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Juncker vs Renzi e la politica del “gne gne”

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Ma davvero le comunicazioni politiche tra Italia e Europa sono queste? Cioè con Juncker che dice:

“Esito sempre a esprimermi con lo stesso vigore con cui Renzi si rivolge a me, perché non aggiusta sempre le cose. Ritengo che il primo ministro italiano, che amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non vedo perché lo faccia perché “l’Italia a dir la verità non dovrebbe criticarla troppo” in quanto “noi abbiamo introdotto flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare l’Europa. Sono stato molto sorpreso che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perché sono stato io, io sono stato.  Su questo voglio che ci si attenga alla realtà. Io mi tengo il mio rancore in tasca, ma non crediate che sia ingenuo.”

E Renzi che risponde:

“L’Italia ha fatto le riforme – ha spiegato Renzi in un’intervista che andrà in onda al Tg5 delle 20 – e quindi il tempo in cui si poteva telecomandare la linea da Bruxelles a Roma è finito”. E, comunque “è finito il tempo in cui si andava con il cappello in mano”.

Quelli che sventolano Tsipras

Il leader della sinistra greca conferma le percentuali di gennaio. E la sua vittoria di oggi forse ci dice anche che qui da noi di Grecia ne abbiamo capito poco e che Tsipras è stato sventolato un po’ troppo e un po’ a caso. Ne ho scritto qui.

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Legittima difesa. Ovviamente.

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Questo bimbo crescerà, distruggerà la nostra cultura, ha già il portamento dell’assassino e potrebbe essere colui che ruberà il cliente più importante ai nostri figli. E mangerà, vorrà dormire. Inevitabilmente occuperà spazio. Perdio, fermiamolo adesso.

L’Europa secondo Banksy (che non è lui)

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—aggiornamento—

Come ha precisato qualche giornale italiano – in alcuni casi correggendo l’errore dopo che gli era stato segnalato – la foto era stata utilizzata nel maggio del 2015 da un’organizzazione spagnola che si occupa di diritti umani, la CEAR (ComisiónEspañola de Ayuda al Refugiado), per una campagna di sensibilizzazione sui naufragi dei migranti nel Mediterraneo chiamata #UErfanos, e non è chiaro se sia stata in qualche modo “modificata”. Ancora oggi la foto è l’immagine di copertina dell’account Twitter della CEAR.

(fonte)

In Grecia e in Italia si lavora 300 ore in più della Germania, ma si guadagna la metà. Ecco perché

Il paese Ue più stakanovista? La Grecia: 2.034 ore di lavoro pro capite nel solo 2012. Quelli più “indolenti”? Germania e Olanda: meno di 1.400 ore.

Come scrive Tiziana:

La questione greca (e perché no italiana e del Sud Europa), sembra la versione europea della vecchia questione meridionale, quella che Antonio Gramsci affrescò così un secolo fa: «La borghesia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento», scriveva Gramsci in Alcuni temi della questione meridionale. Che sia Napoli o Atene, il risultato non cambia.

L’articolo è qui.

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Beppe Grillo, bravo. Anche se non è chic.

Il 5 luglio mi capitava di scrivere un tweet. Questo:

 

 

greciaipotecataPensavo all’energia vitale di essere contro questa bruttissima Germania (curandera di questa brutta Europa) e al fatto che in fondo siamo sommersi da politici che hanno come priorità quella di stare a galla: imbarcano a destra, imbarcano a sinistra e tutti virano vero il centro. Mica il centro di gravità permanente, figurarsi, ma il centro della pozzanghera che raccoglie lo sporco al centro della strada.

Ho criticato (e lo penso ancora) Grillo perché ha appoggiato Tsipras senza mettere sul tavolo le proprie proposte su una diversa Europa e perché troppo spesso l’ho visto banalmente antieuropeo come un Salvini qualsiasi.

Ma la decisione di chiedere che il Parlamento voti sulla concessione di nuovi fondi alla Grecia a queste umilianti condizioni è il passo che avrei voluto ed è avvenuto.

E non me ne frega niente se sarebbe stato chiccosissimo bisbigliare questo articolo a qualcuno delle nuove (tre? quattro?) sinistre: il M5S ha ridato la parola al Parlamento in un momento in cui il Parlamento è solo la lettiera di Matteo Renzi.

E allora chapeau. Davvero.

L’ha fatto per caso o per calcolo elettorale? Beh, ha fatto quello che servirebbe. Ce ne fossero di politici che scelgono ciò che sarebbe giusto per caso o per furbizia.

Parla Varoufakis, «Ci hanno detto: Questo è un cavallo, ci sali o sei morto»

o-YANIS-VAROUFAKIS-facebook-800x600Torna a farsi vivo Yanis Varoufakis, che non essendo più un ministro greco può parlare e togliersi sassolini dalle scarpe. In un pezzo scritto per Die Zeit e in un’intervista al New Statseman, l’ex ministro greco parla di un piano Schäuble per ristrutturare l’unione europea. Di mancanza di processo democratico e dei toni ultimativi usati dal ministro tedesco nei suoi confronti e di differenze nette di tono tra la premier tedesca Merkel e il suo ministro delle Finanze. Varoufakis nota anche come molti governi indebitati siano stati tra quelli più duri nei confronti della Grecia e come l’alleanza con partiti di sinistra non abbia portato risultati: “Non c’era molto che Podemos potesse fare”. Infine, riferendosi ad Alexis Tsipras e al suo successore, racconta di come non ci siano mai state vedute diverse tra loro e di come i tre restino molto vicini. La risposta cruciale dell’intervista spiega in parte le dimissioni e ci dice perché Tsipras abbia deciso di sacrificare il suo compagno alla trattativa.

 

Non ho mai creduto che dovremmo andare direttamente a una nuova moneta. La mia visione era che se avessero osato chiuso nostre banche, avremmo dovuto rispondere con una mossa aggressiva ma senza attraversare il punto di non ritorno. Avremmo dovuto rilasciare i nostri pagherò, o anche, almeno annunciare che avremmo emesso degli IOU; tagliare i buoni del 2012 in mano alla BCE legami, o annunciare che stavamo per farlo e prendere il controllo della Banca di Grecia. Queste erano le tre cose, che penso avremmo dovuto fare. Avevo messo in guardia il gabinetto di quanto stava per accadere per un mese (…). Quando è successo – e molti dei miei colleghi non ci potevano credere – la mia raccomandazione fu di dare una risposta energica. Il governo ha deciso di non sostenerla

Non c’era un potere alternativo all’interno del gruppo, i francesi non sono un bilanciamento del potere tedesco? Solo il ministro delle finanze francese ha espresso opinioni diverse dalla linea tedesca, ma in forma molto moderata. Si intuiva che sceglieva di usare un linguaggio molto giudizioso, per non fare intuire di essere troppo in opposizione. E in ultima analisi, quando Schäuble dettava la linea, il ministro francese chinava il capo e accettava.

Sarebbe scioccato se Tsipras si dimettesse? Niente mi sconvolge in questi giorni – la nostra zona euro è un luogo molto inospitale per le brave persone. Non mi scioccherebbe neppure che decidesse di rimanere accettando un pessimo accordo. Capisco che si senta in obbligo verso le persone che lo sostengono, e ci hanno sostenuto, di non lasciare che il paese vada in default.

 

 

L’articolo è qui. Su LEFT, ovviamente.