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francois Hollande

Siete come vi vogliono i padroni

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«Siete proprio come vi vogliono i padroni: servi, chiusi e sottomessi. Se il padrone conosce 1000 parole e tu ne conosci solo 100 sei destinato ad essere sempre servo»: la frase, populista e rivoluzionaria, è di Don Lorenzo Milani, un prete che oggi sarebbe subito bannato nella pagina Facebook della ministra Boschi o di Lorenzo Guerini, due nomi a caso tra la folta schiera della mansuetudine che si simula cattolica nei politici nostrani.

Ieri Hollande, Merkel e Renzi si sono incontrati per un summit che avrebbe dovuto essere il primo passo per la grande soluzione europea. Wow, uno pensa, che esplosiva riunione di intelligenze internazionali. La Merkel, teutonica e stentorea, ha dichiarato che «serve ancora una richiesta ufficiale». In pratica, anche se potrebbe sembrare una barzelletta, i tre si sono pomposamente riuniti per convenire che manca l’oggetto della discussione: si legge dappertutto che il Regno Unito sia uscito dall’Europa ma a Bruxelles, non è nemmeno arrivato uno straccio di mail. Disdetta.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Il corteo dei Giuda

parigi-manifestazione-per-charlie-hebdo-e-la-liberta-di-espressione-46-631273Gli amici della satira sono arrivati tutti insieme su un autobus nero dai vetri oscurati come una squadra di calcio. Poi si sono piazzati a semicerchio alla testa del corteo, loro che di solito i cortei li subiscono. Angelona Merkel e Francois Hollande si sono molto abbracciati e per un pomeriggio hanno dimenticato il 3%. C’erano anche David Cameron e Matteo Renzi, con i suoi pantaloni di un blu elettrico che era impossibile non notare in tutte le inquadrature di gruppo. Non c’era Obama, che della lotta al terrorismo ha quasi fatto una professione, e non s’è capito perché. 

Sono tutti Charlie, dunque, i nostri capi di Stato. Lo sono anche Abu Mazen e Benjamin Netanyahu, riconosciuti campioni della libertà di stampa e di satira. Lo sono i reali di Giordania, il premier turco Ahmet Davutoglu, che nelle sue carceri protegge una cinquantina di cronisti, e il presidente del Gabon, Ali Bongo, che si illustra nelle classifiche di “Reporters sans frontières”. Se si voleva una rappresentazione plastica dell’ipocrisia del potere non se ne poteva immaginare una migliore. Almeno Putin, altro eroe della libertà di stampa, s’è reso conto dell’assurdità ed è rimasto a casa.

(link)

Fare gli Hollande con lo spread degli altri

Nel panico sempre più vicino, invece, il differenziale tra i titoli di Stato francesi e quelli tedeschi continua a scendere. Da quando c’è un socialista all’Eliseo il calo non si arresta: ora lo spread è a 85 punti base in discesa continua dal 15 maggio – qua il grafico – giorno in cui il nuovo presidente si è insediato.

Eppure Hollande parla apertamente di politiche espansive: ha promesso un piano per l’assunzione massiccia di nuovi insegnanti, ha proposto una supertassa sul reddito (75 per cento) per i ricchi, vuole fara la patrimonale e ha addirittura detto che lo Stato potrebbe assumere gli operai licenziati da Peugeot.

Vista da Parigi, dunque, la risposta alla crisi non è solo quella dei tagli. “I mercati non impongono per forza il ‘pensiero unico’ dell’austerity anti-sociale – scrive Rampini -. La lezione è che i mercati premiano la stabilità delle prospettive politiche a medio-lungo termine (…) e i “saldi” della finanza: se il risanamento si fa a spese dei ricchi come a Parigi, va benissimo“.

Semplice vero? Eppure qualcuno lo ha spiegato al governo Monti? Qualcuno l’ha detto agli omologhi dei socialisti in salsa italiana?

Lo scrive Federico Mello per Pubblico. Ecco il punto della coalizione: chi è disposto a costruire queste politiche. Senza troppi casini (maiuscolo o minuscolo, fate voi). E senza fare gli Hollande con con i partiti degli altri.