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2011

Il caso Fiat visto dal genio di Fo

A volte leggi alcuni suoi lampi e credi proprio che non ci sia altro da aggiungere.

La Pace chiamò

Ogni tanto ce ne dimentichiamo (o comunque ce ne ricordiamo molto meno) sepolti da Terzi Poli che vorrebbero esistere o l’ultima uscita presidenziale o gli accrocchi dei partiti, eppure nella nostra bella e (nonostante tutto) robusta Costituzione il tema della Pace è indicato come il “faro” nella gestione della politica estera nazionale. La questione si solleva ogni volta che qualcuno dei nostri militari perde la vita in qualche missione (di “pace”, le chiamano) e subito dopo scompare insabbiandosi sotto le discussioni più urgenti.
Incontro spessissimo persone e gruppi che con fatica continuano a parlarne e farne parlare con un certosino lavoro in rete (quella in carne e ossa). Per questo come primo gesto del 2011 ho deciso di aderire alla campagna della Tavola per la pace . E di tenere appesa la dichiarazione di pace da sottoscrivere, che dovrebbe essere tra i primi articoli di ogni programma di una coalizione di chi crede nei principi costituzionali e democratici di questo Paese:
L’Italia che compie 150 anni ha una gran bella Costituzione. L’Italia, che compie 150 anni, ripudia la guerra, lavora per la pace e la giustizia, promuove la sicurezza umana e la democrazia internazionale rafforzando l’Unione Europea e l’Onu. Smette di fare la guerra in Afghanistan e costruisce la pace in Medio Oriente, in Africa e nel resto del mondo. Lotta contro la povertà e le disuguaglianze sociali nelle nostre città, in Europa e nel mondo e promuove un lavoro dignitoso per tutti. Taglia le spese militari e smette di vendere armi nel mondo. Investe sull’educazione, sulla cultura, sulla formazione e sul protagonismo dei giovani. Rispetta i diritti umani, a cominciare da quelli dei migranti che vivono e nascono nel nostro paese, e si batte contro le mafie, la corruzione, l’illegalità e ogni forma di razzismo e di violenza. Cura la Terra, difende i beni comuni e promuove nuovi stili di vita.
 
Questa è l’Italia che amo, che festeggio e che voglio costruire.
 
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(*) La campagna “L’Italia ripudia la guerra” è promossa dalla Tavola della pace, dalla Rete italiana per il disarmo e da numerose altre associazioni. Aderisci anche tu!

Racket, denunce e credibilità di Stato

La credibilità di uno Stato che combatte l’illegalità si pesa sulla protezione e la vicinanza per tutte quelle persone che alzano la testa e trovano il coraggio di denunciare. In un Paese normale sarebbero i monumenti al coraggio e alla lotta da esportare con orgoglio piuttosto delle parate e delle bandiere e dovrebbero essere i libri di testo per la materia della responsabilità. Noi ce li dimentichiamo troppo spesso questi “eroi” così fortissimamente normali che mi rendono orgoglioso di essere loro concittadino. Penso a Pino Masciari, Ignazio Cutrò, Valeria Grasso e tutti quelli che colpevolmente non conosco. Per questo nel primo giorno dell’anno sarebbe da capire se la credibilità di Stato ha l testa alta e il pugno fermo di fronte alla sparizione di Francesco Dipalo, scomparso da qualche giorno. Una famiglia che alza la voce contro il racket dovrebbe avere il natale che bussa alla porta tutte le mattine di tutti i giorni dell’anno. E uno Stato che la segue passo passo.

ALTAMURA, SI CERCA L’IMPRENDITORE ANTIRACKET SCOMPARSO A NATALE

fonte: www.narcomafie.it

Non si hanno più notizie di lui dal giorno di Natale. Francesco Dipalo, 47 anni, titolare di un’azienda di idrosanitari vicino a Matera, ha fatto perdere le tracce di sé: a dare l’allarme la moglie, Laura Lorusso, la quale si appella alla cittadinanza: «Se qualcuno ha delle notizie si metta subito in contatto con le forze dell’ordine».

L’imprenditore di Altamura era stato vittima – dal 2001 al 2003 – del racket delle estorsioni, che aveva coraggiosamente denunciato garantendo alla giustizia coloro che gli imponevano il pizzo. Da allora però la vita di Francesco Dipalo e della sua famiglia è stata stravolta: vittime di atti intimidatori presso la propria abitazione e la propria azienda, sono stati inseriti nel Programma Speciale di Protezione. Una vita difficile, blindata, passata in solitudine, in clandestinità; Dipalo aveva lamentato la scarsa presenza dello Stato, spiegando di sentirsi vittima «non solo del racket delle estorsioni ma anche di un sistema che non tutela chi denuncia i propri aguzzini». Per protesta l’uomo, nel dicembre 2008, si allontanò da Altamura senza avvisare nemmeno la propria moglie, per fare ritorno a casa dopo cinque giorni. Un episodio dunque che potrebbe costituire un precedente rispetto a quanto sta accadendo in questi giorni: l’imprenditore risulta di nuovo scomparso e gli inquirenti non abbandonano la pista della fuga volontaria, come appunto avvenuto in passato. Le indagini sono coordinate dalla pm Desiré Digeronimo della Dda della Procura di Bari in sinergia con il reparto investigativo dei Carabinieri di Bari. Proprio alla Procura pugliese Francesco Dipalo aveva indirizzato una lettera scritta la vigilia di Natale, il giorno prima della sua scomparsa.

La vicenda dell’imprenditore di Altamura riporta all’analoga situazione vissuta da Pino Masciari, l’imprenditore edile che ha avuto il coraggio di denunciare i propri estorsori di Serra San Bruno e che per questo ha vissuto 14 anni di odissea: insieme alla moglie e ai figli ha abitato in località segrete, senza il sostegno dello Stato che avrebbe voluto sentire, con la paura di essere scovato e ucciso. Come avvenne per Libero Grassi e Vincenzo Grasso, che pagarono con la vita il loro coraggio per aver denunciato chi li opprimeva con il pizzo. Il primo fu ucciso a Palermo il 29 agosto 1989 mentre il secondo, commerciante di Locri, trovò la morte il 20 marzo dello stesso anno.

Pesantissimo il grido della moglie di Francesco Dipalo: «Se dovesse succedergli qualcosa voglio che la gente capisca che denunciare non serve, è meglio non farlo. Quello che ti fa lo Stato è peggio di quel che fanno i delinquenti». Parole dettate dalla disperazione e dalla rabbia, che stridono con quanto, per esempio, ha sempre dichiarato Pino Masciari: «Se tornassi indietro, rifarei tutto. Perché solo denunciando queste persone si ritorna liberi». Nella forza della denuncia credevano anche Libero Grassi e Vincenzo Grasso, ci credono le persone che hanno costituito il comitato “Addiopizzo”, ci ha creduto lo stesso Francesco Dipalo quando denunciò i propri estorsori. Il Procuratore Aggiunto della Procura di Milano Ilda Boccassini, commentando l’evolversi dell’indagine “Il Crimine” ha sottolineato l’importanza della denuncia: «Ci siamo resi conto – ha commentato – che non pervengono denunce da parte dei commercianti, degli imprenditori, delle persone che sono nel mirino degli estorsori; è un fatto sintomatico di cui prendiamo atto, è impensabile debellare i fenomeni di racket e usura se le loro vittime non trovano il coraggio di rivolgersi alle autorità preposte per accusare i propri aguzzini».