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Quindi Cantone è per la legalizzazione. E il PD?

In attesa che la Camera riapra i battenti e si torni a discutere in quella sede della proposta di legge per legalizzare l’uso della cannabis, registriamo con soddisfazione anche l’autorevole parere favorevole del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. Registriamo soprattutto il fatto che per argomentare la sua posizione abbia utilizzato la parola “laicità”. Imprescindibile per discutere l’argomento in maniera ragionata e senza tifo da stadio. Aspettiamo che anche gli esponenti del maggiore partito di maggioranza facciano lo stesso sforzo e si esprimano chiaramente a favore della legalizzazione. Sarebbe assai bizzarro farsi condizionare da chi parla ancora di “morti da overdose per la cannabis” e di altre fantasiose argomentazioni prive di dati e di basi scientifiche. I fatti esposti da Cantone e prima ancora dalla Direzione Nazionale Antimafia sono le uniche sulle quali discutere: regolamentazione, duro colpo ai traffici delle mafie, vantaggi per l’economia e le casse dello Stato. Il resto è chiacchiericcio da ombrellone.

(ecco, è la dichiarazione che abbiamo preparato oggi, firmata Possibile, che trovate qui)

La cannabis, i miti da sfatare e quello che ne pensa la Direzione Antimafia

Prepariamoci perché tra qualche giorno comincia il bailamme sulla legalizzazione delle droghe leggere. E vedrete che (voluta) confusione tra legalizzazione e liberalizzazione, sentirete gli allarmi di quelli che poi tacciono su tabacco e alcool e osserverete cocainomani (di nascosto) demonizzare una canna.

Non sarà divertente, no. Intanto se avete voglia e tempo potete leggere qui cosa ne pensa la Direzione Nazionale Antimafia. Almeno per provare a costruirsi un’idea su basi reali. Almeno.

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Cannabis, si può fare?

SI-PUO-FARE-IMG-300x225Per il leader di SEL finalmente si vede una possibilità di arrivare alla legge. Soggetto unico a sinistra? “Stiamo lavorando per quello”. I diritti? “Questo Governo è compatto solo sulle pessime riforme come per la scuola”. Ho intervistato Nicola Fratoianni e ne è venuta fuori una discussione interessante su legalizzazione e sinistra che verrà. L’intervista è qui.

L’intergruppo sociale per la legalizzazione

11046407_10205218551496308_3436146092173049423_oPer contare: gli Stati americani che hanno autorizzato la cannabis per uso terapeutico e per uso ricreativo; le persone interessate in Italia a ciò che si può fare in Parlamento; tutte le persone che, se il Parlamento non dovesse muoversi, sarebbero disponibili a promuovere un’iniziativa popolare o una proposta referendaria sull’argomento.

Sel e M5s sono d’accordo. Personalmente ho presentato una proposta di legge, firmata da altri colleghi del gruppo. Sessanta parlamentari hanno dato l’adesione all’intergruppo che si è venuto formando in queste ultime ore, per iniziativa del già radicale Della Vedova.

Sappiate però che il clic impegna, in questo caso. L’intergruppo social lo trovate qui.

La cannabis e i conti pubblici

Ne parlano economisti, eh:

La legalizzazione di produzione e vendita delle droghe leggere allargherebbe la sfera contabilizzata nel Pil, perché nel computo entrerebbe una parte consistente del valore aggiunto prodotto nel territorio nazionale dall’intera filiera degli stupefacenti. Un importante contributo economico al bilancio pubblico, poiché la crescita del Pil determinerebbe la riduzione dei rapporti deficit/Pil e debito/Pil.
Se ipotizziamo che le droghe leggere rappresentino la metà del ricavato del traffico di stupefacenti, la loro legalizzazione produrrebbe un aumento percentuale del Pil “ufficiale” annuo italiano tra l’1,20 e il 2,34 per cento, a seconda che si consideri la stima bassa di 24 miliardi o quella alta di 50 miliardi per il fatturato di questo mercato. Inoltre, nell’ipotesi che a) lo stock di debito e di Pil si mantengano costanti nel tempo; b) i ricavi delle transazioni effettuate nel mercato degli stupefacenti vengano contabilizzati nell’economia legale; e c) stimando in circa 7 miliardi il gettito fiscale proveniente dalla tassazione di produzione e vendita delle sostanze (tabella 1), nel 2012 il rapporto debito/Pil si ridurrebbe di 2,75 punti (ipotesi alta) o di 1,43 punti (ipotesi bassa). Quindi, almeno nel breve termine, non si registrerebbe una crescita di occupati e di ricchezza, e tuttavia il solo aumento “ufficiale” del Pil avrebbe ricadute positive molto importanti sui principali indicatori di stabilità economica e finanziaria del paese, liberando parte delle risorse da destinare in futuro alla riduzione del rapporto debito/Pil.
Sono stime da maneggiare con cautela, poiché non è affatto scontato che la legalizzazione provochi la totale riemersione del mercato delle droghe leggere. Il valore massimo indicato di aumento del Pil (2,34 per cento) potrebbe realizzarsi nel lungo periodo, quando forme di legalizzazione potrebbero aprire nuovi mercati di offerta e domanda di stupefacenti non necessariamente legati a un uso ludico o compulsivo di dipendenza, ma estesi alle produzioni derivanti dalla canapa come i tessuti o la carta, o per uso terapeutico.
Per quanto riguarda invece i benefici indiretti richiamati nel modello, sono di due tipologie. I primi derivano da un utilizzo alternativo delle risorse liberate dalla legalizzazione: ad esempio, forze dell’ordine, magistratura e addetti al sistema carcerario possono concentrarsi su altri reati; i secondi sono legati all’aumento del benessere complessivo della collettività, come la maggiore informazione sulle sostanze acquistate, la segmentazione dei mercati delle droghe leggere e pesanti, i minori introiti per le organizzazioni criminali e i minori capitali disponibili per distorcere i mercati legali.
In conclusione, la regolamentazione e la legalizzazione del mercato delle droghe leggere, con modalità simili a quelle applicate al tabacco, determinerebbe benefici netti consistenti, derivanti soprattutto dall’emersione di transazioni, in questo momento, invisibili. Una via “leggera” per contribuire all’uscita dalla crisi?

L’articolo è qui.

La confusione che aiuta le mafie e le droghe

Roberto Saviano aveva cominciato a parlare di legalizzazione delle droghe durante la preparazione del suo ultimo romanzo e quando in Italia il dibattito sul tema era relegato all’ostinazione dei Radicali e poco altro. Ricordo che quando uscì uno dei suoi primi corsivi e poi alcune interviste sul tema rimasi sorpreso dal “silenzio” sul punto: tutti discutevano del libro “Zero Zero Zero” (dividendosi in buona parte già in idolatria o demolizione prima ancora che fosse dato alle stampe) ma in pochi vollero raccogliere quell’invito a legalizzare. Passò come una provocazione, una conclusione affrettata, un’idea che non si risolve con un libro.

Ora il tema della legalizzazione delle droghe risale nel dibattito nazionale dopo le recenti decisioni degli altri Paesi in giro per il mondo (che semplicemente significa che noi qui in Italia siamo indetto nel dibattito, no?) e ancora Roberto scrive un articolo chiaro e per me completamente condivisibile:

Io credo che la legalizzazione, e non la liberalizzazione, sia l’unica strada. Due termini simili che spesso vengono confusi, ma che indicano due visioni completamente diverse. Legalizzare significa spostare tutto quanto riguarda la produzione, la distribuzione e la vendita di stupefacenti sotto il controllo dello Stato. Significa creare un tessuto di regole, diritti e doveri. Liberalizzazione è tutt’altro. È privare il commercio e l’uso di ogni significatività giuridica, lasciarlo senza vincoli, disinteressarsi del problema, zona franca. Invece legalizzare è l’unico modo per fermare quel silenzioso, smisurato, violento potere che oggi condiziona tutto il mondo: il narco-capitalismo.

Appunto sulla differenza tra liberalizzare e legalizzare sta il nodo creato ad arte per rendere l’argomento tutto bianco o tutto nero.

La verità è che non abbiamo scelta: la situazione attuale impone un’analisi accurata del mercato delle droghe e l’attuazione di un programma che non sarà la soluzione definitiva e immediata, e che forse sarà un male minore, ma necessario. Lasciare il mercato delle droghe nelle mani delle organizzazioni criminali non renderà immacolate le coscienze di quanti ritengono che lo Stato non possa farsi carico di produrre e distribuire sostanze stupefacenti. È proprio questo il punto da affrontare e l’inganno da sfatare. Ad avere occhi per vedere.

L’articolo completo è su Repubblica.