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bruno tabacci

Le primarie in Lombardia secondo Tabacci

“Non devono essere competitive, perchè sarebbero un atto suicida. Abbiamo trovato il candidato che unisce, dobbiamo rafforzarlo”.

Ecco, io non so se ci rendiamo conto. Davvero.

E’ la stessa persona che ieri al dibattito su Sky parlava degli anni bui del berlusconismo dimenticandosi di averlo appoggiato. Per dire.

La sindrome primaria per le primarie

L’appariscenza perfetta: Michele: No veramente non… non mi va. Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo… no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “Michele vieni di là con noi, dai” ed io “andate, andate, vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo. (Ecce bombo, 1978, di Nanni Moretti)

Rutelli, Tabacci e la piccola bottega degli orrori

L’assistente storica dai tempi del ministero di Francesco Rutelli, Ilaria Podda, da lunedì comincerà a lavorare per il Partito democratico a fianco diMatteo Orfini. Luciano Nobili, giovane organizzatore di tante battaglie, prima per la Margherita, poi con l’Api, giovedì era seduto in prima fila alla convention veronese di Matteo Renzi. Lo staff del leader dell’Api ha già cominciato le grandi manovre di riavvicinamento al Pd (che assicura contratti e stipendi dopo la liquidazione della Margherita) e ora anche lui prova a giocarsi l’ultima carta.

Ieri a Maratea, circondato da ex socialisti ed ex democristiani, Rutelli ha lanciato la candidatura ufficiale alle primarie del centrosinistra di Bruno Tabacci. Una strategia per provare a catalizzare voti al di fuori del suo partito e giocarseli al momento delle decisioni. “Non è l’ultima mossa possibile, è l’unica” spiega l’onorevole Luigi Fabbri, già socialista, già Forza Italia, eletto “ma mai iscritto” nelle file del Pdl, soprannominato da Silvio Berlusconi “il grillo parlante”. “L’ex premier? Mi lasciava parlare, parlare, e poi faceva come voleva – spiega il deputato oggi nell’Api – qui invece c’è molta più democrazia. Grazie al Terzo polo oggi quel governo non c’è più”. (da Il Fatto Quotidiano)

Poi succede che la domenica leggi articoli come questo e ti aspetti di rientrare in casa, accendere il televisore e vederlo in bianco e nero. Ma un bianco e nero nuovissimo, però.

Alla ricerca della pietra filosofale. In Lombardia.

E allora forse si comprende la geniale intuizione degli alchimisti: dipingere d’oro un sasso e far credere di aver trovato la pietra filosofale. Proporre lo stesso modello antisociale su cui si è retta questa regione semplicemente con un interlocutore più presentabile.

Non credo che la formula possa funzionare, neppure elettoralmente. Certamente è politicamente pavida.

Questa regione ha bisogno di un modello diverso, di un approccio nuovo.

Lasciamo gli alchimisti ad impallidire nei loro tetri laboratori e scendiamo nelle piazze e per le strade a parlare della Lombardia che vorremmo: solidale, aperta, libera dalla criminalità, verde, trasparente, laica, meritocratica.

Francesco ne scrive su Non Mi Fermo.

Ma ti candidi alle primarie?

Ma la domanda è un’altra. E soprattutto le risposte da costuire. Ho provato a raccontarlo ad Affari Italiani in questa intervista:

Giulio Cavalli ad Affaritaliani.it: “Candidato alle primarie? Non lo escludo”. Poi attacca Tabacci, avverte Civati e…

(intervista di Fabio Massa)

Giulio Cavalli, consigliere regionale di Sel, in un’intervista ad Affaritaliani.it di fatto si candida alle primarie che dovranno scegliere lo sfidante di Albertini, il successore di Roberto Formigoni alla guida di una Regione Lombardia sempre più in bilico: “Non smentisco e non lo escludo”. Poi stronca un’alleanza con l’Udc: “Noi che ci battiamo per i diritti civili non possiamo pensare di trovare sintesi con chi ha invece un’idea completamente  diversa su alcuni punti fondamentali”. Albertini? “Non mi preoccupo delle candidature degli altri, ma di avere delle idee e di fare proposte migliori”. L’esempio di Pisapia è replicabile in Regione? “Credo che sia difficile nell’organizzazione e nella costruzione del progetto politico. Però Milano e l’amministrazione Pisapia ci dà spunti”. Tabacci? “Mi stupisce che una persona che è parlamentare ed assessore abbia così tanto tempo da fare analisi politiche sulla Regione. Detto questo, Bruno Tabacci mi ricorda tantissimo quelli che fingono di contestare un sistema e poi invece hanno come progetto politico quello di cambiare gli interpreti e promettere che saranno un po’ più etici”. Civati? “Io non credo che Civati appoggi Renzi. Ma se così fosse l’avvicinamento sarebbe difficilissimo”

Il potere formigoniano è finito o sta finendo?
Si sta sgretolando talmente rumorosamente che anche la Lega Nord non può fare finta di non sentire.

A che punto è l’elaborazione di un’alternativa di centrosinistra per il futuro postformigoniano?
La Lombardia è lo specchio della situazione nazionale. Nel senso che dobbiamo chiarirci che cosa è il centro sinistra. Secondo me noi stiamo sprecando delle energie a raccontare e ad osservare la caduta di Formigoni, e a tendere l’orecchio sui tempi dettati della Lega, quando tutte quelle energie dovremmo usarle per raccontare la nostra alternativa. Ma è ovvio che per raccontare un’alternativa ci deve essere una coalizione che faccia sintesi. Noi che ci battiamo per i diritti civili non possiamo pensare di trovare sintesi con chi ha invece un’idea completamente diversa su alcuni punti fondamentali.

A chi si riferisce?
All’Udc, senza dubbio. Io dico che bisogna decidere quali sono le nostre priorità. Io non cito spesso Vendola, ma questa volta Nichi l’ha detto con una chiarezza disarmante: il vero rischio qui è che si faccia una grande filosofia e poi dal punto di vista politico, la grande coalizione abbia il sapore della cicuta. Penso che anche nella nostra Regione il vero rischio sia quello.

Intanto il centrodestra ha già qualche nome in campo. C’è Albertini, o un leghista…
Il giochetto del centrodestra sarà semplice. Non lo chiameranno più modello Formigoni ma modello Lombardia, e continueranno nella retorica dell’eccellenza.

Un commento sulla candidatura di Albertini.
Non mi preoccupo delle candidature degli altri, ma di avere delle idee e di fare proposte migliori.

E’ preoccupato che a sinistra non ci siano ancora molte idee?
Io penso che ci sia tutto lo spessore politico per partorirle, queste idee. Bisogna però che ci sia uno scatto in avanti. E questo potrebbe essere una proposta concreta: primarie che siano contemporanee con quelle nazionali. Così si darebbe il via a un percorso di sintesi nazionale con ricaduta sul regionale.

In campo c’è, ad oggi, il solo Civati.
Io sono molto amico di Pippo e ne condivido molte idee. Siamo assolutamente convergenti sull’idea di governo e anche sono molto vicino alla sua idea di Partito Democratico. Sono molto meno convinto di alcuni pezzi che gli stanno intorno.

Facciamo qualche nome: Gori, Renzi?
Io non credo che Civati appoggi Renzi.

Ma se così fosse?
Se così fosse l’avvicinamento sarebbe molto molto difficile su alcuni temi.

L’altra candidatura che non è in campo, ma che potrebbe essere, è quella di Bruno Tabacci…
Mi stupisce che una persona che è parlamentare ed assessore abbia così tanto tempo da fare analisi politiche sulla Regione. Detto questo, Bruno Tabacci mi ricorda tantissimo quelli che fingono di contestare un sistema e poi invece hanno come progetto politico quello di cambiare gli interpreti e promettere che saranno un po’ più etici. La mia idea è un po’ più eversiva dal punto di vista della progettazione politica.

Un’idea eversiva che potrebbe posto in una candidatura vera e propria?
Sicuramente come Sel una persona che possa fare sintesi della nostra idea ci sia sicuramente.

Sarà lei?
Rispondo con la frase che è molto in voga ultimamente: non smentisco e non lo escludo.

Di fatto lei è molto vicino a candidarsi. Le prime tre cose che se fosse presidente della Regione cambierebbe.
Ripensare la Sanità, non più ospedalocentrica, con un riequilibrio dei finanziamenti pubblico-privato e più controlli. Ripensare l’Ambiente: tutto ciò che è infrastruttura, nel momento in cui è strettamente necessario, ha bisogno di infrastrutture sociali intorno. Terzo: fare in modo che la Lombardia non sia una lobby antisociale ma estremamente sociale, per i cittadini. Poi c’è il problema del lavoro: bisogna ripensare alle start up e all’imprenditoria giovanile.

Il modello Pisapia può essere replicato in Regione Lombardia?
Credo che sia difficile nell’organizzazione e nella costruzione del progetto politico. Però Milano e l’amministrazione Pisapia ci dà spunti e indicazioni politiche che possono essere riutilizzate.

Come il fatto che a Milano il Pd ha perso le primarie e ha vinto le elezioni?
Nelle elezioni di Milano si è riusciti a parlare a della gente che della politica era disamorata. A Milano si è raccontato come la responsabilità di governo è difficile, che molto spesso chiede delle capacità diplomatiche e di mediazione, ma che può anche sfuggire al compromesso a tutti i costi.

Come è successo con il Dalai Lama?

Le primarie “fantasma” in Lombardia

Lo dico sotto voce perché ci torneremo sicuramente. Ma oggi leggendo i quotidiani la situazione lombarda è questa: Civati non esclude di candidarsi alle primarie di centrosinistra per la Regione, Tabacci su Affari Italiani non conferma, e si parla in giro di primarie “aperte”.

Ora: nessuno sa bene di che primarie si stia parlando, se qualcuno ne sta parlando e chi ne sta parlando. Ma questo ci sta, per carità. E’ che intanto Bersani abbraccia sorridente Casini a Roma e anche qui in Lombardia parecchi democratici esultano pii. E a Roma dicono che IDV non va bene, e su SEL è tutto da vedere, forse sì o forse no.

E allora mi piacerebbe sapere se i mezzi candidati in corsa hanno qualche idea in merito, se stiamo parlando del centrosinistra, del centrocentrocentrosinistra oppure sotto le mentite spoglie del “patto civico” c’è l’accordo catto-tecnico-e magari un pezzetto ciellino.

Così per sapere. Perché si legge di chi si sta parlando e non di cosa stiamo parlando.

E intanto da fuori a dettare i tempi sembra che sia proprio la Lega. Che è il favore più grande che possiamo concederle.