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l’amico degli eroi

Quando scappa una video

Natalina Rossi intervista Giulio Cavalli sul libro (e spettacolo) “L’amico degli eroi” sul processo a Marcello Dell’Utri.

Il libro si può acquistare qui.

E intanto Dell’Utri continua a raccontare bugie

Dice Dell’Utri che la sua fuga in Libano sia una leggenda metropolitana. Dice Marcello (in un’intervista rilasciata a Giovanni Bianconi del Corriere della Sera) che i giudici hanno sbagliato nell’indicare lui come garante di rapporti mafiosi per conto di Silvio Berlusconi e attraverso il partito politico Forza Italia. Parla, continua a parlare, godendo di un’immunità etica e intellettuale che ha rimosso in fretta ciò che è stato per non disturbare i tanti figli di quell’epoca che ancora infestano ampi strati di classe dirigente di questo Paese.

Dimentica, Dell’Utri, le ragioni della sua condanna: nella sentenza si dice che ha “consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante che senza il suo apporto non si sarebbe verificato, alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale del suo programma criminoso, volto alla sistematica acquisizione di proventi economici ai fini della sua stessa operatività, del suo rafforzamento e della sua espansione”. Inoltre “la sistematicità nell’erogazione delle cospicue somme di denaro da Marcello Dell’Utri a Gaetano Cinà sono indicative della ferma volontà di Berlusconi di dare attuazione all’accordo al di là dei mutamenti degli assetti di vertice di Cosa nostra”.

Ma lui niente. Lui pontifica. Ancora. E mentre rilascia l’intervista ammette di essersi buttato in politica “per difendersi” e ammette che si sarebbe fatto arrestare prima se avesse saputo di una condanna così breve da scontare. Questo è un Paese che rimuove a una velocità impressionante e alleva tra le proprie lacune di storia e di memoria infingardi di bassa leva che vengono innalzati a sapienti. Marcello Dell’Utri è l’esempio tattile di una lotta alla mafia dei colletti bianchi che anche quando vince in tribunale non riesce poi a declinarsi nella società civile ma il problema non è tanto lui, il sopravvalutato Marcello, ma le scorie che lasciano impuniti in giro. E poi diventano anche ministri, quelle scorie.

(poichè su Dell’Utri ho dedicato le energie di un mio recente lavoro vi consiglio, se volete, di leggerne il libro che ne è uscito: si intitola ‘L’amico degli eroi’ e lo trovate in versione tascabile qui)

persinsala recensisce lo spettacolo ‘L’amico degli eroi’

(fonte)

(recensione di Fabio di Todaro)

Schermata 2016-06-02 alle 09.30.31Ne L’Amico degli eroi, andato in scena al Teatro della Cooperativa, Giulio Cavalli ripercorre l’ascesa sociale del politico siciliano, riconosciuto dalla giustizia come un trait d’union tra Cosa Nostra e l’alta finanza.

La storia dell’Italia dell’ultimo ventennio in un intreccio ferale tra mafia e politica, è così che Giulio Cavalli, accompagnato dalle musiche di Cisco Bellotti, ci ricorda cos’è avvenuto nel nostro paese tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del nuovo millennio. Ne L’Amico degli eroi, al Teatro della Cooperativa di Milano, l’attore, da sempre impegnato in rappresentazioni di teatro civile, ripercorre la storia giudiziaria e le relazioni di Marcello Dell’Utri con Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi. Passando da un monologo all’altro, Cavalli coinvolge il pubblico e lo guida per mano nella drammaticità vissuta (e soltanto di rado portata a galla) lungo la Penisola sul finire del ventesimo secolo.

Lo sfondo è, con la proiezione di documenti, interviste e video che suffragano quanto raccontato dal protagonista, un valido accompagnamento, Dell’Utri viene descritto come «un giovane siciliano arrampicatore sociale che decide di essere l’anello di congiunzione di due mondi totalmente differenti: l’imprenditoria milanese estrema e l’arrembante mafia siciliana». In mezzo ci finisce la politica, con la nascita di Forza Italia e l’ascesa di Berlusconi. Cavalli riporta i passaggi conclusivi della storia giudiziaria di Dell’Utri, «un’attività volontaria, consapevole e specifica che ha contribuito al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa Nostra, alla quale è stata offerta l’opportunità di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza», sempre con la mediazione di Dell’Utri.

Lo spettacolo è interessante e coinvolgente, Cavalli si conferma un’eccellente narratore delle vicende di mafia di questo Paese, come peraltro già dimostrato con Nomi, cognomi e infami. Al Cooperativa toccherà probabilmente inserire questo spettacolo nella prossima stagione, per evitare che risulti penalizzato dalla messa in scena in coda a quella appena conclusa.

 

Sonda.Life sullo spettacolo ‘L’amico degli eroi’

(fonte)

Al Teatro della Cooperativa, fino allo scorso sabato 28 maggio è andato in scena, per la prima volta a Milano “L’Amico degli Eroi, Parole Opere e Omissioni di Marcello Dell’Utri”. Il testo è stato scritto, diretto e interpretato da Giulio Cavalli.  Musiche di Cisco Bellotti.

Il termine, quasi d’obbligo in calce ad ogni spettacolo, “liberamente tratto” mi sembra andare un po’ stretto a quest’ultimo lavoro di Giulio Cavalli in cui viene analizzato l’intreccio tra mafia e politica, tratto dalle vicende giudiziarie (e dalle amicizie consolidate) di Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi.

E’ un succedersi incessante di monologhi proposti da un Giulio Cavalli decisamente coinvolgente e capace di calare il pubblico nella drammaticità di una realtà con la quale il nostro Paese si confronta tristemente da oltre vent’anni. I monologhi sono proposti con un linguaggio diretto, sobrio e al tempo stesso divertente. Sullo sfondo e con ritmo sapiente ecco proiettati i documenti, le interviste e i video che testimoniano momenti di verità e palesi intrighi di potere.

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Sulle tavole del Teatro della Cooperativa è stata di scena, come si legge nella presentazione dello spettacolo, “ la vicenda (dis)umana di un giovane siciliano arrampicatore sociale che decide di essere l’anello di congiunzione di due mondi totalmente differenti (l’imprenditoria milanese estrema e l’arrembante mafia siciliana) passando indenne dal cambio dei vertici mafiosi, dei vertici politici: praticamente indenne dalla Storia d’Italia fino alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa”.

La pluralità dell’attività posta in essere da Dell’Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l’altro offerta l’opportunità, sempre con la mediazione di Dell’Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici”, così conclude la sentenza definitiva, sottolineando come la vicenda giudiziaria testimoniata da Cavalli rappresenti un passaggio fondamentale per comprendere la storia italiana degli ultimi tempi e forse, purtroppo anche di parte dell’immediato futuro.

Spettacolo interessante e coinvolgente con il limite, involontario, di essere stato inserito nella coda del ricchissimo programma proposto dal Teatro di via Hermada, uno spettacolo che spero possa essere ripresentato nella stagione 16/17 perché merita di essere visto da un grande pubblico.

Claudia Notargiacomo

Abbiamo fatto qualcosa di grande

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Dopo una settimana passata in scena al Teatro della Cooperativa con L’amico degli eroi davvero possiamo dire che abbiamo fatto qualcosa di grande. Anzi, principalmente l’hanno fatto quei quasi 200 produttori che hanno deciso di investire su un modo (il palcoscenico) e un argomento (Marcello Dell’Utri, la mafia e Forza Italia) che in molti verrebbero convincerci che è vecchio, desueto e non più funzionale. E invece questa settimana è stata una settimana politica: a troppi farebbe comodo che la memoria della sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri sia diluita dal tempo e dal silenzio. Del resto Dell’Utri è il capopopolo di quel partito (che era la prima versione di Forza Italia) che ha allevato una generazione politica che tutt’oggi riveste posizioni apicali. Il segretario per molti anni, ad esempio, se non sbaglio è il Ministro degli Interni, diventato Ministro degli Interni senza mai spendere una parola sulla verità giudiziaria che afferma di un chiaro legame tra Forza Italia e alcuni esponenti di Cosa Nostra.

Questo significa che dovrebbero essere quindi tutti mafiosi? Anticipo subito la domanda prima che qualche saputello della peggior specie esca con le solite banalizzazioni: no certo. Ma forse non varrebbe la pena osservare (e ricordare) chi almeno prende le distanze da discutibili comportamenti di quadri dirigenti del proprio partito? Perché, cercate pure, non troverete mai una parola che sia una, da parte dei nuovi convertiti del centrodestra sulla conclamata mafiosità che ha gestito negli ultimi decenni questo Paese.

E anche il libro (che è poi la cassetta degli attrezzi per smontare e rimontare il processo) sta raccogliendo ottimi pareri. Insomma: dobbiamo migliorarci ma siamo a buon punto. E il sorriso dei coproduttori in sala è la gratificazione più bella.

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