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intervista

Non mi piaccio come attore, mi piace il cuore del pubblico. Conquistarlo sera dopo sera. Fino alla fine.

Sono stato molto più amato di quanto io non abbia amato. Ogni cosa in amore inizia e finisce. È un fatto che gli dei ci invidiano. Mi viene in mente L’Immortale di Borges che è disperato perché non riesce a morire. Perché non c’è più l’attimo fuggente. Gli amori più sono grandi e più sono destinati a finire».

Li rimpiange?
«Sono la mia malinconia: una tristezza che si è fatta leggera. C’è bellezza anche nel decadere degli entusiasmi, nello spegnersi delle attitudini, nel corpo che non ti risponde più come una volta e ti obbliga a stare al suo servizio e non lui al tuo. Cambia la percezione del mondo. Queste parole mi colgono nell’assillo del tempo che passa. E dei progetti che non ho ancora realizzato. E so che vorrei fare ancora tante cose. Non mi piaccio come attore, mi piace il cuore del pubblico. Conquistarlo sera dopo sera. Fino alla fine».

Teatro, amori, vita di Giorgio Albertazzi intervistato per Repubblica.

Due pensieri sulle primarie

da cadoinpiedi.it

Il segnale positivo di queste è la partecipazione. Diciamo la verità, le primarie funzionano quando vince la partecipazione, questo al di là del vincitore che uscirà poi dal secondo turno.
Io credo che forse i cittadini si sono accorti che c’è la responsabilità di farsi sentire, cioè al di là dell’eventuale vittoria di Bersani o Renzi, quello che emerge è che comunque i temi della Puppato siano entrati nel dibattito politico, i temi di Vendola sono temi che ancora sono considerati importanti. Poi ovviamente, in base alla vittoria, ognuno li declinerà a suo modo. Però penso che da questo punto di vista il meccanismo della polemica, quella buona, costruttiva, si è innescato.

Partecipazione alta, nonostante questa disaffezione dei cittadini verso la politica.

Beh, questa storia della disaffezione alla politica a me sembra una bufala spaventosa. Io considero anche il Movimento 5 Stelle un luogo di attivismo politico, quindi su questo sono in disaccordo anche con molti miei compagni di coalizione.
La gente, secondo me, ha invece voglia di partecipare, però ha voglia di frequentare canali che siano di vera partecipazione. Le primarie lo sono, se poi invece non lo sono i tesseramenti ai partiti allora è questo il tema che dobbiamo proporci. Quando la gente sa di avere un peso reale nella scelta dei temi e delle persone mi sembra che partecipi.

Ballottaggio fra Bersani e Renzi. Giulio Cavalli cosa farà?

Guarda, io in realtà ho alcuni temi che sono difficilmente conciliabili con i modi di Renzi e quindi penso che Bersani sia la persona più rappresentativa, teniamo conto che però oggi al secondo turno sono anche molto curioso di sapere quanto adotteranno del dibattito che è stato aperto dagli altri candidati sia Bersani che Renzi. Alla eventuale vittoria di Renzi marcherebbe una distanza difficilmente conciliabile tra chi, come me, viene da una sinistra di centro e chi invece ha delle modalità di centro, centro, centro, centro… sinistra.

Dato il tuo impegno civile contro le mafie, la domanda è d’obbligo: non ti pare che abbiano un po’ tutti dimenticato la lotta alla mafia?

In realtà io ho seguito ovviamente il lavoro di Sinistra, Ecologia e Libertà e su questo abbiamo costruito e mi ci sono messo anche io, un programma. E’ vero che è rimasto sempre troppo nell’ombra del dibattito delle primarie, e questo mi sembra che sia innegabile. C’è una fortuna e anche una sfortuna, sul tema antimafia. Devi per forza avere una preparazione e quindi a differenza di molti altri temi in cui si fa filosofia o poesia o semplicemente brigantaggio elettorale, in questo caso bisogna saperne qualcosa. E quindi speriamo che questo accenda più che una meritocrazia sul tema mafie e legalità, una meritofilia, cioè che iniziamo ad addentrarci nel merito del problema senza rimanere fermi alle parole che ci girano intorno.

Saverio Tommasi intervista Giulio Cavalli

Da Fanpage.it

Giulio Cavalli è un attore e realizza spettacoli di teatro civile, ed è consigliere regionale della Lombardia. Giulio Cavalli è da anni sotto scorta perché minacciato dalla ‘ndrangheta: “Sono l’unico consigliere regionale che entra con i carabinieri, non esce con i carabinieri dal consiglio regionale”. Il nostro Saverio Tommasi ha deciso di passarci una giornata per raccontare, in esclusiva per Fanpage.it, l’uomo Cavalli. Il politico. L’attore. Il cittadino. L’arlecchino. Lo zanni. L’antimafioso. Lo scrittore. Giulio Cavalli ha avuto tante definizioni, non tutte corrette e non tutte date con affetto. Ma lui è tranquillo, sorride e s’impegna. E scherza: “Un tempo i giullari venivano seppelliti fuori dalle mura della città perché non erano ritenuti degni di stare con gli altri cittadini nemmeno da morti, come le prostitute. E se pensi che oggi un giullare e una prostituta sono nel consiglio regionale della Lombardia questo ti dà l’idea dello stra-ordinario”. Giulio Cavalli ci ha condotto nei luoghi di ‘ndrangheta, raccontandoci la famiglia Cosco di via Montello, a Milano, a due kilometri dal Pirellone, sede della regione Lombardia. E poi a Buccinasco, vero cuore della ‘ndrangheta milanese. Giulio Cavalli ci ha parlato di ‘ndrangheta, ma anche di scorta, di figli e di politica. E lo ha detto chiaramente: lui è candidato alle primarie perché “si è rotto i coglioni della faccia più democristiana del PD”, ed è convinto che il cambiamento, in Lombardia “non potrà venire da una faccia più onesta di Formigoni ma incapace di applicare politiche diverse”, ma potrà venire solo da un “deciso evoluzionario. Direi ‘rivoluzionario’, ma poi la Digos segnala. Perciò dico prepotente evoluzionario”. Perché Giulio Cavalli è così, gioca con le parole, ne riscopre alcune e tenta di strapparne altre alla cultura mafiosa. Tra queste anche “uomo d’onore”, una dizione spesso utilizzata riferendosi a personaggi mafiosi, ma che troviamo anche nella nostra Costituzione fra le qualità che un buon amministratore deve possedere.

A proposito di candidati e di programmi – Byoblu intervista Giulio Cavalli

di Valerio Valentini (da Byoblu.com)

Il voto in Sicilia ha aperto le danze. Da qui alle elezioni nazionali del 2013, si delineerà la fisionomia della nuova classe politica. Il prossimo appuntamento saranno le consultazioni elettorali in Lombardia, terra di ‘ndrangheta e di corruzione. E anche lì, a giudicare dallo sfacelo prodotto da Pdl, Lega, Pd e Cl negli ultimi vent’anni, i cittadini esprimeranno un giudizio severo nei confronti dei politicanti che torneranno a infestare le strade con i manifesti pieni di vane promesse. La Lombardia era una delle zone più ricche e avanzate d’Europa, ed è stata consegnata da una politica oscena alle cosche e ai palazzinari dediti al narcotraffico e alla speculazione edilizia.

Eppure, di fronte a queste macerie, c’è chi ha deciso di proporre un riscatto ai cittadini lombardi. Si tratta di Giulio Cavalli, che è ormai un ospite ricorrente del blog, e che sta lanciando in questi giorni la sua “rivoluzione”. Che poi è anche quella di tutti noi, che ancora crediamo in un’Italia diversa.

Giulio Cavalli, quindi hai deciso di candidarti per l’elezione a governatore della Regione Lombardia. Davvero?

Abbiamo deciso (e uso il plurale perché siamo in tanti: pezzi consistenti dei partiti ma non solo, cittadini, comitati, professionisti e associazioni) che non possiamo permetterci di non cogliere questa grande occasione di ripensare completamente la Lombardia, di uscire dal tranello di questi ultimi diciassette anni che ci hanno convinto che questo sia l’unico modello di gestione politica possibile. Abbiamo deciso che oltre a buoni amministratori, la Lombardia ha bisogno di una fantasia rivoluzionaria. Se non una rivoluzione, una prepotente evoluzione verso una Lombardia laica, che si ripensa sulle infrastrutture, che rimette al centro le persone prima delle cose. Per rispondere alla tua domanda, quindi: sì, davvero!

Dunque, una candidatura che cerca di aggregare una larga parte di quella società civile – in particolar modo composta da giovani – disgustata dalla politica attuale, che magari gravita intorno a movimenti creati dal basso o che addirittura rischia di confluire nel sempre crescente partito dell’astensionismo.

Certo. Se la politica non riesce ad accendere la speranza e non riesce a raccontare una visione rivoluzionaria del futuro è semplicemente autopreservazione dello status quo. E ormai i cittadini non sono più disposti a non accorgersene o interessarsene.

Ma è una candidatura, la tua, che dovrà tener conto dell’iter pre-elettorale che il centro-sinistra deciderà di intraprendere. Quali sono le prospettive in tal senso? Sai già azzardare date e candidati di eventuali primarie di coalizione?

Credo che le date siano più o meno in linea con quelle delle primarie nazionali. Anzi, secondo me sarebbe il caso di sfruttare i seggi e la partecipazione di quelle primarie per accorparle a quelle regionali, ma la discussione è in corso. Sui candidati circolano i nomi di Pizzul per il PD, Zamponi con IDV e la Kustermann per i cosiddetti “arancioni” (i quali, vale la pena ricordarlo, qui a Milano sono legati all’ex socialista D’Alfonso, che di arancione ha solo il colore).

Veniamo ai progetti che hai in mente per attuare una vera rivoluzione. La Giunta Regionale è di fatto crollata a causa di ‘ndrangheta e corruzione. Per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, che ormai in Lombardia nessuno può permettersi di ignorare, la tua esperienza personale è una garanzia. Ma quali sono tre provvedimenti concreti che adotteresti il giorno dopo la tua eventuale elezione, per arginare lo straripante potere delle cosche?

Adottare il codice etico europeo che non è ma stato messo in pratica in Italia, una legge anticorruzione e una commissione antimafia permanente.

Sul modello di quella milanese presieduta da Nando Dalla Chiesa?

No, io preferisco una commissione consigliare: la politica si deve prendere la responsabilità politica delle proprie azioni. Gli esperti sono una risorsa importante a disposizione, ma le soluzioni sono legislative.

E come sarebbe un’ipotetica legge anti-corruzione lombarda varata dalla giunta Cavalli?

Prevedrebbe innanzitutto una diversa pianificazione urbanistica: nuova legge sul consumo di suolo, niente aree commerciali ma zone boschive intorno alle infrastrutture; e poi appalti con obbligo di videosorveglianza della movimentazione terra, recupero del costruito, responsabilità dei funzionari e decentramento dei poteri (e controlli) dalla Giunta verso il Consiglio. Tanto per dirne alcune.

E sulla vicenda Expo? Come si muoverebbe quella stessa giunta Cavalli?

Ripensandolo profondamente. Costruire il minimo indispensabile, rivendicare il ruolo agricolo della Lombardia e cogliere l’occasione per edilizia pubblica e servizi ai comuni ospitanti. Meno cemento e più servizi che non abbiano bisogno di essere riconvertiti. E poi concentrarsi sul tema coinvolgendo il mondo della cultura e dei saperi lombardi piuttosto che gli edificatori.

La cultura, appunto. Il Teatro Valle di Roma è autogestito ininterrottamente dagli artisti da circa due anni. Anche a Milano, nel maggio scorso, gli artisti di Macao hanno cercato di appropriarsi di spazi abbandonati per farne luoghi di cultura e di spettacolo. Un uomo di teatro come te, quali idee ha in mente per riportare la formazione e l’arte al centro della politica?

Le risorse. Finché non riusciamo a pensare alla cultura come ambiente di occupazione e produttività rimarremo incollati a questa visione della cultura e dell’arte come testimonianza. Per quanto riguarda il mondo del teatro, ad esempio, in Lombardia ci sono migliaia di professionisti che il mondo ci invidia. Bisogna costruire una rete teatrale che riparta dalle esperienze storiche ma che riesca ad abbracciare le nuove realtà (penso alle residenze teatrali, alle nuove compagnie di danza, agli interpreti delle arti visive e molto altro) e che voglia essere anche meno milanocentrica. C’è una legge sullo spettacolo da ripensare completamente che non tiene conto degli ultimi vent’anni.

E’ una grande responsabilità, quella che intendi assumerti. In bocca al lupo.

E’ una generazione intera che deve spendersi. Quindi in bocca al lupo a noi.

“Sì mi candido: in Lombardia ci sono una questione morale enorme e un sistema di potere simile a un sultanato”: intervista a Repubblica

«IL CENTROSINISTRA è pronto a questa sfida, certo che è pronto. Siamo molto eterogenei, ma le differenze — quando la politica non si nutre di elucubrazioni algebriche — sono una opportunità. I valori di fondo, in questa coalizione, sono in fondo gli stessi, in più c’è una vivacità vissuta con la responsabi-lità necessaria, l’esperienza Pisapia dimostra che ce la possiamo fare».

Giulio Cavalli, attore, consigliere regionale di Sel, tra i primi ad avere detto esplicitamente: mi candido. Perché?

«Comitati civici, gente comune, ma anche compagni di Sel, del Pd e dell’Idv pensano a me comeuna sentinella sui temi antimafiosi. Lo faccio perché credo molto nella politica, credo sia il tempo di uscire dai giochi delle segreterie per impegnarsi in prima persona, senza per questo demolire nessuna figura, senza rottamare nessuno ».

Si faranno le primarie?

«Sì, sono convinto che non sivoterà a dicembre, quindi il tempo per farle c’è, l’occasione giusta sarebbe con il secondo turno delle primarie nazionali. Siamo in un momento molto buono, il Pd si sta dimostrando un partito responsabile e leale, l’unione sta funzionando, le ipotesi di candidati sono valide».

Tutte?

«Se proprio devo dire: Tabacci è bravo, ma anche basta, si candida a troppe primarie; con Civati siamo amici, non credo che ci candideremo entrambi, alla fine; Ambrosoli è una grandissima figura su cui, forse, non servirebbero neanche le primarie. Ma vedremo ».

Una domanda all’attore e regista: quanto materiale per spettacoli di denuncia si raccoglie in queste settimane al Pirellone?

«Cito Berlinguer per dire che oggi in Lombardia siamo davvero davanti a una questione morale enorme: la sussidiarietà che per anni ha citato Formigoni non ha avuto nulla di solidale, ma è stata una sovrastruttura dove è stato facile infilare gli interessi degli amici e di chi poteva dare/trarre vantaggio. Il problema è che quel sistema ancora apparentemente legale che, come i sultanati viveva sulle regalie, ad un certo punto, in tempo di crisi, non è bastato più».

Tutti complici di un sistema o c’è chi poteva non sapere?

«Posto che siamo in tanti ad aver denunciato sistematicamente in questi anni quello che vedevamo, di sicuro c’è stata almeno disattenzione, indifferenza: e dico sull’etica, sulla moralità di comportamenti che venivano ancor prima della corruzione. Una indifferenza che è uscita dai palazzi: se l’assessore Zambetti comprava i voti vuol dire che qualcuno li vendeva: ecco, io voglio partire da quelle 4mila persone che hanno ceduto per soldi il loro voto, voglio riconquistare alla legalità quelli, combattendo l’antipolitica con l’ultrapolitica, parlando di solidarietà, che è la base della democrazia, non una debolezza che non possiamo permetterci».

(or. li.)

da Repubblica 20/10/2012

Mi candido #davvero (intervista a Pubblico)

Pubblicata su Pubblico

Per Giulio Cavalli, consigliere regionale di Sel, correre per la presidenza della regione Lombardia, per la successione a Formigoni, è anche una questione personale. Cavalli, sotto protezione dal 2008 per le minacce ricevute dalla ’ndrangheta, non nasconde quello che lui stesso definisce come «un personalissimo conflitto d’interessi».

«Per me è difficile raccontare cosa vuol dire», ci spiega Cavalli. «Ma provate a immaginare cosa si prova scoprendo che la tua vita, sotto scorta, non è stata rovinata da un assessore colluso, ma da 4mila elettori lombardi che hanno scelto di vendere il proprio voto, sacrificando la democrazia».

Cavalli quindi si candida.
Diciamola così: loro, i mafiosi, si sono tanto occupati di me. Ora è il tempo che io mi occupi di loro.

Che tempi prevede. Quando si vota?
Si voterà la prima settimana di gennaio o, al massimo, la prima di febbraio.

Con una nuova legge elettorale?
Se si trova l’accordo, sì. Dovremmo riuscire a togliere il listino bloccato.

Ci sono i tempi per fare le primarie?
Le primarie si faranno. E Maurizio Martina stesso, il segretario del Pd, bisogna dire che si sta impegnando per questo.

Lì rischia di scontrarsi con Pippo Civati, suo collega e amico. Preoccupato?
Io e Pippo abbiamo un rapporto di amicizia, che in politica è una cosa rara. Poi credo comunque che la sua strada sia un’altra, che lui sia legato ad altre dinamiche. Vedremo. Io credo che il Pd punterà sul suo segretario regionale.

Questo perché è tramontata la candidatura di Ambrosoli…
In quel caso non avremmo avuto bisogno delle primarie.

Poi c’è Tabacci, un nome che gira.
(Ride). Tabacci faceva il presidente in Lombardia quando io avevo 10 anni e assessore della sua giunta era quel Simone arrestato nell’affare Daccò.

Per lei è anche una questione personale.
Personale, certo. Non personalistica. Il mio conflitto d’interessi è evidente, solo che non difendo un mio profitto privato, ma la sopravvivenza dei miei principi. La corsa è per capire se sono condivisi da altri. Dobbiamo spiegare che la solidarietà è il più grande antidoto alla criminalità, e che non è vero quello che ci racconta la propaganda leghista, che non ce la possiamo permettere. E poi che non c’è differenza tra la volontà di smontare sistematicamente la sanità e la scuola pubblica, favorendo gli interessi privati, e i reati di cui si parla in questi giorni.

Nella sua coalizione ci sarà l’Udc?
A me piace il modello Milano, la coalizione larga, con la Federazione della sinistra. Ma niente Tabacci. Figurarsi l’Udc.

Eppure stavano all’opposizione di Formigoni.
No, stavano in mezzo. Se quella dell’Udc era opposizione, io ero assessore alle infrastrutture.

Giulio Cavalli ad Affaritaliani.it: “Per le primarie se si vuole il tempo lo si trova”

di Fabio Massa da Affari Italiani

Giulio Cavalli, consigliere regionale di Sel, attore antimafia, in un’intervista ad Affaritaliani.it spiega: “L’alleanza Lega Nord-Pdl è un teatrino irresponsabile, davvero poco divertente. E’ un gioco delle parti che non vuole essere altro che la ricaduta in piccolo degli accordi che ci saranno a livello nazionale”. A sinistra? “Siamo pronti, c’è la sintesi. Ma l’alleanza con l’Udc è impossibile. E non sono convinto che ci si debba mettere d’accordo con assessori che sono usciti eroici dalle loro bagatelle con Formigoni”. Infine, su Civati: “Credo sia molto difficile che potremo sfidarci”

Giulio Cavalli, lei da sempre è impegnato nella lotta contro la mafia. Che cosa ne pensa del fatto che la richiesta di arresto sia stata avanzata un anno fa e solo recentemente è stato dato seguito? Può essere un dettaglio per i complottisti…
Si tenga conto che con l’operazione Infinito di due anni fa, si sono aperti inevitabilmente dei filoni anche più politici. E’ evidente che per un reato come questo, o si hanno elementi in mano, oppure si attende di averli. Non credo che ci siano retropensieri, si tratta solo di una grande attività investigativa.

Torniamo alla politica: l’alleanza tra Lega Nord e Pdl è definitivamente tramontata?
L’alleanza Lega Nord-Pdl è un teatrino irresponsabile, davvero poco divertente. E’ un gioco delle parti che non vuole essere altro che la ricaduta in piccolo degli accordi che ci saranno a livello nazionale. Oggi parlare di accordi, o rinviare decisioni politiche ad aprile, di fatto significa rimandare a un’altra era. Non mi aspetterei di rivedere Lega e Pdl insieme.

A sinistra siete pronti a sfidare il centrodestra sulle Regionali? Avete qualche idea in comune oppure è un caos di opinioni divergenti?
Su alcuni punti fondamentali c’è la sintesi nel centrosinistra. Pd, Idv e Sel hanno dimostrato una comunione d’intenti e siamo riusciti a fare sintesi spesso. Sono d’accordo sul fatto però che bisogna aprire, come dice Martina. Ora bisogna vedere però che le aperture non siano strabiche.

Che cosa vuol dire?
Che un’apertura ai moderati e ai centristi a me suona molto strana. Meglio guardare a sinistra e ai movimenti. L’alleanza con l’Udc è impossibile, il piano nazionale l’ha già chiarito. Io vorrei un processo per il quale si smetta di parlarsi tra segreterie e si inizi a parlare tra elettori. Sono convinto che il Movimento 5 Stelle o alcuni elettori della Lega, potrebbero ascoltare le nostre idee. Ma non sono convinto invece che ci si debba mettere d’accordo con assessori che sono usciti eroici dalle loro bagatelle con Formigoni.

Ogni riferimento ad Alessandro Cè è puramente voluto?
Ogni riferimento è puramente causale.

Il centrosinistra potrebbe non avere il tempo di fare le primarie.
Se si vuole il tempo lo si trova. Non vorrei essere il grillo parlante, ma con Affaritaliani.it lo avevamo già detto tempo fa: le primarie andavano fatte prima che Formigoni cadesse. Il colpo d’ala adesso non è stare a vedere l’agonia del Formigoni morituro per capire chi ci pianterà sopra la bandierina per dire “l’ho ucciso io”. Qui non siamo al safari. Il colpo d’ala è un progetto politico chiaro, con un percorso chiaro. E con le idee chiare. Il colpo d’ala è l’indicazione di una data delle primarie che possa coincidere con la data del voto a dicembre.

Pippo Civati è candidato alle primarie nazionali. Però adesso dice che si sente più vicino alla sfida lombarda. Avete una buona intesa. Che cosa ne pensa?
Non credo molto nei personalismi. Credo nelle idee. Io e Pippo possiamo avere idee molto vicine. Credo sia molto difficile che potremo sfidarci. E’ ovvio che ho una lontananza con il contenitore politico che lo ospita qui in Lombardia, il Pd.

Civati pare si sia avvicinato molto a Stefano Boeri, in questi mesi.
Su questo mi sembra che abbiamo due modi, due stili e due scenari radicalmente diversi.

Loro si occupano di me ora io mi occupo di loro

Una mia intervista per L’Espresso. Avremo tempo e modo di dirci tutto il resto:

La Regione Lombardia è falcidiata da inchieste e arresti eccellenti. Giulio Cavalli (Sel), consigliere regionale sotto scorta per le minacce ricevute dalla ‘ndrangheta, non crede però ad una soluzione rapida della crisi: «Voto in aprile? Salvini e Maroni sembrano un ballo dei pupi: uno fa il buono, uno fa il cattivo e poi, dopo un po’ di mazzate, finisce tutto in modo gattopardesco. In realtà la Lega in questi anni è stata la puttana di Formigoni». Gli arresti non sono una sorpresa: «Zambetti non è diverso da altri assessori come Colucci o Buscemi, anche loro hanno preso più o meno consapevolmente i voti della ‘ndrangheta. Qui non si tratta di infiltrazioni: è la politica che chiede permesso per infiltrarsi nelle cosche. E bastano pochissimi voti: Zambetti è stato eletto con 4mila preferenze. Sapete perché? Perché i cittadini onesti spesso non esprimono le preferenze. Per favore, usatele». Per uscirne, Cavalli si propone per le primarie: «Loro, i mafiosi, si sono tanto occupati di me, ora è tempo che io mi occupi di loro».

Se la ‘ndrangheta entra al Pirellone: intervista per Famiglia Cristiana

Intervista da FamigliaCristiana.it

Da attore e regista teatrale di denuncia, Giulio Cavalli parla da anni di ‘ndrangheta in Lombardia. Consigliere regionale di minoranza per Sel, dal 2010 siede nella stessa aula consiliare dell’assessore alla Casa Domenico Zambetti, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di aver pagato 200 mila euro a esponenti delle cosche per 4 mila voti di preferenza, decisivi ai fini della sua elezione nello stesso 2010. Cavalli al Pirellone ci va con la scorta, a causa di tutte le minacce ricevute per i suoi spettacoli e ora anche per la sua attività politica: “Essere in Consiglio regionale è ancora più pericoloso”, sostiene.

Nella conferenza stampa per l’arresto di Zambetti, il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, capo della Dda, ha detto: “E’ la prima volta che un voto di scambio viene accertato durante le indagini”, aggiungendo che quanto è successo “è devastante per la democrazia”. L’articolo del codice penale alla base dell’arresto è il 416 ter, “che punisce chi chiede i voti alle cosche e in cambio paga”. Ormai la Regione Lombardia ha toccato quota 14 tra arrestati e indagati. Lo stesso governatore Formigoni è indagato per corruzione aggravata e finanziamento illecito. Fatte salve tutte le presunzioni di innocenza, da molte parti si invoca un rinnovamento che passi da nuove elezioni regionali. Che al momento non risultano in programma. Commenta Giulio Cavalli: “Credo che Lega e Pdl abbiano già un accordo, ma hanno messo insieme un teatrino in cui la Lega, per sopravvivere, deve fingere di alzare la voce, e come sempre alza i toni e mai i contenuti. Formigoni continua il mandato perché sa che il suo progetto di leadership nazionale è crollato dopo tutti gli ultimi eventi, e da buon andreottiano sa benissimo che il balsamo della riabilitazione politica è il tempo”.

 Cavalli, l’ha sorpresa l’arresto dell’assessore Zambetti con questa accusa?

“No. La Commissione parlamentare antimafia, per bocca di Angela Napoli (che è membro di Fli, quindi non certo di centro-sinistra), aveva già parlato di otto uomini all’interno della Regione Lombardia eletti con i voti della ‘ndrangheta. Inoltre si sapeva chiaramente che l'”operazione Infinito” (che nel 2010 mostrò un’ampia presenza di clan in più zone lombarde, ndr) andava a toccare la “zona grigia”, ma mancavano i nomi e i cognomi dei collettori e della cerniera con il “terzo livello”. Quindi era inevitabile che le indagini sarebbero arrivate lì”.

Nel 2009 mi disse “L’infiltrazione mafiosa in Lombardia non è nei centri nevralgici del potere”. E oggi?

“Oggi, per la frantumazione del senso dell’etica e della responsabilità, sono i centri nevralgici del potere, che siano politici o imprenditoriali, che vanno a cercare la ‘ndrangheta. Il caso avvenuto in Lombardia secondo me è molto significativo, perché si tratta di un politico che bussa alla porta della ‘ndrangheta per ottenere un servizio. Un po’ come quel pezzo di imprenditoria che bussa per ottenere appalti o liquidità. Allora, a questo punto non è più la mafia che si infiltra nella politica, è la politica che si infiltra nella mafia”.

L’intercettazione ambientale dei due “esattori” di Zambetti è impressionante. Che cosa la colpisce?

“Loro hanno una concezione che è rimasta immutata dopo il ’92, e anche molto simile alle parole di Bernardo Provenzano e di altri: la concezione che i politici siano al loro servizio, unita alla soddisfazione di poter esercitare prepotenza su un potere che evidentemente spesso hanno invece visto come nemico. Poi, secondo me, c’è nelle vittime (per quanto possiamo considerare Zambetti una “vittima”) un’incredibile e gravissima mancanza di capacità nel cogliere la situazione che si è venuta a creare. Mi chiedo se un politico come Zambetti, un assessore di una Regione così importante come la Lombardia, possa immaginare quali risultati produca chiedere un favore a “famiglie” di questo tipo. Evidentemente no, visto quello che si legge”.

Risultano inoltre evidenti le manovre mafiose per infiltrarsi nell’Expo.

“Anche su questo punto, è qualcosa che sto dicendo da mesi. C’è stata un’inchiesta sul clan di Ciccio Valle. Ricordo un’intercettazione in cui si parlava dell’acquisto di un terreno per farci poi un’attività commerciale in previsione di Expo. E noi, in Consiglio regionale, non sapevamo ancora quali fossero i confini di Expo. Allora sembra che, soprattutto la ‘ndrangheta, in Lombardia abbia notizie di prima mano dalla politica prima ancora che diventino politica, prima che passino dalle aule consiliari, cioè dai luoghi di dibattito e di democrazia. Se non sono notizie di prima mano, una visione un po’ più pessimistica ci potrebbe far dire che sono loro i suggeritori di alcune iniziative politiche. Il problema di Expo, secondo me, non sta tanto nelle regole e solo nelle regole. Sta, come per tutti questi grandi eventi, nello spessore etico e morale della classe dirigente”.

Impressiona anche che le cosche riescano a controllare migliaia di voti.

“Questo non dovrebbe stupire, perché in realtà è la sconfitta dei cittadini onesti. Io dico spesso che per combattere la mafia non serve l’anti-politica: serve l’ultra-politica. Ad esempio, il fatto che lo strumento delle preferenze non venga usato dai cittadini onesti, permette alla ‘ndrangheta di riuscire a vincere in un campo perfettamente democratico, e seguendone le regole. Se la ‘ndrangheta riesce a cogliere le opportunità democratiche degli strumenti elettorali più dei cittadini onesti, il problema secondo me è che ci sarebbe bisogno di ultra-politica. Vede, le informazioni che ho io sono disponibili per qualsiasi politico voglia sapere, non ho canali preferenziali. Semplicemente, me ne occupo da tempo. Il problema principale per alcuni politici (ma direi anche per alcuni cittadini, altrimenti perpetuiamo questa distinzione) è che sono ricattabili. In secondo luogo, il muscolo della curiosità va esercitato. In questo Paese ce ne siamo un po’ dimenticati”.

Da consigliere regionale, cos’ha capito in più rispetto a prima?

“Diciamo che ho visto dal vivo i protagonisti dei miei spettacoli. In realtà, quando facevo solo teatro mi accusavano di essere un teatrante troppo politicizzato, oggi mi accusano di essere un politico troppo teatrale. Tutto quello che sta succedendo qui è molto teatrale, c’è moltissimo da raccontare, perché sono i personaggi che si ripetono, sono come eterne maschere della commedia dell’arte. Per esempio, il faccendiere Daccò non è diverso dall'”amico degli amici” di cui parlava Buscetta nella politica siciliana. Secondo me tutto è tragicamente molto drammaturgico”.

Cavalli, lei perché si è candidato alle regionali del 2010?

“Perchè credo nella politica, anche se oggi è in una fase che fa rizzare i capelli in testa. Certo, questa fede nella politica è molto legata alle mie battaglie e denunce precedenti sulla trasparenza, sulla legalità. Però, siamo riusciti a rimuovere un direttore dell’Asl (Pietrogino Pezzano, fotografato con alcuni boss calabresi, ndr) come l’Asl 1 di Milano, la più importante d’Italia e forse d’Europa per dimensioni e fatturato, ed è riuscito a farlo un consigliere regionale come me, di un minuscolo gruppo di minoranza, senza bisogno di rinvii a giudizio, ma parlando di fatti, portati in aula consiliare. Allora significa che la politica può essere anche uno strumento” .

Rosanna Biffi

Giulio Cavalli a Cremona intervistato dai ragazzi di Controtempo

Giulio Cavalli a Cremona intervistato dai ragazzi i Controtempo
Il terzo appuntamento di “Sei Autori in Cerca di Personaggi”, organizzato dall’Associazione Culturale Giovanile Controtempo ha visto come protagonista Giulio Cavalli, attore, regista teatrake, scrittore e attualmente consigliere regionale in Lombardia.
A cura di Alessandro Lucia