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non mi fermo

#nonmifermo AMO LE DIFFERENZE – INTE(G)RAZIONE CONTRO IL RAZZISMO

Non ci fermiamo. Ostinatamente, seriamente e rivendicando il diritto alla speranza andiamo a prenderci la Lombardia migliore partendo dalle fragilità e dalle debolezze da custodire. Amiamo le differenze e lavoriamo per la coesione, la contaminazione e un diverso modo di stare insieme. Senza la sussidiarietà di forma formigoniana ma con la solidarietà come scritta nella Costituzione. Sabato a Bergamo, in fondo, parte la nostra più bella campagna progettuale. Per la Lombardia migliore che già c’è.

AMO LE DIFFERENZE – INTE(G)RAZIONE CONTRO IL RAZZISMO
sabato 12 maggio 2012 14.30 Bergamo – via della Vittoria, 1 – AUDITORIUM SAN SISTO

Non Mi Fermo è il luogo in cui stiamo mentre ci prendiamo la responsabilità di ascoltare, ascoltarci e fare politica. Insieme. Non Mi Fermo non è un partito, non è una corrente (anche se le porte sono sempre aperte) e non è un movimento sostitutivo: Non Mi Fermo è un luogo di analisi e una proposta sempre in fieri. Cittadini e amministratori per cogliere l’opportunità, le buone pratiche e le possibili strade da percorrere.

Intervengono:

GIULIO CAVALLI – attore, scrittore, regista e consigliere regionale della Lombardia;
EDDA PANDO – membro della Rete Immigrati autorganizzati (comitato immigrati auto organizzati )
ANTONIO MUMOLO – Avvocato e Presidente Associazione Avvocato di Strada Onlus. Il progetto “Avvocato di strada” si pone l’obiettivo di tutelare i diritti delle persone senza dimora.
MAURIZIO MARTINA – consigliere regionale della Lombardia e segretario regionale del Partito Democratico;
ROMANA VITTORIA GANDOSSI – insegnante di Adro (BS);
HENRI OLAMA – formatore, musicista e scrittore;
PINO PETRUZZELLI – attore e regista;
FILIPPO FOSSATI – Presidente UISP (Unione italiana sport per tutti). L’associazione ha l’obiettivo di estendere il diritto allo sport a tutti i cittadini;
LUCIANO SCAGLIOTTI – Presidente ENAR ITALIA (European Network Against Racism). L’European Network Against Racism (ENAR) è una rete europea di oltre 700 organizzazioni che lavorano per combattere il razzismo in tutti gli Stati membri dell’UE e agisce come la voce del movimento anti-razzista in Europa;
ENRICO BALLARDINI – musicista e attore teatrale;
FONDAZIONE MIGRANTES – organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri;
MANILA FILELLA – non mi fermo;
CLAUDIO BELLINZONA – non mi fermo;
BRUNO GOISIS – membro della “Comunità Ruah”. La Comunità Ruah è un centro di accoglienza maschile per immigrati situato nella città di Bergamo;
TODO CAMBIA – associazione interculturale antirazzista.

http://www.nonmifermo.it/

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Brescia e le nocività

Andrea sul sito di #nonmifermo ci aggiorna sulla battaglia contro le nocività a Bresciauna mozione che verrà votata nel prossimo consiglio comunale, in cui si esprime la contrarietà alla discarica di amianto e si chiede all’imprenditore (Faustini, gruppo Profacta S.p.A.) di sospendere i lavori, almeno fino alla sentenza del Consiglio di Stato. Inoltre è stato redatto un documento con cui i capigruppo incaricano il sindaco di chiedere alla regione Lombardia la revisione dell’iter autorizzativo. Una lotta non semplice che è costata molta fatica ai membri del comitato e a tutti i cittadini che hanno dato il proprio contributo. Una manifestazione civile e pacifica di protesta che è stata anche oggetto di tentativi di intimidazione da parte delle forze dell’ordine che nei giorni scorsi hanno chiesto i documenti a molte persone che si fermavano ad esprimere solidarietà allo scioperante di turno o semplicemente a leggere i manifesti esposti. In seguito a quanto è stato deciso ieri durante il consiglio comunale, il comitato ha deciso di sospendere lo sciopero della fame fino al 7 maggio (prossima seduta del Consiglio comunale). La lotta però continuerà, infatti, da mercoledì 2 maggio il comitato sarà ancora presente in Piazza Loggia dalle 18 alle 20, per ricordare al sindaco ed ai capigruppo il rispetto degli impegni presi.

Noi (nel nostro piccolo) dopo avere chiesto e ottenuto l’audizione del comitato in Regione, stiamo chiedendo chiarimenti su alcune stranezze nell’iter autorizzativo e  “contando” le opinioni. Perché la lezione di indignazione (civilissima e democratica) dei cittadini bresciani arriva al Pirellone come un debole soffio ed è il caso di spalancare le finestre.

Per fare chiarezza sul processo Dell’Utri

La stampa, in primo luogo, ha erroneamente scritto che la V Sezione Penale della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’Appello del Tribunale di Palermo, accogliendo il ricorso della difesa Dell’ Utri e che il giudizio ripartirà da un nuovo processo d’Appello.
In realtà, non tutto il processo per concorso esterno in associazione mafiosa è stato rinviato a un nuovo appello: la Cassazione ha confermato in via definitiva l’assoluzione  per i fatti che gli venivano contestati dopo il 1992, per aver costituito il tramite di un’alleanza politica tra la mafia e il partito di Forza Italia; ha annullato la sentenza e rinviato il processo a un nuovo appello a Palermo, ma solo “nel capo relativo al reato del quale l’imputato è stato dichiarato colpevole”, dunque le accuse fino al 1992. L’assoluzione per l’accusa di concorso esterno per il periodo successivo, contestazione dovuta al fatto di essere stato vicino agli interessi di cosa nostra attraverso la politica, invece, è confermata in via definitiva. Pertanto, è stato assolto. Il nuovo processo d’appello potrà condannarlo solo per il capo di imputazione che si conclude prima della fine del 1992, dunque precedentemente al momento in cui Dell’Utri intrecciava rapporti politici con Berlusconi e Fininvest.

L’analisi di Manila Filella la potete leggere sul sito di #nonmifermo.

#nonmifermo riparte: Bergamo, 12 maggio. Lavori in corso.

Ecco il post di Claudio:

Lo scorso 3 marzo abbiamo provato a dare sostanza a ciò che consideriamo uno dei nostri obiettivi: essere “collettori attivi” di idee, esperienze e progetti. In altre parole, condividendo e promuovendo le prassi della buona politica. Perché la politica è un bene comune troppo prezioso per non essere difeso, sostenuto, esercitato.

Quel giorno sul palco di NON MI FERMO, di fronte a circa 250 persone, c’erano politici, attivisti, associazioni, intellettuali, lavoratori. Tanti cittadini che, come afferma la nostra Costituzione (art. 4), provano ogni giorno a “svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Il tema di quella prima “agorà” era etica e politica. Tanti gli argomenti e le proposte: informazione, tutela del territorio, disagio mentale, immigrazione, trasporto pubblico, acqua pubblica, acquisto solidale, legalità.

Qui i materiali e le azioni che abbiamo presentato: http://www.nonmifermo.it/materiali-e-documenti/.

Naturalmente, quello è stato solo il primo passo. Come annuncia il nostro stesso motto, infatti noi non ci fermiamo. Andiamo avanti perché è solo con la costanza e l’impegno che possiamo farcela.

Questa volta sarà la volta di Bergamo. Il prossimo 12 maggio (c/o Auditorium San Sisto, via della Vittoria, 1 – a partire dalle 14.30), dedicheremo la nostra prossima “agorà” ai temi del razzismo e dell’inte(g)razione.

Perché a Bergamo?

Perché Bergamo è ritenuta una città leghista. Proprio a Bergamo, solo pochi giorni fa si sono radunate, le truppe cammellate del Nord si sono ritrovate per fare “pulizia” dopo una storia (una delle tante, in verità) di finanziamenti illeciti, nepotismo politico, truffa ai danni dello stato, criminalità organizzata. Noi però siamo convinti che esista una Bergamo ben diversa. Una città di cultura (qui nacquero Donizetti, Mascheroni, Piatti, Papa Roncalli, Gavazzeni, Bonatti), di tradizione cattolica, solidale, europea, illuminata.

Perché parlare di razzismo e inte(g)razione?

Perché la storia ci ha insegnato come, soprattutto in momenti di crisi economica, sia elevato il rischio d’inciviltà o l’abbandono a derive razzistiche. E questo si chiama fascismo. Il fascismo della prevaricazione, della violenza contro l’altro, il diverso, il più debole. Il fascismo di chi trasforma la storia a proprio uso e consumo per difendere un proprio interesse esclusivo, per altro contro ogni logica e motivazione economica, ma negando la straordinaria opportunità insita nel confronto/incontro con altre culture o l’esercizio attivo di virtù fondamentali per la crescita di ogni società come la solidarietà e l’uguaglianza.

Noi vogliamo “restare umani”. Non cedere davanti al ricatto di una (sub)cultura che ha permesso alla giunta della Regione Lombardia di redigere la cosiddetta “Legge Harlem”, oggi fortunatamente impugnata dal Governo, anche in virtù della nostra Costituzione che all’art. 3 ci ricorda:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

In Italia, per altro, la popolazione immigrata è più giovane e incide positivamente sul nostro equilibrio demografico e sulla forza-lavoro. Attraverso la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi, creando lavoro (ca. 230.000 piccole imprese), occupandosi dell’assistenza delle famiglie, degli anziani e dei malati, versando annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali.

Con noi, tanti ospiti (l’elenco completo sarà comunicato nei prossimi giorni) e il supporto di tante associazioni.

Questi alcuni degli argomenti che saranno discussi: diritto di cittadinanza, caporalato, razzismo, sfruttamento, CIE, progetti di inte(g)razione attiva attraverso lo sport.

Il 12 maggio, a Bergamo. Non fermiamoci. Non mancate.

#nonmifermo Quando le proposte si declinano e prendono forma

Avevamo parlato dello scaffale della legalità. Una proposta semplice ma significativa da esportare facilmente ovunque (basta un consigliere comunale, la calendarizzazione e la votazione). Arthur ci scrive che qualcosa si muove anche dalle sue parti:

La prima agorà di Nonmifermo, che si era focalizzata su “Etica e Politica”,  ha dato vita ad un buon numero di idee e proposte (le trovate qui) messe a disposizione di chiunque abbia la possibilità di farsene carico all’interno delle Istituzioni.
Fra queste l’ODG “Scaffale della Legalità”,  che prevede di designare nelle biblioteche cittadine un’apposita sezione dedicata alla legalità appunto.
L’idea è piaciuta a Stefano Bonomi ed Anna Falsina, due giovani consiglieri d’opposizione del piccolo Comune bresciano di Trenzano.
Ieri mattina, infatti, hanno presentato la mozione che approderà e sarà discussa in Consiglio Comunale a fine mese.

 

#nonmifermo L’analfabetismo digitale

Davide per #nonmifermo apre la discussione alle persone, oltre che ai diritti e al digital divide.

L’arretratezza digitale non incide solo sotto il profilo della sicurezza, ma anche sotto il profilo della competitività.

La mancata conoscenza dei sistemi informatici ci pone in una posizione di svantaggio rispetto a chi sta investendo in questo campo.

Siamo spesso costretti ad affidarci a terzi per risolvere i problemi più banali, ed è così che le aziende restano intimorite dall’informatica e quindi diffidenti verso le nuove tecnologie. Problemi che potrebbero essere risolti con conoscenze minime!

Di frequente, l’analfabetismo informatico pone delle barriere anche nell’utilizzo del software libero, che spesso si traduce in software gratuito. Pensate ai miliardi che potrebbe risparmiare sia il pubblico che il privato non affidandosi più a software proprietario quale Windows e Office, o Mac e iWork. Pensate alle mille possibilità di personalizzazione del software libero, il quale ha un codice sorgente aperto, quindi modificabile e migliorabile da tutti.

Anche in questo caso, la barriera dell’analfabetismo informatico si interpone tra un sistema proprietario poco personalizzabile, ma diffusissimo ed un sistema libero, ma ancora poco conosciuto. Con tutte le conseguenti perdite di  chance che questo comporta.

Il resto è qui.

#nonmifermo La piccola media impresa che va a fuoco

Questa è ormai un’emergenza tale per cui si è arrivati addirittura ad istituire una rete di psicologi ed un numero verde anti-suicidi come sostegno per coloro che ormai sono stati colpevolmente abbandonati dalle Istituzioni.

Non è sostenibile un sistema dove lo Stato pretenda di imporre una pressione fiscale insostenibile senza, però, far fronte ai propri debiti in tempi ragionevoli.

Ridurre l’intero dibattito sul lavoro alla mera regolamentazione delle modalità con cui i lavoratori possono prestare le proprie mansioni, denota una mancanza di conoscenza della specificità del tessuto sociale italiano. In tal modo, ancora una volta, si lasciano al di fuori del dibattito gli artigiani ed i piccoli imprenditori.

In Italia non esistono solo evasori fiscali, ma anche imprenditori che si uccidono per la vergogna di non poter più pagare i propri operai. Imprenditori che non possono far fronte all’insostenibile pressione fiscale, che non si traduce in servizi.

Ne scrive Davide Mapelli qui.

#nonmifermo Stupisce lo stupore

In Lombardia e sulla Lega. Perché, aldilà delle singole responsabilità ora in fase di accertamento, sono questi i rischi che corre una politica dove è pressoché inesistente il confine fra partito e famiglia (e la Lega non è certo un caso isolato) e l’ideale coincide con una cultura pressappochista e anticostituzionale, violenta e razzista, il cui immaginario è stato riempito nel tempo di facezie, parolacce, volgari gesticolazioni, come scrive Claudio su #nonmifermo nel suo ultimo post.

Il Nord dei grandi appalti, delle bonifiche, delle speculazioni edilizie, dell’Expo. Il Nord che “lava” il denaro proveniente dal business della droga, della prostituzione, del gioco d’azzardo. Il Nord operoso degli “amici degli amici”, di Don Verzé e Salvatore Ligresti. Il Nord dell’inchiesta Infinito, dei patteggiamenti per le mancate bonifiche a Rogoredo, delle truffe, le estorsioni, i capo-bastone e i capo-mandamento.

Quel Nord che faceva scrivere a Giuseppe Poggio Longostrevi nel 2000, prima di suicidarsi: “Per me pagare Abelli era come stipulare un’assicurazione”. L’Onorevole Gian Carlo Abelli, ancora oggi referente politico per la sanità lombarda, vicino agli ambienti di “Comunione e Liberazione” e delegato per i rapporti con il Parlamento del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni.

La Lombardia, appunto: emblema dell’operosità nordista e motore del sogno federale caro a Umberto Bossi.

 

#nonmifermo L’inconsapevolezza e l’antipolitica

(vignetta di Massimo Cavezzali)

Colpisce l’analisi per #nonmifermo di Francesco sulle ultime vicende di insaputismo. Anche perché Francesco Lanza non è un politico o forse è un politico nel senso più alto del termine: è un piccolo imprenditore.

Da libero professionista prima e piccolo imprenditore poi, mi viene in mente una cosa, una delle tante che misurano il distacco tra la politica e il Paese reale. Tecnicamente un segretario di Partito potrebbe essere equiparabile a un Amministratore Delegato di una società. Non è il padrone (anche se a volte coincide con la proprietà), non si occupa direttamente di alcune branche come l’amministrazione finanziaria o quella del personale, ma è il rappresentante di fronte alla legge e di fronte al mondo di chi gli sta dietro. Capita nel mondo dell’imprenditoria che un Amministratore Delegato sia anche responsabile legale per la sua azienda: se qualcuno si fa male, se qualcuno ruba, se qualcuno fa giochi poco chiari, l’AD ne risponde civilmente o penalmente, a seconda dell’illecito commesso. E’ anche uno dei motivi per i quali un Amministratore Delegato prende uno stipendio molto più alto di un impiegato. Lasciamo perdere che – soprattutto nelle imprese a partecipazione statale – poi questo concetto di “responsabilità oggettiva” vada a sfumarsi man mano che la posizione da “lavorativa” si avvicina a “politica”. Perché pare questa la soluzione dell’arcano: man mano che ci si avvicina alle sfere più alte della politica, si è sempre meno consapevoli e si è sempre più giustificati nella propria irresponsabilità.

Goebbels, ministro della propaganda nazista, diceva: “Ripeti cento, mille, un milione di volte una bugia, e diventerà una verità”. Ma qui siamo in presenza di qualcosa di diverso e contemporaneamente complementare, sicuramente non meno pericoloso. Potremmo dire: “Assumi cento, mille, un milione di volte un atteggiamento indifendibile, e diventerà normalmente giustificato.”

Il resto è qui.

#nonmifermo La rivoluzione delle allodole

Lo scetticismo verso la “rivoluzione” è rivolto all’uso magico, irrazionale e, viene da dire, quasi feticistico di un concetto che, dogmatizzato, lastrica di presunti migliori intenti la strada verso l’inferno. La convinzione di essere nel “giusto”, o di essere il “buono”, quando è armata da un idealismo abbracciato alla stregua di una credenza pseudoreligiosa,  produce uno zelo che si alimenta di se stesso, o al limite dell’odio per un nemico, odio vissuto sotto il cielo di un postulato che suona così: “lui è il nemico, il nemico è empio; io avverso il nemico, quindi sono nel giusto”. E questo zelo è tanto più nichilista e distruttivo quanto più si ostina a essere cieco di fronte alla realtà che, quasi come un amico benevolo puntualmente frainteso, ne stressa i limiti o punta il dito contro le contraddizioni,  portando a galla quella complessità che lo zelo, semplificando irrazionalmente, nega e rimuove. Mi vengono in mente le parole di Milan Kundera in L’insostenibile leggerezza dell’essere: «i regimi criminali non furono creati da criminali ma da entusiasti, convinti di aver scoperto l’unica strada per il paradiso». Una riflessione da leggere di Matteo Pascoletti su #nonmifermo.

Perché mentre si usa la parola rivoluzione e se ne abusa, se ne svuota il senso.