abbiamo chiesto a livello nazionale quando ci siamo indignati (giustamente) per una legge elettorale penosa come il porcellum. E perché in questi giorni sto sentendo le opinioni più disparate e alla fine la sensazione è di un preoccupante analfabetismo diffuso (e forse costruito ad arte). Allora conviene fare il punto.

Quando si vota

Le elezioni regionali si svolgeranno nei giorni di domenica 24 e lunedì 25 febbraio 2013.
Si vota dalle ore 8 alle ore 22 della domenica e dalle ore 7 alle ore 15 del lunedì.

Per poter esercitare il diritto di voto, gli elettori dovranno presentarsi al seggio di riferimento muniti di scheda elettorale e documento di riconoscimento valido.

Per che cosa si vota

Le elezioni del Consiglio regionale e del Presidente della Regione si svolgono contestualmente.
Il Consiglio regionale è composto da 80 consiglieri compreso il Presidente della Regione.
Il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi sul territorio regionale è eletto Presidente della Regione.
Il candidato che ottiene più voti, dopo il candidato eletto Presidente, è eletto consigliere.

Le elezioni si svolgono in un unico turno perché NON è previsto il ballottaggio.

Gli 80 consiglieri regionali vengono eletti con criterio proporzionale e sulla base di liste circoscrizionali provinciali. Il listino del Presidente è stato abolito.

Come si vota

Il Consiglio regionale e il Presidente della Regione sono eletti a suffragio universale e diretto.
La votazione per l’elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale avviene su un’unica scheda.
Ciascun elettore può, a scelta:

a) votare per un candidato alla carica di Presidente della Regione
b) votare per un candidato alla carica di Presidente della Regione e per una delle liste a esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste
c) votare disgiuntamente per un candidato alla carica di Presidente della Regione e per una delle altre liste a esso non collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste (cosiddetto “voto disgiunto”);
d) votare a favore solo di una lista; in tale caso il voto si intende espresso anche a favore del candidato Presidente della Regione a essa collegato.

Sulla scheda il nome e il cognome di ogni candidato alla carica di Presidente è indicato all’interno di un rettangolo, al cui fianco è riportato il contrassegno del gruppo di liste (o i contrassegni dei gruppi di liste riunite in coalizione) collegate al candidato. In corrispondenza del contrassegno è possibile indicare, nelle apposite righe, l’eventuale preferenza.

Si può esprimere una sola preferenza (scrivendo il cognome oppure il nome e cognome del candidato compreso nella lista). 

Come fare per votare Giulio Cavalli

E’ necessario essere iscritti nelle liste elettorali di Milano città, provincia di Milano, città di Varese o provincia di Varese.

Sulla scheda verde bisogna mettere una croce sul simbolo SEL e scrivere a fianco CAVALLI. Non vi sono nomi prestampati.

La lista è collegata al candidato Presidente Ambrosoli.

Si può anche dare la preferenza attraverso il voto disgiunto, ovvero votare un qualsiasi candidato Presidente, ma scrivere a fianco del simbolo SEL il cognome CAVALLI.

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Cultura: per non morire di fame

con la cultura non si mangiaFederculture con altre associazioni nei giorni scorsi ha lanciato un appello che in realtà come ha dichiarato il presidente Roberto Grossi è “una richiesta di precise assunzioni di responsabilità su alcuni punti qualificanti – centralità delle competenze e della formazione, modernizzazione della gestione di beni e attività culturali, valorizzazione del lavoro giovanile, investimenti su creatività e innovazione, riforma della fiscalità per il settore culturale – che rivolgiamo a coloro che si candidano a guidare lo sviluppo del paese. Perché, al di là della retorica, senza cultura non c’è sviluppo e per questo è ora di passare dalle parole ai fatti.”

Ecco l’appello, partito da MAB Musei Archivi Biblioteche, AIB – Associazione Italiana Biblioteche, ANAI – Associazione Nazionale Archivistica Italiana, ICOM Italia- International Council of Museums, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, FAI – Fondo Ambientale Italiano, Federculture, Italia Nostra, Legambiente, Comitato per la bellezza e che ha tra i primi firmatari, Tullio De Mauro, Luciano Canfora, Giuliano Montaldo, Tomaso Montanari, Salvatore Settis

I promotori e i firmatari del presente appello chiedono a chi si candida a governare l’Italia impegni programmatici per il rilancio della cultura intesa come promozione della produzione creativa e della fruizione culturale, tutela e valorizzazione del patrimonio, sostegno all’istruzione, all’educazione permanente, alla ricerca scientifica, centralità della conoscenza, valorizzazione delle capacità e delle competenze.
La crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti stanno mettendo a dura prova l’esistenza di molte istituzioni culturali, con gravi conseguenze sui servizi resi ai cittadini, sulle condizioni di lavoro e sul futuro di molti giovani specificamente preparati ma senza possibilità di riconoscimento professionale. Questa situazione congiunturale è aggravata dalla crisi di consenso che colpisce la cultura, che una parte notevole della classe dirigente – pur dichiarando il contrario – di fatto considera un orpello inattuale, non elemento essenziale di una coscienza civica fondata sui valori della partecipazione informata, dell’approfondimento, del pensiero critico.
Noi rifiutiamo l’idea che la cultura sia un costo improduttivo da tagliare in nome di un malinteso concetto di risparmio. Al contrario, crediamo fermamente che il futuro dell’Italia dipenda dalla centralità accordata all’investimento culturale, da concretizzare attraverso strategie di ampio respiro accompagnate da interventi di modernizzazione e semplificazione burocratica. La nostra identità nazionale si fonda indissolubilmente su un’eredità culturale unica al mondo, che non appartiene a un passato da celebrare ma è un elemento essenziale per vivere il presente e preparare un futuro di prosperità economica e sociale, fondato sulla capacità di produrre nuova conoscenza e innovazione più che sullo sfruttamento del turismo culturale.
Ripartire dalla cultura significa creare le condizioni per una reale sussidiarietà fra stato e autonomie locali, fra settore pubblico e terzo settore, fra investimento pubblico e intervento privato. Guardare al futuro significa credere nel valore pubblico della cultura, nella sua capacità di produrre senso e comprensione del presente per l’avvio di un radicale disegno di modernizzazione del nostro Paese.
Per queste ragioni chiediamo che l’azione del Governo e del Parlamento nella prossima legislatura, quale che sia la maggioranza decisa dagli elettori, si orienti all’attuazione delle seguenti priorità.

  • Puntare sulla centralità delle competenze
  • Promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura
  • Investire sugli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione
  • Modernizzare la gestione dei beni culturali
  • Avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale

I promotori e i firmatari del presente appello chiedono di accogliere nei programmi elettorali queste priorità e di sottoscrivere i dieci obiettivi seguenti, che dovranno caratterizzare il lavoro del prossimo Parlamento e l’azione del prossimo Governo. Il nostro sostegno, durante e dopo la campagna elettorale, dipenderà dall’adesione ad essi e dalla loro realizzazione.

Riportare i finanziamenti per le attività e per gli istituti culturali, per il sistema dell’educazione e della ricerca ai livelli della media comunitaria in rapporto al PIL.
Dare vita a una strategia nazionale per la lettura che valorizzi il ruolo della produzione editoriale di qualità, della scuola, delle biblioteche, delle librerie indipendenti, sviluppando azioni specifiche per ridurre il divario fra nord e sud d’Italia.
Incrementare i processi di valutazione della qualità della ricerca e della didattica in ogni ordine scolastico, riconoscendo il merito e sanzionando l’incompetenza, l’inefficienza e le pratiche clientelari.
Promuovere sgravi fiscali per le assunzioni di giovani laureati in ambito culturale e creare un sistema di accreditamento e di qualificazione professionale che eviti l’immissione nei ruoli di personale non in possesso di specifici requisiti di competenza. Salvaguardare la competenza scientifica nei diversi ambiti di intervento, garantendo organici adeguati allo svolgimento delle attività delle istituzioni culturali, come nei paesi europei più avanzati.
Promuovere la creazione di istituzioni culturali permanenti anche nelle aree del paese che ne sono prive – in particolare nelle regioni meridionali, dove permane un grave svantaggio di opportunità – attraverso programmi strutturali di finanziamento che mettano pienamente a frutto le risorse comunitarie; incentivare formule innovative per la loro gestione attraverso il sostegno all’imprenditoria giovanile.
Realizzare la cooperazione, favorire il coordinamento funzionale e la progettualità integrata fra livelli istituzionali che hanno giurisdizione sui beni culturali, riportando le attività culturali fra le funzioni fondamentali dei Comuni e inserendo fra le funzioni proprie delle Province la competenza sulle reti culturali di area vasta.
Ripensare le funzioni del MiBAC individuando quelle realmente “nazionali”, cioè indispensabili al funzionamento del complesso sistema della produzione, della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, per concentrare su di esse le risorse disponibili. Riorganizzare e snellire la struttura burocratica del ministero, rafforzando le funzioni di indirizzo scientifico-metodologico e gli organi di tutela e conservazione, garantendone l’efficienza, l’efficacia e una più razionale distribuzione territoriale.
Inserire la digitalizzazione del patrimonio culturale fra gli obiettivi dell’agenda digitale italiana e promuovere la diffusione del patrimonio culturale in rete e l’accesso libero dei risultati della ricerca finanziata con risorse pubbliche.
Riconoscere l’insegnamento delle discipline artistiche e musicali tra le materie curriculari dell’insegnamento scolastico nelle primarie e secondarie e sviluppare un sistema nazionale di orchestre e cori giovanili e infantili.
Prevedere una fiscalità di vantaggio, compreso forme di tax credit, per l’investimento privato e per l’attività del volontariato organizzato e del settore non profit a sostegno della cultura, con norme di particolare favore per il sostegno al funzionamento ordinario degli istituti culturali. Sostenere la fruizione culturale attraverso la detraibilità delle spese per alcuni consumi (acquisto di libri, visite a musei e partecipazione a concerti, corsi di avviamento alla pratica artistica); uniformare l’aliquota IVA sui libri elettronici a quella per l’editoria libraria (4%); prevedere forme di tutela e di sostegno per le librerie indipendenti.

 

Mi promettono assessore

542558_10151251695372756_2060577724_nSento strane voci che girano nel sottobosco lombardo che mi indicherebbero come sicuro assessore della prossima Giunta Ambrosoli. Il giochino è semplice: dare un visione comoda e “accomodante” di un patto sotto traccia che dovrebbe avermi garantito e quindi dipingermi come domato in questa campagna elettorale.

Certo, direte voi, rispondere con un post a semplici spifferi sembra un eccesso di difesa da animo complottista di questi tempi moderni e può risuonare stonato per chi, come me e tanti altri, per professione e per passione tende ad affezionarsi ai fatti piuttosto che alle deboli ipotesi. Ma qui mi interessa oggi puntare il dito sul significato politico di un atteggiamento che annuso (e non mi piace) di questa campagna elettorale che qualcuno vede troppo in discesa e spera di compiere per la semplice forza di gravità, senza spinte e sussulti.

Non so perché nei cuori di alcuni del centro sinistra, del centrocentrocentrosinistra e della nostra sinistracentro si sia instillata la certezza di una vittoria facile e sicura per acclarati demeriti dell’avversario. Non so nemmeno se tutta questa sicumera sia sintomo di un’etica politica che tende a diventare algebrica piuttosto che valoriale ma la campagna elettorale della Lombardia è anche la campagna per il Senato italiano, certo, anche la campagna per il centrosinistra del futuro, certo, ma è soprattutto l’occasione vera di interrompere il formigonismo e di non lasciare cadere il nord in mano ai sogni incostituzionali della Lega.

Mi preoccuperei molto meno di posizionarti e più di posizioni politiche chiare ai cittadini lombardi, mi preoccuperei di raccontare i programmi che già da due anni e mezzo pratichiamo nelle commissioni e in aula piuttosto che travestire da civismi paleolitici spin doctor con molto appetito o inseguire montismi disgiunti.

La politica è il mezzo, non il fine. Mi interessa la Lombardia, non gli assessori. E’ banale e démodé, lo so. Davvero.

Dice Umberto Bossi

1secessione421402122-178709In un’intervista a Repubblica che se vince Maroni il nord si stacca dal resto d’Italia. Non mi interessa discutere la visione pervertita e anticostituzionale di uno “sparito” della prima Repubblica quanto constatare che la visione di fondo della proposta politica di Maroni sia questa, senza troppi fronzoli. E quanto noi dovremmo essere semplicemente senza fronzoli nel raccontare la visione di un’Europa in cui l’Italia si presenta tutta insieme e contro le politiche economiche europee di questi ultimi anni. Perché il Maroni che critica la Merkel vuole diventare la Merkel per il resto d’Italia. E si contraddice da solo. Non è difficile. Davvero.

#preferenzepulite si riparte per un’ecologia del voto

Addiopizzostickerconsenso-300x225La nostra campagna #preferenzepulite lanciata da me e Pippo Civati per le scorse amministrative aveva fatto discutere, analizzare e ottenere risultati inaspettati (ad esempio qui e qui).

Scrivevamo:

Nelle ultime elezioni amministrative la criminalità organizzata ha avuto gioco facile nell’eleggere un consigliere all’interno delle istituzioni a cui fare riferimento e su cui esercitare le proprie pressioni. I dati elettorali degli ultimi anni indicano chiaramente come bastino qualche decina di voti per entrare nei consigli comunali di città importanti per dimensione, posizione e attività sul territorio. Ne parla spesso anche Nando Dalla Chiesa nel suo decalogo antimafia e le ultime operazioni contro le mafie (anche in Lombardia) hanno stilato l’elenco dei nomi e dei cognomi.

Se ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra utilizzano lo strumento del voto di preferenza meglio e più consapevoli della stragrande parte degli elettori il problema non è solo politico: è un problema di cittadinanza praticata troppo poco. Se le mafie dimostrano di conoscere gli strumenti democratici e di utilizzarli a proprio vantaggio significa che anche su questo punto noi dobbiamo provare ad essere più vivi. Il “porcellum mafioso” è garantito dagli argini troppo bassi.

Per questo chiediamo in questi ultimi giorni di campagna elettorale che i candidati sindaci, la stampa, i partiti, la rete e la società civile alzino la voce sull’uso responsabile della preferenza da esprimere nel seggio. Indicare un cognome di cui fidarsi e a cui affidarsi non è solo il modo per non delegare solo alla coalizione l’attenzione per i punti di programma e avere una persona di riferimento; dare il voto di preferenza significa alzare l’argine contro le mafie per rendere più difficile la loro gestione del consenso.

Votate. E date una preferenza.

Su twitter #preferenzepulite

Giulio Cavalli e Pippo Civati

In Lombardia dove l’assessore Zambetti alle ultime elezioni del 2010 ha comprato voti dalla ‘ndrangheta forse è il caso di ripartire subito. Insieme. Davvero.