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giancarlo siani

Cavalli nel nome di Siani: “Le mafie patetiche come il potere, l’arte li combatte da 5 secoli”

1397417_10202324424539864_1842204189_o“Il Mattino”, 16 ottobre:

Ha ricordato Giancarlo Siani col sorriso, col volto luminoso «di tutti quelli che amano il proprio lavoro». «Ma – ha detto rivolto al fratello Paolo – ricordiamolo piuttosto, come tutte le vittime di mafie, nel giorno della sua nascita». Così Giulio Cavalli ha chiuso il ciclo di iniziative “In viaggio con la Mehari” al Pan alla presenza del sindaco Luigi de Magistris, di Paolo Siani, presidente della Fondazione Polis, del vice direttore del Mattino Federico Monga e del cronista Arnaldo Capezzuto. “Esercitare la memoria” è il recital con cui l’attore che vive sotto scorta dopo le continue minacce subite dalla ndrangheta, ha salutato il pubblico nel giorno del primo anniversario della morte di Lino Romano, vittima innocente della camorra ucciso un anno fa a Marianella. Cavalli, che una settimana fa ha dovuto sospendere lo spettacolo in programma al Nuovo Teatro Sanità perché qualcuno aveva nascosto una pistola nel suo giardino, ha ricordato tutte le vittime della criminalità: da Falcone e Borsellino ai magistrati meno noti come Bruno Caccia, alla testimone di giustizia Lea Garofalo, non trascurando con il suo inconfondibile stile satirico, figure chiave della storia politica e della mafia nel nostro paese. All’incontro anche il sindaco, che ha sottolineato la solidarietà del Comune di Napoli all’attore, che «oggi qui è libero di parlare col suo teatro. Ed è per questo che con Cavalli creeremo una grande mobilitazione contro le mafie, specie quelle più pericolose che sono all’interno dello Stato». La kermesse, che ha visto interventi, dibattiti e presentazioni di libri, è stata chiusa simbolicamente dalle note della canzone che il cantautore Nando Misuraca ha voluto dedicare a Giancarlo Siani, che «continuerà a camminare tra la gente con la sua Mehari verde». giu. co.

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Da IlDesk.it

NAPOLI – Ha calamitato l’attenzione della platea sin da quando ha deciso di rimanere in piedi, perché “qualcuno ha avuto la malaugurata idea di mettere un cuscino viola sotto la poltrona”. Ha cominciato così Giulio Cavalli, strappando un sorriso al pubblico del Pan, con il suo “Esercitare la memoria”, il recital che ha messo in scena nell’ultima sera di “In viaggio con la Mehari”. Intervenuto a chiusura del ciclo di iniziative in ricordo del cronista del “Mattino” ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, l’attore che vive sotto scorta per le ripetute minacce della mafia e della ndrangheta per il suo impegno civile ha snocciolato una serie di episodi e figure chiave che hanno segnato la storia del nostro paese negli ultimi trent’anni. “Una buona notizia è che la mafia si può combattere – ha esordito nella saletta del Pan – è una storia che ha 500 anni, che esiste da quando c’erano i giullari e i cantastorie della commedia dell’arte che parlavano della pateticità del potere”. Poi ha iniziato a parlare della sua odissea, di quella vita sotto scorta, che lo vede finire nel mirino della mafia nel 2005. “Erano gli anni in cui cominciavano ad apparire i primi gruppi di fans di Totò Riina, anni in cui andava in onda una fiction come “Il Capo dei Capi”, in cui si metteva in atto il reato di favoreggiamento culturale della mafia. Poi nel 2006 stanarono Bernardo Provenzano”, prosegue nel racconto fino a tirare in ballo uomini di potere come Giorgio Ambrosoli, Michele Sindona, Roberto Calvi. Tocca le corde del cuore Cavalli, quando ricorda Giancarlo Siani “col sorriso, col volto luminoso, quello tipico di tutti coloro che amano il proprio lavoro”, mentre a lato scorrono le immagini del giovane cronista e dei suoi articoli. Infine, un pensiero per i testimoni di giustizia, come Lea Garofalo, di cui sabato saranno celebrati i funerali a Milano, e di Lino Romano, vittima innocente un anno fa di un agguato di camorra a Marianella, a pochi passi da Scampia. Insieme a Giulio Cavalli sono intervenuti il sindaco Luigi de Magistris, il presidente della Fondazione Polis Paolo Siani, il vice direttore del Mattino Federico Monga e il giornalista Arnaldo Capezzuto. “Oggi Giulio è libero di parlare col suo teatro – ha detto de Magistris -. Ed è per questo che con lui creeremo una mobilitazione collettiva contro le mafie, specie quelle più pericolose che si insinuano all’interno delle istituzioni”. A chiudere la kermesse le note della canzone che Nando Misuraca ha dedicato a Siani.

 

Riaccendere la Mehari di Giancarlo Siani

Il 23 settembre del 1985 viene ucciso Giancarlo Siani, giornalista che si occupava di camorra, dicono le cronache.

Sbagliato.

Giancarlo Siani era un precario che poneva domande non convenzionali in un mondo come quello del giornalismo (ma non solo, perché ora è il mondo del lavoro, della politica, dell’ingegno applicato a qualsiasi professione) dove la precarietà è più pericolosa di una minaccia. O forse è la minaccia più pericolosa.

Mettere in fila i fatti e suggerire un ordine logico di lettura è la differenza tra il cronista passivo e l’osservatore (f)attivo: Giancarlo era un osservatore, un allenatore di logica e di consecutio dei fatti. Se non si coglie la differenza forse è inutile anche parlarne.

A Napoli in questi giorni si è deciso di riaccendere l’auto di Giancarlo (la Citroen Mehari) per ripercorrere il viaggio di Siani ma soprattutto per farsi una promessa: insistere con il dovere della curiosità e della logica e, se possibile, farla diventare una moda proprio oggi che va così poco di moda come allora.

Io, noi, ci vediamo per Giancarlo martedì 15 ottobre alle 18 al P.A.N.

Tutti gli eventi sono qui. Sperando che sia un buon viaggio soprattutto per noi.

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