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Il colonialismo digitale e l’ultimo libro dell’ultima libreria

Su Doppiozero si è aperto un dibattito partendo dal libro Contro il colonialismo digitale di Roberto Casati e vale la pena leggere tutti gli interventi e possibilmente allargare il campo della discussione e gli interpreti (trovate tutto qui).

Il punto di partenza è un mondo (e una scuola, una cultura e le loro leggi) che ha a che fare con nativi digitali disabituati alle occasioni di concentrazione e di lettura come per la nostra infanzia. Si parla molto di libri, ebooks e di editoria calante in questi anni ma quasi sempre dalla voce dei produttori (siano scrittori o editori) e sempre troppo poco dei consumatori. L’eccessiva fascinazione del cartaceo o del digitale mi ha sempre destato qualche sospetto (sono del 1977, ho vissuto l’epoca del vinile poi cd poi mp3) ma credo che un cambiamento (che non debba per forza essere un’apocalisse) sia da leggere il prima possibile. Anche in questo siamo un paese che deve riuscire a svecchiarsi senza depauperarsi per forza e che non può accontentarsi delle lavagne elettroniche.

Scrive Dino Baldi:

In una parte significativa del suo pamphlet Casati affronta il tema dell’utilizzo delle nuove tecnologie nell’educazione. Se questa parte fosse tutto il libro applaudirei senza riserve o quasi. La scuola anche su questo fronte attraversa un periodo delicato, di disorientamento, confusione e qualche illusione. Nel libro di Casati, il rifiuto di quella che viene chiamata “innovazione automatica” e del principio, contrario ad ogni buon senso logico e pedagogico, secondo il quale la scuola deve replicare il mondo esterno e assecondare i gusti dei discenti anche sul piano del nuovo digitale, è giusto e ben argomentato. Allo stesso modo la rivendicazione della scuola come ambiente protetto (o per meglio dire “altro”) nel quale il mondo esterno viene interpretato, discusso, messo alla prova per imparare a farci i conti da pari a pari e non a subirlo acriticamente, è io credo il punto focale di qualunque riflessione in proposito, ben oltre i confini di un dibattito sulle tecnologie. Gli interventi legislativi che ad oggi regolamentano il digitale scolastico (per ultimo il decreto Profumo, sulla scia di decreti analoghi degli anni passati) tendono a far passare l’idea che l’innovazione a scuola sia una mera questione di travaso da fuori a dentro. Scarseggiano riflessioni non accademiche sulla didattica, che devono essere di necessità critiche, e quindi sul ruolo degli strumenti nei diversi ambiti, dei formati, dell’ecosistema a tendere; mancano ragionamenti sul valore dell’autorialità e del “progetto” editoriale, rispetto alla sciagurata convinzione che fuori, nella rete, ci sia già tutto quello che serve e basti solo impacchettarlo (e questo al di là della polemica sul libro di testo, che è perlopiù strumentale da qualunque parte venga condotta); mancano infine dibattiti maturi e ampi (non di nicchia) sulle opportunità che il digitale offre anche in questi ambiti, al di là delle sperimentazioni dei privilegiati. Sarebbe, questa, una discussione non inutile e anche piuttosto nuova, se fatta uscire dalla cerchia degli addetti ai lavori, per la quale il libro di Casati pone ottime basi.

La discussione è aperta, eh.

#Tifiamoasteroide l’opposizione culturale (a gratis)

Immagine-43A metà mattina ho sentito il telefonino vibrare: era qualcuno che mi menzionava su Twitter. Ero impegnato e non ci ho badato. Sono andato a controllare pochi minuti dopo ed erano i Wu Ming.
Due anni fa li avevo conosciuti di persona, così: «Ma sei a Bologna? Allora stiamo facendo un chiasmo perché noi invece siamo a Pavia».
Un chiasmo. Miracolo che ricordassi dal liceo, per giunta scientifico, che diamine fosse un chiasmo.
Avevo proposto un caffè per l’indomani a Pavia, loro in partenza per tornare a Bologna e io appena rientrato nella mia città. In effetti mi avevano poi chiamato per far colazione: «Ciao, siamo i Wu Ming».
Questo è per dire che sono dei tipi che a volte saltano dei passaggi.

Su Twitter avevano scritto che nominavano «ufficialmente e a sua insaputa» me curatore di una raccolta di racconti che era stata appena immaginata. Ero perplesso ma lusingato. L’hashtag che stavano utilizzando era #TifiamoAsteroide. L’idea, che veniva fuori dal cazzeggio antigovernativo sui social network di Alberto Biraghi, era abbastanza essenziale: un ebook, scaricabile gratuitamente dal celebre sito dei Wu Ming, Giap, fatto di un gran numero di racconti tutti con lo stesso finale. Il finale era semplice ed efficace: un grande meteorite, forse addirittura un asteroide, colpisce e annienta il governo Letta.

La nota/prefazione scritta da Mauro Vanetti per Tifiamo asteroide, l’antologia di racconti che annichilisce il governo Letta e le sue basse intese, e lo fa non una volta, ma cento volte, cento volte cento, cento volte cento volte cento!
A cura di Mauro Vanetti.
Da un’idea di Alberto Biraghi.
Postilla di Wu Ming.
Editing e revisione a cura di Simona ArditoRoberto GastaldoNatale aka VecioBaeordoMauro Vanetti e Alessandro Villari.
Copertina di Luigi Farrauto.
Progetto grafico e impaginazione di Simona Ardito

Il libro si scarica gratuitamente qui.

in PDF e in ePub

Libera tavola

CL230x126_8608E’ uscito. Le info qui.

Ricette d’autore dalle terre confiscate alle mafie. Con contributi di Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Roy Paci, Allan Bay, Giulio Cavalli e tanti altri. 

di Jacopo Manni, Lorenzo Buonomini (Terre di Mezzo Editore)

Ottimi ingredienti coltivati sulle terre confiscate alle mafie sono combinati in preparazioni originali e tradizionali insieme: dalle maglie siciliane al pesto trapanese al pancotto di cavolo nero, mozzarella di bufala e crema di patate, dal timballo di caserecce ai fagottini “primavera” ripieni di verza viola con crema di cicerchie. Sette menu tematici promuovono in modo divertente e gustoso la lotta alla criminalità organizzata direttamente nel piatto.  

In più le ricette e i ricordi di chi si è speso in prima persona contro la cultura mafiosa. Scrittori, giornalisti, uomini e donne di spettacolo, politici, ma anche chef stellati, ci hanno regalato piatti speciali che hanno per protagonisti i sapori della legalità.

ISBN: 978-88-6189-237-8
Pagine: 176

 

Il coraggio di Lea

IL CORAGGIO DI DIRE NO
Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta

di Paolo De Chiara (Falco Editore)
con Prefazione di Enrico FIERRO
con Introduzione di Giulio CAVALLI

[…] la storia di Lea Garofalo, di questo ci parla. Di una vita violenta vissuta in un clima di perenne e quotidiana violenza. Un’esistenza dove la tenerezza, l’affetto, la comprensione non hanno mai trovato spazio. Forse, ma questo lo si avverte leggendo il libro e soffermandosi a riflettere sulle pagine più dense, alla fine della sua vicenda umana. Lea aveva capito che una vita violenta non è più vita e per questo aveva chiesto aiuto. Allo Stato, a questa cosa incomprensibile e troppo lontana per una ragazza di Calabria, allo Stato come unica entità cui aggrapparsi in quel momento. Perché quando rompi con la famiglia, quando vuoi venirne fuori, diventi una infame, una cosa lorda, la vergogna per il padre, i fratelli, il marito. E la vergogna si lava con il sangue. (dalla Prefazione di Enrico Fierro)

“Dove Eravamo”, il 12 ottobre a Milano con Borsellino, Cavalli, Nuzzi, Sarti e Ovadia

Presentazione di DOVE ERAVAMO. Vent’anni dopo Capaci e via d’Amelio.

Una importante iniziativa per ripercorrere dopo 20 anni le stragi in cui persero la vita Paolo Borsellino,  Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini delle loro scorte, ma anche per riflettere su quanto è stato fatto e quanto ancora c’è da fare in Italia.

Il libro,  sarà presentato Venerdì 12 ottobre alle ore 19, presso il Teatro della Cooperativa, via Hermada 8, a Milano (Google Maps).

Saranno presenti: il curatore Massimiliano PernaSalvatore BorsellinoGiulio CavalliGianluigi Nuzzi, Renato Sarti e Moni Ovadia.

Conduce: Mario Portanova (Il Fatto Quotidiano).

Per maggiori informazioni su “Dove Eravamo”: http://www.caraco.it/doveravamo

Clicca qui per segnalare la partecipazione all’evento su Facebook.

 

Il festival a casa del boss

Pietro Nardiello è un amico con cui ho avuto la fortuna di condividere una giornata significativa e bellissima nella Casla di Principe che profuma di Don Peppe Diana (qui il monologo che ho scritto e recitato per l’occasione). E’ uscito da poco il suo libro. E ve lo consiglio:

IL FESTIVAL A CASA DEL BOSS di Pietro Nardiello Phoebus Edizioni

Il Festival dell’Impegno Civile è l’unica rassegna italiana interamente realizzata nei beni confiscati alla criminalità organizzata. Il giornalista Pietro Nardiello, ideatore del progetto, con questo libro accende un riflettore sulle motivazioni del Festival, i retroscena, le difficoltà, le speranze e le gioie, nate in questi luoghi confiscati, dove si tenta ogni giorno di  costruire un’Italia diversa.

Il progetto del Festival, fortemente voluto dal Comitato don Peppe Diana, si ispira ai valori e ai principi del sacerdote assassinato dai camorristi a Casal di Principe. “Per amore del mio popolo non tacerò”. Il libro, pubblicato dalla Phoebus Edizioni, racconta le voci di questo popolo che continuano a parlare ai giovani, agli anziani, alle donne, ai bambini di questi territori martoriati, anche attraverso un Festival, fatto tutto, a casa del boss.

Una vittoria innanzitutto culturale, psicologia, fisica, concreta, reale: “A casa del boss“ si organizzano spettacoli di teatro, di musica, incontri di letteratura e dibatti sui temi della legalità, dell’antimafia, della politica, della cultura, dell’impegno civile. Il libro Il Festival a casa del boss è il racconto di una utopia concreta, del riscatto culturale di tutti i nostri non luoghi.

Il volume è arricchito da pregevoli considerazioni di importanti testimoni sociali, come il giudice Lello Magi, il procuratore Cafiero de Raho, Isaia Sales, Peppe Barra, don Aniello Manganiello, Antonietta Rozera e un’intervista impossibile di don Peppe Diana.

Interviste:

Francesca Ghidini  intervista il giudice Lello Magi;

Stefano Corradino intervista il procuratore Cafiero De Raho;

Vito Faenza intervista Isaia Sales;

Mariagrazia Poggiagliolmi intervista Peppe Barra,

Armida Parisi intervista don Aniello Manganiello,

Michela Monti  intervista la prof.ssa Antonietta Rozera,

Valeria Palumbo intervista don Peppe Diana

Diritti d’autore: Saranno devoluti in beneficenza all’associazione “Resistenza Anticamorra”, coordinata da Ciro Corona, per la realizzazione a Scampia di un ristorante pizzeria sociale dove lavoreranno giovani del territorio, ragazzi minorenni in attesa di giudizio e condannati a scontare pene alternative al carcere.

Non volevano Ambrosoli nelle stanze del Pirellone

Ricordate? In Regione Lombardia si era riusciti a ricordare la storia dell’avvocato Giorgio Ambrosoli ucciso per mano mafiosa (si badi bene, a Milano) senza invitare il figlio Umberto. Qualcuno qui dentro aveva ritenuto inopportune le sue opinioni sull’indagine a carico dell’ex presidente del Consiglio Regionale Davide Boni. Avevano ricordato la schiena dritta del padre rifiutando le opinioni del figlio: roba da trapezisti dell’etica a proprio uso e consumo.

E poiché la memoria va difesa e, con tutti questi dormienti, viene la voglia anche di imporla oggi Umberto Ambrosoli sarà al Pirellone nostro ospite alle 18 presso la Sala Gonfalone del Palazzo Pirelli. Con me e lui ci sarà anche Biagio Simonetta, autore del libro Faide: uno di quei calabresi informati e informatori che qui in Lombardia ci servono come l’aria.

Parleremo del libro L’INNOCENZA DI GIULIO e, soprattutto, degli Andreotti e gli andeottismi di oggi. Di buona politica e cittadinanza, insomma.

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Umberto Ambrosoli e Giulio Cavalli si tuffano nell’epopea di Andreotti

da ILCITTADINO

«Il processo Andreotti racconta che, in questo Paese, ripetere una bugia infinite volte funziona»: questa l’amara tesi di fondo di Giulio Cavalli, attore e regista teatrale, nonché scrittore e consigliere della Regione Lombardia nelle file di Sinistra ecologia e libertà, che ha presentato mercoledì sera a San Giuliano la sua ultima fatica, il libro “L’innocenza di Giulio”. In una serata organizzata dalla sezione locale di Sel e moderata da Valentina Draghi, esponente locale del partito di Nichi Vendola, il poliedrico autore lodigiano è intervenuto insieme a Umberto Ambrosoli, figlio dell’avvocato e giudice Giorgio Ambrosoli, ucciso nel 1979 mentre operava come liquidatore della banca di Michele Sindona, personaggio legato allo storico esponente della Dc.Argomento del libro, l’irrazionale normalità con cui il processo Andreotti, giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa e dichiarato nel 2003 prescritto per aver commesso il reato fino alla primavera del 1980, è stato mediaticamente celebrato alla stregua di un’assoluzione, senza lasciare strascichi degni di nota nell’opinione pubblica del nostro paese. Tutto questo nonostante, come affermato da Cavalli, «una lettura politica della vicenda ci dice che egli ha usato la mafia per motivi di consenso elettorale». Tuttavia il testo, e la sua presentazione, non si sviluppa tanto sul terreno storico, ma rimane invece ancorato ad una prospettiva di tipo politico: posto che «il metodo Andreotti è un metodo in cui poche persone si mettono d’accordo per perseguire il proprio guadagno personale ai danni di quello pubblico», ne deriva che «è importante raccontare la vicenda Andreotti per riconoscere gli “andreottismi” contemporanei, per capire le dinamiche andreottiane che vengono usate quotidianamente ancora oggi». Solo in questo modo si può porre rimedio al grande vulnus che ha permesso il passaggio sotto silenzio delle vicissitudini giudiziarie dell’anziano senatore a vita, ovvero «l’aver dimenticato di insegnare alle giovani generazioni ad essere curiose, a porre le domande giuste». Il provocatorio auspicio di Cavalli è che, per facilitare la presa di coscienza della responsabilità collettiva verso il bene comune, gli argomenti legati alla vita politica diventino “pop”, abituale oggetto delle usuali conversazioni quotidiane. «L’analisi di quegli anni – è l’auspicio di Umberto Ambrosoli – non deve procurare un senso di ingiustizia e frustrazione, ma bensì farci aprire gli occhi, renderci più partecipi. Questa è la sfida che Giulio Andreotti ci consegna. Perché storie come questa siano mattoni con i quali poter costruire un argine che permetta di tenere fuori una simile concezione del potere dal futuro del Paese».

Riccardo Schiavo

Ambrosoli, Desio, in scena, Ventimiglia e Forgione: il viaggio di questa settimana in viaggio

Martedì, 22 maggio, a San Giuliano Milanese con Umberto Ambrosoli presentiamo il mio libro L’INNOCENZA DI GIULIO in Sala Consiliare, Via De Nicola 2 alle 21 e parliamo di politica e Lombardia.

Mercoledì 23 maggio, a Desio si proietta il film ‘Uomini soli’ e poi proviamo a parlarne tutti insieme. Organizza Libera Monza e Brianza. Alle 20.30

Giovedì 24 maggio, a Cologno al Serio (BG), alle 21 portiamo in scena ‘Nomi, Cognomi e Infami’ alle 21 presso Comunità Terapeutica CASA AURORA. L’ingresso con offerta libera, organizza la serata La Coop. Sociale Gasparina di Sopra in collaborazione con il Comune di Cologno al Serio e con il contributo della Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto ORIZZONTI finalizzato all’inserimento sociale e lavorativo di detenuti.Al termine dello spettacolo anticipazione del lavoro dei ragazzi delle scuole medie statali A. BRAVI di Cologno al Serio.

Sabato 26 maggio, a Ventimiglia (IM), alle 16, “La mafia uccide, il silenzio pure!”. Incontro con Francesco Forgione, ex Presidente della Commissione parlamentare antimafia e componente assemblea nazionale di Sel, Giulio Cavalli, attore, autore e regista teatrale, consigliere regionale della Lombardia di Sel, Matteo Lupi, coordinatore Libera Liguria, Roberto Cotta, componente del coordinamento di Sel Imperia.

Poi c’è l’attività istituzionale (e siamo in una seduta “calda” di Consiglio e i lavori della commissione) e le solite assemblee nelle scuole che questa settimana faremo con il dovere di speranza che coltiviamo nel cuore. Qualsiasi modifica, novità e informazione la trovate nella pagina degli appuntamenti.

Buona settimana e buon viaggio. A noi.