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Giulio Cavalli

Come Regione Lombardia si occupa dei vostri problemi

Nella prima regione europea per numero di imprese e prima in Italia per Prodotto Interno Lordo, si sta dibattendo di un tema fondamentale. Il PDL e la Lega in Lombardia non stanno discutendo, al momento, di credit crunch, di lavoro, di smog, di territorio, di corruzione, di criminalità organizzata. Nossignore. Al Pirellone si è scatenata una battaglia su come dovrà cambiare la bandiera della Regione, nella quale bisognerà affiancare la croce di San Giorgio alla Rosa Camuna. La colpa è di Roberto Alboni, ex aennino, che ha presentato un progetto per mettere un nastro tricolore all’innesto del puntale sull’asta “come è indicato dall’araldica nazionale”. “Il tricolore non c’entra nulla con la bandiera lombarda”, replicano dalla Lega, come riferisce il Corriere della Sera. Il tutto si incrocia con un’altra questione imprescindibile: la festa lombarda, per la quale la Lega ha depositato un progetto di legge. Se la legge passerà, si celebrerà il 29 maggio, come già annunciato l’anno scorso.  E d’improvviso la recessione è lontana, la disoccupazione un argomento secondario, l’aria è pulita, le mani anche e la ‘ndrangheta, come è noto, in Lombardia non esiste (oggi altri 23 arresti a Milano). (Grazie a Simone Spetia)

La Regione in ospedale rilascia lo scontrino

[comunicato stampa] Da domani i lombardi saranno forzosamente informati, alle dimissioni in caso di ricovero o al momento della prestazione in caso di esami o visite, del costo sostenuto da Regione Lombardia per il loro iter diagnostico e terapeutico. Ai piani alti di Palazzo Lombardia la chiamano operazione trasparenza.

E già suona ridicolo che, in suo nome, si dica ai cittadini quanto si spende per loro mentre i consiglieri regionali debbano affrontare ogni volta una specie di odissea per accedere ai dati sanitari e poter esercitare il proprio ruolo di controllo. Ma il punto vero è che a noi sembra un passo pericoloso verso la compromissione del diritto universale alla salute. Dietro l’obiettivo dichiarato di responsabilizzare i pazienti, come se un intervento al cuore o una chemioterapia fossero scelte assunte in libertà e non percorsi obbligati e drammatici, sta infatti il palese tentativo di colpevolizzarli. Con una scorrettezza di metodo e di merito inaccettabile. Perché le cure non sono regalate dal sistema sanitario, ma già pagate a monte da tutti i cittadini non evasori attraverso le tasse. Tanto che si stanno giustamente sollevando molte voci preoccupate e contrarie anche trai medici.

Del resto questa nuova norma, contro la quale abbiamo appena presentato un’interrogazione, fa il paio con il criterio – riconfermato ieri – dei maggiori punteggi di valutazione ai direttori di Asl e ospedali che più risparmiano, trascinando sempre più la sanità lombarda verso un sistema in cui contano soltanto numeri e soldi, a scapito delle persone. A parziale consolazione, il possibile e imprevisto effetto boomerang che incombe su Formigoni e Bresciani. Se, come da tempo denunciamo, il monitoraggio della pressione arteriosa, per esempio, è tariffato a 42.23 euro, mentre per eseguirlo se ne pagano 48.45, dati dalla somma del ticket di 36.15 e del superticket di 12.30, da domani i cittadini lo sapranno. Insieme all’umiliazione di vedersi recapitare il conto sanitario, scopriranno, con la certezza del nero su bianco, di sborsare in molti casi, per diverse delle più comuni prestazioni, ben più del loro costo effettivo. E saranno, a ragione, doppiamente scontenti”

Pietro Nenni sui governi tecnici

“..un governo di emergenza, affidato a personalità cosidette eminenti, a tecnici, a servitori disinteressati dello stato che, nella realtà del paese qual è, sarebbe stato il governo delle destre, con un contenuto fascistico-agrario-confindustriale..” Pietro Nenni 26/7/1964 (grazie a @figuredisfondo)

Il centrismo indolore

Ritorno al Centrismo? Altra metafora imprecisa, se è vero che qui non si tratta di una formula politica quanto della copertura assicurata all’ennesima operazione camaleontica della corporazione dei rentiers di partito. E la mascherina asettica del tecnico certifica che tutto si svolga in maniera anestetica, indolore. Per questo si rendono necessari sensori più percettivi, per cogliere i segnali deboli nel grande brusio del detto e contraddetto. Dell’Ici imposta al patrimonio immobiliare vaticano e delle contestuali manovre che ne sterilizzino gli effetti; del beauty contest bloccato per le frequenze televisive e dell’asta che non si sa se e quando si farà; del mercato del lavoro che va riformato all’insegna dell’equità in assenza di qualsivoglia politica che crei nuovo lavoro. Gattopardo Monti – insomma – non lo pizzichi sul terreno del “bunga bunga” o della condiscendenza sottobanco verso le Mafie. Andrebbe atteso al varco dove “niente cambia mentre tutto cambia” (o meglio, veniamo indotti a pensare che il cambiamento sia effettivo). Per farlo occorrerebbe – prima di tutto – lasciar perdere il folklore narrativo e relative retoriche stereotipate. Magari si scoprirebbe che, dopo un quasi ventennio di regime reazionario, è in atto una vera e propria restaurazione conservatrice. E che la luna di miele tra SuperMario e l’intero popolo italiano è ormai agli sgoccioli. Pierfranco Pellizzetti su Il Fatto Quotidiano.

La politica del ‘medio’

Che non è il dito di Bossi o di Formigoni: è questa abitudine al “benaltrismo” che a sinistra si instilla per disinnescare le discussioni e insegnarci che le priorità le devono decidere le segreterie. Perché la discussione tra Vendola e Veltroni (e i successivi interventi del sindaco Emiliano e di Mussi) non è cosa “banale e antica” (mi spiace per la stima che ho per Civati ma sulla sua definizione proprio non sono d’accordo) ma piuttosto una mediazione trascinata che non riesce nemmeno a diventare un compromesso. Non perché ci siano posizioni giuste o sbagliate per antonomasia (e ci mancherebbe) ma perché sui temi di questo nostro tempo ci è chiesta una certa sana intransigenza di fondo che ci renda chiari e leggibili per provare ad essere credibili: sulle politiche economiche del Governo Monti, sulla vicenda TAV (e delle tante TAV in giro per l’Italia da TEM, Pedemontana in Lombardia, per fare due esempi), sul valore dell’articolo 18 (e quello che rappresenta), sulle possibili declinazioni del referendum sull’acqua (senza strane multiutility) e sull’interpretazione delle alleanze possibili. Si può essere democraticamente liberal? Si, ma la posizione non è conciliabile con il welfare che in molti vorremmo. Si può rimanere affascinati da Passera o i tanti piccoli Tabacci? Certo, ma noi vogliamo fare altro. Il dibattito tra Vendola e Veltroni è il modo diverso di intendere la sinistra. Radicalmente diverso. E il benaltrismo nell’affrontarlo ultimamente ha partorito mostri (che ci hanno portato alle sonore sconfitte di questi ultimi anni) oppure ha generato personalismi radicali (guarda il caso) che poi ci si è affaticati ad adottare. La constatazione amichevole (e analitica, progettuale, sui programmi e sulle riforme) è il programma del centrosinistra. Altrimenti sono il centro e la sinistra che si tamponano al primo incrocio. Ed è una storia già vista.

Noi, nel nostro intenso piccolo, iniziamo a dedicarci alle differenze (che vogliamo coltivare senza massimalismo ma con slancio) a Milano questo sabato. Perché le mediazioni, per essere credibili, devono avere chiare le posizioni di partenza.

Il boss rovinato dalla politica

Di solito succede il contrario, si sa. Ma la storia di Giulio Lampada (e il suo interrogatorio ben descritto da Davide Carlucci su Repubblica) racconta perfettamente quanto gli interessi e gli stili si incrocino. E sono stili costruiti su ‘benefit’ (“…entrando in contatto con gente come il sindaco di Roma Gianni Alemanno o il consigliere comunale di Milano Armando Vagliati, al quale ha pagato quattro viaggi aerei, per un valore di 882 euro“) e una smargiasseria di fondo.  Ma sono due le frasi che colpiscono nelle parole di Lampada: Tra di noi poi parli con il politico e magari se non fai un po’ — scusi il termine — di buffoneggia… Colletti bianchi, vengo definito. Mi è piaciuta, da piccolo, la qualifica. Avevo 18 anni, con il sindaco Falcomatà a Reggio, forse lui me l’ha inculcata… Io vengo da quella realtà di Reggio Calabria di fare quella scalata — come chiamarla? — imprenditoriale, politica… Il problema culturale è che mafia e politica si assomigliano sempre di più nei vizi e nelle interpretazioni peggiori e, al di là, delle risultanze processuali dalla bocca di Lampada escono nomi di amministratori che risultano essere un modello. La politica che ispira nei modi la mafia, per intendersi. E nessuno che si senta in dovere di dare una risposta.

Chissà cosa ne pensa Leoluca Orlando

Del passaggio a Palermo nel gruppo IDV del consigliere Paolo Caracausi. Caracausi, consigliere in quota Pid, ha sempre sostenuto Saverio Romano e Cammarata. E siamo a pochi giorni dalle primarie e a pochi mesi dalle elezioni.

F1: se a perdere è il Bahrain

Roberto scrive del Gran Premio di F1 in cui i diritti sono già fuori dalla griglia di partenza. L’anno scorso le forti proteste contro il regime al governo avevano portato alla cancellazione della corsa, le Wiliams avevano comunque fatto sapere che stavano valutando la possibilità di boicottare la gara. Ora, a distanza di un anno, la situazione politica non è molto cambiata, per avere un’idea basta leggere qualche post di Alaska: Con l’aperto controllo dell’Arabia Saudita e la tacita complicità degli Stati Uniti (che pagano al Bahrain un lauto affitto per alloggiarvi la loro Quinta Flotta e gli forniscono armi), nemmeno il rapporto della commissione internazionale sulle torture pubblicato a ottobre ha aperto la strada per le riforme. La divisione settaria cavalcata dal governo si è acuita, la giovane attivista Zeinab Alkhawaja (@angryarabiya) si trova per la terza volta in carcere (dopo che suo marito era stato appena liberato dopo dieci mesi di carcere, e mentre suo padre Abdulhadi Alkhawaja è in carcere da quasi un anno, sta facendo lo sciopero della fame, e ha scritto un appello alla Danimarca, paese dove ha a lungo vissuto da esule), e tutti i cortei notturni degli ultimi mesi sono stati repressi con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e pallini da caccia. Negli ultimi giorni i manifestanti, che erano sempre rimasti pacifici e avevano inventato alcune proteste simboliche come quella dei clacson, hanno cominciato ad appiccare incendi e lanciare molotov. In previsione dell’anniversario, il re ha di nuovo bloccato tutti i visti per i giornalisti stranieri, nonché i visti turistici all’ingresso. Migliaia di persone ieri, e gruppetti di giovani stamattina all’alba che hanno cercato di raggiungere quella che un tempo era Lulu correndo con le bandiere sono stati ricacciati indietro dai lacrimogeni, e si registrano già diversi feriti. La Boudaiya Highway è stata bloccata dalla polizia, Sitra isolata. Come se non bastasse Amnesty International ha pubblicato un dossier sui diritti umani violati nel paese. Forse sarebbe significativo uscire dalla meccanica, entrare nel campo dei diritti (negati) e decidere che anche lo sport debba fare tappa dove la democrazia se lo merita. Ferrati e Toro Rosso per prime.

Non Mi Fermo: i temi del 3 marzo

Riprendo il chiaro post di Claudio. Per il nostro evento di sabato 3 marzo al Teatro della Cooperativa, via Hermada 8, Milano. E per partire.

#nonmifermo

Fra gli argomenti di cui parleremo il 3 marzo:

– informazione
– politica partecipativa
– antifascismo
– solidarietà
– diritto di cittadinanza
– consumi solidali
– cultura come risorsa primaria
– reddito di cittadinanza
– educazione alla legalità
– antimafia
– ciclisti
– acqua pubblica
– trasporto pubblico

Gli obiettivi:

– presentare esperienze idee e proposte virtuose dando voce anzitutto a cittadini, comitati, amministratori locali, attivisti, studiosi, intellettuali
– contrastare il diffuso sentimento di antipolitica con il migliore strumento che abbiamo, la nostra Costituzione
– fare politica, fare buona politica
– fornire strumenti concreti, in primis ai nostri amministratori sul territorio, come documenti, proposte di legge, mozioni, OdG, etc.
– promuovere la legalità perché leggi e regole siano vissute come opportunità

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

(art. 4 Costituzione Italiana)

Perché non vogliamo, non possiamo, fermarci.

Uno striscione per Rossella Urru

Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 la cooperante italiana Rossella Urru, 29 anni, è stata rapita a Hassi Rabuni nei pressi di Tindouf nell’ovest dell’Algeria. Rossella lavorava da due anni per conto del Comitato Italiano Sviluppo dei popoli (CISP), occupandosi di rifornimenti alimentari per il campo profughi Saharawi di Rabuni, frequentato soprattutto da donne e bambini.


Il sequestro di Rossella e dei suoi colleghi spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa fernandez è stato rivendicato dal Jamat Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya (Movimento Unito per la jihad in Africa Occidentale), un gruppo dissidente di Al Qaeda.

Dal 12 dicembre il rapimento di Rossella Urru è scomparso dalle cronache dei giornali e non vi è più attenzione da parte dei media.

Non possiamo permetterci di far calare l’attenzione e di dimenticare. È il momento di parlarne e di continuare a chiederne la liberazione immediata.

Il Tg3 ha aperto una spazio dedicato per raccogliere segnalazioni e iniziative (http://www.rai.it/dl/tg3/focus/articoli/ContentItem-bce7206e-8c1a-414b-9a5e-84782cfe32c1.html). Inoltre, molti appelli si stanno diffondendo sul web. Vi segnalo una proposta molto interessante per l’8 marzo, che invita ad esporre striscioni per la liberazione di Rossella in ogni Comune d’Italia (http://www.progettieducativi.com/rossellaurru).

Personalmente ho mandato una lettera a Formigoni affinché Regione Lombardia aderisca all’iniziativa. Chissà se il Presidente lombardo si impegnerà con la stessa intensità dello scorso novembre quando fece esporre “salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo”, chissà se per Rossella Urru ci si adopererà con la stessa sensibilità cristiana.

Questo il nostro comunicato stampa di oggi:

L’8 MARZO STRISCIONE PER ROSSELLA URRU LIBERA ANCHE SU PIRELLONE E PALAZZO LOMBARDIA
“Rossella Urru lavorava nel campo profughi algerino Tindouf come cooperante volontaria del Comitato italiano sviluppo dei popoli quando, lo scorso 22 ottobre, è stata rapita insieme a due colleghi spagnoli per mano del Movimento unito per la jiahad dell’Africa, che ha rivendicato il gesto.

Sono passati 128 giorni, non ci sono sue notizie e, parallelamente, la vicenda pare caduta nel dimenticatoio.

Cosa che davvero non possiamo accettare. La proposta, allora, è quella di provare a riaccendere i riflettori dei media e dell’opinione pubblica, con ogni mezzo possibile, anche con un gesto semplice ma evocativo come l’esposizione nei luoghi istituzionali di striscioni che mostrino il volto di Rossella e ne chiedano la liberazione.

Alcuni Comuni, tra cui quello di Milano, l’hanno già fatto. Ora arriva l’invito affinché entro la data simbolica dell’8 marzo le adesioni a questa iniziativa si moltiplichino.

Noi lo abbiamo girato, con una lettera di istanza ufficiale, al presidente del Consiglio Davide Boni e al presidente della Regione Roberto Formigoni.

Vorremmo che nella giornata della festa della donna anche sulla facciata del Pirellone e su quella di Palazzo Lombardia campeggiasse l’immagine di questa giovane cooperante italiana. Sarebbe un segnale importante, un modo concreto per contribuire a rompere il muro del silenzio. Auspichiamo quindi che i vertici di Consiglio e Giunta gli diano immediatamente corso. Nella speranza di rivedere al più presto Rossella Urru di nuovo libera”.