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Il ministro che chiamava le macchine

Venerdì scorso sono scese in piazza 12mila persone appartenenti a tutte le sigle sindacali per contestare l’accordo di Stellantis (già Fiat) con cui altre 3mila e 600 lavoratori dovranno “volontariamente” uscire dagli stabilimenti italiani di un’azienda che di italiano ha davvero poco. A Torino con gli operai c’erano anche gli studenti. Altri 1.500 lavoratori dovranno lasciare la fabbrica con l’accordo sulle uscite incentivate. Come se non bastasse, due giorni fa, l’ad Carlos Tavares è tornato a minacciare altri “feriti e vittime” se il governo lascerà entrare un concorrente cinese. 

Ci si aspetterebbe che il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso imponesse il ruolo del governo, aprisse il tavolo delle trattative, mettesse in campo tutti gli strumenti a disposizione per salvare i posti di lavoro. 

Che ha fatto il ministro? Si è infilato in una polemica sul nome di un tipo di auto, quasi fosse stato in un forum di appassionati, irritato dal fatto che Alfa Romeo avesse deciso di chiamare Milano un suo modello prodotto in Polonia. Qualcuno avrebbe bonariamente potuto pensare che fosse il primo passo di una complessa strategia. Niente di tutto questo. Quelli all’Alfa Romeo hanno risposto che “Il nome Milano, tra i favoriti dal pubblico, era stato scelto per rendere tributo alla città dove tutto ebbe origine nel 1910” e sottolineando come ci siano “temi di stretta attualità più rilevanti del nome di una nuova autovettura” hanno decisa di chiamarla Junior. Ci si poteva aspettare quindi una mossa successiva da parte del ministro ma niente. Urso ha espresso “grande soddisfazione”. Immaginiamo come siano soddisfatti anche gli operai. 

Buon martedì. 

Nella foto: manifestazione a Torino, 12 aprile 2024 (foto Marioluca Bariona)

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