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minori

La migliore risposta (politica) per Goro e Gorino

Oggi mi arriva da un messaggio di Andrea Maestri, parlamentare di Possibile, che mi scrive:

«Con 370 voti favorevoli e 28 contrari la Camera dei Deputati ha approvato il nostro emendamento in tema di rimpatrio dei minori stranieri non accompagnati. Introdotti criteri per il Tribunale per i Minorenni che potrà disporre il rimpatrio solo se il ricongiungimento coi familiari corrisponde al superiore interesse del minore, previa audizione del minore stesso e del tutore e tenuto conto delle indagini familiari e della relazione dei servizi sociali. Emendamento suggerito da ASGI (associazione studi giuridici sull’immigrazione), che sottolinea l’importanza di non lasciare un margine di discrezionalità troppo ampio al Tribunale. Dunque, maggiore protezione e più garanzie per il minore di cui si intenda disporre il rimpatrio. Finalmente ho potuto incidere concretamente su una legge e su una materia a me cara, i diritti dei bambini.»

Provare a fare le cose sul serio. Dove serve. Noi lo facciamo così.

Ci siamo persi 5000 bambini

Il controllo dei flussi, se non addirittura la chiusura delle frontiere, “controllare chi entra”, maggiori informazioni, “intelligence al lavoro”: giorni passati aggrappati alla sindrome del massimo controllo, convinti che la sicurezza passi attraverso l’identificazione a tutti i costi. Così l’Europa si gioca la carta dell’abito indagatore per vestirsi da guardiano credibile. Eppure, qualche giorno fa, nel silenzio che sta intorno alle notizie che non fomentano la propaganda è stato presentato il dossier della Caritas (avete letto bene, nessuna pericolosa associazione estremista o fomentatrice) che fornisce un dato spaventoso: dei più di 15 mila minori stranieri arrivati in Italia non accompagnati 5.588 sono spariti. Se ne sono perse le tracce, non ne hanno più notizie gli enti che li avevano in tutela.

5.588 tra bambini e ragazzini messi in fila sono la coda dell’incapacità di avere cura di quintali di carne che diventano buoni per il mercato della prostituzione minorile, del commercio di organi e di tutte le brutture che potrebbero venire in mente sul tema. Il dossier della Caritas (intitolato “Le difficili sfide dei minori stranieri non accompagnati nel percorso di crescita e di integrazione”) riporta anche i dati del Ministero dell’Interno che parlano anche di 3.700 minori persi già nell’anno scorso. E anche per coloro che risultano tutelati le condizioni fanno discutere: le strutture risultano assolutamente inadeguate rispetto agli standard stabiliti dalla Conferenza tra Stato e Regioni, oltre 3.000 sono in Sicilia e la distribuzione risulta concentrata in sole tre regioni (Sicilia, Calabri e Puglia) che ne gestiscono, da sole, più della metà.

(continua qui)

Piccole guerre quotidiane

In cui perde sempre il bambino.

Se un giorno davvero riuscissi ad aprire il vocabolario quello giusto mi piacerebbe riuscire a scriverle queste separazioni che restano come corona di spine conficcata. A tutti.

Pagano i bambini

Una comunità per minori da dieci mesi è vuota. Sono spariti i minori a rischio? No, sono finiti i soldi

La casa è meravigliosa. Tanto spazio, tanta luce, tanta cura dei dettagli. Alle pareti i quadri della vicina scuola d’arte di Cantù. Persino la rampa dell’ascensore è affrescata. Sul divano e sulle mensole, giocattoli e libri. I letti sono fatti, ognuno con un peluche sul cuscino. È la Casa di Paolo e Piera, una comunità educativa per minori inaugurata il 5 giugno 2011 a Olgiate Comasco. È costata 1 milione di euro, raccolti sul territorio dalla Fondazione Paolo Fagetti, con il contributo della Fondazione Cariplo. Una nuova donazione, 200mila euro, è arrivata appena prima di Pasqua. Ma è vuota. In dieci mesi non ha mai visto un bambino.

Enrico Fagetti è il presidente dell’associazione e il papà di Paolo, morto a trent’anni in moto: faceva il volontario in quello che era ancora un istituto per minori, e i genitori hanno deciso di continuare a far vivere almeno i suoi progetti. Enrico è deluso e arrabbiato: «Possibile che in Italia nessun bambino abbia bisogno di un aiuto di questo tipo, quando pochi anni fa le comunità avevano le liste d’attesa? Ci avessero detto che questo era un servizio inutile, avremmo fatto altro. Sembra che i bambini siano spariti. In realtà sono spariti i soldi». Enrico non ha paura di dire a voce alta quello che in tanti sussurrano: «Con i tagli dei trasferimenti agli enti locali, i Comuni non hanno più i soldi per pagare le rette e quindi non allontanano più i minori. Preferiscono lasciarli in famiglia, anche quando la situazione è estremamente compromessa».

Il resto della storia qui.