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Giulio Cavalli

“Nomi Cognomi ed infami”, nel racconto di Giulio Cavalli a Teatri della Legalità

TEATRO | S.Maria Capua Vetere
– “Nomi Cognomi ed Infami” è il titolo del nuovo spettacolo, scritto ed interpretato da Giulio Cavalli, su musiche composte ed eseguite in scena da Davide Savaré, che debutta in anteprima nazionale mercoledì 2 dicembre (ore 11) al teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nell’ambito del progetto Teatri della Legalità promosso dall’Assessorato Regionale al Lavoro, Formazione ed Istruzione, nell’ambito di Scuole Aperte, per la direzione artistica di Mario Gelardi ed il coordinamento organizzativo di Luigi Marsano de I Teatrini.
Prodotto dalla compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali di Lodi, fondata nel 2001 dallo stesso Cavalli, lo spettacolo sarà programmato con ulteriori rappresentazioni giovedì 3 dicembre al Teatro Ariston di Mondragone e venerdì 4 e sabato 5 sarà al P.A.N. di Napoli, sempre alle ore 11 ed ad ingresso gratuito.
Giulio Cavalli, attore, scrittore e regista, considerato una delle voci più autorevoli del teatro di narrazione civile in Italia, torna in scena con una nuova produzione attraverso cui prosegue la sua opera di denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose nei vari strati della nostra società. Sulla stessa scia del precedente lavoro, intitolato “Do ut Des”, in cui la sua indagine si incentrava sui “riti e conviti mafiosi” e a seguito del quale l’attore e scrittore vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute dalla mafia, il discorso si focalizza adesso sugli uomini “normali” , quelli che si ergono a barriera, e che spesso per questo cadono sotto i colpi del fuoco nemico, quelli che loro malgrado diventano protagonisti di storie che ancora ci si ostina a definire “eccezionali” anche se la drammatica frequenza con cui esse si verificano imporrebbe loro un diverso e più ragionevole aggettivo. “Porto in scena – sottolinea l’autore ed interprete – tante storie “eccezionali” che parlano di persone “normali”. O almeno così penso che dovrebbe essere. Porto in scena i fatti, i nomi, le facce di una vita che non ci appartiene, senza onore né dignità, una vita che stride di fronte a quella di persone come Don Peppe Diana, il prete ucciso a Casal di Principe per il suo impegno contro la camorra”. Uno spettacolo che è contemporaneamente racconto, cronaca e discussione “per cercare di fare chiarezza – continua Cavalli – intorno ai fatti che stanno dietro all’omicidio di Paolo Borsellino, ad esempio, o dietro quello del magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino dall’ndrangheta per le sue indagini ‘troppo concentrate’ sulle attività illegali sviluppatesi in Piemonte”. Uno spettacolo costruito per episodi, interviste e ricostruzioni di chi questi fatti li ha davvero vissuti, come i testimoni di giustizia con le storie di Piera Aiello e Rita Atria, o come la vicenda dell’ assassinio mafioso di Giuseppe Fava riletto attraverso gli occhi di suo figlio Claudio. Un percorso che attraversa le tante facce della malavita, anche con l’aiuto di chi quotidianamente la combatte come il magistrato Antonio Ingroia o le associazioni di “comuni cittadini” che semplicemente hanno cominciato a reagire.

Ingresso gratuito. Info: 0810330619; www.iteatrini.it e www.teatridellalegalita.it.

DA CASERTANEWS.IT

http://www.casertanews.it/public/articoli/200912/art_20091202053920.htm

Cavalli a Napoli col suo “Nomi, cognomi e infami”

“Nomi, cognomi e infami” è il titolo del nuovo spettacolo, scritto ed interpretato da Giulio Cavalli, su musiche composte ed eseguite in scena da Davide Savaré, che debutta in anteprima nazionale domani al teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, nell’ambito del progetto “Teatri della legalità” promosso dall’assessorato regionale della Campania al Lavoro, Formazione e istruzione, per la direzione artistica di Mario Gelardi e il coordinamento organizzativo di Luigi Marsano de I Teatrini. Prodotto dalla compagnia Bottega dei Mestieri teatrali di Lodi, fondata nel 2001 dallo stesso Cavalli, lo spettacolo avrà altre tre repliche a Napoli e Mondragone con ingresso gratuito. Giulio Cavalli, attore, scrittore e regista lodigiano, considerato una delle voci più autorevoli del teatro di narrazione civile in Italia, torna in scena con una nuova produzione attraverso cui prosegue la sua opera di denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose nei vari strati della società italiana. Il discorso dell’artista che vive sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia si focalizza adesso sugli uomini “normali”, quelli che si ergono a barriera, e che spesso per questo cadono sotto i colpi del fuoco nemico, quelli che loro malgrado diventano protagonisti di storie che ancora ci si ostina a definire eccezionali. «Porto in scena i fatti, i nomi, le facce di una vita che non ci appartiene – dice Cavalli – senza onore né dignità, una vita che stride di fronte a quella di persone come don Peppe Diana, il prete ucciso a Casal di Principe per il suo impegno contro la camorra. Un racconto per cercare di fare chiarezza intorno ai fatti che stanno dietro all’omicidio del magistrato Paolo Borsellino, ad esempio, o dietro quello del magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino dalla ‘ndrangheta per le sue indagini sulle attività illegali sviluppatesi in Piemonte».

DA IL CITTADINO

L’ARTICOLO QUI

ANCHE GLI ARTISTI SOTTO…SCORTA: ARRIVA PIECE TEATRALE A S. MARIA C.V.

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta), 1° dicembre 2009 – Giulio Cavalli, ‘artista sotto scorta’ per le sue denunce contro la criminalità, presenta domani in anteprima teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ‘Nomi Cognomi ed Infami’, nell’ambito del progetto Teatri della Legalità promosso dall’assessorato Regionale al Lavoro, Formazione ed Istruzione, per Scuole Aperte, direzione artistica di Mario Gelardi. Nello spettacolo tante storie vere tra le quali quelle di Don Peppe Diana che a Casal di Principe fu ucciso dalla camorra. Prodotto dalla compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali di Lodi, fondata nel 2001 dallo stesso Cavalli, lo spettacolo andrà in scena anche giovedì 3 dicembre al Teatro Ariston di Mondragone e venerdì 4 e sabato 5 al P.A.N. di Napoli ad ingresso gratuito. Cavalli, attore, scrittore e regista, considerato una delle voci più autorevoli del teatro di narrazione civile in Italia, torna in scena con una nuova produzione attraverso cui prosegue la sua opera di denuncia delle collusioni e infiltrazioni mafiose nei vari strati della nostra società, sulla stessa scia del precedente lavoro ‘Do ut Des’ in a seguito al quale l’attore e scrittore vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute dalla mafia.

DA CASERTA SETTE

http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=article&sid=18250

Casalecchio di Reno (BO), quinta edizione di “Politicamente Scorretto”

Per il quinto anno consecutivo il Comune di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, nell’ambito del progetto “Casalecchio delle Culture”, ha ospitato “Politicamente Scorretto”, forum organizzato in collaborazione con lo scrittore e conduttore televisivo Carlo Lucarelli e con l’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti.

Il tema che per tre giorni ha legato insieme dibattiti, incontri con gli alunni delle scuole secondarie e workshop per studenti universitari è “Nei forzieri delle mafie, un tesoro per la cultura”, direttamente connesso ad un appello lanciato nei mesi scorsi dallo stesso Lucarelli, in collaborazione con “Casalecchio delle Culture”, e volto all’utilizzo delle risorse provenienti dalla lotta alle mafie per l’incremento della cultura nel nostro paese.

L’appello ha già registrato oltre 2.000 adesioni, tra cui esponenti del mondo del giornalismo e della cultura – Sandro Ruotolo e Alessandro Baricco, per fare solo alcuni nomi.

Numerose, dunque, le iniziative che per tre giorni – dal 27 al 29 novembre – hanno reso questo piccolo centro della provincia bolognese una sorta di fucina di idee e progetti per un futuro di legalità e di sviluppo umano tutto, ancora, da costruire. Proprio perché la formazione delle nuove generazioni è la prima e fondamentale tappa di questo processo di costruzione, particolare attenzione è stata rivolta agli studenti liceali, che hanno potuto incontrare Giancarlo Caselli, Procuratore Capo della Repubblica di Torino (già Procuratore presso il Tribunale di Palermo), e Pina Maisano, vedova dell’imprenditore palermitano Libero Grassi, ucciso dalla mafia nel 1991, la quale ha potuto pure presentare, in anteprima nazionale, il documentario “Sconzajuoco”, dedicato a quanti hanno deciso di denunciare il racket delle estorsioni, come eroicamente fece il marito (“Sconzajuoco” era il nome della barca a vela di quest’ultimo).

Tra gli altri partecipanti c’era anche Giulio Cavalli, che da tempo collabora col nostro blog e che ha avuto modo di offrire la testimonianza del suo teatro “partigiano” in mezzo a magistrati, giornalisti e politici; esperienze diverse – dal sorriso beffardo del giullare alla ponderatezza giurisdizionale – hanno messo a fuoco la necessità del “peccato di sapere” (per usare le parole dello stesso don Ciotti), cioè di informarsi, di conoscere i fatti, di investire e richiedere di investire sulla verità.

Si sono usate grandi parole a Casalecchio, insomma; non col sussiego degli intellettualoidi, ma con l’intento di dare un nome ai bisogni della “civiltà” italiana, prima ancora che la “società”. La mafia è questione di civiltà perché è questione di cultura; “Politicamente Scorretto” ha voluto legare a doppio nodo queste due realtà, svelandole vicine, connesse, non solo in sede di un’ipotetica utilizzazione dei proventi sottratti alla criminalità organizzata, ma anche – desueta ovvietà per un paese come il nostro – alla radice del cancro mafioso: non investire nella cultura significa investire per l’ignoranza, dunque rifornire di materia prima l’officina dell’illegalità.

http://www.fascioemartello.it/2009/12/02/casalecchio-di-reno-bo-quinta-edizione-di-%E2%80%9Cpoliticamente-scorretto%E2%80%9D/

Giulio Cavalli, l'attore sotto scorta di "A cento passi dal Duomo", querelato per diffamazione

Qualche tempo fa vi avevamo parlato dello spettacolo di Giulio Cavalli “A cento passi dal Duomo”, che ha registrato tutto esaurito il mese scorso al Teatro della Cooperativa.

In seguito a una recente rappresentazione del testo teatrale a Varese il capogruppo del Pdl in consiglio provinciale Massimiliano Carioni e il presidente di Aler Paolo Galli, citati all’interno del monologo, hanno deciso di presentare una richiesta di risarcimento danni in seguito a diffamazione. La notizia è stata riportata da La Provincia.

Sotto accusa “un’inchiesta giudiziaria emersa nel 2008 e finita nel nulla” in cui erano finiti Carioni e Galli, accusati di “avere avuto rapporti, nel senso di ‘cene elettorali, brindisi e incontri’, recita il testo, con l’imprenditore Giovanni Cinque, ‘esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena’” come scrive il quotidiano.

L’inchiesta sarebbe anche riportata nel libro “A Milano comanda la ‘ndrangheta” (riguardate la nostra intervista ai due autori).

Carioni ha commentato:

“É assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato. Questa è diffamazione. Tutto è cominciato da un articolo del Corriere della sera, pubblicato nella primavera del 2008, nel quale si denunciavano gli stralci di un’inchiesta giudiziaria infilando una serie di inesattezze, tra cui anche il coinvolgimento del mio nome”

Anche Galli ha scelto le vie legali:

“Sono oggetto di una diffamazione allucinante, io che non ho mai avuto nulla a che fare con la magistratura”

Cavalli, che poco tempo fa è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, dal canto suo ha commentato:

“Senza entrare nel merito legale della vicenda (che lascio ai miei legali ripromettendomi di esercitare il mio diritto professionale di aggiungere eventualmente una nuova scena allo spettacolo) ci tengo comunque a sottolineare un paio di punti che devo non tanto a me stesso o a Gianni Barbacetto quanto all’onestà intellettuale dello spettacolo e al numerosissimo pubblico che l’ha seguito e continua a seguirlo.

Carioni dice ‘è assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato’; e infatti dice bene. Nella messa in scena (che evidentemente non hanno avuto il piacere o il dispiacere di vedere) non si fa riferimento a nessun procedimento giudiziario se non ai ‘rumors’ di un’azione della procura di Busto Arsizio dove il pm Valentina Margio aveva avviato una indagine per droga, che aveva portato a seguire una traccia giudicata molto interessante, tanto da arrivare fino a un imminente interessamento della Direzione Investigativa Antimafia: incontri riservati, che avrebbero potuto configurare un tentativo di infiltrazione malavitoso per appalti. Avrebbero, appunto, perché le verifiche erano in corso e solo con un’indagine approfondita si sarebbe potuti arrivare a un risultato investigativo. Ma l’indagine è apparsa ‘bruciata’ sul nascere da alcune fughe di notizie tanto che, come riportato dall’articolo di VareseNews del 16/09/2008, si ipotizzava addirittura un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio, e non è escluso che gli investigatori vogliano andare fino in fondo”

Il resto lo trovate sul blog di Giulio.

http://milano.blogosfere.it/2009/11/giulio-cavalli-lattore-sotto-scorta-di-a-cento-passi-dal-duomo-querelato-per-diffamazione.html

L’attore antimafia e il benefattore: il comune premia i suoi due gioielli

Esempi che formano la coscienza collettiva di un paese intero. L’attore e autore teatrale Giulio Cavalli e Franco Zappaterra, scomparso nel 2003 dopo una vita passata ad occuparsi dei più bisognosi tra l’Italia e l’Africa, sono i benemeriti di Tavazzano con Villavesco. Sabato mattina, in aula consiliare, alla presenza di una folta delegazione di cittadini, la consegna ufficiale del riconoscimento, la “Foglia d’oro” d’ontano nero, tipico dei filari della campagna lodigiana. Ad accogliere la città, il primo cittadino, Giuseppe Russo, che ha parlato delle scelte di vita dei due benemeriti a vantaggio degli altri, dall’aiuto concreto del lavoro di Zappaterra per le persone in difficoltà e alla forza della parola di Cavalli contro la sopraffazione delle mafie. A ricostruire la vita di Franco Zappaterra, i suoi viaggi in Costa D’Avorio, la fondazione del Gruppo Missionario, l’aiuto alle suore dell’amore misericordioso di Franca Todina in Umbria, il profilo letto dall’assessore per i servizi alla persona, Barbara Galloni, mentre don Gianfranco Pizzamiglio ha parlato dell’uomo conosciuto in Africa. «È stato sul finire degli anni Ottanta, ero a Daloà per coordinare la nascita della missione – ha ricordato il parroco – ; lì ho conosciuto Franco e gli amici di Tavazzano. Lavorarono giorno e notte per mesi interi. Al ritorno in Italia avevano le valigie vuote. Avevano lasciato tutto alla gente del posto, ai ragazzi che studiavano in strada fino alle 3 di notte per sfruttare la luce dei lampioni , in assenza di elettricità in casa». Un riconoscimento dunque alla memoria di «un uomo mite e buono – ha detto ancora don Gianfranco Piazzamiglio – a tratti rude e sbrigativo, ma che si commuoveva come nessuno davanti alle miserie del mondo», «perché siamo onorati che questo esempio faccia parte della nostra storia» ha chiuso il sindaco prima di consegnare nelle mani della moglie Vittoria la benemerenza. «Esempi che ci aiutano ad essere persone migliori – ha spiegato il sindaco Russo – , scelte di vita che a volte sono irreversibili, come il «no» alla sopraffazione delle mafie che Giulio Cavalli paga ogni giorno con una vita sotto scorta». Anche a Cavalli è arrivato l’applauso scrosciante di Tavazzano per i suoi «sì alla legalità, all’impegno civile, al suo modo di rapportarsi alle istituzione, alla cultura intesa come impegno, che ci danno la possibilità di riflettere». A raccontare il percorso dell’artista, cresciuto a Tavazzano dove è tornato come direttore artistico del Nebiolo, il vice sindaco Luigi Altieri e l’assessore alla cultura, Marina Bertoni. «Questa benemerenza ha un significato particolare – ha spiegato Russo -. Vogliamo dirti che non sarai mai solo, al tuo fianco avrai sempre la comunità di Tavazzano e questa amministrazione».R. M.

DA IL CITTADINO L’ARTICOLO QUI

Strozzi, strozzini e querele antimafia. A 100 PASSI DAL DUOMO comincia il valzer delle carte bollate.

100passi70100Leggo su LA PROVINCIA di domenica 29 novembre l’articolo Show antimafia in tribunale “Assurdo, li denunciamo” (che trovate qui in pdf e riportato in calce) in cui i compagni di partito (PDL) Paolo Galli e Massimilano Carioni parlano di diffamazione perpetrata nei loro confronti con lo spettacolo A 100 PASSI DAL DUOMO scritto da me e Gianni Barbacetto e portato in scena proprio a Varese non molti giorni fa,  promettendo strali e querele.

Ammetto che la buona novella (a cui ormai evidentemente abbiamo esercitato una certa abitudine) mi arriva proprio mentre rimiravo le parole del Presidente del Consiglio che promette “strozzi” a chiunque parli di mafia in Italia senza il bollino di certificazione del Ministero della Cultura Popolare che già negli anni ’30 gestiva la censura teatrale per gli spettacolini di piazza. Quindi oltre a non stupirmi mi deprime per banalità.

Senza entrare nel merito legale della vicenda (che lascio ai miei legali ripromettendomi di esercitare il mio diritto professionale di aggiungere eventualmente una nuova scena allo spettacolo) ci tengo comunque a sottolineare un paio di punti che devo non tanto a me stesso o a Gianni Barbacetto quanto all’onestà intellettuale dello spettacolo e al numerosissimo pubblico che l’ha seguito e continua a seguirlo.

Carioni dice “è assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato”; e infatti dice bene. Nella messa in scena (che evidentemente non hanno avuto il piacere o il dispiacere di vedere) non si fa riferimento a nessun procedimento giudiziario se non ai “rumors” di un’azione della procura di Busto Arsizio dove il pm Valentina Margio aveva avviato una indagine per droga, che aveva portato a seguire una traccia giudicata molto interessante, tanto da arrivare fino a un imminente interessamento della Direzione Investigativa Antimafia: incontri riservati, che avrebbero potuto configurare un tentativo di infiltrazione malavitoso per appalti. Avrebbero, appunto, perché le verifiche erano in corso e solo con un’indagine approfondita si sarebbe potuti arrivare a un risultato investigativo. Ma l’indagine è apparsa “bruciata” sul nascere da alcune fughe di notizie tanto che, come riportato dall’articolo di VareseNews del 16/09/2008, si ipotizzava addirittura un’inchiesta per rivelazione del segreto d’ufficio, e non è escluso che gli investigatori vogliano andare fino in fondo.

Resta il fatto che, dalle carte dell’inchiesta uscite sulla stampa nazionale, era emerso un primo quadro indiziario che tirava in ballo alcuni politici e un simpatizzante locale di Forza Italia: tra cui Paolo Galli, Massimiliano Carioni e Giovanni Cinque.

Ne parla il quotidiano LA STAMPA in un articolo di Guido Ruotolo del 15/09/2008, e in un pezzo del giorno successivo; ne parla il CORRIERE DELLA SERA in un pezzo a firma di Claudio Del Frate del 16 settembre 2008 e nell’articolo di Fiorenza Sarzanini  LA ‘NDRANGHETA PUNTA AGLI APPALTI DELL’EXPO del 15 settembre, dove tra l’altro si ha modo di leggere uno stralcio delle relazioni della Squadra Mobile di Milano durante gli appostamenti in cui si dice (citando testualmente dall’articolo) «Il primo incontro – scrivono nella relazione – avviene in un bar di Castronno. Con Cinque ci sono Paolo Galli, presidente del Consiglio di amministrazione dell’ Aler di Varese, l’ azienda che si occupa di Edilizia Residenziale e Francesco Salvatore, un imprenditore campano impegnato nel settore dell’ Edilizia e dell’ Informatica. Lo stesso contesto si è ripetuto altre tre volte, ma era presente anche Vincenzo Giudice, 50 anni, consigliere comunale eletto nella lista “Forza Italia Moratti sindaco”»; sarebbe noioso aggiungere il centinaio di siti e blog che sulla rete hanno dato conto della notizia. Certo rimane il fatto che le testate citate, le firme e le fonti non appaiono proprio giornaletti di parrocchia che alimentano malalinguismo.

Ma le fonti più accreditate sono proprio le parole del Carioni che ha dichiarato a proposito di Giovanni Cinque “io l’ho conosciuto a un incontro elettorale. Me lo ha presentato Paolo Galli, il presidente dell’Aler, e mi ha detto che era un sostenitore del Pdl, tutto qua. Poi l’ho visto in qualche occasione” e il suo compagno Paolo Galli che dice “abbiamo partecipato alle iniziative del partito, tutto qua. Gianni Cinque è un nostro sostenitore e il quadro che esce dai giornali, non posso credere sia vero”. Quindi la cena di cui nello spettacolo diamo conto (e non di altro) sembra proprio essere avvenuta. Così come mi appare evidente che debba essere la magistratura a dirci se Giovanni Cinque sia veramente un esponente di spicco della ‘ndrina degli Arena. Il teatro (e più in generale le parole e i fatti) espone al giudizio estetico e morale circostanze e sensazioni per la pancia e le orecchie di un pubblico che ha la propria coscienza e dignità per ascoltare e formare un giudizio senza bisogno di “spintarelle” basse da comizio o messaggini subliminali; probabilmente è proprio il pubblico il nemico numero uno da strozzare.

Il teatro va usato e osato; proprio come la Legge.

Mi lascia qualche dubbio, piuttosto, il fatto che proprio su uno spettacolo teatrale (e quindi sulla parola che entra in circolo e crea relazione) si concentrino le attenzioni legali di persone ripetutamente citate da quotidiani e fonti di informazione come se il giochetto pavido del martello sul chiodo più debole sia una consuetudine da giustificare per l’apparente facilità di esecuzione. Sono assolutamente a disposizione per eventuali azioni legali che potrebbero essere un’ottima occasione per fornire spiegazioni e (soprattutto) ascoltarne, abituato come sono da ormai parecchio tempo a pressioni ben meno civili di una querela che mi hanno portato in dono una vita sotto scorta.

Continuerò a custodire il valore della parola e dei fatti. In teatro e, se servisse, su tutti i campi in cui possa avere la forma di un’azione.

Giulio Cavalli

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la carovana nelle scuole/il caso varese
Show antimafia in tribunale
«Assurdo, li denunciamo»
Galli e Carioni citati sul palco: «Non siamo mai stati indagati»

«A cento passi dal Duomo» anche Varese. E lo spettacolo antimafia finisce in tribunale, con una richiesta di risarcimento danni per diffamazione presentata dal capogruppo del Pdl in consiglio provinciale Massimiliano Carioni e dal presidente di Aler (azienda per l’edilizia popolare del Varesotto) Paolo Galli. Entrambi citati all’interno del monologo sulla mafia al Nord interpretato dall’attore Giulio Cavalli che ne è anche coautore assieme al giornalista Gianni Barbacetto.

LO SPETTACOLO
«A cento passi dal Duomo» il titolo dello spettacolo che cita esplicitamente quello del fortunato film sulla vita di Peppino Impastato che misura in «cento passi» la distanza tra la propria casa e quella del boss Tano Badalamenti. Una distanza troppo breve per ignorare chi è e cosa fa l’esponente di Cosa Nostra. La stessa distanza che separa Palazzo Marino, sede del comune di Milano, vincitore per l’Expo 2015, dal Duomo (di qui il titolo) «e anche dai boss», dice l’attore sul palco, ricordando il pizzo che era costretta a pagare una gioielleria vicino alla Scala. «Mettete che i boss li hanno già fatti quei cento passi che li separano dal palazzo della politica e dell’amministrazione», aggiunge Cavalli dal palco dopo aver ripercorso le diverse stagioni della malavita a Milano, dai sequestri di persona allo spaccio di eroina, poi cocaina, e infine i grandi affari nelle costruzioni e i morti ammazzati di Lonate Pozzolo. Ed è a questo punto che cita i varesini Carioni e Paolo Galli che, secondo un’inchiesta giudiziaria emersa nel 2008 e finita nel nulla, avrebbero avuto rapporti, nel senso di «cene elettorali, brindisi e incontri», recita il testo, con l’imprenditore Giovanni Cinque, «esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena».

DIFFAMAZIONE?
«É assurdo, non siamo mai stati né inquisiti né indagati, nessun magistrato ci ha mai contattato. Questa è diffamazione», commenta Carioni raccontando di aver già consegnato tutta la documentazione al suo avvocato di fiducia per chiedere i danni. «Tutto è cominciato da un articolo del Corriere della sera, pubblicato nella primavera del 2008, nel quale si denunciavano gli stralci di un’inchiesta giudiziaria infilando una serie di inesattezze, tra cui anche il coinvolgimento del mio nome – spiega Carioni ? da qui una serie di articoli usciti sulla stampa nazionale e poi lo spettacolo». C’è anche un libro «A Milano comanda la ‘ndrangheta», edito da Ponte alle grazie che cita questa ricostruzione. Ma Carioni si dice sereno: «Ho la massima fiducia nella magistratura, peccato solo che ci vorrà un po’ di tempo per arrivare a sentenza». E ha scelto le vie legali anche Paolo Galli, che sottoscrive quanto dichiarato dal suo compagno di partito e aggiunge: «Sono oggetto di una diffamazione allucinante, io che non ho mai avuto nulla a che fare con la magistratura». E poi aggiunge: «Da quando sono presidente di Aler non ho più avuto contatti con quella persona ? dice con riferimento a Giovanni Cinque ? ma ancora oggi non mi risulta sia mai stato condannato per reati di mafia».

LA CAMPAGNA DI LIBERA
Lo spettacolo «A cento passi dal duomo» dieci giorni fa è stato portato in scena anche a Varese, al cinema teatro Nuovo, inserito tra gli eventi della rassegna «Un posto nel mondo» e patrocinato dall’associazione «Libera – contro le mafie», che ha chiesto al pubblico di sottoscrivere l’appello pubblicato sul sito www.libera.it contro un emendamento alla Finanziaria che modifica la legge sulla confisca dei beni mafiosi, affiancando al riutilizzo sociale anche la possibilità di messa all’asta, con il rischio che siano i clan a riacquistarli, attraverso dei prestanome.
Lidia Romeo

Torre Annunziata. Incontro con Giulio Cavalli

TORRE ANNUNZIATA (Na) Incontro con GIULIO CAVALLI Giovedì 3 dicembre ore 20, Caffè Letterario Nuovevoci Via Gambardella, 13 bis. Ingresso libero. Il Caffè Letterario Nuovevoci dedica il primo degli incontri letterari in programma a Giulio Cavalli, attore, scrittore lodigiano che ha la sfortuna di fare in fondo il proprio mestiere, senza cedere a compromessi. Parla liberamente della Ndrangheta, di Mafia e delle loro relazioni col potere politico facendo luce sugli aspetti più oscuri e, per questo, è costretto a vivere sotto un programma di protezione.
Giulio Cavalli è un caso atipico nel panorama italiano : è un attore che è stato minacciato di morte dalla mafia per aver preso in giro i riti delle cosche mafiose nello spettacolo “Do Ut Des” che ha portato in giro con coraggio e passione civile anche in Sicilia.
Minacce che si sono fatte via via più concrete e che hanno incontrato sempre più il silenzio della stampa e del mondo dello spettacolo, tranne alcuni casi sporadici come Paolo Rossi e Dario Fo.
Inoltre ha ideato un format radiofonico, ascoltabile solo sul web, dal titolo “Radio Mafiopoli”, ha scritto un libro molto interessante sul caso Linate dell’8 ottobre 2001 e ha un blog molto seguito. Nonostante tutto, viene dato sempre poco spazio, in televisione, in radio o sui giornali a questa voce giovane, arrabbiata, che fa indignare e lascia increduli.
Il Caffè Letterario “Nuovevoci” ha voluto, quindi, organizzare un incontro molto particolare con Giulio Cavalli per parlare di legalità e di fenomeni mafiosi, per farci svelare cosa si nasconde dietro ad alcune lobbies milanesi e per discutere da cittadini liberi di mafia. Un incontro che sicuramente regalerà molte sorprese e che farà riflettere non poco sulle sorti del nostro Bel Paese.

Due foto nel portafoglio: come si latita in Lombardia. Domenico Papalia e Antonio Perre

da sinistra Domenico Papalia e Antonio Perre
da sinistra Domenico Papalia e Antonio Perre

Guardate bene questa foto. Tenetela nel portafoglio. Mettetela tra le memoranda insieme alle chiavi, l’abbonamento e l’accendino: sono Domenico Papalia e Antonio Perre, due arresti mancati e mancanti dell’ultima operazione PARCO SUD.

Domenico potrebbe essere la “mente” della ‘ndrangheta pelosa in Lombardia, nonostante quel suo sguardo sgarruppato da guappo di periferia. Sentiva il fiato sul collo degli uomini della Dia di Milano e aveva pensato bene già da qualche giorno di sommergersi come gli hanno insegnato bene i suoi tutori criminali di San Luca, di cui è originiaria anche la sua giovane moglie oggi “vedova” da latitanza.

Antonio Perre detto Toto ‘u cainu è sfuggito per un pelo cavalcando veloce la sua auto al galoppo, latitante per una manciata di secondi con la forma di un Sancho Panza in fuga al trotto dal box sotto casa.

Sono partiti dai campi duri della Calabria per arrivare fino ad una luccicante agenzia immobiliare nella milanesissima via Montenapoleone, la “Kreiamo”.

Hanno le facce nere degli aspiranti boss, hanno fiancheggiatori tra Surrigone e Bubbiano nella zona di Vigevano e con i Trimboli fino a Casorate Primo. Sarebbero da dare in pasto a Carlo Lucarelli per una bella puntatona da guardarsi svaccati sul divano con una mezza birra rimasta in frigo. E invece latitano (probabilmente) al piano di sotto.

E nella regione incartata per l’Expo sono una notizia al massimo per una breve di cronaca.

Naturalmente senza foto.

Dall'Ortomercato al Corvetto, svelata in aula la nuova alleanza tra 'ndrangheta e Cosa nostra. Cooperative, false fatture e fondi neri

Ne ha parlato l’imprenditore Mariano Veneruso, accusato di aver favorito la cosca Morabito, Venersuo ha ammesso la sua conoscenza con  Giuseppe Porto, un palermitano molto vicino al latitante Gianni Nicchi

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Il personaggio

Mariano Veneruso è nato a Napoli nel 1959. A Milano arriva a metà degli anni Settanta. Inizia subito a lavorare nel settore della logisica e del facchinaggio. Prima come impiegato di grandi aziende, poi in proprio. Nel 1997 fonda la Time service. L’impresa dura lo spazio di due anni poi fallisce. Veneruso ci riprova con altre due cooperative

Poi, attorno al 2003 fa il salto di qualità. Conosce Antonio Paolo e nel 2006 rileva quasi tutti gli interessi del Nuoco Coseli, il consorzio di Paolo. Veneruso, che risulta incensurato, fonda il Consorzio Europa di cui fanno parte la New Gest di Cardile, la New Coop di La Penna e la Padana servizi. Nello stesso consorzio lavora anche Salvatore Morabito

Prima dell’inchiesta Ortomercato, Veneruso viene coinvolto nell’indagine Ciramella condotta dalla Dda di Reggio Calabria

Milano, 26 novembre 2009 – Un benzinaio in piazzale Corvetto. Sembra questo lo snodo principale attraverso il quale passano gli affari di ‘ndrangheta e Cosa nostra. Il sodalizio affaristico è emerso durante l’ultima udienza del processo Ortomercato. A dare corpo a questo inedito legame, le parole dell’imprenditore Mariano Veneruso, alla sbarra con l’accusa di aver dato supporto finanziario e logistico alla ‘ndrangheta. Incalzato dalle domande del pm Laura Barbaini, Veneruso, classe ’59, origini napoletane, ma residenza in via Ravenna proprio al Corvetto, è subito entrato nei particolari. “Si tratta del benzinaio Esso – ha detto – qui, noi andavamo perché il titolare è un amico e la benzina la pagavamo poco”.

Ma c’è dell’altro. Perché qui Venersuo ci è andato spesso anche con Gianni Falzea, giovane calabrese di Africo imparentato con Rosario Bruzzaniti, capocosca assieme a quel Giuseppe Morabito, detto u tiradrittu, arrestato nel 2004 dopo anni di latitanza. Dunque, a quegli incontri c’era Veneruso, Falzea e anche Salvatore Morabito, giovane boss calabrese. “Morabito – ha detto Veneruso – non veniva mai in macchina. All’epoca lui non aveva la patente e così veniva in zona con la metropolitana, dopodiché qualcuno di noi andava a prenderlo”. Poi ecco il particolare che non ti aspetti. Sì, perché assieme a quei calabresi, gli uomini della Squadra mobile filmano e fotografano anche il siciliano Giuseppe Porto. Circostanza confermata dallo stesso Veneruso in aula.

Per capire meglio, ecco cosa scrive la Squadra mobile a proposito di quel palermitano dai grossi baffi e dagli occhi a mandorla. “Porto Giueseppe è vicino alla famiglia mafiosa palermitana di Pagliarelli, segnatamente a Gianni Nicchi, latitante e strettamente legato al capo dell’omonimo mandamento mafioso di Antonino Rotolo”. Lo stesso Porto a metà anni Novanta viene coinvolto in un’inchiesta di mafia nella quale emerge, tra le altre cose, un enorme giro di fatture false, giocato su un castello societario, al cui vertice c’erano due imprenditori messinesi. Sotto di loro, proprio Pino Porto, titolare di diverse cooperative e, particolare non di poco conto, molto legato agli eredi di Vittorio Mangano che proprio al Corvetto avrebbero le loro attività legali. La zona ha, dunque, una forte presenza di Cosa nostra. Particolare confermato dall’ultima inchiesta del pm Ilda Boccassini. E ribadito dal fatto che qui Pino Porto, alias il cinese, è di casa da sempre.

Dopodiché da quel benzinaio di piazzale Corvetto al bar Golden di corso Lodi ci passano poche centinaia di metri. Ai suoi tavolini, il primo marzo 2003, si incontrano Veneruso, una tale Mario La Penna, altro imprenditore nel campo della logistica, lo stesso Pino Porto e un altro imprenditore calabrese, tale Alberto Chillà, non coinvolto nel processo Ortomercato, ma “storico socio di Pino Porto”, almendo stando alle dichiarazioni di Veneruso. Non solo: “Chillà era amico di Morabito e fu lui a presentarmelo, proprio nel 2003”. Chillà, dunque, viene descritto come l’anello di congiunzione tra Morabito e Porto. Quello stesso Porto che, ha rivelato il pm, “andò ad Africo con la moglie per trovare Morabito”. L’ombra di una joint venture tra Cosa nostra e ‘ndrangheta si fa sempre più pesante, quando in aula si torna  a parlare delle centinaia di cooperative che ruotavano attorno ad Antonio Paolo. Tra queste c’era la New Gest di Carmelo Cardile, parente, guarda caso, di Chillà. La New Gest, aperta nel 2004 proprio da Veneruso che nel 2007 la passa proprio a Cardile. La società fin da subito risulta inattiva, però in poco meno di tre mesi monetizza quasi un mlione di euro. Denaro del tutto ingiustificato vista l’inoperosità della impresa. La New Coop, invece amministrata da La Penna, ha i suoi uffici in via Scalarini, a due passi da piazza Bonomelli, guarda caso proprio al Corvetto. (dm)

DA http://www.milanomafia.com/home/veneruso