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informazione

L’informazione è cibo

Geniale Rangaswami per TED:

Adoro il mio cibo. E adoro l’informazione. I miei figli di solito mi dicono che una di queste passioni è più evidente dell’altra. (Risate)

Ma quello che voglio fare nei prossimi 8 minuti è spiegarvi come si sono sviluppate queste passioni, il momento della mia vita in cui le due passioni si sono fuse, il percorso di apprendimento che si è verificato a partire da quel momento. E un’idea che voglio lasciarvi oggi è cosa accadrebbe di diverso nella vostra vita se vedeste l’informazione nel modo in cui vedete il cibo?

Sono nato a Calcutta — una famiglia dove mio padre e suo padre prima di lui erano giornalisti, e scrivevano su riviste in inglese. Era l’attività di famiglia. E per questo motivo, sono cresciuto con libri ovunque per casa. E intendo letteralmente libri ovunque per la casa. Questo è un negozio a Calcutta, ma è un posto dove i nostri libri ci piacciono. Di fatto, ne ho ora 38 000 e nessun Kindle in vista.

Ma crescere da bambino con libri ovunque, con gente con cui parlare di questi libri, non ha avuto poca influenza sulla mia educazione.

Arrivato a 18 anni, avevo una profonda passione per i libri. Non era la mia unica passione. Sono del sud dell’India cresciuto a Bengala. Ci sono due cose su Bengala: adorano i loro piatti saporiti e adorano i dolci. Quando ero ragazzo avevo una sana passione per il cibo. Era la fine degli anni ’60, i primi anni ’70 e avevo anche altre passioni, ma queste erano quelle che mi differenziavano. (Risate)

E la vita non era male, era fantastica. Tutto andava bene, finché non sono arrivato a 26 anni, e sono andato a vedere un film intitolato “Corto Circuito”. Qualcuno di voi l’ha visto. Apparentemente ora lo rifanno e uscirà l’anno prossimo. È la storia di questo robot sperimentale che viene fulminato e prende vita. E mentre avanzava questa cosa diceva: “Necessito input. Necessito input”.

Improvvisamente mi sono reso conto che per un robot informazioni e cibo sono la stessa cosa. L’energia arriva loro in qualche forma, i dati arrivano loro in qualche forma. Ho cominciato a pensare, e mi sono chiesto cosa accadrebbe se cominciassi a immaginare me stesso in un contesto in cui energia e informazione fossero i miei due input, se cibo e informazione avessero una forma simile.

Ho cominciato a fare ricerche ed è stato un viaggio lungo 25 anni, ho cominciato a scoprire che gli esseri umani in quanto primati hanno uno stomaco molto più piccolo in proporzione al loro peso corporeo e un cervello molto più grande.

E nell’approfondire la ricerca, sono arrivato al punto in cui ho scoperto una cosa chiamata teoria del tessuto costoso. Ossia, per una data massa corporea di un primate il tasso metabolico è fisso. Quello che cambia è l’equilibrio dei tessuti disponibili. E due dei tessuti più costosi nel nostro corpo umano sono i tessuti nervosi e i tessuti digestivi. E quello che è accaduto è che è stata avanzata un’ipotesi che apparentemente stava ottenendo risultati favolosi intorno al 1995. È una donna di nome Leslie Aiello.

L’articolo allora suggeriva che fossero intercambiabili. Se volevi che il cervello di una data massa corporea fosse più grande, dovevi vivere con uno stomaco più piccolo.

Questo mi ha completamente disorientato e ho detto: “Ok, questi due sono connessi”. Ho quindi guardato alla coltivazione dell’informazione come se fosse cibo e ho detto: Allora eravamo cacciatori-raccoglitori di informazioni. E da quello siamo diventati contadini e coltivatori di informazione.

Questo spiega davvero quello che vediamo oggi nelle battaglie per la proprietà intellettuale? Perché quelle persone che erano in origine cacciatori-raccoglitori volevano essere liberi di girovagare e prelevare l’informazione come volevano, e coloro che coltivavano l’informazione volevano costruirci attorno una recinzione, creare proprietà, ricchezza, struttura e insediamento. Quindi ci sarebbe sempre stata una certa tensione. E tutto quello che ho visto nella coltivazione mi diceva che c’erano grandi lotte tra gli amanti del cibo tra i coltivatori e i cacciatori-raccoglitori. E succede anche qui.

Quando sono passato all’università era la stessa cosa, solo che c’erano due scuole. Un gruppo di persone diceva che si poteva estrarre l’informazione, si può estrarre valore, separarlo e servirlo, mentre un altro gruppo, al contrario, ha detto no, lo si può far fermentare. Lo si mette tutto insieme e lo si mescola e il valore si ottiene in quel modo. La stessa cosa vale per l’informazione.

Ma con il consumo comincia a diventare veramente divertente. Perché quello che ho cominciato a vedere era che c’erano talmente tanti modi per consumare. Comprarla dai negozi come se fossero ingredienti. La cucinate? Ve la fate servire? Andate al ristorante? La stessa cosa valeva ogni volta che cominciavo a pensare all’informazione.

Le analogie diventavano pazzesche — le informazioni avevano date di scadenza, la gente usava impropriamente l’informazione scaduta provocando conseguenze sui mercati azionari, sul valore delle aziende, ecc. E mi sono lasciato trascinare. E questo processo dura da 23 anni.

Ho cominciato a pensare a me stesso, a noi che cominciamo a mescolare fatti e finzione, film-verità, pseudo-documentari, chiamateli come volete. Raggiungeremo la fase in cui l’informazione conterrà una percentuale di fatti reali? Cominciamo a etichettare l’informazione a seconda della percentuale di fatti? Quando la fonte di informazione sarà esaurita, cominceremo a vedere quello che succede, come se ci fosse carestia?

Il che mi porta all’elemento finale. Clay Shirky una volta ha affermato che il sovraccarico d’informazione non esiste, c’è solo un filtro guasto. Lascio a voi questa informazione, se vista dal punto di vista del cibo, non è mai un problema di produzione; non si parla mai di sovraccarico di cibo. Sostanzialmente si tratta di un problema di consumo. E dobbiamo cominciare a pensare a come creare noi stessi diete ed esercizi, per avere la possibilità di trattare l’informazione per etichettarla in maniera responsabile. Quando ho visto “Supersize Me” ho cominciato a pensare “Cosa succederebbe se un individuo affrontasse 31 giorni di Fox News ininterrotte?” (Risate) Avrebbe il tempo di processare il tutto?

Cominciate veramente a capire che si possono contrarre malattie, tossine, necessità di una dieta bilanciata, e una volta che cominciate a guardare, e da quel punto in avanti, tutto quello che ho fatto in termini di consumo di informazione, di produzione di informazione, di preparazione dell’informazione, l’ho guardato dal punto di vista del cibo. Probabilmente non è stato di aiuto al mio girovita perché mi piace esercitarmi su entrambi i fronti.

Ma vorrei lasciarvi con una sola domanda: Se cominciaste a pensare all’informazione che consumate nel modo in cui pensate al cibo, cosa fareste di diverso?

Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

(Applausi)

Telejato si fa in cinque

Ne abbiamo parlato, abbiamo alzato la voce (qui, qui, qui e qui). Oggi Telejato (e noi tutti che le vogliamo bene) ha vinto:

La tv antimafia locale diretta da Pino Maniàci continuerà a trasmettere in consorzio con TeleMed, Radio Monte Kronio e Il Tirreno. Disporrà di cinque canali. Il primo sarà attivo il 4 luglio sul canale 273. Appello per acquistare le attrezzature e ottenere un bene confiscato alla mafia in cui lavorare. La battagliera emittente  ringrazia le  associazioni che l’hanno sostenuta e mette un canale a disposizione delle 40 emittenti che non hanno  superato la soglia dello switch off.

Partinico, 10 giugno 2012 – TeleJato ha superato la difficile prova del passaggio al digitale terrestre. La piccola emittente dal 4 luglio sarà sul canale 273 ed entro la fine dell’anno potrà attivare altri quattro canali. Dunque Telejato non chiude e si fa in cinque. La bella notizia è arrivata con la pubblicazione delle graduatorie provvisorie per l’assegnazione delle frequenze TV del Ministero dello Sviluppo economico, rese note pochi giorni fa.

Con lo switch off del segnale analogico e il passaggio alla televisione digitale terrestre in Sicilia, TeleJato ha seriamente rischiato la chiusura. Come Pino aveva spiegato aOssigeno , la legge ha previsto regole restrittive circa i titolari dei requisiti necessari per accedere al nuovo sistema di trasmissione. In particolare, non consentito alle piccole televisioni comunitarie come TeleJato di accedervi. La prospettiva era di spegnere il segnale.

L’ostacolo è stato superato da Telejato costituendo un consorzio con altre tre emittenti televisive: TeleMed, Radio Monte Kronio e Il Tirreno. «Sono state le altre emittenti, soprattutto l’emittente regionale TeleMed – spiega Maniàci -, a consentirci di raggiungere il punteggio richiesto per passare al nuovo sistema. Da soli non ce l’avremmo fatta». Adesso TeleJato diventa operatore di rete, oltre che fornitore di contenuti, nel nuovo sistema televisivo italiano.

Dunque Pino Maniàci ha vinto, con i suoi famigliari, con le associazioni e i singoli cittadini che hanno sostenuto la battaglia per tenere viva una voce che si è distinta per coraggio e spirito di libertà e impegno contro la mafia. «Noi di TeleJato ringraziamo – tiene a dire Pino Maniàci – tutti coloro che ci sono stati vicini in questa battaglia di democrazia. Soprattutto le associazioni, i giovani, il comitato “Siamo tutti TeleJato” e le scuole che hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica Napolitano e al ministro Passera. Continueremo a batterci perché lo stesso diritto sia riconosciuto alle altre emittenti rimaste fuori».

L’articolo di Ossigeno Informazione lo potete leggere qui.

Morti per giornalismo

Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto. (Horacio Verbitsky)

Nel 2011 43 giornalisti uccisi per il proprio lavoro secondo CPJ. Un esercito rimasto sul campo di una libertà che sembra impossibile senza gli stili della guerra.

Deadliest Countries in 2011

Pakistan: 7
Iraq: 5
Libya: 5
Mexico: 3
Bahrain: 2
Afghanistan: 2
Yemen: 2
Philippines: 2
Egypt: 2
Brazil: 2
Somalia: 1
Russia: 1
Nigeria: 1
Thailand: 1
Dominican Republic: 1
Vietnam: 1
Tunisia: 1
Ivory Coast: 1
Syria: 1
Azerbaijan: 1
43 Journalists Killed in 2011/Motive Confirmed
Terminology explained
Gadzhimurad Kamalov, Chernovik
December 15, 2011, in Makhachkala, Russia
Rafiq Tagi, Freelance
November 23, 2011, in Baku, Azerbaijan
Ferzat Jarban, Freelance
November 19 or 20, 2011, in Al-Qasir, Syria
Gelson Domingos da Silva, Bandeirantes TV
November 6, 2011, in Rio de Janeiro, Brazil
Javed Naseer Rind, Daily Tawar
November, in Khuzdar, Pakistan
Zakariya Isa, Nigeria Television Authority
October 22, 2011, in Maiduguri, Nigeria
Wael Mikhael, Al-Tareeq
October 9, 2011, in Cairo, Egypt
Faisal Qureshi, London Post
October 7, 2011, in Lahore, Pakistan
Maria Elizabeth Macías Castro, Freelance
September 24, 2011, in an area near Nuevo Laredo, Mexico
Phamon Phonphanit, Sue Samut Atyakam
September 24, 2011, in Yala, Thailand
Hassan al-Wadhaf, Arabic Media Agency
September 24, 2011, in Sana’a, Yemen
Farhad Taqaddosi, Press TV
September 20, 2011, in Kabul, Afghanistan
Hadi al-Mahdi, freelance
September 8, 2011, in Baghdad, Iraq
Pedro Alfonso Flores Silva, Channel 6
September 8, 2011, in Chimbote, Peru
Noramfaizul Mohd, Bernama TV
September 2, 2011, in Mogadishu, Somalia
José Agustín Silvestre de los Santos, La Voz de la Verdad, Caña TV
August 2, 2011, in La Romana, Dominican Republic
Ahmad Omaid Khpalwak, Pajhwok Afghan News, BBC
July 28, 2011, in Tarin Kot, Afghanistan
Alwan al-Ghorabi, Afaq
June 21, 2011, in Diwaniyya, Iraq
Shafiullah Khan, The News
June 17, 2011, in Wah Cantonment, Pakistan
Edinaldo Filgueira, Jornal o Serrano
June 15, 2011, in Serra do Mel, Brazil
Romeo Olea, DWEB
June 13, 2011, in Iriga City, Philippines
Asfandyar Khan, Akhbar-e-Khyber
June 11, 2011, in Peshawar, Pakistan
Saleem Shahzad, Asia Times Online
May 29 or 30, 2011, in Mandi Bahauddin, Pakistan
Nasrullah Khan Afridi, Khyber News Agency, Pakistan Television, Mashreq
May 10, 2011, in Peshawar, Pakistan
Sylvain Gagnetau Lago, Radio Yopougon
May 8, 2011, in Abidjan, Ivory Coast
Chris Hondros, Getty Images
April 20, 2011, in Misurata, Libya
Tim Hetherington, Freelance
April 20, 2011, in Misurata, Libya
Karim Fakhrawi, Al-Wasat
April 12, 2011, in Manama, Bahrain
Zakariya Rashid Hassan al-Ashiri, Freelance
April 9, 2011, in Al-Dair, Bahrain
Anton Hammerl, Freelance
April 5, 2011, in an area near Brega, Libya
Sabah al-Bazi, Al-Arabiya
March 29, 2011, in Tikrit, Iraq
Muammar Khadir Abdelwahad, Al-Ayn
March 29, 2011, in Tikrit, Iraq
Luis Emanuel Ruiz Carrillo, La Prensa
March 25, 2011, in Monterrey, Mexico
Mohammed al-Nabbous, Libya Al-Hurra TV
March 19, 2011, in Benghazi, Libya
Jamal al-Sharaabi, Al-Masdar
March 18, 2011, in Sana’a, Yemen
Ali Hassan al-Jaber, Al-Jazeera
March 13, 2011, in an area near Benghazi, Libya
Noel López Olguín, Freelance
March 2011, in Chinameca, Mexico
Mohamed al-Hamdani, Al-Itijah
February 24, 2011, in Ramadi, Iraq
Ahmad Mohamed Mahmoud, Al-Ta’awun
February 4, 2011, in Cairo, Egypt
Le Hoang Hung, Nguoi Lao Dong
January 30, 2011, in Ho Chi Minh City, Vietnam
Gerardo Ortega, DWAR
January 24, 2011, in Puerto Princesa City, Philippines
Lucas Mebrouk Dolega, European Pressphoto Agency
January 17, 2011, in Tunis, Tunisia
Wali Khan Babar, Geo TV
January 13, 2011, in Karachi, Pakistan

5 Media Workers Killed in 2011
Terminology explained
Fuad al-Shamri, Al-Saeeda TV
October 22, 2011, in Sana’a, Yemen
Farah Hassan Sahal, Radio Simba
August 4, 2011, in Mogadishu, Somalia
Mohamed Shaglouf, freelance
March 15, 2011, in Ajdabiya, Libya
Marcel Legré, La Refondation
February 28, 2011, in Koumassi, Ivory Coast
Rodolfo Ochoa Moreno, Grupo Multimedios Laguna
February 9, 2011, in Torreón, Mexico

35 Journalists Killed in 2011/Motive Unconfirmed
Terminology explained
Luz Marina Paz Villalobos, Cadena Hondureña de Noticias
December 6, 2011, in Tegucigalpa, Honduras
Charles Ingabire, Inyenyeri News
December 1, 2011, in an area near Kampala, Uganda
Roy Bagtikan Gallego, freelance
October 14, 2011, in Lianga, Philippines
Li Xiang, Luoyang TV
September 19, 2011, in Luoyang, China
José Oquendo Reyes, Radio Alas Peruanas, BTV Canal 45
September 14, 2011, in Pueblo Nuevo, Peru
Valderlei Canuto Leandro, Radio Frontera
September 1, 2011, in Tabatinga, Brazil
Humberto Millán Salazar , A Discusión, Radio Fórmula
August 24 or 25, 2011, in Culiacán, Mexico
Niel Jimena, DYRI-RMN Radio
August 22, 2011, in E.B. Magalona, Philippines
Muneer Shakir, Online News Network, Sabzbaat TV
August 14, 2011, in Khuzdar, Pakistan
Yolanda Ordaz de la Cruz, Notiver
July 2011, in Veracruz, Mexico
Auro Ida, Olhar Direto, Midianews
July 21, 2011, in Cuiabá, Brazil
Nery Geremías Orellana, Radio Joconguera, Radio Progreso
July 14, 2011, in Lempira, Honduras
Luis Eduardo Gómez, Freelance
June 30, 2011, in Arboletes, Colombia
Witness-Patchelly Kambale Musonia, freelance
June 22, 2011, in Kirumba, Democratic Republic of the Congo
Misael López Solana, Notiver
June 20, 2011, in Veracruz, Mexico
Miguel Ángel López Velasco, Notiver
June 20, 2011, in Veracruz, Mexico
Ibrahim Foday, The Exclusive
June 12, 2011, in an area near Grafton, Sierra Leone
Jyotirmoy Dey, Midday
June 11, 2011, in Powai, India
Luis Ernesto Mendoza Cerrato, Channel 24
May 19, 2011, in Danlí, Honduras
Yensi Roberto Ordoñez Galdámez, Channel 14
May 18 or 19, in Nueva Concepción, Guatemala
Wilfred Iván Ojeda, El Clarín
May 17, 2011, in La Victoria, Venezuela
Héctor Francisco Medina Polanco, Omega Visión
May 11, 2011, in San Pedro Sula, Honduras
Valério Nascimento, Panorama Geral
May 3, 2011, in Rio Claro, Brazil
Julio Castillo Narváez, Ollantay Radio
May 3, 2011, in Virú, Peru
Alfredo Antonio Hurtado, Canal 33
April 25, 2011, in Ilopango, El Salvador
David Niño de Guzmán, Agencia de Noticias Fides
April 20, 2011, in La Paz, Bolivia
Luciano Leitão Pedrosa, TV Vitória and Radio Metropolitana FM
April 9, 2011, in Vitória de Santo Antão, Brazil
Taha Hameed, Al-Massar TV
April 8, 2011, in Baghdad, Iraq
Zaman Ibrahim, Daily Extra News
April 2, 2011, in Karachi, Pakistan
Maria Len Flores Somera, DZME
March 24, 2011, in Malabon City, Philippines
Merardo Alejandro Romero Chávez, La Voz de Ytakyry
March 3, 2011, in Ytakyry, Paraguay
Umesh Rajput, Nai Dunia
February 22, 2011, in Raipur, India
Abdost Rind, freelance
February 18, 2011, in Turbat, Pakistan
Hilal al-Ahmadi, Freelance
February 17, 2011, in Mosul, Iraq
Ilyas Nizzar, Darwanth
January 3, 2011, in Pidarak, Pakistan

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Il bandito Christian e la Casa della Legalità di Genova

Firmo, contribuisco, giro e vi invito a fare lo stesso.

CONTRO MAFIE E IPOCRISIE, SOSTENERE LA CASA DELLA LEGALITA’ E’ UN DOVERE CIVILE

Ci sono nuove e concrete evidenze che il presidente della Casa della Legalità – Onlus (www.casadellalegalita.org), Christian Abbondanza, sia ritenuto in concreto ed effettivo pericolo di vita per possibili attacchi da parte di cosche mafiose operanti sul territorio. Le Prefetture di Savona e Genova hanno conseguentemente disposto misure di protezione per tutelarne l’incolumità, dando così conferma del fatto che nel 2011 in LIGURIA un uomo rischia la vita se denuncia le pesanti presenze ed attività mafiose nel territorio e le infiltrazioni nell’economia e nella politica.

Questa notizia dovrebbe imporre a tutta la comunità ligure una profonda riflessione e smuoverne la coscienza.

La Casa della Legalità, tramite i suoi Osservatori su mafie, reati ambientali e pubbliche amministrazioni, ha promosso inchieste ed effettuato denunce che hanno anticipato anche di diversi anni sviluppi giudiziari ed investigativi che hanno poi confermato la Liguria come “colonizzata” in tutte le sue province dalle mafie. A riconferma di ciò, la recente riunione della Commissione Parlamentare Antimafia a Genova, con le audizioni di Prefetti, Reparti e Magistratura, ha evidenziato, dopo anni, che quanto denunciato dalla Casa della Legalità era fondato! Con un lavoro costante la Casa ha raccolto segnalazioni e promosso approfondimenti che sono stati poi raccolti dai reparti dello Stato, Prefetture e da diverse Procure. Questo lavoro ha permesso anche al mondo dell’informazione di aprire gli occhi su questa drammatica realtà, contribuendo fortemente a rompere il muro di silenzi, negazionismi e omertà che per anni ha avvolto ed avvolge tutt’ora mafiosi noti e meno noti, così come anche i rapporti di affari che questi avevano (ed hanno) con imprese, cooperative, società pubbliche e pubbliche amministrazioni. Con determinazione non hanno lasciato soli coloro che hanno trovato il coraggio di denunciare, così come sono stati stati capaci di mettere in imbarazzo e difficoltà la politica che, da una parte e dall’altra, vede propri esponenti affiancarsi ai boss e diversi Comuni soccombere ad infiltrazioni e condizionamenti, spesso in cambio di una manciata di voti. Certamente qualcuno potrà dire: “se la sono cercata”. E’ vero, si sa a cosa si va incontro quando si denunciano certe collusioni e complicità, quando si punta l’indice sul mafioso e sulle attività di riciclaggio che vedono, ad esempio, la Liguria in prima fila con le speculazioni edilizie. Ma non è così che una società civile può e deve rispondere! Una “società civile” deve prendere esempio da quanto fatto dalla Casa della Legalità. Ognuno deve farsi carico di un pezzetto di responsabilità in questa lotta all’illegalità ed alle mafie. Ognuno deve sostenere questa battaglia. La Casa della Legalità è una struttura che non riceve alcun contributo pubblico e che non ha sponsor: non li ha proprio perché ha voluto mantenersi assolutamente indipendente e libera d’azione; l’unica fonte di sostentamento della struttura sono le sottoscrizioni e le donazioni dei singoli cittadini. Purtroppo alle spese ordinarie (cancelleria, telefono, benzina per gli spostamenti solo per fare alcuni esempi) si aggiungono sempre più sovente (e più a fondo si colpisce) da un lato le spese legali per difendersi dalle querele dei Boss mafiosi e dall’altro magari le spese di “manutenzione” per le casuali manomissioni all’auto usata per gli spostamenti o per gli attacchi informatici… Ed allora ecco che ci sentiamo in dovere, oltre all’esprimere solidarietà al Presidente della Casa della Legalità ed agli altri ragazzi che lo affiancano nelle inchieste, nelle denunce e nelle incursioni sul territorio, di invitare ad un sostegno anche economico della Casa della Legalità, così che possano continuare ad andare avanti nel loro lavoro che si è dimostrato così efficace ed incisivo, sia per l’impatto civile e culturale, sia per il contributo portato anche ad inchieste e provvedimenti giudiziari che hanno condotto ad un’aggressione vera e propria alle cosche ed ai loro capitali illeciti. Se ognuno di noi si impegnasse a sostenere questa realtà libera, con un piccolo contributo mensile, tutti saremo più liberi. Questo sostegno, alla luce dei nuovi atti intimidatori che in queste ore stanno colpendo i membri della Casa della Legalità e le persone ad essa vicine, stringendo sempre di più il cerchio attorno al Presidente dell’associazione, è una sorta di “impegno e dovere civile”, a testimonianza del fatto che cedere di un solo passo sarebbe una sconfitta ed una svendita del nostro territorio e patrimonio alla criminalità organizzata.

Nel mirino, ora, ci sono loro.

https://www.facebook.com/pages/Le-Vostre-Minacce-Non-Ci-Fermeranno/186180774798849

Legge bavaglio: di cosa stiamo parlando

Perché siamo tutti d’accordo (vero?) che informarsi prima di indignarsi (giustamente) è un obbligo morale. E perché agli attacchi insulsi della corporazione dei servi ignoranti sarebbe bello rispondendo nel merito.

DA LEGGIOGGI

Oggi – giorno in cui Google compie 13 anni – riprende il suo iter in Italia – alla Camera, dopo un anno di stop a causa delle polemiche – il ddl1415-C, soprannominato, tra le tante, “anti-intercettazioni“, “anti-blog“, “ammazza-internet“, “legge-bavaglio“.

Si tratta di un disegno di legge già approvato dai deputati, poi modificato in Senato, che ora torna in terza lettura all’attenzione dei deputati.

Oggi verranno esaminate e votate le questioni pregiudiziali di costituzionalità di merito presentate.

Il ddl, dal titolo “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche“, potrebbe formare oggetto di una questione di fiducia posta dal Governo, tesa a scavalcare il dibattito parlamentare ed approvare in tempi rapidissimi le nuove norme.

Il 29 settembre – giorno in cui si prevede da più parti la presentazione della questione di fiducia da parte del Governo – è stata indetta una manifestazione in piazza del Pantheon a Roma, dalle 15 alle 18.

Due opinioni intanto, tra le tantissime che in queste ore vengono espresse sulla Rete:

“Bendare tutti per salvarne uno. Questo sembra essere ormai l’unico criterio che guida la maggioranza nella riproposizione della legge bavaglio, perché di bavaglio si tratta, come confermano le critiche dei magistrati e dei cronisti, i veri destinatari della legge, quelli che dovranno essere ‘ammanettati’ per impedire loro l’accertamento degli illeciti e soprattutto per oscurare il diritto ad essere informata della pubblica opinione” (Giuseppe Giulietti, Articolo 21).

Sarebbe davvero una sciagura per la libertà di parola sul web se, preoccupato di assecondare l’urgenza della maggioranza nell’approvazione del ddl, il Parlamento licenziasse il testo nella sua attuale formulazione” (Guido Scorza, Istituto per le Politiche dell’Innovazione)

E per finire, i testi, quelli su cui (non) si discuterà in Parlamento, in attesa che venga posta dal premier la questione di fiducia:

Il testo del ddl anti-intercettazioni e anti-blog come approvato dal Senato il 10 giugno 2010

Il testo del ddl approvato dal Senato confrontato con il testo approvato in prima lettura dalla Camera

 

 

Uccidere Telejato

Sabato 24 Settembre dalle ore 14:30, dinanzi la sede di Telejato, in Via F. Crispi 33 a Partitico (PA), ci sarà un sit-in popolare per la costituzione del Comitato “Siamo tutti Telejato”. Già sono tantissime le associazioni e le organizzazioni che stanno aderendo. Il Comitato vuol esser solidale alla redazione dopo l’ennesimo atto intimidatorio che ha visto i muri della città imbrattati con il seguente messaggio “W la mafia, Pino Telejato sei lo schifo della terra”.

Noi rispondiamo dicendo “W la Sicilia, Siamo tutti Telejato”, ma non finisce qui, infatti, sarà anche il lancio di una battaglia contro la nuova normativa sul digitale terrestre, che porterà alla chiusura di tantissime tv locali come Telejato. Per questo ci sarà un tavolo tematico sulla libertà d’informazione a cui siederanno molti giornalisti. Tutte le informazioni qui.

Fare i conti (che non tornano mai)

Sarà che per me è stato un anno difficile. Per tanti motivi. Per quelli che si dicono e per quelli che non si possono dire. E intanto intorno sembra che le cose rimangano appese con la sensazione che siamo professionisti dell’analisi rinchiusi in un brodino che non riusciamo a portare all’ebollizione. Sarà che non è facile, no, rimanere con il sorriso sulle labbra e costruire ottimismo (perché l’ottimismo abbiamo l’obbligo di continuare a coltivarlo, innaffiarlo e dargli tutto il sole che c’è perché non siamo come stiamo) e intanto stare a nuotare con questo mare tutto pieno di alghe che tutti gli anni arrivano, tutti gli anni sembrano un allarme e tutti gli anni scompaiono con la prima risacca.

Sarà che ho sentito milioni di parole che non fanno politica ma si parlano addosso di politica. Ho sentito milioni di calcoli per circoscrivere gli altri e perdersi nelle piccole amministrazioni di provincia. Mentre fuori l’amministrazione della piazza e della gente è una capriola algebrica che non finisce mai con il segno più.

Sarà che ogni tanto ho incontrato sostenitori migliori di me. E spesso ho perso l’occasione di dirglielo. E di chiedergli di insegnarmi qualcosa.

Sarà che alla fine hai perso il senso di qualche importante dozzina di cose: amici, compagni e fratelli. Perché mi è successo di scoprirmi abituato. Come se alla fine in fondo me lo fossi meritato. Ed è un momento che ho sempre temuto.

Sarà che continuo vedere gente che fotografa la scorta mentre parliamo delle lotte pulite e sconosciute che attraversano il paese, come il vecchio turista che cerca di imitare le cartoline e poi si dimentica dov’è stato.

Sarà che se stiamo in gioco dobbiamo avere la voglia e la forza di giocare. Altrimenti siamo complici, e nient’altro.

Quest’estate è il momento di risistemare le carte. Provare a fare due conti. E spalancare le finestre. Perché guardare fuori aiuta a capire cosa, per cosa e dove, ne vale la pena.

In questa società comanda soprattutto chi ha la possibilità di convincere. Convincere a fare le cose: acquistare un’auto invece di un’altra, un vestito, un cibo, un profumo, fumare o non fumare, votare per un partito, comperare e leggere quei libri. Comanda soprattutto chi ha la capacita’ di convincere le persone ad avere quei tali pensieri sul mondo e quelle tali idee sulla vita. In questa società il padrone è colui il quale ha nelle mani i mass media, chi possiede o può utilizzare gli strumenti dell’informazione, la televisione, la radio, i giornali, poiché tu racconti una cosa e cinquantamila, cinquecentomila o cinque milioni di persone ti ascoltano, e alla fine tu avrai cominciato a modificare i pensieri di costoro, e così modificando i pensieri della gente, giorno dopo giorno, mese dopo mese, tu vai creando la pubblica opinione la quale rimugina, si commuove, s’incazza, si ribella, modifica se stessa e fatalmente modifica la società entro la quale vive. Nel meglio o nel peggio. (da “Un anno”, raccolta di scritti per la rivista i Siciliani, Fondazione Giuseppe Fava, 1983)

L’interrogazione al Ministro per Current

Depositata l’interrogazione per vederci chiaro su Current. Aspetto curioso le risposte.

INTERROGAZIONE

DI PIETRO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico.

Per sapere – premesso che:

Current TV è un network televisivo internazionale di informazione indipendente, fondato nel 2005 da Al Gore – ex vicepresidente degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace 2007 – e dall’imprenditore e avvocato Joel Hyatt; premiata nel 2007 con un Emmy Award per il suo originale servizio TV interattivo, Current TV è una piattaforma cross-mediale attiva 24 ore su 24 che integra televisione e internetCurrent TV si fonda sul concetto degli user generated content (contenuti generati dagli utenti), dunque conta sulla partecipazione attiva di un pubblico di young adults (18-35 anni), pronto a proporre e fruire dei contenuti con l’intento di creare una coscienza collettiva attraverso lo scambio partecipativo d’informazioni da ogni angolo del pianeta; Current TV ha implementato per prima nell’industria televisiva il modello dei contenuti creati dallo spettatore (VC2 – viewer created content), che costituiscono circa un terzo delle trasmissioni della rete. Il network ha inoltre sviluppato un nuovo modello di spot chiamato V-CAMs (viewer created advertising messages), ovvero messaggi pubblicitari creati dallo spettatore;

Current TV è attualmente visibile negli Stati Uniti, Inghilterra, Irlanda, Italia attraverso i partner di distribuzione Comcast (Canale 107), Time Warner, DirecTV (Canale 366), Dish Network (Canale 196), BSkyB (Canale 193) e Virgin Media Cable (Canale 155) e SKY Italia (canale 130); le trasmissioni italiane sono partite l’8 maggio 2008; dalla rete al satellite, Current TV ha sempre offerto proposte che tendono a discostarsi dalle usuali programmazioni e soprattutto investono su idee e persone nuove; il concetto alla base di questo modo di fare televisione consiste nel proporsi come alternativa alle forme tradizionali d’informazione imposta dall’alto, senza possibilità di feedback da parte dell’utenza. Con Current TV, infatti, le trasmissioni televisive sono realizzate anche grazie alla partecipazione degli utenti; Current TV è stata fondata con l’obiettivo di democratizzare lo scenario televisivo attraverso nuovi strumenti partecipativi di accesso ai media e la crescita del canale nell’ultimo triennio è stata del 270 per cento di share in day time e del 550 per cento in prime time (fonte: ricerca Auditel-Starcom 2010);

secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, Current TV avrebbe ricevuto una notifica da parte di Sky Italia, la società televisiva amministrata da Rupert Murdoch, con la quale si annunciava la decisione di interrompere la trasmissione del canale italiano già da questa estate; tale notizia, per quanto risulta all’interrogante, sarebbe arrivata proprio nel momento in cui Current TV, ha aggiunto nel suo palinsesto, oltre al già noto Passaparola di Marco Travaglio, anche un nuovo programma di Luca Telese (Fuoriluogo); la scorsa settimana Al Gore, cofondatore come si è detto di Current TV, ha dichiarato alla stampa nazionale che forti pressioni da persone vicine al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi erano arrivate a SKY per bloccare programmi sgraditi; tale notizia è da considerarsi di eccezionale gravità e tale da pregiudicare l’applicazione di qualsiasi principio democratico di rispetto della libertà dell’informazione in Italia, anche alla luce del fatto che nel nostro Paese, il Presidente del Consiglio dei ministri concentra nella propria persona una molteplicità di poteri politici, economici e mediatici che hanno determinato nel tempo un costante conflitto di interessi in capo al Presidente stesso -:

se corrisponda al vero quanto descritto in premessa e quali elementi si intendano fornire al riguardo;

se e quali iniziative si intendano assumere al fine di garantire l’esclusione di qualsiasi tipo di ingerenza da parte dell’attuale Esecutivo in ordine alle scelte commerciali compiute dalle emittenti televisive private;

se e quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di incoraggiare la presenza nell’ambito dello scenario mediatico del nostro Paese di network televisivi di indubbio rilievo democratico come ad esempio Current TV.

(4-12057)

 

Claudio Messora e Current

Claudio scrive una lettera aperta a Current Italia per spiegare le proprie ragioni (l’ha fatto anche nei commenti di questo sito) e parla della responsabilità di ‘sollevare’ il pubblico per rinegoziare i contratti. La sua lettera aperta è una richiesta di chiarimenti e di confronto di opinioni secondo la sua personale sensibilità ma con il solito obbiettivo di fare chiarezza. Il direttore Tessarolo promette un confronto che sarà interessante seguire.

L’intercettazione che intimorisce Creonte

Ieri è stato approvato dal Senato il disegno di legge sulle intercettazioni. Ancora una volta il Governo ha abusato dello strumento della fiducia, ancora una volta ha relegato il Parlamento a semplice delegato della volontà del potere esecutivo. La separazione dei poteri, uno dei principi fondanti dello Stato di diritto, è stata sostituita dall’emergenza e dall’urgenza, che ormai sembrano essere gli unici parametri valutativi di ogni evento nel nostro paese.

Molti esperti giuristi hanno descritto gli effetti di questa legge a livello processuale, ma la sua influenza negativa va al di là dell’aspetto meramente tecnico-giuridico.

Su “la Repubblica” di oggi Gustavo Zagrebelsky scrive “il potere politico può proteggersi, ma non può farlo imbavagliando un potere – il potere dell’informazione- che ha la sua ragion d’essere nel controllo del potere”. Il potere politico vuole proteggere sé stesso a tutti i costi senza confrontarsi con lo ius, con il diritto che, come ha ben evidenziato lo stesso Zagrebelsky, non coincide con la lex. Il diritto è molto più ampio, è quell’insieme che comprende il tutto e che contiene norme internazionali, principi costituzionali, interpretazione ecc.

Ebbene con questo disegno di legge il Governo si contrappone inevitabilmente al diritto, poiché in uno stato di diritto non è accettabile una legge che si scontra con la norma costituzionale e con la Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo).

Mi auguro che il Presidente della Repubblica si rifiuti di firmare una tale abiura dei principi costituzionali. Spero che il garante della Costituzione non permetta la soppressione futura dei processi contro la criminalità organizzata, che trovano nelle intercettazioni uno strumento investigativo fondamentale. Spero che il Presidente Napolitano ricordi con forza il valore e l’importanza dell’art.21 della nostra Costituzione e affermi con decisione la libertà di cronaca e di espressione dei giornalisti.

Siamo ormai nella situazione in cui Antigone si deve scontrare con forza contro Creonte. Dobbiamo richiedere a ogni cittadino la disobbedienza civile a una legge ingiusta. Dobbiamo fare in modo che Creonte riconosca le ragioni di Antigone e non possa permettersi di mandarla in esilio, perché il consenso elettorale non equivale all’annichilimento del diritto.