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#nonmifermo

#nonmifermo esercitare la curiosità (e segnalarla)

Perché bisogna essere curiosi e avere la voglia di di esercitare la curiosità lo spiega bene Arthur sul sito di Non mi Fermo:

Fare pressione sui rappresentanti nelle Amministrazioni è la prima arma che ognuno di noi ha a propria disposizione.
Ma per andare ancora di più sul concreto la soluzione che noi proponiamo è quella delle segnalazioni.
Abbiamo scoperto che sono davvero pochissime le “segnalazioni” che ogni anno pervengono alle Autorità competenti.
Sicuramente in questo c’è una certa componente di paura, ma siamo certi che uno dei motivi più rilevanti sia la poca conoscenza che molti hanno in materia.
Per questo motivo abbiamo deciso di preparare un breve studio che spieghi in maniera semplice le differenze tra denuncia “tipica” e quella “atipica” (definita volgarmente segnalazione), a chi vadano presentate, e quali accorgimenti bisognerebbe prendere affinché vengano valutate con la giusta considerazione.

Questa, dunque, la proposta (scaricabile il PDF dello studio nella sezione “Documenti” del blog) della Rete Antimafia per l’Agorà sull’ ambiente di Brescia.

Ambiente: il brutto caso Brescia. Ancora.

Perché ne abbiamo parlato e fatto parlare. Abbiamo costruito le soluzioni. Continuiamo ad indignarci. E sarebbe utile leggere cosa scrive Econchiesta:

Secondo “Ambiente e tumori”, uno studio congiunto dell’associazione degli oncologi italiani (Aiom) e dei medici ambientalisti (Isde), nel 2011 la percentuale di tumori infantili a Brescia è cresciuta dell’8%, contro una media italiana del 2%. All’anno, in città, si registrano almeno 25-30 nuovi casi di carcinomi nei bambini tra i 6 e i 14 anni. Nella Leonessa d’Italia si muore un terzo di più rispetto al resto del Paese. A San Polo la situazione è ancora più critica: tra il 2008 e il 2011 la Asl locale aveva previsto che i decessi per tumore sarebbero stati 273. Invece, a fine triennio, sono stati 20 in più. Fra i fattori responsabili di questo record, come sostengono Isde e Aiom, ai primi posti c’è il degrado ambientale.

Il resto qui.

#nonmifermo vogliamo una politica presbite

Ne abbiamo parlato ieri nella nostra agorà su ambiente e nocività per pensare ad un’altra Lombardia. E la giornata è stata una giornata densa di ultrapolitica nel senso più pieno. Cittadini, comitati, rappresentanti delle istituzioni e futuri candidati che sono partiti dalle soluzioni che ci sono già e che hanno bisogno di un sostegno reale. Perché qualcuno dovrebbe spiegarci come succede che ai comitati in difesa per l’ambiente (qualsiasi sia il luogo e qualsiasi sia il caso) arriva sempre una solidarietà estesa se non bipartisan e poi al voto si va sempre sotto. E perché ieri ci siamo fatti un promessa: rispondere alla politica miope con una politica presbite. Che riesca a vedere fin troppo bene lontano e da lontano. Perché la partita della Lombardia ce la giochiamo sul serio.

Per farsi un’idea della giornata potete leggere la rassegna stampa di oggi:

#nonmifermo oggi pomeriggio a Brescia, per fare sul serio, su ambiente e Lombardia

Oggi con Non Mi Fermo siamo a Brescia. Dalle 14 e 30  presso l’Oratorio S. Maria in Silva (Via Sardegna, 24 – vicino alla stazione ferroviaria). E parliamo di ambiente e di questa Lombardia così inoffensiva nell’imporre una tutela seria del territorio. E proviamo come sempre a farlo fuori dai denti, senza proclami e con il rispetto e la stima per lo studio delle cose già note che ogni tanto la politica finge di reinventare per appropriarsene. E magari proviamo a capire perché il concetto di “densità” di insediamenti (cave e discariche) sembra così poco urgente, partendo proprio da questa Brescia che guardata dall’alto ha la planimetria di un cumulo di nocività. E, magari, fuori dai denti proviamo a chiederci e risponderci sul perché il fantomatico “comitato ristretto sul consumo di suolo” in Regione Lombardia risulti evaporato per (si può scrivere, è su un verbale di commissione, eh) alcune “frizioni” anche dentro una parte del PD.

Perché ci siamo un po’ stancati dei convegni “cogenti” che non hanno riscontro in aula e commissione. E ci siamo stancati delle primarie che si giocano con le opinioni sulle camice di Formigoni, i suoi libri (presunti, alla Dell’Utri) e su giovanilistici liberismi. E di politica ne vogliamo parlare per davvero. Come al solito facciamo da qualche anno in giro per l’Italia. Ascoltando e declinando in atti amministrativi. Proponendo magari anche gli ordini del giorno che dentro SEL abbiamo preparato sul futuro “piano cave” (qui quello per i consigli comunali e qui per i consigli provinciali) o decidendo com’è l’ambiente e il suolo della Lombardia che vogliamo.

Ci si vede lì per chi è da quelle parti. O ci si trova su twitter. L’hashtag è #nonmifermo

I reati ambientali in serie B

Sto leggendo (e faccio solo un esempio) una sentenza della Corte d’Appello L’Aquila che conferma una sentenza di  condanna del Tribunale di Sulmona; reati di abuso edilizio e collegati. Fatti accertati nel novembre 2005, quindi  verosimilmente applicabile la vecchia prescrizione (4 anni e mezzo). Sentenza di primo grado nel 2008, sentenza di appello 7 giorni dopo la scadenza dei quattro anni e mezzo; prescrizione non dichiarata, con scelta assolutamente non motivata.
Primo motivo di ricorso: mancata estinzione dei reati per prescrizione.
Osservo:
1.  in cinque anni di lavoro in Terza Penale è la prima volta (se non erro) che vedo una sentenza per reati edilizi pronunciata dal Tribunale di Sulmona. Lo stesso potrei dire per molte altre sedi di tribunale;
2. fissare l’udienza di appello sette giorni dopo la scadenza dei quattro anni e mezzo può essere casualità (con quel che ne consegue), se no sarebbe una beffa;
3. non dichiarare i reati prescritti senza alcuna motivazione è da solo elemento che può giustificare un ricorso (e dunque la prescrizione anche quinquennale);
4. l’eventuale dichiarazione di prescrizione in cassazione travolge l’ordine di demolizione.

Ne parliamo sabato, a Brescia, con #nonmifermo alle 14.30 presso l’Oratorio S. Maria in Silva (Via Sardegna, 24 – vicino alla stazione ferroviaria). Partendo dalla riflessione pubblicata sul blog di Non Mi Fermo.

#nonmifermo salvaguardia dell’ambiente come tutela dell’individuo

Luciano mi ha insegnato che la cultura è una sorta di accordo tra cuore, anima e mente, che il concetto di etica può essere applicato a tutti i settori e le forme di vita, mi ha guidato in un percorso teso a sperimentare la possibilità di vivere a contatto ed in armonia con la natura, affinchè riuscissi un giorno ad osservare in profondità persino gli alberi, perché una semplice pianta, costituisce in realtà un “tempio della biodiversità” (senza contare che a volte sono riuscita ad individuarne persino l’anima…). Ho ascoltato Luciano difendere l’ambiente in innumerevoli occasioni, ed ogni volta, mentre discuteva della relazione empatica tra la terra, l’uomo e la natura, nei suoi occhi si accendeva lo stesso stupore, i miei pensieri e quelli degli altri presenti si elevavano verso l’infinito e tutto pareva trascendentale: senza accorgertene facevi parte anche tu del quadro meraviglioso che è la vita. Luciano si è sempre battuto, come molti di noi del resto, per la salvaguardia dell’ambiente, la lotta alle sperequazioni ed alle deturpazioni, e la tutela dell’universo, del quale siamo parte:  per questo occorre custodire il nostro pianeta e le sue bellezze.
Puntiamo sulla salvaguardia dell’ambiente come tutela dell’individuo, la distruzione delle ecomafie ad opera della pubblica amministrazione e della politica, prima ancora che della magistratura, come segno di spessore etico di coloro i quali dovrebbero rappresentarci nelle istituzioni, puntiamo su un legislatore che crea (e soprattutto applica) normative cogenti, e commina (ed esegue realmente), condanne più severe a coloro che non osservano le prescrizioni dettate dalle normative di settore.

Una riflessione di Manila sul rapporto ambiente-uomo per prepararsi all’agorà di #nonmifermo di sabato a Brescia.

#nonmifermo Siamo in campo per la Lombardia. E ripartiamo da Brescia per ripensare l’ambiente.

Siamo in campo per la Lombardia. Mica per scherzo. E ripensiamo all’ambiente partendo da Brescia con #nonmifermo. Un’agorà per ripensarci e costruire. Lavorando in modo serio. Insieme.

“Lombardia nociva, ripartiamo da Brescia” – analisi e soluzioni

L’appuntamento è per sabato 16 giugno alle 14:30 presso l’Oratorio S. Maria in Silva (Via Sardegna, 24 – vicino alla stazione ferroviaria).

Fra i relatori ci saranno:

GIULIO CAVALLI – attore, scrittore, regista e consigliere regionale della Lombardia per Sinistra Ecologia Libertà;
MARCO FENAROLI – presidente provinciale dell’ANPI di Brescia;
DON FABIO CORAZZINA– parroco della Parrocchia di S. Maria in Silva di Brescia e membro di Pax Christi;
MARIO BRUNO BELSITO – non mi fermo;
DONATELLA ALBINI – Consigliera comunale di Brescia di Sinistra Ecologia Libertà;
COMITATO SPONTANEO CONTRO LE NOCIVITA’ – comitato impegnato dal 2009 in difesa del territorio e dell’ambiente bresciano, con particolare attenzione al quartiere di San Polo;
FRANCESCO ARCARI – non mi fermo;
ARTHUR CRISTIANO – Rete Antimafia Provincia di Brescia;
RETE ANTIMAFIA PROVINCIA DI BRESCIA – insieme di associazioni riunitesi nell’ottobre 2010 con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza bresciana sul problema della criminalità organizzata;
LIDIA BONTEMPI – membro del Comitato Spontaneo Contro le Nocività;
COMITATO CIVICO DI BEDIZZOLE;
ANDREA BIANCONI – docente universitario di fisica presso la facoltà di ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia;
EDOARDO BAI – membro dell’ISDE (International Society of Doctors for the Environment) e Presidente della sezione costituita di Milano;
COMITATO SALUTE E AMBIENTE DI CAPRIANO DEL COLLE – comitato impegnato in difesa del territorio e contro la costruzione di un gassificatore per lo stoccaggio di gas;
VINCENZO PERNICE – membro del Comitato Salute e Ambiente di Capriano del Colle;
OVER SKIN – gruppo musicale

#nonmifermo il programma che stiamo costruendo: integrazione, cooperazione e diritti degli immigrati

Sarà che siamo ostinati e contrari ma alla fine l’agorà di Non Mi Fermo a Bergamo è diventata anima, spunti e programma. Forse perché è giovanile e giovanilistico occuparsi dei comunicati stampa che rilanciano un hashtag su twitter e invece le proposte costano curiosità e la curiosità, si sa, costa fatica. Claudio mette in fila le parole della giornata e le condensa in un programma politico dei punti che vogliamo sostenere. Non è una lista ma è civica lo stesso, forse. Intanto noi stiamo già chiudendo il programma della prossimo incontro. A Brescia.

Molte idee e proposte hanno caratterizzato la nostra recente agorà (Bergamo, 12 maggio) dedicata a “inte(g)razione contro il razzismo”. Fra queste, riportandole su base tematica, ne cito alcune su cui stiamo lavorando per farne proposte politiche.

Valutazione degli impatti discriminatori su immigrati e minoranze.

Una proposta molto concreta è giunta durante il suo prezioso intervento di apertura da Luciano Scagliotti, già Presidente Enar ed esperto di razzismo. L’assunto è molto semplice. Se da una lato è indispensabile che non esistano diritti diversi o differenziati a seconda della provenienza di una persona; dall’altro, per prevenire ogni forma di discriminazione razziale, essa dovrebbe essere contrastata “ex ante”, ovvero già in fase di elaborazione normativa.

La proposta è dunque quella di istituire – sia a livello locale che nazionale –commissioni interne alle istituzioni (ovvero, senza alcun costo aggiuntivo per le stesse) con il compito di valutare i possibili impatti di leggi, ordinanze o disposizioni in termini di discriminazione su immigrati e minoranze.

Così come esiste in molti casi l’obbligo di valutazione d’impatto ambientale, la stessa cosa può essere fatta in una prospettiva anti-discriminatoria affinché siano tutelati i principi d’uguaglianza e i diritti inviolabili della persona, per altro come già espresso così bene nella nostra Costituzione.

Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale.

Revisione/abrogazione dell’attuale legislazione “speciale”

Riaffermare con forza i diritti fondamentali della persona significa cercare di garantirne l’esercizio in primis a tutte quelle fasce in difficoltà perché deboli ed emarginate per motivi di natura culturale o razziale.

Gli stranieri in Italia rappresentano ormai il 10% della popolazione residente e, sebbene contribuiscano pienamente al loro dovere di cittadini (rispettando le nostre leggi o pagando contributi e tasse), ancora non sono riconosciuti come tali dalla legislazione vigente. Così come non lo sono i loro figli che, anche se nati in suolo italiano, si trovano di fatto a non avere patria. In questa direzione s’inseriscono – e a ragione – le battaglie, tutte sacrosante, per il riconoscimento del diritto al voto e di cittadinanza, ma più in generale qui dovrebbe rientrare un processo di rinnovamento legislativo più ampio a difesa dei principi d’uguaglianza.

Perché la legge non è uguale per tutti. Certamente non è uguale per gli stranieri che in Italia lavorano, vivono e qui hanno costruito una vita. E non si tratta solo dell’attuale sistema d’ingresso e gestione dei flussi sancito prima dalla “Turco-Napolitano” e infine dalla “Bossi-Fini”. Qui contano anche le piccole cose: la difficoltà di rinnovo dei permessi; le complicazioni burocratiche (meno file più autocertificazioni); l’assistenza sanitaria. Siamo convinti che la politica italiana abbia finora affrontato il tema dell’immigrazione prevalentemente attraverso una cultura dell’emergenza (l’immigrazione come problema), senza essere stata invece capace di coglierne la straorinaria opportunità dal punto di vista economico e sociale. L’immigrazione e la diversità andrebbero considerati per quello che sono: un riflesso fisiologico della storia dell’umanità e, per questo motivo, un valore fondante del progresso umano. Ed è solo partendo da questa prospettiva che le forze di “centro-sinistra” dovrebbero impegnarsi insieme per una politica inclusiva e solidaristica, che abbia come obiettivo l’abrogazione di ogni legge o prassi burocratica pensata in termini “speciali”.

Campagna d’informazione sul popolo e la cultura Rom, Sinti e Caminanti

Quante volte abbiamo sentito ripetere che i Rom sono sporchi, rapiscono i bambini, rubano?

Sono questi solo alcuni dei più tipici pregiudizi che ricorrono intorno ai Rom presenti in Italia. Semplici pregiudizi di carattere razziale spacciati per fatti o verità storiche. Insomma, semplice e barbaro razzismo. Eppure, di queste menzogne sono pieni persino le pagine dei nostri quotidiani così come le dichiarazioni di numerosi politici (non solo leghisti).

Piccole o grandi che siano queste bugie quotidiane svelano i pericolosi effetti dell’ignoranza e della mancanza di conoscenza. È dunque importante ripristinare la verità. Per esempio, quella dei fatti e della storia. In Italia la condizione in cui si trovano a vivere Rom, Sinti e Caminanti è al limite dell’incostituzionalità, se non già abbondantemente oltre. Ce lo raccontano così bene persone come Pino Petruzzelli (qui un suo video a TED, qui il suo intervento a Bergamo), attore e scrittore, e Romana Vittoria Gandossi (qui il suo intervento a Bergamo), insegnante in pensione che vive nel bresciano, più precisamente in quel di Adro, nota alle cronache nazionali per alcuni episodi di razzismo ai danni di alcuni bambini. Non è un caso che solo pochi anni fa l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani, Navi Pillay, sia stata ascoltata in audizione dalla Commissione per i diritti umani del Senato esprimendo parole di sconcerto e di forte critica rispetto a quanto riscontrato nel corso di sopralluoghi nei campi Rom italiani (qui il Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.

Per queste ragioni, siamo convinti della necessità di attivarsi affinché siano promosse iniziative e campagne d’informazione volte alla conoscenza della cultura Rom, Sinti e Caminanti.

Meno C.I.E. più cooperative

Introdotti dalla Turco-Napolitcano, i “CIE” – Centri di Identificazione ed Espulsione – sono nati con l’obiettivo di ospitare tutti gli stranieri “sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera nel caso in cui il provvedimento non sia immediatamente eseguibile”.

A noi sembrano più che altro dei centri di detenzione, per altro ingiustificata. Insomma, campi di reclusione il cui utilizzo (e abuso) è palesemente contrario ai principi costituzionali.

Già nel 2003 la Corte dei Conti affermava in un suo rapporto la “programmazione generica e velleitaria”, le “strutture fatiscenti”, la “scarsa attenzione ai livelli di sicurezza” e “mancata individuazione di livelli minimi delle prestazioni da erogare”. A queste critiche nel tempo se ne sono aggiunte molte altre (Medici Senza Frontiere, Croce Rossa Italiana, Amnesty International, Chiesa Cattolica), ma l’istituzione dei C.I.E. non è mai stata messa in discussione.

La loro eliminazione, invece, dovrebbe costituire un punto fermo del programma politico di tutti i movimenti politici, non solo a sinistra.

Le alternative ci sono e sono tante. A Bergamo ne abbiamo conosciuta una. Si tratta della Cooperativa Ruah, attiva anche con il supporto del Segretariato Migranti della Diocesi di Bergamo. Il suo obiettivo è quello di sostenere e formare donne e uomini immigrati e in grave difficoltà. È spontaneo domandarsi perché non potrebbero essere utilizzate strutture come queste in alternativa ai C.I.E. per ospitare le migliaia di persone che hanno solo il torto di essere fuggite dal proprio paese perché alla ricerca di un po’ di benessere o per scampare a una morte annunciata?

Dunque, meno C.I.E. più Cooperative!

I problemi dell’attuale legislazione italiana su immigrazione e stranieri

Ci sono almeno tre falle nell’attuale legislazione italiana che regola l’immigrazione e la vita degli stranieri in Italia. La prima di ordine umanitario; la seconda costituzionale; la terza di carattere generale.

Come ha messo così bene in evidenza Manila Filella durante il suo intervento a Bergamo (qui), siamo di fronte a una normativa che ogni giorno mette in evidenza l’urgente necessità di essere riformata.

I problemi principali:

  • Norme sui respingimenti, in particolare le disposizioni introdotte dalla Bossi-Fini che prevedono la possibilità da parte della polizia di agire in acque extraterritoriali senza far attraccare le navi sul suolo italiano. Tali norme hanno dimostrato di aver più volte violato la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, come per altro messo già in evidenza dalla sentenza della Corte Europea di Strasburgo che all’inizio di quest’anno ha condannato l’Italia per i respingimenti attuati verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italo-libico siglato dal governo Berlusconi.
  • Illegittimità costituzionale del reato penale di clandestinità. Sebbene il tema sia stato molte volte sollevato senza successo, resta a nostro giudizio evidente quale sia il bene giuridico leso. Il nostro ordinamento prevede, infatti, ammende (da 5.000 a 10.000 €) per chi si trova illegalmente nel territorio italiano e la pena della reclusione da 1 a 4 anni per gli stranieri che non rispettano i decreti di espulsione.  Fortunatamente, ma solo attraverso il contributo attivo di numerosi avvocati, è stato più volte salvaguardato il cittadino straniero che versa in uno stato di bisogno o perché in attesa del rinnovo.
  • Disfunzioni e paradossi generali. Di maggior rilevanza l’assenza del diritto di voto a chi risiede regolarmente in Italia e di cittadinanza (attualmente disponibile solo dopo 10 anni). A riprova dell’assurdità legislativa, oggi in Italia è prevista la possibilità di ottenimento della cittadinanza a nipoti di italiani che vivono in Argentina, laddove il nostro ordinamento non riconosce lo ius soli (ovvero il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce sul suolo italiano) ai figli degli immigrati. Infine, sussistono altri numerosi elementi di carattere generale che andrebbero abrogati e rivisti. Fra questi: il meccanismo dei “contratti di soggiorno”; gli attuali termini di validità dei permessi (troppo brevi in molti casi); le procedure di rilascio (che potrebbero passare di competenza ai Comuni); il mancato riconoscimento dei titoli professionali conseguiti all’estero.

Dare voce allo sport di base

Lo sport è uno strumento fondamentale di coesione e integrazione. Affinché lo sia sempre di più, come ha spiegato Filippo Fossati (Presidente UISP, Unione Italiana Sport per Tutti) nel suo intervento a Bergamo (qui), è necessario promuovere una cultura sportiva solidale e lontana dalle luci effimeri dei riflettori dei grandi stadi.

Sulla questione, riprendiamo volentieri quanto espresso dal documento DIAMO VOCE ALLO SPORT DI BASE, presentato il 3 marzo 2012 a Roma alla presenza di molte società sportive e importanti associazioni quali CSI, UISP, US ACLI, ACSI e del CONI. Il documento chiede un riconoscimento del valore delle attività sportive svolte, della loro funzione di tipo sanitario, preventivo, ambientale e sociale. Troppo spesso si trovano fondi e risorse solo per le grandi squadre, per le manifestazioni ad alto livello (ovvero, con ritorno televisivo o un richiamo turistico) e vengono dimenticate l’attività motoria o la pratica sportiva svolte nelle scuole.Gravare troppo sulle tasche delle famiglie significa porre lo sport come prima rinuncia, in un momento di crisi come questo. Il documento, in particolare, evidenzia l’importanza che potrebbero avere l’introduzione di agevolazioni fiscali, spazi attrezzati in modo efficace, la sensibilizzazione degli Enti Locali, contributi per lo sport di base. Infine, nello stesso documento troviamo l’interessante proposta di una legge per la cultura sportiva.

#nonmifermo Meno CIE più cooperazione

Ne scrive Claudio sul sito di Non Mi Fermo: le proposte dell’ultima agorà a Bergamo aprono un angolo diverso sul tema dell’integrazione e dell’antirazzismo in una Regione che su questo tema ha inseguito il centrodestra piuttosto che pronunciarsi con forza sui propri stili e sulla propria storia.

Una proposta molto concreta è giunta durante il suo prezioso intervento di apertura da Luciano Scagliotti, già Presidente Enar ed esperto di razzismo. L’assunto è molto semplice. Se da una lato è indispensabile che non esistano diritti diversi o differenziati a seconda della provenienza di una persona; dall’altro, per prevenire ogni forma di discriminazione razziale, essa dovrebbe essere contrastata “ex ante”, ovvero già in fase di elaborazione normativa.

La proposta è dunque quella di istituire – sia a livello locale che nazionale – commissioni interne alle istituzioni (ovvero, senza alcun costo aggiuntivo per le stesse) con il compito di valutare i possibili impatti di leggi, ordinanze o disposizioni in termini di discriminazione su immigrati e minoranze.

Così come esiste in molti casi l’obbligo di valutazione d’impatto ambientale, la stessa cosa può essere fatta in una prospettiva anti-discriminatoria affinché siano tutelati i principi d’uguaglianza e i diritti inviolabili della persona, per altro come già espresso così bene nella nostra Costituzione.

Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale.

Il manifesto politico figlio della giornata è nel post di Claudio Bellinzona.

#nonmifermo Voto unanime per lo scaffale della legalità a Trenzano (Bs)

Avevamo parlato qui dell’iniziativa dei due Consiglieri comunali di Trenzano (BS) che si erano fatti carico di presentare nel Comune bresciano l’ OdG “Scaffale della legalità”, nato dalla prima Agorà di Nonmifermo.

La mozione proposta dal Gruppo Consiliare “Futuro Adesso” è stata accolta con grande interesse in Consiglio Comunale e, dopo l’approvazione di una serie di emendamenti introdotti dall’Assessore  all’ Istruzione, è stata approvata con voto unanime e con i complimenti sinceri di tutti i Consiglieri presenti.

Qui la delibera finale approvata a Trenzano il 30 Aprile scorso.