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odio razziale

Casapound invoca il rispetto della legge (per gli altri): ora finalmente hanno ordine e disciplina

Palazzo occupato, così Casapound ha ottenuto ciò che voleva: ordine e disciplina

Ordine e disciplina, finalmente. I prodi membri di Casapound, quelli che vorrebbero fare i fascisti fingendo di non essere fascisti e autoconvincendosi che il fascismo abbia fatto “anche cose buone” (come un orologio rotto che segna l’ora esatta due volte al giorno) alla fine hanno ottenuto due dei punti principali della loro scarna propaganda elettorale: ordine e disciplina. Per ordine e per disciplina dovranno smammare dal palazzo che hanno abusivamente occupato a Roma in via Napoleone III.

Del resto, pensateci bene, ve li vedete quelli che fanno gli eroi che con il pugno alzato mentre cacciano gli stranieri delle baracche che poi vanno a ristorarsi in una baracca ben più lussuosa, nel pieno centro della città di Roma, dando così un pessimo esempio? No, dai. Anzi, volendo ben vedere, se i coraggiosi di Casapound fossero stati più svegli di quello che sono avrebbero organizzato una bella manifestazione, magari in piena quarantena e con le mascherine abbassate, per “liberare Roma” dalla loro presenza abusiva. Sai che begli applausi.

Ordine e disciplina, certo, e nell’ordine c’è il rispetto della legge che loro invocano per gli altri ma poi si dimenticano tutte le volte di applicare a se stessi e così saranno sicuramente soddisfatti dell’indagine condotta dalla Digos della Questura di Roma, la Procura della Repubblica capitolina che contesta i reati di associazione a delinquere finalizzata all’istigazione all’odio razziale e occupazione abusiva di immobile nei confronti, tra gli altri, dei vertici del loro movimento Gianluca Iannone, Andrea Antonini e Simone Di Stefano. Oltre ad altre tredici persone.

Ordine e disciplina, dicono, e siamo sicuri che sapranno spiegarci per bene come possano ritrovarsi in “emergenza abitativa” la metà degli occupanti abusivi del loro palazzo che sono dipendenti pubblici, regolarmente e comodamente pagati, che stanno abusando della pazienza degli italiani. E il grande capo Gianluca Iannone siamo sicuri che ci potrà spiegare come possano essere in “emergenza abitativa” i dipendenti che lavorano nel noto ristorante di sua moglie.

Parlano di onore, quelli di Casapound, e siamo sicuri che non avranno il disonore di venirci a dire “ah beh, allora gli altri?” come dei bambini all’asilo per cercare di giustificarsi. Ordine e disciplina, mica benaltrismo. Sono i duri e puri, no? Mostratecelo.

Leggi anche: 1. Altro che famiglie indigenti. Ecco chi abita nel palazzo occupato di CasaPound a Roma / 2. Casapound, sequestrata la sede in via Napoleone III a Roma

L’articolo proviene da TPI.it qui

Quando l’istigazione all’odio diventa un modello economico

Da leggere oggi Mantellini:

Il quotidiano Libero, da molto tempo, insieme a Il Giornale e a qualcun altro (a volte Il Tempo a volte La Verità) ha eletto l’odio razziale a modello di business. Evidentemente funziona: diversamente non si spiega come simili fogli continuino ad essere placidamente nelle edicole nonostante la qualità dei loro articoli. I lettori di Libero, o qualcuno che gli assomiglia molto, hanno festosamente animato i commenti di questo post di Filippo Facci, giornalista di Libero che l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha appena sospeso per 2 mesi per un articolo di un anno fa nel quale si scagliava contro l’Islam. L’articolo è un pezzo di giornalismo grossolano, chiaramente delineato dai toni accesi dell’odio contro i musulmani (che Facci, come tutti, per semplicità riunisce in un unico gruppo) e dalla vasta ignoranza dell’autore su questioni storiche e culturali evidentemente assai più grandi di lui. Ma è un articolo perfetto per il manicheismo di Libero, per le richieste dei suoi lettori e per i commentatori della sua pagina FB.

(continua qui, e chissà se all’Ordine dei giornalisti qualcuno ha qualcosa da dire)