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legge elettorale

Dopo Silvio l’Italicum resuscita Casini

Io non so se riusciamo a renderci conto che la legge elettorale in discussione in Parlamento sta rispondendo a tutte le esigenze di Silvio ed ora sta riuscendo a riabilitare il solito molliccio centro di Pierferdinando Casini. Così oggi sul Corriere della Sera esce un articolo che ricorda tutti gli articoli degli ultimi anni in cui il minuscolo centro diventa determinante e subito ovviamente comincia il balletto “Casini sì o Casini no”.

I primi effetti della legge elettorale

Deve ancora passare “l’italicum” e Casini annuncia di tornare indietro:

Casini ha spiegato che il nuovo Ppe italiano sarà costruito “con Alfano ovviamente. Ma da Toti a Fitto, insieme a slogan del passato, ho sentito anche cose sensate. Per noi quella di Berlusconi é una grande questione che esiste. Le divaricazioni drammatiche che ci sono state non possono essere ricomposte con una battuta ma con un dibattito politico serio”.

Fare peggio del porcellum

Sembrava impossibile e invece secondo alcuni autorevoli costituzionalisti sarebbe così:

La proposta, spiegano, “consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della vecchia legge elettorale – il cosiddetto Porcellum – e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale”. La Consulta aveva sottolineato la “lesione dell’uguaglianza del voto e della rappresentanza politica” determinata dal premio di maggioranza del Porcellum; nell’Italicum, si “introduce una soglia minima, ma stabilendola nella misura del 35% dei votanti e attribuendo alla lista che la raggiunge il premio del 53% dei seggi rende insopportabilmente vistosa la lesione dell’uguaglianza dei voti e del principio di rappresentanza lamentata dalla Corte”. Senza contare, aggiungono i costituzionalisti, che “in presenza di tre schieramenti politici ciascuno dei quali può raggiungere la soglia del 35%, le elezioni si trasformerebbero in una roulette”.

Inoltre il secondo profilo di illegittimità del Porcellum “consisteva nella mancata previsione delle preferenze”. Il medesimo vizio è presente anche nell’attuale proposta di riforma, nella quale “parimenti sono escluse le preferenze, pur prevedendosi liste assai più corte. La designazione dei rappresentanti è perciò nuovamente riconsegnata alle segreterie dei partiti. Viene così ripristinato lo scandalo del Parlamento di nominati”.

I costituzionalisti sottolineano poi “un altro fattore che aggrava” ulteriormente la situazione: le soglie di sbarramento. Se il Porcellum incostituzionale “richiede per l’accesso alla rappresentanza parlamentare almeno il 2% alle liste coalizzate e almeno il 4% a quelle non coalizzate, l’attuale proposta richiede il 5% alle liste coalizzate, l’8% alle liste non coalizzate e il 12% alle coalizioni”. Questo comporterà la “probabile scomparsa dal Parlamento di tutte le forze minori, di centro, di sinistra e di destra e la rappresentanza delle sole tre forze maggiori affidata a gruppi parlamentari composti interamente da persone fedeli ai loro capi”.

Insomma per i 27 esperti di diritto l’Italicum “consiste in una riedi¬zione del Porcellum, che da essa è sotto taluni aspetti – la fissazione di una quota minima per il premio di maggioranza e le liste corte – migliorato, ma sotto altri – le soglie di sbarramento, enormemente più alte – peggiorato”.

I costituzionalisti “esprimono il loro sconcerto e la loro protesta” per una proposta di legge che rischia una “nuova pronuncia di illegittimità da parte della Corte costituzionale e, ancor prima, un rinvio della legge alle Camere da parte del Presidente della Repubblica”

E anche le prime firme hanno nomi che contano:

I primi firmatari sono Gaetano Azzariti, Mauro Barberis, Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia, Lorenza Carlassare, Paolo Caretti, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario Dogliani, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Luigi Ventura, Massimo Villone, Ermanno Vitale. Hanno sottoscritto anche Pietro Adami, Anna Falcone, Giovanni Incorvati, Raniero La Valle, Roberto La Macchia, Domenico Gallo, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno. Per aderire inviare una mail a perlademocraziacostituzionale@gmail.com

Dalla decadenza alla deriva

Ne scrivevo giusto ieri qui e Rodotà riprende il concetto spostandolo sull’etica. Anzi: sulla deriva etica.

Parla di deriva etica e si rammarica per la perdita della memoria. Stefano Rodotà è tanto felpato nei toni quanto duro nella sostanza quando, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, stronca l’incontro Renzi-Berlusconi.

“Sento grandi inni al realismo da chi dice che l’incontro si doveva fare ma io sono sempre prudente di fronte agli eccessi di realismo e ai danni che ha provocato negli anni”, ricorda il costituzionalista. Il fatto è, osserva, che “non si può mettere tra parentesi chi fossero gli interlocutori, anzi, uno degli interlocutori”. “Per chi è cittadino del Paese – osserva ancora Rodotà – e ritiene che ci sia da ricostruire un’etica pubblica e civile, abbiamo perduto tutta la memoria se non ricordiamo che Silvio Berlusconi è stato condannato a agosto e che solo da poche settimane è stata dichiarato decaduto da senatore”.

Rodotà segnala che “uno solo tra i commentatori ha detto che Berlusconi a breve sarà o ai domiciliari o ai servizi sociali e allora c’è un’anomalia se abbiamo bisogno di rilegittimare chi si trova in questa condizione”. Anche perchè, pronostica, “quando finalmente quella decisione arriverà, immediatamente Berlusconi dirà ‘guardate, oggi che sono un padre della patria che modifica la Costituzione, come mi tratta questa giustizia. Per questo Rodotà avverte che “questa è la deriva che sta di fronte a noi. Dobbiamo esserne consapevoli ed anche questo è segno di quanto ancora fragile sia il nostro sistema”.

La decadenza elettorale

Sarà che mi sono alzato “alto” (io, poi) o con troppi sofismi ma ritrovo un po’ di decadenza nella discussione per la riforma della legge elettorale. Intendete decadenza proprio nel senso più svilente del termine. Ci sono dei partiti che tentano di trovare una legge che gli garantisca l’entrata in Parlamento con le percentuali che hanno a disposizione ritenendo l’autopreservazione come paletto indispensabile (possibilmente escludendo il più possibile gli altri) e tra la gente tutti vorrebbero una legge elettorale che assicurasse l’elezione del proprio rappresentante di riferimento. Si parla di modello spagnolo, di ritorno al mattarellum (ultimamente santificato) e nessuno ha ancora capito esattamente quale sia la bozza su cui si discute.

Pochi commentatori e nessun politico (o quasi nessuno, mi saranno sfuggiti) cerca di raccontarci la propria idea di “rappresentanza democratica”, se legata ai valori o ai territori o alla governabilità; nessuno ci spiega il proprio senso del governo del popolo, della funzione della sovranità popolare e del peso da dare al voto. Un dibattito che sembra una festa triste de La Grande Bellezza.

Nemmeno la legge elettorale

Vi ricordate Enrico Letta (come dice il mio caro amico Davide “il nipote di suo zio”) che prometteva una nuova legge elettorale in tempi brevi? Beh, i tempi brevi sono scaduti ormai da qualche settimana anche se in pochi sembrano essersene accorti: così il Governo di scopo non riesce ad ottenere il primo scopo e questo dice tutto. Nel frattempo le proposte di legge elettorale sono in blocco completo, come scrive Alessandro:

Dunque, la situazione è questa: Pd, Sel e Scelta Civica ieri hanno proposto il doppio turno di coalizione, o meglio un superpremio di maggioranza da attribuire alla coalizione che supera «il 40-45 per cento» dei consensi al primo turno oppure vince al ballottaggio (qui il testo completo).

In commissione, al Senato, questo ordine del giorno è stato bocciato con il voto contrario di Lega e Pdl e con l’astensione del M5S, che a Palazzo Madama vale come voto contrario.

Il M5S preferisce un sistema proporzionale ‘corretto’, comunemente paragonato a quello spagnolo, il cui testo provvisorio potete leggere qui.

La Lega invece al momento è per un ritorno secco al Mattarellum, il sistema vagamente uninominale – ma anch’esso pieno di ‘correzioni’ – con cui abbiamo votato negli anni Novanta. Curiosamente, sei mesi fa la stessa Lega votò contro il ritorno al Mattarellum, quando alla Camera questo fu proposto da Giachetti.

Ah, anche Enrico Letta dice di essere personalmente favorevole a un ritorno al Mattarellum, però il suo partito sei mesi fa votò contro e ieri ha proposto un sistema completamente diverso (il doppio turno).

La proposta Giachetti invece ottenne il voto favorevole del M5S, che ora invece è appunto per il sistema spagnolo.

Un Governo che non riesce nemmeno a partorire un legge elettorale e viene descritto come “larghe intese”.

Caro Letta, menti

Roberto Giacchetti (parlamentare PD, eh) risponde ad Enrico Letta con un’onestà intellettuale che è merce rara:

Oggi Enrico, per replicare a Grillo, spiega che il Pd non era contro nel merito ma sul metodo. Mi viene da sorridere: l’accusa sarebbe quella che 4 mesi fa occuparsi di legge di salvaguardia sarebbe stata un’accelerazione impropria visto l’avvio del percorso delle riforme istituzionali. A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse. Oggi tutti mi spiegano che per cambiare il Porcellum non ci sarebbero i numeri e che quindi si potrà fare solo qualche correzione (legata ai possibili interventi della Corte Costituzionale) e quindi, addirittura, peggiorare l’attuale legge elettorale. Non so se sarà così ma certamente questo ragionamento vale per l’oggi.
Il 28 maggio vi erano le condizioni per farlo e se non lo si è fatto è perché Letta, Franceschini, Finocchiaro e vertici del PD non hanno voluto. La conseguenza, temo di non sbagliarmi, è che torneremo a votare con questa legge o con una peggiore senza aver per lo meno garantito quello che tutti gli italiani si attendono: scegliere i propri rappresentanti. Ed i primi responsabili di questo siamo noi. Occorre dirlo.

Avanspettacolo bollito

JamesFinlaysonI simboli presentati sono decine e decine, i passaggi dell’ultima ora da un partito a un altro e da un mentore a un protettore sono frenetici, si intrecciano curricula, nomi noti, politici di professione, pregiudicati, giornalisti, sportivi, dinosauri e pavoni. Da mesi di discute sulla legge elettorale, si invita a non “sprecare il voto”, a “rinnovare il Paese” e spesso si scatenano feroci confronti pre-elettorali. Le donne, i giovani, i disoccupati sono di volta in volta usati come strumento della rivoluzione necessaria e che passa per una categoria formale. “Abbiamo candidato molte donne”, “abbiamo abbassato l’età media”, “abbiamo dato spazio ai cittadini onesti” – ogni volta andrebbe chiesto: e allora? Una donna in quanto donna che cosa ci garantisce? E un giovane? Che poi andrebbe ridefinito il limite di età oltre il quale dovrebbe essere vietato per legge usare questo termine. Sull’onestà, invece, rimandiamo la discussione.
I diritti civili e la scienza sono – ancora una volta – i grandi assenti. O peggio, quando ci sono diventano una caricatura. Nel frattempo il reality show è aperto, anzi non s’è mai chiuso. Valentina Vezzali, candidata nella lista Monti, comincia subito bene con “Credo nell’unione tra uomo e donna come Dio ci ha insegnato. I nostri figli hanno bisogno di un punto di riferimento sano sotto il profilo etico e morale e questo è la famiglia composta da uomo e donna”. Poi però concede che un qualche forma di protezione andrebbe data anche alle altre famiglie, quelle sfigate. Silvio Berlusconi impazza in tv e Gianfranco Fini annuncia il rinnovamento e no, non è un déjà vu, siamo davvero nel 2013. Su Beppe Grillo infuria la polemica su CasaPound – pare sia una balla della stampa, protesta Grillo, nessuno ha aperto ai neonazisti siti in via Napoleone III a Roma -, sulle liste bloccate per gli eletti sicuri invece si scatenano i puristi: “ma non eri a favore delle primarie, le parlamentarie e diosolosa cos’altro? E ora vorresti il posto sicuro in parlamento?”. Mentre Pierferdinando Casini gioca con le liste e con la retorica: è comparso l’Estremo Centro. In sottofondo la crisi, lo spread, la disoccupazione ripetuti come una cantilena.

Oggi, prima di di iniziare nella Lombardia – Ohio la giornata di campagna elettorale, ci farebbe bene leggere Chiara.

Senza vergogna fino all’ultimo minuto

OLYMPUS DIGITAL CAMERAAvevo parlato ieri del vergognoso epilogo della legislatura lombarda con spacchettamenti e rivoluzioni di gruppi per non dovere raccogliere le firme e vedo che ne riparla oggi anche Il Fatto Quotidiano. Un giochetto che intanto (ovviamente) continua a pesare sulle tasche dei contribuenti e che dimostra tutta l’impunità ostentata di una classe politica che legifera per salvarsi e ha priorità sempre più deviate e scollegate dalla realtà.

Mentre si tagliano i posti letto negli ospedali lombardi, mentre questo 2013 porterà alla crisi definitiva di aziende in agonia da mesi e mentre le inchieste decimano la credibilità politica in Consiglio Regionale si pensa a come mettersi comodi per le prossime elezioni con scorciatoie di legge.

Mi chiedo come sia possibile che questa classe dirigente (e indigeribile) non possa capire che l’elettorato è alfabetizzato alla grettezza politica e la riconosce da lontano. E mi chiedo perché anche nel centro sinistra si permetta un trucco simile senza proferire parola. Perché a me sembra vergognoso in modo bipartisan e spero anche per Umberto Ambrosoli.