Vai al contenuto

Leonardo Guarnotta

Nulla più che un pio desiderio

“I mafiosi non sono solo i Riina o i Provenzano. I soggetti collusi con la mafia sono ovunque, sono nelle istituzioni pubbliche, siedono anche in Parlamento. In mancanza di sanzioni, ma soprattutto in assenza di una autoregolamentazione deontologica, la responsabilità politica rimarrà impunita, nulla più che un pio desiderio, con la conseguenza che si è arrivati a candidare e fare eleggere a Palermo, politici sotto processo per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, come Marcello Dell’Utri e Calogero Lo Giudice”

Così il presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta, al convegno ‘La mafia non è solo un problema meridionale’, organizzato dall’associazione Espressione Libre.

Lo chiamavano Marcello

Marcello_Dell_Utri_3Un consiglio a chi chiede perché sia poi impossibile un “governo di responsabilità” con il PDL: leggete gli atti del processo Dell’Utri condannato oggi:

“Marcello Dell’Utri, permettendo a Cosa nostra di ‘agganciare’ Silvio Berlusconi, ha permesso alla mafia di rafforzarsi economicamente, di ampliare i suoi interessi, il suo raggio d’azione, di tentare di condizionare scelte politiche governative in relazione al successivo ruolo politico assunto da Berlusconi”, ha detto Patronaggio nel corso della replica. “Questa condotta – ha ribadito – è stata perpetrata dall’imputato coscientemente, conoscendo e condividendo il metodo mafiosodell’organizzazione, perseguendo il fine personale del rafforzamento della sua posizione all’interno delle varie aziende e iniziative di Silvio Berlusconi”.

E ancora: “Occorre richiamare, proprio per la complessità di lettura dei rapporti tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Come emerge dalle concordi dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sentiti, l’imputato “mediò la rinnovata richiesta estorsiva di Salvatore Riina, che facendo pressioni e violenze sull’imprenditore milanese, intendeva ‘agganciare’ l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi“. 

Secondo l’accusa, Dell’Utri per 30 anni avrebbe avuto rapporti con Cosa nostra. In particolare avrebbe fatto un ‘patto’ per la protezione dell’ex premier Silvio Berlusconi. La sua lunga vicenda giudiziaria è iniziata quasi vent’anni fa, nel 1994 con la sua iscrizione nel registro degli indagati. Il 26 novembre del 1996 l’udienza preliminare, quando il gup ha rinviato a giudizio il politico. Il 5 novembre 1997 ha avuto inizio il processo di primo grado, presieduto da Leonardo Guarnotta, che si è concluso a fine 2004 con la condanna di Dell’Utri a 9 anni di carcere. Nel 2006 si è aperto il processo d’appello terminato nel 2010 con una nuova sentenza di condanna, questa volta a 7 anni di carcere.

Dell’Utri, secondo i giudici d’appello, è colpevole ma solo per le condotte antecedenti al 1992, anno a partire dal quale non risulterebbero più provati, per la corte, i suoi rapporti con la mafia. La sentenza della Cassazione, invece, arrivata il 9 marzo del 2012, ha in parte ribaltato il verdetto. I giudici annullano la sentenza con rinvio. Perchè sono ritenute provate le sue collusioni con Cosa nostra al 1977. Confermata, invece, l’assoluzione per le accuse successive al 1992 per le quali la sentenza è definitiva. Il18 luglio del 2012 ha avuto inizio il nuovo processo d’appello. E alla fine della requisitoria il pg Patronaggio ha chiesto la conferma della condanna a 7 anni del primo processo d’appello. Oggi la Camera di consiglio e la sentenza.