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Verona

“Donna, ricordati di procreare altrimenti non ti realizzi”

A destra la concezione dell’identità di donna è sempre la stessa dai tempi di Adamo: essa per la Lega o Forza Italia ha il supremo compito di partorire come accadeva in quei tempi in cui in Italia avevamo qualche problemino con la democrazia

Antonio Tajani è coordinatore nazionale di Forza Italia, mica uno qualunque. Uno dei suoi pregi, per chi ha uso di seguire la politica, è quello di essere sornione sempre allo stesso livello mentre si ritrova a parlar degli argomenti più diversi, come se recitasse a memoria il ruolo che Forza Italia si propone nel centrodestra: essere quelli “seri”, quelli “non populisti”, quelli “libertari” e così via.

Ieri Tajani era presente alla presentazione degli eventi della festa ‘Mamma è bello’ e ovviamente gli è toccato sfoderare qualche riflessione politica sul ruolo di mamma (i politici, quelli che funzionano sono così, hanno un’idea su tutto e un mazzo di slogan per qualsiasi occasione, dalla sagra della porchetta fino al complesso tema di maternità e famiglia) e così ha sfoderato la solita frase come una tiritera, forse rendendosi poco conto di quello che stava dicendo. «La famiglia senza figli non esiste», ha detto Tajani, e poi, tanto per non perdere l’occasione di peggiorare la propria figura ha deciso anche di aggiungerci che «la donna non è una fattrice, ma si realizza totalmente con la maternità».

Ma come? Ma Forza Italia non è proprio il partito delle libertà? Niente: Tajani non si è nemmeno reso conto di essere riuscito in pochi secondi a tagliare completamente fuori migliaia di persone che avrebbero tutto il diritto di sentirsi feriti dalle sue parole. Mettere in dubbio la legittimità di un amore e di una famiglia, del resto, sembra essere diventato il giochino del momento dalle parti del centrodestra e così le famiglia che non hanno figli e quelle che non ne possono avere improvvisamente si accorgono di essere meno degne di tutti gli altri. E badate bene, qui siamo addirittura oltre al solito attacco alle coppie omosessuali: qui siamo proprio a un’idea di donna che ha il supremo compito di partorire come accadeva in quei tempi in cui in Italia avevamo qualche problemino con la democrazia.

Molti sono inorriditi, giustamente e si sono lamentati ma in fondo è proprio sempre la stessa idea di mondo, anche se esce con toni e con modi diversi, che nel centrodestra si coltiva da anni: «Le donne preferiscono accudire le persone, gli uomini preferiscono la tecnologia», ha detto ieri a Piazza Pulita (solo per citare uno dei tanti esempi) Alberto Zelger, consigliere comunale della Lega a Verona.

Insomma, anche oggi, care donne vi è stato ricordato il sacro comandamento di realizzarvi solo attraverso la procreazione. E se è vero che qualcuno potrebbe fregarsene della sparata di Tajani, come accade per le boiate di Salvini, occorre ricordare che questi sono leader di partiti che decideranno come spendere i soldi che dovrebbero servire per rimettere in piedi l’Italia, sono lì a stabilire quali dovrebbero essere le priorità. E questo, vedrete, è molto di più di una semplice frase sbagliata.

Buon venerdì.

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Bellezza: che figuraccia di festival

È in programma a Verona dall’11 al 19 settembre il Festival della Bellezza  di cui stanno parlando un po’ tutti in queste ore. L’organizzazione è riuscita a compiere un piccolo capolavoro: per parlare di eros e bellezza ha pensato giustamente di invitare solo maschi, tutti maschi. Evidentemente, come troppo spesso accade da noi, si ritiene che non ci sia una donna in grado di parlare dell’argomento. Riuscire a infilare 24 oratori per parlare di bellezza e eros tutti di sesso maschile richiede un certo sforzo, effettivamente (l’unica donna, Gloria Campaner, accompagna al pianoforte l’intervento di Alessandro Baricco).

Giustamente ieri Michela Murgia si chiedeva se gli invitati non avessero nulla da eccepire, se non sia il caso di cominciare a prendersi la responsabilità di dare uno sguardo al programma prima di accettare un invito (lo fece qualche tempo fa il ministro Provenzano, che infatti declinò). Del resto i dati ufficiali dicono che nei festival italiani la presenza femminile si attesta intorno al 15%. E non è roba di cui andare fieri.

Ma non è tutto. L’organizzazione del festival ha cercato di difendersi dicendo che le “molte figure femminili” che erano state invitate “non se la sono sentita di intervenire in un periodo difficile, in un contesto particolare come l’arena di Verona”. Capito? Le donne si sono impaurite, evidentemente.

Ma non è tutto. Guardando i programmi degli ultimi anni si scopre che dal 2014 solo otto donne sono salite sul palco dell’Arena e del teatro romano di Verona per partecipare alla rassegna.

Ma non è tutto. L’anno scorso in un’intervista Alcide Marchioro, direttore artistico del Festival della Bellezza, rispondeva alle critiche sulla poca presenza femminile (già l’anno scorso, eh) diceva: “è più complesso con le figure di donne intellettuali. Trovare le persone adatte a sostenere un palcoscenico davanti a quasi duemila persone non è facile: il pubblico deve sentirsi coinvolto e il protagonista deve essere a suo agio”. Alla grande.

Ma non è tutto. L’immagine usata per pubblicizzare il festival è una donna (per la precisione una bambina) e l’artista autrice dell’opera, Maggie Taylor, ha espresso tutta la sua indignazione per quell’immagine che è stata usata senza il suo consenso aggiungendo di esser stata sconvolta dalla scelta di utilizzare una bambina, dato che quest’anno il tema della rassegna sarà l’eros.

Beh, alla grande direi, no? La misoginia ha radici profonde, in giro un po’ dappertutto, difficili da sradicare.

Buon giovedì.

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Nascere e morire. A Verona

Secondo la Commissione che indaga sulle infezioni da Citrobacter «sono stati identificati 91 soggetti positivi» e i primi casi risalgono al 2017. Ma la struttura sanitaria non avrebbe mai comunicato nulla

«Il tempo per piangere c’è stato, ora è il tempo della giustizia. Chi ha sbagliato deve pagare. Alice poteva essere qui con me, che almeno la morte di mia figlia serva a qualcosa», sono le parole di Elisa Bettini, mamma di Alice, una dei neonati morti a Verona a causa del Citrobacter, intervistata da La Stampa. Dice Elisa: «Mi dicono che Alice ha la febbre, meningite da Citrobacter. Chiedo se ci sono o ci sono stati altri casi, mi rispondono di no. Nella stanza tiralatte, parlando con le altre mamme, scopro che non è  vero, e che di casi ce ne sono almeno cinque, Alice compresa, e che se ne verificano almeno dal dicembre precedente. Ci dimettono il 22 maggio. Il 12 giugno, Francesca (Frezza, la madre che ha fatto scoppiare lo scandalo, ndr) denuncia la situazione con un’intervista a L’Arena, il giornale di Verona. Ci troviamo con lei e con altre mamme, contiamo i casi di cui siamo a conoscenza, in totale sono una trentina, mentre qui continuano a parlare di dieci o dodici. Adesso veniamo a sapere che sono 96».

Lunedì è stata depositata la relazione stilata dalla Commissione istituita dal presidente del Veneto Luca Zaia per indagare sul caso di infezioni causate dal batterio Citrobacter koseri nei reparti di Terapia intensiva neonatale e pediatrica nell’Ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento, a Verona. I risultati mettono i brividi: dall’apertura della struttura (era il 4 aprile del 2017) «sono stati identificati 91 soggetti positivi per Citrobacter», 9 neonati «hanno sviluppato una patologia invasiva causata da Citrobacter koseri» e tra questi 5 hanno riportato gravi lesioni cerebrali e 4 sono morti.

A giugno di quest’anno ci si è accorti che il batterio stava su alcuni rubinetti delle terapie intensive neonatale e pediatrica e sulle superfici interne ed esterne dei biberon utilizzati da due neonati risultati positivi. Molto probabilmente si tratterebbe di latte per neonati preparato con acqua infetta. Acqua del rubinetto. La struttura sanitaria non avrebbe mai comunicato nulla alla Regione e nemmeno all’ente che amministra la sanità veneta. Alice è morta il 16 agosto, dopo giorni di atroce sofferenza. Elisa adesso vuole sapere chi ha sbagliato: «Non tollero che neghino l’evidenza», dice: «Se faccio tutto questo, è perché io non voglio che succeda a un altro bambino».

È una storia che si porta un enorme carico di dolore.

Buon giovedì.

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Maltempo? No, si chiamano cambiamenti climatici: così in Italia muoiono bambini e sprofondano città

In Liguria ci sono state città attraversate da fiumi d’acqua. Verona è stata martoriata. Su Milano circolano le foto degli alberi caduti per il forte maltempo, una RSA è stata scoperchiata, il tetto è volato via come uno straccio e tutti gli ospiti sono stati trasferiti d’urgenza. Nel cremonese la grandine ha devastato il territorio e si sta facendo ancora la conta dei danni. Moltissime le strade bloccate. E poi la notizia di ieri di due sorelle morte per un pioppo alto quattro metri sradicato dal fortissimo vento che le ha schiacciate mentre dormivano nella loro tenda, una tromba d’aria atipica l’hanno definita gli esperti, a Marina di Massa.

Sembrano incidenti, scherzi della natura e del destino, finiscono nelle discussione e nella cronaca come se fossero sfortunati episodi eppure i numeri dicono altro, lo dicono da tempo e lo dicono in modo chiarissimo: gli eventi meteorologici estremi nel 1999 in Italia sono stati in tutto 17, nel 2019 abbiamo avuto 1668 casi (fonte l’European Severe Weather Database) e probabilmente questo 2020 segnerà un altro record. Continuare a credere (e raccontare) che ciò che accade sia frutto di casualità senza vederne invece la sistematicità causata dal cambiamento climatico è l’atteggiamento più vigliacco e pericoloso.

Un’inchiesta dello European Data Journalism Network diffusa da stopglobalwarming.eu racconta che l’Italia potrebbe perdere qualcosa come 1.030,5 chilometri di spiagge nei prossimi 80 anni. Spiegato semplice: se si continua così da qui al 2100 una spiaggia su tre non esisterà più, non ci sarà la spiaggia di San Teodoro in Sardegna e nemmeno quella di Lignano Sabbiadoro nella laguna di Venezia, nella zona di Rimini le spiagge arretrerebbero di almeno 40 metri, solo per far qualche esempio.

Eppure un sondaggio realizzato da Ipsos qualche settimana fa dice che il 72% degli italiani è convinto che il cambiamento climatico sia addirittura un problema più serio della pandemia e l’80% ritiene che il governo dovrebbe ripartire proprio da qui anche per rilanciare l’economia della Paese. Otto italiani su dieci sono convinti che il cambiamento climatico sia dovuto alle attività umane e che si prospetti un disastro ambientale se non ci sarà un cambiamento di abitudini. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che no, che non si tratta di sfortuna, che non serve più la solidarietà dopo una tromba d’aria e un acquazzone: ci sono responsabilità precise, nomi e cognomi, comportamenti che valgono come soluzioni e decisioni che devono essere messi in cima all’agenda. Intervenire in tempo è impegnativo ma non provarci sarebbe un suicidio.

L’articolo proviene da TPI.it qui

Fischi e fiaschi. A Verona

Sembra una barzelletta. E invece no. A Verona il consigliere della lista comunale “Battiti per Verona” Andrea Bacciga (famoso per avere fatto il saluto romano alle componenti del movimento Non una di meno in Consiglio comunale, tanto per chiarire l’evidente spessore del soggetto) insieme a altri tre consiglieri della Lega (Alberto Zelger, Paolo Rossi e Anna Grassi) ha presentato una mozione che definire una barzelletta è troppo poco. Scrive Bacciga (trattenete il respiro):

«Premesso che:

  • domenica 3 novembre, durante la partita Hellas Verona-Brescia, improvvisamente il giocatore del Brescia Mario Balotelli calciando il pallone verso la tifoseria avversaria usciva dal campo, accusando di avere ricevuto cori razzisti;
  • nessuno presente allo stadio udiva tali ululati né il pubblico presente né la panchina del Brescia né  i giornalisti né i professionisti della piattaforma Sky a bordo campo;
  • iniziava subito una campagna mediatica contro la città di Verona sia da alcuni politici, come risulta dal comunicato del PD, sia da alcuni giornalisti che, seppur non presenti allo stadio, non hanno perso l’occasione di gettare fango sulla nostra città.

Considerato che:

  • non sia più accettabile che Verona venga messa sul banco degli imputati, pur quando, come in questo caso, non è accaduto nulla.

Con la presente mozione il Consiglio comunale impegna:

  • il sindaco, l’assessore e gli uffici legali del comune a diffidare legalmente e/o adire le vie giudiziali nei confronti del calciatore e di tutti coloro che attaccano Verona diffamandola ingiustamente».

In pratica questi valorosi consiglieri comunali vogliono querelare Balotelli e tutti quelli che ne parlano o ne scrivono. Quindi anche noi, probabilmente. E anche voi che leggete, chissà.

Peccato che il Giudice sportivo invece abbia punito il Verona con la chiusura per un turno del settore poltrone est, da dove sono arrivati gli insulti all’attaccante del Brescia (niente condizionale visto che si parla di recidiva dopo il caso Kessie).

Un gran figurone per Bacciga e i suoi camerati. Davvero. Però è riuscito a chiarire una cosa importante: di solito chi ha le polveri bagnate per difendersi finge di difendere un patria (che sia una città o una nazione). E ancora una volta, volendo ben vedere, possiamo notare che quelli del “prima gli italiani” hanno evidenti difficoltà con la lingua italiana.

Bacioni, cari consiglieri.

Buon mercoledì.

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Mentre quelli si trastullano a Verona qui fuori ne ammazzano altre due

Dicono che non passerà nessun ddl Pillon. Dicono dalle parti del M5S. Siccome noi ci fidiamo quanto di un pacchista incrociato nel piazzale di un autogrill vigiliamo. Vigili. La proposta di legge Pillon, così come la ventilata abolizione della legge 194 saranno gli spauracchi che sventoleranno ogni volta che saranno in difficoltà per cercare di sviare l’attenzione pubblica. E saranno spesso in difficoltà dalle parti della Lega, ancor di più di questi tempi in cui Di Maio sembra avere alzato un po’ la testa. Non è solo questione di rispetto per le donne, no: i diritti sono di tutti anche senza esserne direttamente interessati, sarebbe una lezione da imparare in fretta. No?

Intanto, mentre lì a Verona si divertivano a regalare feti di gomma come gadget e dipingevano le donne come orche assassine qui fuori gli orchi, quelli veri, ne ammazzavano due nel giro di qualche giorno. A Sassari hanno arrestato Ettore Sini, il 49enne agente di polizia penitenziaria che ha fatto irruzione a casa della ex moglie Romina Meloni a Nuoro, uccidendola a colpi di pistola e ferendo gravemente il nuovo compagno di lei, Gabriele Fois. Scrivono i carabinieri di averlo trovato in “stato confusionale”: il raptus è già bell’e servito.

In provincia di Enna invece ieri mattina Filippo Marraro doveva incontrare la moglie per discutere della prossima separazione, Loredana Calì si è presentata all’appuntamento ma è stata ammazzata con un colpo di pistola.  Marraro si è presentato in caserma dicendo: “Ho ucciso mia moglie. Aveva altri uomini”. Sempre per quella storia della donna come proprietà privata. La coppia aveva due figli adolescenti. Si erano sposati una quindicina di anni fa, dopo un divorzio di Marraro dalla prima moglie, dalla quale ha avuto un figlio. I due erano in fase di separazione.

“La vendetta un piatto freddo, più è freddo e più si gusta”, ha scritto sul proprio profilo Facebook Filippo Marraro. Sul profilo social, nella colonna di presentazione, Marraro ha anche scritto di essere “vedovo” e “disoccupato ben organizzato”. Ben organizzato, capito?

E allora verrebbe da dire: quando ci sarà il pugno di ferro contro questa mattanza? Dove sono le promesse della ministra Bongiorno piuttosto che perdersi a parlare di castrazione chimica?

Noi aspettiamo.

Intanto qui fuori quelle muoiono.

Buon martedì.

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Convegno delle Famiglie di Verona: il conclave dei torvi


Il congresso della famiglia di Verona è conclave di torvi, che mescolano patriarcato e sovranismo, con un po’ di estremismo di destra e una strizzata d’occhio al bigottismo più bieco, quelli che si sta tra il Dio, la Patria e la Famiglia come una caccola incastrata tra i denti. Ma la questione è molto più seria di quello che potrebbe sembrare poiché una parte del Governo sembra convinta che tornare indietro di decenni sui diritti sia davvero una via percorribile.
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Che buio a Verona

Da ieri Verona è ufficialmente “città a favore della vita”: in consiglio comunale è passata la mozione 434 pensata per il quarantesimo anniversario della legge 194.

Un conato di oscurantismo e caccia alle streghe che in sostanza decide di finanziare con soldi pubblici alcune associazioni cattoliche (a scopo di lucro) che si battono contro l’aborto. Una mozione che segna di fatto un ritorno al medioevo, sia per come è stata pensata e scritta e sia per il suo senso politico: si basa su fonti più che discutibili (come quella sugli aborti clandestini che essendo clandestini viene difficile pensare che sia possibile quantificare) fino al riferimento all’interruzione di gravidanza come pratica contraccettiva passando per le “uccisioni nascoste prodotte dalle pillole abortive”.

Un testo immondo (lo trovate qui) che non vale nemmeno la pena citare troppo, rischiando di portarlo in superficie.

Non stupisce però che tutto questo accada a Verona: la patria di Tosi e dei fascismi di ritorno già da tempo ha inforcato la strada della negazione dei diritti come tratto distintivo. Chi non sa immaginarne di nuovi del resto non ha di meglio da fare che farsi notare togliendo i diritti esistenti.

Non stupisce nemmeno che la mozione sia passata: la destra anche a Verona va a gonfie vele.

Alla mozione si è opposta la declinazione locale del movimento Non una di meno. Hanno provato in tutti i modi (leciti) a parlarne e farne parlare.

Da fuori verrebbe da pensare che anche questa battaglia, seppur locale, possa essere un’occasione per l’opposizione.

L’opposizione. Già.

La capogruppo del partito democratico Carla Padovani (quella che nel 2012 era uscita dal Pd per andare nell’Udc perché in disaccordo con le unioni civili per poi tornarci) ha votato a favore.

Scrive Non Una di Meno Verona: “Inoltre la maggioranza ha cercato, senza successo, di far mettere all’ordine del giorno l’altra mozione che prevede la sepoltura automatica dei feti abortiti anche contro la volontà della donna coinvolta”.

Ma non preoccupatevi: c’è tempo per scivolare verso l’abisso.

Buon venerdì.

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