Dove vanno i buoni quando non sono in stazione?
Sono rimasto incagliato in un paio di inchieste e ho avuto poco tempo per scrivere. Ma ci sono. E la notizia che mi porto in tasca di questi giorni è la grande (quasi ingestibile) solidarietà vista a Milano e Roma per aiutare i migranti arrivati in Italia. Cibo, pannolini, vestiti, giocattoli e accoglienza in tutte le sue forme. Sarà che il nostro giornalismo ha disimparato il vocabolario della tenerezza ma molti articoli che hanno raccontato questa rivoluzione gentile sembrano quasi cigolare d’imbarazzo, come se i sinonimi dell’umanità fossero stati chiusi a chiave convinti di non doverli mai più usare.
Ecco allora io mi chiedo: dove sono tutte queste meravigliose persone? Dove sono state? Chiuse in casa non credo, non avrebbero potuto sopportare il putridume diventato talk-show. Cosa pensano di questa muscolosità lessicale che ha conquistato tutti i “leader” politici? Perché tacciono di fronte a questo razzismo ignorante e proprio perché ignorante ancora più pericoloso? Come rispondono ai luoghi comuni che strisciano negli uffici, sull’autobus, tra la gente? Ma soprattutto: cosa votano?
Perché io sono sicuro che se ci fosse una forza politica che riuscisse a rappresentare quella bontà che abbiamo incrociato fuori dalle stazioni questo sarebbe un Paese migliore. Io voglio iscrivermi al movimento di quelli lì.