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Piste Ciclabili

I deliri del’Assessore Esposito (sì, lui, il tifoso pro TAV)

esposito-romaQuanto segue è la trascrizione dell’incontro concesso oggi dall’assessore alla Mobilità di Roma Stefano Esposito (sì, quello che era ultrà, è pro Tav, canticchia canzoni da stadio alla radio, è senatore e recentemente è stato mandato da Renzi a aiutare il sindaco di Roma) ai delegati di una serie associazioni, tra cui #Salvaiciclisti. Sono certo che troverete, nella lunga trascrizione (della cui divulgazione prendo ogni responsabilità e non svelo la fonte, tutelato dalla legge n°69 del 1963). In breve però vi anticipo che secondo l’assessore Esposito le bici non possono andare per strada, che hanno bisogno di ciclabili protette e quindi non autorizzerà “neanche un centimetro di bike lanes”, e che – a sorpresa – ha dovuto fermare la progettazione del Grab, il Grande raccordo anulare delle bici, che invece era stato salutato dal sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dal ministro alle Infrastrutture, Graziano Delrio, come un’opera fantastica, da realizzare entro il Giubileo.
A voi la lettura e le considerazioni: spero che abbiate tempo e voglia di divulgare con ogni modo possibile questa interessante, illuminante e sconcertante conversazione con un politico della seconda metà del Novecento.

[Apertura dell’incontro, saluti, presentazioni eccetera]

#salvaiciclisti: “Come facciamo a far in modo che le persone non abbiano la necessità di usare l’automobile?”

Esposito: “Questa è una cosa che dovete fare voi!”

#salvaiciclisti: Ma noi già lo facciamo, dovete farlo anche voi!”

#vivinstrada: “Gli interventi per la riduzione del traffico devono essere sostenuti da un’adeguata campagna di comunicazione. Ed è l’unico accordo che era stato raggiunto con l’Agenzia per la Mobilità che aveva garantito le risorse e le competenze”

Esposito: “I lavori si sono interrotti perché non ci sono i soldi. Io sono arrivato e ho trovato i conti a zero. Adesso con il Giubileo un po’ di soldi li troviamo per fare delle zone 30 (limite di velocità di 30 km/h, ndr). Ma non c’è un vero piano. Sono dei palliativi. C’è un titolo, e la segnaletica verticale. Ma in realtà le zone 30 se non le controlli in maniera elettronica non fai le zone 30. C’è una certa ritrosia ad usare gli autovelox”

#vivinstrada: “E anche i tutor?”

Esposito: “I tutor costano”

#vivinstrada: “Si possono fare in leasing”

Esposito: “A Roma le competenze non ci sono. I vigili hanno detto chiaramente che se non ci sono 10.000.000 di euro per gli strordinari loro non lavorano. Io ho chiesto un nucleo di 600 vigili per l’assessorato alla Mobilità. Il Comandante Clemente mi ha risposto di mandare la lettera per aprire una trattativa sindacale. Io le cose da fare ce le ho abbastanza chiare: così come, ad esempio, ho dovuto fermare la progettazione del GRAB. Hanno concepito le piste ciclabili come se fossero due linee tracciate per terra. Non possiamo fare a Roma delle ciclabili non protette”

#vivinstrada: “Ma le bike lanes noi le DOBBIAMO fare”

#isfol: “Ma il punto è la volontà politica. A Londra chiudono le strade e nelle ore di punta possono passare solo autobus e biciclette. E questo è a costo zero.”

Esposito: “Ma voi non potete non vedere qual è la situazione del traffico a Roma!”

#salvaiciclisti: “Ma veramente noi la vediamo tutti i giorni!”

Esposito: “A Roma la mobilità è fuori controllo. Non c’è un piano per la mobilità che abbia un senso (sic!)”.

#salvaiciclisti: “Ma il piano per la ciclabilità esiste dal 2008″

Esposito: “Ma ne ho parlato anche con [omissis] domenica, gli ho spiegato qual è il punto: qualcuno che ha progettato un GRAB a tempo. Che passa nei parchi che di notte sono chiusi: il GRAB è questo. Ma per tornare alle bike-lanes, io non faccio una bike lane che non sia protetta perché non intendo avere i morti gratis sulle strade. Le ciclabili devono essere protette. Altrimenti ditemi: dove dovrebbero passare le biciclette?”

#salvaiciclisti: “Sulla strada”

Esposito: “Sì, ma fatemi un esempio, sulla Colombo una bike lane dove la facciamo? Non vi nascondo che io ho dei dossier che sono, dal mio punto di vista, molto più urgenti: devo far funzionare ATAC durante il Giubileo. Io capisco il vostro punto di vista ma vi invito a non fare voli pindarci: 1) sulla mobilità privata non potremo mettere le mani, in assenza di un servizio pubblico degno di questo nome; 2) tutta la questione, messa in campo dal sindaco per il Giubileo, riguardo la questione del GRAB, qualcuno aveva raccontato che si aprirà a dicembre: non si aprirà nulla; 3) intendo rivedere tutte le piste ciclabili presenti, quelle sui marciapiedi – le ciclopedonali – per la mentalità romana non possono funzionare”

#salvaiciclisti: “Ma certo, le biciclette devono andare in strada!”

Esposito: “Ma non si può!”

#salvaicilisti: “Ma no, DEVONO andare sulla strada”

Esposito: “Se un ciclista vuole andare sulla strada lo fa a suo rischio e pericolo. Io devo metterli nelle condizioni di andare su delle corsie… a me questa cosa delle bike lanes mi convince poco. Abbiamo fatto un sopralluogo per le bike lanes, si possono spostare i parcheggi verso l’interno per garantire il passaggio delle bici. Ma io non vado a restringere corsie dove già ci sono tempi di attesa di 15 minuti”

#salvaiciclisti: “Ma se non si fa questo non si va avanti”

Esposito: “Eh lo so, su questo abbiamo approcci diversi”

#salvaiciclisti: “Questo lo sappiamo”.

Esposito: “Conosco la vostra filosofia ma su Roma io non mi metto a incolpare ulteriormente la viabilità (privata, ndr) se non ho dato risposte precise, certe su una mobilità pubblica degna di questo nome”

Associazione vittime della strada: “Va bene, allora fino ad ora ci ha detto cosa non si può fare. Adesso abbiamo anno e mezzo: cosa si può fare nel prossimo anno e mezzo?”

Esposito: “Ciclabili protette, fuori dal contesto GRAB”

Associazione vittime della strada: “Quanti Km?”

Esposito: “Non lo so, non mi sbilancio. Il punto è che qui la filosofia è ‘strisce per terra’. Io non mi assumo la responsabilità a Roma di fare bike lanes senza protezione (fioriere, macchine che spostiamo). Il fatto è che non c’è lo spazio”

#vivinstrada: “Ma perché non facciamo almeno delle sperimentazioni? Noi siamo SICURI che questa sperimentazione sarà positiva. Lei faccia il progetto per le ciclabili protette. Ma sperimentiamo anche le bike lanes segnate in terra”

Esposito: “Io la bike lane non ve la faccio. Ve lo dico con molta franchezza. Con me assessore non ci sarà un solo cm di ciclabile disegnata in terra”

#vivinstrada: “Ma neanche se lo chiedono i ciclisti?”

Esposito: “Ma voi potete chiedere quello che volete, ma poi che succede se vi ammazzano su quelle piste, bike lanes o come si chiamano?”

#salvaicilisti: “Ma veramente ci ammazzano se non ci sono…”

Esposito: “Allora lo dico in maniera cinica. Oggi un ciclista che sceglie di andare in strada rischia di essere ammazzato ok? Se io realizzo una bike lane e la bike lane non è protetta dalla cultura che c’è a Roma e in Italia, poi ci sarà un magistrato che viene a cercarmi. E io – ve lo dico con molto affetto – non mi faccio venire a cercare, chiaro? Questo è il punto. Mi devo portare sulla coscienza la gente che viene arrotata?”

#salvaiciclisti: “Ma è il contrario! La gente viene arrotata perché non c’è niente”

Esposito: “Ma se io faccio una bike lane e poi succede qualcosa. Il magistrato viene a cercare me”.

#salvaiciclisti: “Ma c’è anche una responsabilità di ‘non fare’…”

Esposito: “Di non fare cosa?”

#salvaicilisti: “Di non fare niente!”

Esposito: “Ma io non ho detto che non faccio niente. Ho detto che faccio poche ciclabili e le faccio garantite”

#salvaiciclisti: “Ma le biciclette vanno ovunque!”

Esposito: “Io vado in bici a Torino con mio figlio, sono un ciclista della domenica, a Torino le ciclabili sono tutte protette, tranne qualche tratto”

#vivinstrada: “Ma a Roma le ciclabili sono impraticabili. In ogni caso non vorremmo parlare solo di ciclabilità il discorso è molto vasto”

Esposito: “Per quanto riguarda i pedoni si può fare un piano di rifacimento della segnaletica a terra”

#vivinstrada: “Il minimo sindacale. Li possiamo fare gli attraversamenti rialzati?”

Esposito: “Non ce n’è nessuno in programma. Considerate che a Roma adesso ho una pedonalizzazione in corso non mi ricordo il nome della via, dove c’è l’antiterrorismo, mi ha detto il prefetto che la pedonalizzazione crea dei problemi di sicurezza”.

#vivinstrada: “Quindi la pedonalizzazione è pericolosa?” (ndr: raccontatelo ai responsabili sicurezza della Casa Bianca)

Esposito: “La pedonalizzazione non si può fare, ci vogliono i controlli elettronici”

#vivinstrada: “O anche umani…”

Esposito: “Ma io non li ho. Fate quello che vi pare, fate la rivolta, ma io i vigili non li ho”

[…qua c’è un lungo pippone sui vigili che non lavorano e sulle mamme che accompagnano i bambini a scuola a Porta San Sebastiano…]

[ Sul finire ]

Esposito: “Non è che il modello Roma lo cambi in 20 giorni. Bisogna mettersi in testa che prima di cambiare la testa ai romani bisogna cambiare la testa della struttura”

#salvaiciclisti: “Noi la testa dei romani la cambiamo, facciamo i BikeToSchool, accompagniamo i bambini a scuola, ma la struttura dovete cambiarla voi”

#vivinstrada: “Allora non si tratta solo di cultura, si tratta di anche di governo”

Esposito: “Non mi chiedete di fare i miracoli. Ci vuole tempo. Ci vuole anche il duro braccio della legge. La legalità! Il punto è come si è arrivati a Roma a questa situazione di illegalità…”

#salvaiciclisti: “No, la domanda è come si è arrivati ad avere tutte queste automobili…”

Esposito: “No, vabbeh: ma questa è una posizione ideologica”

[…pippone su privacy, uso dei tutor e risorse a disposizione…]

[…infine mentre ci alziamo per andare via…]

Esposito: “Allora va bene, io vi convoco la consulta. Io però sono qui per fare delle cose, non sono l’interlocutore per la prospettiva”

(fonte)

#salvaiciclisti: una proposta di legge

La scorsa settimana il Times di Londra ha lanciato una campagna a sostegno delle sicurezza dei ciclisti che sta riscuotendo un notevole successo (oltre 20 mila adesioni in soli cinque giorni).

In Gran Bretagna hanno deciso di correre ai ripari e di chiedere un impegno alla politica per far fronte agli oltre 1.275 ciclisti uccisi sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni. In 10 anni in Italia sono state 2.556 le vittime su due ruote, più del doppio di quelle del Regno Unito.

Questa è una cifra vergognosa per un paese che più di ogni altro ha storicamente dato allo sviluppo della bicicletta e del ciclismo ed è per questo motivo che mi unisco all’appello dell’Associazione Ciclonauti per chiedere che anche in Italia vengano adottati gli 8 punti del manifesto del Times:

  1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.
  2. 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.
  3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.
  4. Il 2% del budget dell’Anas dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.
  5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.
  6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.
  7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays.
  8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.

Il manifesto del Times è stato dettato dal buon senso e da una forte dose di senso civico. È proprio perché queste tematiche non hanno colore politico che chiediamo un contributo da tutti affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento.

Chiunque volesse contribuire al buon esito di questa campagna può condividere questa lettera attraverso Facebook, attraverso il proprio blog o sito e attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #salvaiciclisti.

Ora bisogna trasformare i contributi in una seria proposta di legge. Chiunque abbia idee, suggerimenti e collaborazioni noi siamo qui. In bici.