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Scrive Bild: “In Germania vivono 562 affiliati a Cosa nostra, ‘ndrangheta a camorra”

(fonte: Il Fatto Quotidiano)

In Germania vivono 562 esponenti di associazioni mafiose di origine italiana. Lo rivela la Bild, raccontando il contenuto della risposta fornita dal ministero dell’Interno tedesco a un’interrogazione parlamentare dei Verdi. Il numero si è quadruplicato rispetto al 2008 quando in Germania c’erano solo 136 esponenti di quella che Bild chiama genericamente “mafia”.

Notoriamente su suolo tedesco l’organizzazione criminale più presente è la ‘ndrangheta calabrese che in Germania conta 333 affiliati. Segue quindi Cosa nostra, con 124 “picciotti”. Dal 2008 sono 103 le inchieste aperte contro la criminalità organizzata. Le forze dell’ordine hanno recuperato da allora 5,6 milioni di euro.

Ilfattoquotidiano.it ha dedicato alla Germania uno dei focuscontenuti nell’inchiesta sulle mafie unite d’Europa (leggi lo speciale). Una delle principali attività dei mafiosi su suolo tedesco è quella della ristorazione: pizzerie, ristoranti e bar. Questi locali, come hanno dimostrato le indagini congiunte dei Carabinieri del Ros e del Bka dopo la strage di Duisburg, diventano dei veri e propri centri logistici ad ampio spettro, quartieri generali per gli incontri, lavatrici per il denaro sporco nonché snodi per il traffico di armi e droga – soprattutto cocaina da Olanda (vedi Focus) e Belgio. Lo dimostrano le indagini sui super-narcos Sebastiano Signati e Bruno Pizzata, che dirigevano un imponente traffico di cocaina sull’asse, appunto, Olanda-Belgio-Germania. Pizzata, che viveva a Oberhausen, aveva proprio un ristorante come centro logistico, “La Cucina”.

Una fra le più importanti indagini sul riciclaggio di capitali mafiosi in Germania, partita dall’Italia, è l’operazione Scavo del 2013 contro Cosa Nostra agrigentina. L’indagine ha scoperto come un licatese di nome Gabriele Spiteri fosse stato incaricato da Cosa Nostra di gestire la “Baumafia”, ovvero una rete di 430 imprese di costruzioni mafiose (tutte rigorosamente aperte da prestanome) che in Germania costruivano palazzi, ma servivano anche da lavatrici per profitti illeciti milionari. Non era Spiteri – bocciato tre volte alle elementari – l’ideatore di questo sistema. A controllare le sue mosse, come ha rivelato un team internazionale d’inchiesta composto da giornalisti di IrpiCorrectiv e Grandangolo Agrigento, era Angelo Occhipinti, presunto capo-mandamento di Colonia per la mafia agrigentina. Il quale, secondo un ex-killer di Cosa Nostra con cui hanno parlato in esclusiva i giornalisti, prendeva ordini direttamente dai capi-mandamento della Provincia di Agrigento – gli stessi che nel 2012 hanno comandato la lupara bianca per il capo-mandamento di Manneheim dell’epoca, Giuseppe Condello, ritrovato cadavere in un cunicolo di scolo dell’acqua nelle campagne di Palma di Montechiaro. Dopo la risonanza internazionale della strage di Duisburg del 2007, infatti, sia la ‘ndrangheta che Cosa Nostra hanno cambiato tattica: si spara solo sul suolo italiano, così da non rovinare gli affari in Germania.

Imparare il tedesco con il “PIZZA MAFIOSO”

Schermata 2014-04-07 alle 09.57.27Mi scrive Giulia. Giulia ha vent’anni e ha deciso di passare un anno all’estero prima di iscriversi all’Università. Per questo è finita in Germania. Per imparare la lingua sta studiando Schrite plus, un manuale di lingua tedesca che immagina alcune situazioni ordinarie per esercitarsi con la lingua. Giulia ha partecipato ad un incontro con la sua scuola nell’ultimo giorno del suo ultimo anno di Liceo in cui abbiamo parlato (tutti insieme, ma per la storia non conta che ci fossi io) dell’antiracket culturale e della pericolosa tipizzazione della mafia in Italia e all’estero, per questo Giulia non è rimasta indifferente vedendo le immagini di una consegna a domicilio di una pizza all’archetipo del mafioso italiano con il sottotitolo di “pizza mafioso”. Mi scrive:

Essendo in Germania frequento un corso di tedesco e ho per questo l’apposito libro di testo. In una delle sue unità trovo l’argomento “Pizza Mafioso”, in cui un ragazzo che lavora in una pizzeria take away porta le consegne, e tra i clienti vi è appunto questo personaggio, paragonabile a noi sappiamo chi, in cui emergono i soliti, vecchi, irrispettosi (per noi) stereotipi.
Appena me ne sono accorta, la mia prima reazione è stata dire: “Che vergogna!”.
Non so se sono troppo permalosa o cos’altro, però la trovo veramente un trovata infelice che, ripeto, non è la prima volta che viene impiegata (cito, ad esempio, il caso della Svezia in cui un vino o un olio italiano veniva venduto con un’etichetta che riportava qualcosa come “mafia” o “mafiosa” a scopi commerciali).
Vorrei sapere il tuo parere a riguardo e se è veramente necessario, ogni volta, girare il coltello in una piaga con cui facciamo i conti tutti i giorni.

Insomma è la solita storia della mafia utilizzato come marchio ma con una buona notizia: la reazione di una generazione (questo è il caso di Giulia ma le mail e le segnalazioni sono moltissime) che decide di non soprassedere. Di esportare altro. E di lavorare per il rispetto del proprio Paese. Ed è una buona notizia poiché sarà la generazione di Giulia ad avere la responsabilità di ricostruire il rispetto, l’onore quello vero, quello scritto nella Costituzione.

Italia – Germania

Cesare Alemanni su una partita e, più in generale su un Paese che ha perso la fantasia (uno di quei pezzi che leggi e pensi che ha la forma di quello che pensavi e non avevi ancora scritto):

Paginate e paginate d’inchiostro per riempire confronti così dozzinali e primitivi che paiono usciti da un volantino del Ventennio (se non fosse che all’epoca, si era “in buoni rapporti” diciamo) e che denotano una percezione piuttosto provinciale e sommaria, mettiamola così,  non solo del processo d’integrazione europea che è già abbastanza in crisi senza campanilismi di ritorno ma anche e soprattutto della sostanza dell’evento che, davvero, non ha nulla a che fare con una battaglia campale tra il modello della grande industria e della piccola media impresa o tra gli italici vizi e le teutoniche virtù. È una partita di calcio giocata da un campione ristretto, in tacchetti e pantaloncini, di individui delle due nazioni. Niente di più e, ovviamente, niente di meno. E direi che in ogni caso è già abbastanza per godersela così senza andare alla ricerca di altri generi di rivincita e riscatto.

Estendere oltre la narrazione, sconfinando nel campo della Crisi politico/economica europea o in quello di ataviche divergenze culturali, è una tentazione che torna comoda per riempire i giornali ma credo sia un gesto molto pigro e soltanto generatore di confusione, esattamente il tipo di gesto per cui, qua e là per il mondo, ci guardano con un angolo del labbro leggermente alzato. Anche perché, volendo essere meno pigri, restando nel campo dell’attualità sportiva, le trame narrative non mancano di certo. A partire dai precedenti storici fino ad arrivare al presente che offre una delle selezioni azzurre meno tradizionaliste di sempre e una delle nazionali tedesche più estrose degli ultimi trent’anni.

Del resto però, la mancanza di fantasia, è uno dei grandi problemi del dibattito (sportivo e non solo) nostrano e così ogni volta che noi e i tedeschi ci si incontra su un prato verde si tirano fuori dal congelatore i vecchi stilemi su Birkenstock e mandolini. Una pratica a cui, va detto, non si sottraggono nemmeno i tabloid della controparte. Ma, appunto, ho detto tabloid.

Vattene. In tutte le lingue.

Geh nur, was Besseres kann Italien gar nicht passieren! Lo dicono in tedesco. La lingua della culona inchiavabile.
Un presidente del consiglio che si fa organizzare festini con minorenni. Che si fa ricattare da ruffiani. Che getta nel fango il suo paese e che vorrebbe scappare via dall’Italia. Finora in Germania ci si è più meravigliati che indignati di questi ed altri passi falsi del premier. Però con il suo stile di vita e la sua politica Berlusconi danneggia l’Italia e con essa l’Unione Europea. Non deve stupire che lui la pensi in maniera completamente diversa, dato che fa parte della sua complessa personalità, rimandare le questioni spiacevoli, ignorare i problemi e minimizzare gli errori.

Nucleare e il paese ‘reale’

La Germania molla il nucleare: nel 2021 sarà spento l’ultimo reattore e tra il 2020 e il 2030 il 70/80% dell’energia sarà prodotta da fonti rinnovabili. La notizia sta rimbalzando un po’ ovunque ma mi colpisce una frase dell’articolo su RepubblicaLa Merkel ha deciso di ignorare riserve e ‘nyet’ dei poteri economici, pure sostenuti dall’ala destra del suo partito e dai suoi alleati di governo liberali (Fdp), e di seguire la scelta degli elettori e del paese reale. E’ il passaggio finale da ottenere qui da noi.