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Si combatte. Grazie Roberto.

Ho avuto il privilegio di dividere qualche iniziativa di Libera con Roberto Morrione, di pranzare insieme a lui discutendo di televisione, informazione, mafie e politica. So quanto Libera Informazione sua figlia sua (e quanto Lorenzo e gli altri porteranno avanti il suo lavoro con la stessa schiena dritta) e quanto abbia combattuto il suo male. Mi piace ricordarlo nello scritto del collega e amico Santo della Volpe, mandadogli idealmente un abbraccio.

di Santo della Volpe – 20 maggio 2011

L’ultimo SMS me lo ha mandato giovedì sera, 19 maggio. Gli avevo chiesto (sempre con un messaggino per non disturbarlo) come stava, se c’era qualche sintomo di miglioramento: ”Si combatte.Grazie.Roberto” è stata la sua ultima risposta.
Ed in quel messaggio c’era tutto Roberto Morrione; sino alla fine Roberto, l’amico di una vita, si è battuto senza risparmiarsi in tante battaglie per la Libera Informazione, in Rai, nel sindacato, in Libera. Ma è stato anche l’amico di tante feste,tanti entusiasmi, serate passate insieme a celebrare qualche buon risultato o buon incontro; o semplicemente i vini buoni, le grappe,la buona musica, soprattutto quei chansonnier francesi che tanto amava, Brassens, Moustaki, e poi Yves Montand, Edith Piaf e soprattutto Serge Reggiani.

C’era sempre un motivo per stare insieme, per fare gruppo, per “combattere” quelle battaglie: se si perdeva, un motivo per ricominciare, ma sempre stando in piedi, a schiena dritta, con la forza dell’intelligenza e della cultura, del giornalismo. Grande lavoratore da sempre; da quando Enzo Biagi lo assunse in Rai, al TG unico di allora, dalle inchiesta per TV7 al TG1, alla sua redazione Cronaca degli anni ‘80, la migliore di quegli anni :con Nuccio Fava direttore, quella delle inchieste sulla P2, la mafia, gli intrecci torbidi tra Marcinkus e Calvi, dello scoop di Ennio Remondino che anticipò Gladio e la Cia nella strategia della tensione italiana, ma che fece infuriare Cossiga (allora presidente della Repubblica).

Costò a Fava il posto da direttore tg1, a Morrione il posto di Capo Cronista, a Remondino un bel po’ di esilio redazionale. Ma quello fu anche un esempio di vera cronaca e vera informazione libera, impensabile in questi mesi al TG1 … Quante volte ne abbiamo parlato: non che i tempi allora fossero più facili! Basti pensare che un grande cronista come Morrione fu relegato in uno stanzino dell’ala più lontana dalla redazione del palazzo TG1 di Saxa Rubra! Una indecenza: ogni giorno lo andavo a trovare,quando ero a Roma, per discutere di tutto, informazione e sindacato soprattutto, le sue passioni.

Curzi lo volle al TG3,inaugurando una delle stagioni più ricche del panorama giornalistico italiano. Era l’inizio degli anni ’90: le sue “copertine” del TG3 (veri e propri editoriali televisivi) hanno fatto storia; ma anche le inchieste di mafia,sugli appalti per la ricostruzione del dopo terremoto in Irpinia,sino all’esplosione delle bombe di Capaci e Via D’Amelio. Roberto aveva anticipato quei pericoli con quelle inchieste che un gruppo di noi, da lui guidato, faceva nel TG3, in parallelo con Michele Santoro su Samarcanda.

E la battaglia contro Cosa Nostra è stata la più lunga di Roberto Morrione, quasi quanto quella contro i misteri d’Italia, i complotti antidemocratici, dai più nascosti segreti del bandito Giuliano, sino all’assassinio di Ilaria Alpi, quella giovane giornalista che aveva visto arrivare tra di noi, al TG3, aveva visto partire per la Somalia e tornare avvolta in un feretro perché aveva voluto fare giornalismo, smascherare i traffici di rifiuti e di armi, come lui aveva insegnato e voluto far fare a noi anni prima.

In fondo la considerava un’altra voce del gruppo di cronisti della sua squadra, anche se conosciuta da poco e per questo aveva accettato con entusiasmo di far parte della giuria del Premio Giornalistico Ilaria Alpi, senza mai mancare ad una sola edizione. Quel “filo rosso” del giornalismo per la verità e l’indipendenza giornalistica, era stato alla base anche del secondo periodo della sua vita: quando dopo un breve passaggio di un anno come vicedirettore del TG2, con Garimberti direttore,(era la bella stagione dei cosiddetti “professori” ai vertici RAI), Morrione investì tutta la sua forza di costruttore di squadre comunicative prima curando la campagna elettorale dell’Ulivo nel 1996, per Prodi e Veltroni; poi tornando in RAI, per rilanciare Televideo e la quasi abbandonata RAI International, trasformandola in una rete mondiale, la più ascoltata rete RAI, facendo in modo che fosse vista in Sud America, in Asia, in Nord America ed in Australia, portando agli italiani all’estero la musica e la tradizione Italiana, dal Teatro di Pirandello ad Enzo Arbore, dal Cinema italiano sino, suo grande gioiello, al Calcio in diretta televisiva con quella “Giostra dei Gol” che fu la prima cronaca sportiva televisiva minuto per minuto nella storia della televisione italiana.

Un successo enorme, mondiale appunto, che continua ancora oggi. Per Roberto quel periodo fu di grande soddisfazione ed ancora recentemente ne parlava, anche con una certa nostalgia, riprendendo i viaggi con Alberto Sordi e Monica Vitti, gli incontri con i grandi Network mondiali ed il rispetto conquistato ,per la Rai, ovviamente ovunque nel pianeta. Perché Roberto Morrione era ed è ancora oggi il simbolo del “Servizio Pubblico” e dello “specifico televisivo”, quel particolare modo di fare informazione che si dedica alla ricerca della verità, dell’obiettività e della notizia non fine a se stessa, ma in nome del pubblico, degli spettatori intesi come persone che hanno dei diritti, anche davanti alla Tv, e non sono mai da intendersi come consumatori passivi.

E’ con questo spirito che Morrione ha accettato di costruire dal nulla RAINEWS24, la prima rete di informazione 24ore su 24 del nostro sistema televisivo. Con tecnologie allora nuove e sperimentali (e che tali sono restate dopo più di 10 anni…!) e l’idea di dare al pubblico una rete satellitare che sull’esempio della CNN e delle Cable TV di tutto il mondo, aggiornasse costantemente e continuativamente lo spettatore. Creatura difficile da far nascere ed allevare; ma anche in questa avventura l’impronta di Morrione fu determinante. Gli scoop sulla guerra in Iraq e le armi all’Uranio Impoverito, arrivarono dopo aver trovato e messo in onda l’ultima intervista di Borsellino che parlava di rapporti tra la Mafia e una certa imprenditoria milanese, con il nome di Berlusconi che ,per la prima volta ,compariva sulla bocca degli intervistatori francesi e su quella del giudice ucciso subito dopo quel dialogo, nel lontano 1992: nonostante le interrogazioni parlamentari ed i tentativi farisaici, anche dentro l’azienda RAI, di stoppare l’intervista, andò tutto in onda (eravamo nel 2002-2003).

Morrione garantì autenticità e si assunse oneri (tanti) ed onori (pochi) di una scoop che , come il vero giornalismo insegna, fece tremare i palazzi, perchè intriso di verità. Quando andò in pensione , 5 anni fa, non pensò al riposo: noi salutammo questa scadenza con una festa ad Articolo21, piena di amici e buona musica. Ma lui avvertì subito: inizia un’altra vita.

E così fu, quando decise di creare Libera Informazione, dall’Associazione Libera di Don Ciotti; prese l’impegno di far crescere una rete di informazione sulla mafia e l’antimafia che partisse dai territori, dai giovani, dalle vittime della oppressione mafiosa. Un lavoro massacrante ed instancabile, nel quale volle unire associazioni ed enti locali, singole persone (compreso chi scrive,nel suo piccolo) e personalità delle istituzioni, per far parlare con l’arma del giornalismo chi voce non l’aveva mai avuta, trasformando in informazione le grida di dolore, di indignazione, di ripulsa e di voglia di giustizia che saliva dalle terre abbrutite da Cosa Nostra, Camorra, ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita ed altre organizzazioni criminali. E non solo al Sud, ma anche a Milano, Modena,Imperia, Firenze, Orvieto,Treviso o Trieste.

Anche qui Morrione mise in campo una grande capacità organizzativa, creò una vera squadra, che ancora oggi lavora e costruisce resistenza e denuncia,fornendo materiali importanti alle indagini con le inchieste di giovani e nuovi giornalisti che hanno ora la consapevolezza della propria forza e della rete che oggi li unisce, dentro Libera. Una creatura che non muore, anzi…Continuerà a lavorare in nome di Morrione.

L’ultima battaglia, Roberto l’ha combattuta dentro un male che cresceva dentro di sé; scoperto 4 anni fa e combattuto con la sua solita determinazione: a viso aperto. Roberto sapeva tutto e si è battuto sino all’ultimo, con cure e nuovi protocolli di cure, ma sempre, sempre, portando avanti le sue iniziative e le sue battaglie antimafia, senza mai abbandonare il lavoro a Libera, anzi. ..mettendo in campo una pressione ulteriore per dare solidità e impalcature durature alla sua creatura, perché la squadra continuasse a lavorare.

Pochi giorni prima di lasciarci, con un ultimo filo di voce dal letto dell’Ospedale, tra una considerazione sulla Rai, una sulle elezioni amministrative (almeno ha visto che l’Italia si sta risvegliando, ha fatto in tempo a vedere i risultati di Milano, Torino, Bologna…!), Roberto mi ha ricordato il Consiglio di amministrazione di Libera Informazione, che si dovrebbe convocare tra poco. “Beh, aspettiamo che tu stia meglio”avevo risposto. E nello sguardo di Roberto si era accesa una scintilla, subito piegata da una flessione della testa come faceva spesso per sottolineare con ironia ,”sotto i baffi”, qualcosa che riteneva difficile da realizzare, ma che sperava ancora di poter fare.

Quel gesto della testa era il suo grido di battaglia, modesto, signorile, concreto, duraturo come una promessa; l’incipit soprattutto di una battaglia da fare….”Mi raccomando”, gli dissi salutandolo,”non molliamo, mai”. Mi strinse la mano forte, con amicizia, ma in silenzio.

Giovedì 19 maggio 2011, alle 18,14, il suo SMS, “Ciao, si combatte. Grazie”. Ha combattuto. Il male lo ha stroncato in un’alba del 20 maggio, il giorno dopo…”morire di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio”, diceva il nostro De Andrè…Roberto ha combattuto fino alla fine, per la vita e per quegli ideali che ha sempre dimostrato in vita con coerenza, signorilità e fermezza. Giustizia, verità, solidarietà, democrazia. Un uomo giusto. Ora tocca a noi continuare.

Un grande abbraccio alla moglie Mara, ai suoi figli e a tutta la sua famiglia. Grazie Roberto, amico di una vita.

Tratto da: articolo21.org


 

Pisapia e i furti d’auto

E’ una cosa da non crederci. La vicenda di Pisapia e i suoi presunti furti d’auto ha trasformato Letizia Moratti e la sua banda di rancorosi in un brutto fumetto. In giro per Milano ho sentito discussioni al bar sul modello dell’auto. I più coraggiosi dicevano di avere saputo che si trattasse di un furgoncino. Ma se  succede che Giuliano sventi un furto d’auto negli ultimi giorni di campagna elettorale, allora anche il drammaturgo ha deciso di infierire su Letizia…

Sono stato deviato da Saviano

Che io sia capito è indiscutibile. Che Saviano faccia cultura è discutibile. Io sono stato deviato da Saviano, che si compiace a far vedere l’Italia brutta. Vittorio Sgarbi giustifica così il flop del suo programma: con un’umile assunzione di responsabilità. Che il vento stia cambiando lo dimostra il fatto che non se ne è accorto (e non l’ha guardato) nessuno.

 

La voce indipendente di Current rischia il silenzio

Non amo dedicare ore del mio tempo libero alla televisione, eppure la programmazione di Current mi ha attirato a sé grazie ai contenuti, che mostrano un’informazione libera, attenta e mai confusa.

Penso che il canale televisivo fondato sei anni fa da Al Gore sia la dimostrazione di come si possa fare informazione senza scadere nel banale e senza condizionamenti e mi sorprende vedere come, in un periodo di predominio di veline, tronisti e servi di regime, un abbonato su tre di Sky decida di seguire i programmi di Current Italia ogni settimana.

Mi sembra che questa affezione dei telespettatori sia dovuta ad un’offerta anomala (ovviamente in senso positivo) nel panorama televisivo. Perciò la notizia che Sky Italia abbia deciso di non rinnovare il contratto con Current Italia non può non essere giudicata come inappropriata e controversa.

Al Gore sostiene che la decisione sia dovuta alla volontà di Sky di ricucire i rapporti con Silvio Berlusconi in vista del lancio di nuovi canali sul digitale terrestre, che necessitano del nulla osta del governo italiano. Rupert Murdoch, probabilmente, teme di non poter estendere la sua posizione in Italia e sopprime l’unico canale indipendente di Sky.

Ancora una volta si cerca di imbavagliare la libera informazione strizzando l’occhio al potente di turno, adducendo come scusa la scadenza di un contratto sul cui rinnovo si sostiene non si riesca a giungere ad un accordo. Il pluralismo informativo è lo specchio di una democrazia sana e, allo stesso tempo, la sentinella di guardia contro il pensiero unico.

Solo grazie a logiche scellerate si può pensare di mettere fine ad un canale che ha vinto un Hot Bird Tv Award 2010, il più importante premio per il giornalismo televisivo, insieme alla BBC.

Chiedo a tutti di manifestare la contrarietà alla chiusura di Current che dovrebbe avvenire il 31 luglio e scrivere a  tom.mockridge@skytv.it,Amministratore Delegato di Sky Italia (http://nocensura.current.com/).

Non permettiamo che in questo paese vengano zittite le voci indipendenti, è nostro dovere di cittadini ma, soprattutto, di uomini liberi.

Non siamo scarti

Massimo Gramellini consiglia il video Non siamo scarti e dice bene. A volte sembra di combattere una guerra silenziosa, senza morti e feriti apparenti, ma dove cadono di continuo la dignità e il rispetto per se stessi. Del racconto di quei cinquantenni l’aspetto più terribile non è la sofferenza economica, che pure esiste. E’ la sofferenza morale. Quel sentirsi inutili, rifiutati, sconfitti. Mi piacerebbe abbracciarli a uno a uno e urlare loro «non permettete a nessuno di uccidere i vostri sogni», ma le mie sono solo parole increspate da un’emozione. Qui invece servono un progetto a lungo termine, una visione solidale, dei leader credibili. Serve un’idea forte di società.

La forma del voto

Ho voluto aspettare un paio di giorni poi ho pensato che sono due giorni persi per il ballottaggio di Luigi a Napoli e Giuliano a Milano: il voto potrà avere forma compiuta dopo i ballottaggi che ci diranno chiaramente alcune cose.

Innanzitutto si è inceppata la Lega (lo analizza bene Pippo qui) e questo costringerà le camicie verdi a cominciare a parlare d’altro che non siano rom o federalismo. Che il calo avvenga poi proprio nel momento in cui il sogno del “federalismo” viene dato in piena fase di realizzazione rende il tutto ancora più complicato. Ieri un rappresentante leghista mi diceva “la Moratti deve ammettere di avere sbagliato”, sono anni che la Lega non usa (e non aveva bisogno di usare) il “noi” sul tema delle responsabilità, ora devono imparare a farlo con urgenza. E addossare tutte le colpe al PDL regge poco: i due candidati sindaci espressi da Bossi & co. (a Bologna e a Torino) non hanno superato il 30%. E lì non c’era di mezzo nessuno, solo dirigenti espressi dal partito, tutti indigeni padani.

Milano e Napoli sono due venti magici. Giuliano ha cementato una coalizione che si è ritrovata unita (l’unità della sinistra, questo miraggio evocato da secoli…) e ha accompagnato un candidato che non è mai caduto nella trappola di etichettare e circoscrivere la campagna elettorale. Giuliano non si è fatto rinchiudere nell’antiberlusconismo, nella destra contro la sinistra o nella faida tra i vari sponsor nazionali (come avrebbe voluto Berlusconi): Giuliano è un elegante aggregatore. Nel suo comitato elettorale il giorno dei risultati si è rivista insieme gente in eterna lotta fratricida rinfrancata dal comune obbiettivo. O dall’obbiettivo comune. Uno stare insieme che non ha avuto bisogno di forzature o algebriche mediazioni: stare insieme per fare un’altra città. Ora i berluscones ricominceranno con il fango ma questo voto dice già che c’è un rinnovato disgusto per la delazione e le bugie. E Pisapia ha proposte e sue verità buone (e umili) da trasformare in progetti.

A Napoli Luigi ha scassato. E’ partito con le spalle al muro (messo lì dai nemici e dai presunti amici) e ha incassato cifre impensabili. 11 punti di voto disgiunto sono un risultato incredibile: 50 mila napoletani hanno votato Luigi sindaco pur votando altre liste. E’ l’argine che si rompe. Bello, soprattutto per chi vedeva in Napoli l’occasione buona per recintarlo. E il metodo gli permette già di raccontare un’altra storia, “ho già detto che 12 assessori sono sufficienti, e che io vorrò al mio fianco solo persone oneste, credibili e coraggiose. Noi non abbiamo partiti da accontentare o persone da sistemare nelle partecipate” è la frase che sta nel vento che deve diventare presto nazionale.

Il terzo Polo intanto decide di non decidere (sai che novità) e continua nel suo mercimonio al miglior offerente. Vorrebbe essere l’ago della bilancia ma l’importanza continuiamo a dargliela noi ostinandoci ad inseguirli (ma non troppo).

Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto risultati importanti. Ha ragione Dino Amenduni su IlFattoQuotidiano, continuare a etichettare il Movimento5Stelle come “antipolitica” e trattare una forza politica così rilevante in tante città (e anche nelle province, dato che richiederebbe un’analisi a parte) come se i loro elettori fossero alieni o barbari, inizia a diventare un esercizio di arroganza e supponenza che non fa altro che alimentare il serbatoio di idee dei grillini. Parliamo di liste che a Bologna hanno preso il doppio dei bolognesi Fini e Casini ma senza avere lo stesso spazio televisivo, lo stesso budget e la stessa popolarità. Il Movimento sarà in tanti consigli comunali in Italia e da lì proverà a cambiare la politica dal di dentro. E  lo faranno anche giovanissimi, non costretti a pregare qualche dirigente per farsi mettere in lista dopo anni di servizievole gavetta. Sarà il caso di ascoltare le istanze di questa forza, studiare i loro metodi, prendere il meglio di quelle energie e, soprattutto, non considerarli nemici. Non sono anti-politica, tutt’altro: sono anti-sistema, come tantissimi italiani.

IDV ha perso voti. Il primo passo è riconoscerlo, per favore. E provare a ripartire con slancio senza rabboccamenti matematici per non doverlo dire. Il vento che sta abbattendo il berlusconismo sul Paese chiede onestà intellettuale. Poi si pensa (insieme) come ripartire. E su questo avremo modo di parlare. Adesso c’è da pensare al ballottaggio.

Disperati

La Moratti dice di avere sbagliato i toni: perfetto, penserebbe qualcuno. Infatti la Santanchè riesce solo a dire che siamo sorpresi (loro) del 48% di Pisapia, votare lui significa portare il Leonkavallo a Palazzo Marino, una cosa bestiale”, e Berlusconi “dobbiamo far capire cosa si nasconde dietro il candidato Giuliano Pisapia, cioe’ la sinistra estrema e i centri sociali”. Il cambio di strategia è evidente. Il tutto su LIBERO. Mica noccioline.

Tira una bella aria

Lo scrive Andrea Scanzi su ilfattoquotidiano.it e ne condivido molti dei contenuti: gli analisti che provano a spiegare l’exploit di Grillo, mi ricordano i vecchi genitori che provarono ad opporsi alla beat generation e all’avvento del rock’n’roll, votare centrosinistra non è un obbligo regio o un’imposizione divina. Un voto va meritato, non esatto (participio passato del verbo “erigere”). Ma l’aria che deve cambiare sta tutta qui: oltre al “meno peggio”, qualche volta nella vita può esistere anche il “meglio”. Tuonano, i tromboni:Ha vinto il voto di protesta“. Sì, ma protestare (democraticamente) mica è un difetto. E’ farlo dopo quasi vent’anni, o non farlo, che è imperdonabile.