Studente e trafficante: a Parma spadroneggia il figlio del boss
Studente fuori sede e trafficante di droga. Nell’ambito della maxioperazione “Gufo” della Guardia di Finanza di Firenze contro il traffico di cocaina gestito dalla ‘ndrangheta è stato arrestato a Parma un 26enne, Giuseppe Avignone, accusato associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, con l’aggravante del nesso mafioso.
Il giovane, nato a Reggio Calabria e domiciliato a Parma nei pressi di via Saffi, è il figlio di Guerino Avignone, considerato il capo del clan degli Avignone di Taurianova, una ‘ndrina definita “protagonista di faide sanguinarie” nell’ordinanza di custodia cautelare. Il boss è detenuto all’ergastolo in regime di massima sicurezza a Sulmona. Il ragazzo, attualmente iscritto alla facoltà di Economia dell’Università di Parma, avrebbe avuto un ruolo di spicco nell’organizzazione insieme agli zii Salvatore e Domenico Avignone (poi assolto con formula piena nel 2016).
I complici nelle intercettazioni lo chiamavano “dottore” perché frequentava l’università. Nel settembre 2013 nella casa del giovane a Parma si è tenuta una riunione “d’affari” tra gli Avignone e altri trafficanti. Dalle indagini è emerso che Giuseppe, pur avendo dichiarato un reddito per il 2013 di soli 2.400 euro come assicuratore, conduceva in realtà un tenore di vita altissimo tra viaggi, terme, uscite serali e bei vestiti.
In mattinata gli uomini del Gruppo investigativo criminalità organizzata hanno eseguito in tutta Italia 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere tra Reggio Calabria, Bologna, Alessandria, Palermo, Modena, Parma, Genova, Milano e Pavia, al termine di un’indagine durata tre anni. Tra gli arrestati Giuseppe Avignone, raggiunto dalle Fiamme Gialle di Parma e condotto in via Burla, è accusato di diversi episodi di traffico di stupefacenti: nel 2011, a Lucca, avrebbe venduto una partita di tre chili di marjuana; in seguito, nei primi mesi del 2013 in concorso con complici, avrebbe organizzato l’importazione in Italia oltre 50 chili di cocaina tramite un container contenente capi d’abbigliamento preveniente dal Perù; tra agosto e ottobre dello stesso anno il gruppo ha fatto arrivare 10 chili di coca nascosti tra lastroni di marmo provenienti da Santo Domingo.
L’associazione criminale, secondo le accuse, si occupava in seguito dello smistamento e della commercializzazione dello stupefacente. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati ben 280 chili di cocaina per un valore di 43 milioni di euro. La droga veniva occultata all’interno di doppifondi ricavati in container con carichi di copertura (banane) o nascosta in blocchi di marmo. Le “merci”, imbarcate nei porti di Callao in Perù e di Guayaquil in Ecuador, giungevano ai porti Italiani di Genova e Gioia Tauro.
L’ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso dal Gip del Tribunale di Firenze Erminia Bagnoli, su richiesta della procura diretta
da Giuseppe Creazzo. Sottoposti a sequestro anche beni immobili e mobili tra cui cinque fabbricati, cinque autoveicoli, un motociclo, due ditte individuali e diverse partecipazioni societarie nella disponibilità degli arrestati per complessivi 2 milioni di euro. Sequestrata anche la Golf di Giuseppe Avignone, intestata a una “testa di legno” che nelle intercettazioni si lamenta con lo zio del giovane perché il ragazzo guida spesso in zona Ztl e lui riceve le multe.
(clic)