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mare

Uno ogni 73

Il bilancio dei migranti o rifugiati morti o dispersi nel Mediterraneo dall’inizio del 2016 mentre tentavano di giungere in Europa è salito a 4.901, secondo gli ultimi dati resi noti oggi a Ginevra dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). A pochi giorni dalla fine del 2016, il dato di 4.901 decessi è nettamente superiore ai 3.777 decessi segnalati per tutto l’anno scorso. Il tasso di mortalità nel 2016 è inoltre di gran lunga superiore a quello del 2015. Quest’anno un migrante è morto per ogni 73 migranti giunti via mare. Nel 2015 la cifra era di un decesso per 267 arrivi, sottolinea l’Oim in una nota.

(ansa)

Il mare, Nobel per la Pace

Ho provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare.

(Frida Kahlo)

Troppo liquido per sottostare alle perversioni architettoniche dei potenti che appendono le maschere del loro digrignar di denti a muri o fili spinati e troppo largo o lungo per essere piantonato da chi vorrebbe comprarsi tutte le strade per dettare i cammini degli altri: il mare premia gli esploratori con il cuore dolce nonostante i capelli infeltriti dal sale. Le onde di Lampedusa o di Lesbo indicano la via lattea dei soccorsi.

Il mare è antigovernativo perché in questi anni continua a bisbigliarci che non si possono incanalare i bisogni, ci insegna che la disperazione fugge ai recinti e che gli affamati muoiono di acqua nei polmoni piuttosto che lasciare vincere l’inedia. Se la politica rincorre decisioni stupide e inutili il mare se ne frega, continua a fare il mare. E il mare è così tanto che diventa ridicolo il tiranno quando, ubriaco da hybris, promette di asciugarlo per fargliela pagare.

Il mare e le sue coste hanno una legge non eludibile: si soccorre sempre, si soccorre tutti. Chissà quando è successo che una legge così semplicemente giusta sia stata buttata a mare e non ce ne siamo accorti. Il mare e i suoi abitanti l’hanno custodita per secoli e ce l’hanno portata fin qui.

E poi il mare è inesorabile: inghiotte i corpi che non siamo riusciti a salvare ma li sputa sulle coste. Sarebbe troppo semplice tenerseli in pancia: eccoli lì i nostri morti. Per avere cura della pace non bisogna avere pace delle nostre disaffezioni.

Ecco, io credo che stia facendo un gran lavoro, il mare. Lui, i suoi marinai e i suoi abitanti delle sue coste.

(il mio buongiorno per Left è qui)

Quelli che trivellano il mare

Trivellare il fondo del mare alla ricerca del petrolio. Sembra l’inizio di un film pastrocchio americano di quelli sulle grandi catastrofi e invece è l’ultima perversione di governo dedicata alla Basilicata. E come al solito i compagni di partito di quelli che decidono a Roma fingono di opporsi sulle pagine dei giornali e mai una volta mai che se ne sia sentito discutere, che ne so, in una delle soporifere direzioni di partito. Legambiente e gli attivisti cercano di alzare la voce (per farsi un’idea potete andare qui) ma la discussione ormai sembra non avere le stigmate per diventare tema nazionale.

Tra l’altro i minimizzatori di professioni continuano a dirci che le trivellazioni vanno che è una meravigli in Croazia. E invece anche questa è un bugia.

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