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Napoli, Luigi, con il cuore in tasca

A Napoli si consuma la nascita di un fiore. A Napoli si scolorano i partiti e le oligarchie. A Napoli hanno vinto tutti (nei comunicati stampa) eppure escono tutti ‘scassati’, qualunque sia il risultato. A Napoli comanda la camorra e i voti comprati a cinquanta euro (ce l’hanno insegnato gli strateghi della mafia e dell’antimafia) eppure al primo turno hanno vinto i voti a gratis. A Napoli c’è da combattere con i denti che si sfregano gli ultimi giorni prima del ballottaggio per innaffiare un fiore: con il cuore in tasca e con le idee banali che in questa mediocrità diventano rivoluzionarie.

La rivoluzione di ascoltare un comizio in cui non si parla del vostro prossimo lavoro ma di diritto al lavoro, in cui capita di rimparare a riconoscere i diritti e non pagarli come privilegi, non gestire consenso ma tenersi un orto in cui coltivare futuro, parlare di leggi e  di camorra con il polso fermo di chi divide il bianco dal nero e, soprattutto, sfilarsi di dosso le giacche bolse e sgualcite dei recinti. A Napoli Luigi ha scavalcato i recinti elettrici (quelli da pascolo, sulle alture) dei partiti e ha giocato di persona. Ora ha l’appoggio, adesso è il tempo della Politica.

Prenditi Napoli, Gigi.

 

 

La campagna di Pisapia

Giuliano Pisapia è riuscito a portare in porto ieri sera una campagna elettorale funzionale, pulita e ricca. Ha parlato di obbiettivi e di contenuti senza cadere nella tentazione di rispondere colpo su colpo e di banalizzare, è riuscito a disegnare la sua Milano (al di là delle differenze di quella della Moratti) come la vorrebbe e come ce l’ha in testa. Gramsci parlava di “drammatizzazione” come virtù politica: riuscire a immaginare gli effetti della politica sulla quotidianità dei cittadini. Raccontare il futuro non solo per l’emergenza di togliersi il presente è il passo decisivo che oggi premia chi riesce ad essere credibile e (inevitabilmente) schiaccia chi per futuro scambia solo l’ossessione di cacciare il Re (a destra ma soprattutto nel centrosinistra). Un ringraziamento al suo staff, al di là dei risultati, oggi è dovuto.

Parole sante

«Accettare che Milano sia ricoperta da certi cartelli è come legittimare battaglie oltranziste di una cultura pre-razzista. Una cultura che per coscienza non posso legittimare. Questo è un principio non negoziabile. Non tiriamo in mezzo problemi che non ci sono nelle amministrative, come l’eutanasia: su quelli dobbiamo discutere e ne discuteremo, ma Milano si confronta su altro. La campagna la hanno fatta si nomadi, sulla moschea e la libertà di culto. E quindi rispetto a questo devo dire no e mi colloco da un’altra parte. Non resto neutro, questi l’hanno presa aggressiva». Don Virginio Colmegna, 65 anni passati tra la povertà e li emarginati milanesi.

Lettieri tiene famiglia

È assai strano che della storia della famiglia dell’imprenditore che vuole fare il sindaco della terza città d’Italia nessuno, a Napoli, sapesse nulla di nulla. Ma anche Gianni Lettieri tiene famiglia: il ristorante dove la famiglia Lettieri serve pizze e altre specialità napoletane si chiama Marechiaro, e la storia è tutta da leggere. Almeno per marcare bene le differenze tra lui e Luigi De Magistris.

Stampa clandestina

La Corte d’Appello di Catania ha condannato in appello il blogger Carlo Ruta a 150 euro di ammenda per “stampa clandestina”. Succede qui, in Italia, dove l’informazione e la libertà di opinione stanno diventando sempre più pericolosamente … “un’opinione” (come dice l’osservatorio Ossigeno). Se ne parla da anni ma non si riesce a vedere all’orizzonte una riforma seria della legge sulla stampa. Che è del 1948. E vieta cose possibili in Libia.

Gigi D’Alessio e la Moratteide

La campagna elettorale di Letizia Moratti su Milano si evolve ogni giorno in una saga sempre più irresistibile. Dopo le epiche battaglie con valorosi feriti ai mercati, i caduti sul campo (da Lassini al candidato incandidabile Clemente) e le crisi amorose (con B., con Bossi e questo ultimo con Gabriele Albertini) l’epico viaggio finisce con il pelide D’Alessio: il cantautore dice di rinunciare al concerto di chiusura perché “minacciato” da sinistre forze di sinistra e da leghiste forze della lega. Salvini in contrappunto parla di “criminalità organizzata” e tutto finisce con un disegno complottistico degno di un poema epico. Sperando che finisca anche con il ritorno a casa della protagonista. Noi umani invece ci vediamo questa sera in piazza Duomo per E’vento. E chiudere insieme.

Ripensare l’energia

Mentre in Italia ci si tappa le orecchie per non sentire il frastuono del vociare politico fioriscono in silenzio e nell’ombra esperimenti (riusciti, quindi esperienze) di comuni virtuosi che ripensano la sostenibilità energetica. A Colorno (PR) rimettono in agenda riutilizzo e risparmio, a Roma è possibile spedire risparmiando 150 tonnellate di CO2, a Torraca (SA) si sperimentano i LED. Milano ha l’occasione di diventare il laboratorio internazionale delle ‘buone pratiche’ nei prossimi anni. Azioni banali ma rivoluzionarie. Come vorremmo che fosse l’EXPO.

Rottamatori in erba

Anche i ragazzini delle medie irridono la Moratti. La sindaca uscente visita una scolaresca per raccontare che in caso di vittoria Pisapia ruberà le lavagne per consegnarle ad Al Qaeda e si prende i cori entusiasti dei presenti. Tutti per Pisapia. Nel video (che trovate qui) ci dicono che il lieto evento si è svolto all’Arena di Sucate. Naturalmente.