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olimpiadi

Le pontilimpiadi del rottamaattore

Caduta l’ipotesi Roma Renzi e i suoi fedeli paninari hanno avuto un’idea brillantissima: il team di creativi della presidenza del consiglio (laureati in twitterologia all’università di Vicchio di Rimaggio, più due specializzandi in powerpointologia) hanno partorito un’idea che coniugasse Olimpiadi, Ponte sullo Stretto e pensioni troppo basse.

«Caro premier» gli hanno detto durante la riunione di presentazione del progetto che si è tenuta a Villa San Martino ad Arcore per non dare troppo nell’occhio, «abbiamo pensato alle Pontilimpiadi. Costruiamo un ponte da Messina a Reggio Calabria (possibilmente a binario unico e senza certificazione antisismica per rispettare comunque le nostre tradizioni oltre che l’ambiente) che contenga un’apposita pista per centometri, duecento, tuttiglialtricentoecentodieci e per mezza maratona e maratona intera. Anzi, abbiamo pensato, per spersonalizzare l’opera anche a uno speciale percorso di una maratona e mezza che lei dovrebbe percorrere alla giornata di inaugurazione…»

(Il premier ha annuito. Con il pollice su, come annuisce lui alle riunioni internazionali per non cimentarsi con l’inglese)

«Poi» hanno proseguito i creativi (già licenziati dalla Lorenzin perché troppo avari di filtro seppia) «abbiamo pensato a un’associazione temporanea di impresa per dividersi il banchetto della valanga dei soldi: Impregilo che impregila, Pessina che pessina, Ilva per il controllo degli scarichi e degli scarti, Montezemolo che Montezemola in tutte le trasmissioni per magnificare l’opera, Malagò che picchetta il Campidoglio sullo zerbino della Raggi, lo Stato che al solito renzizza e Cosa Nostra alla direzione dei lavori…»

(E i gufi? Ha chiesto Matteo ormai schiavo della sua gufofobia)

«Per i gufi abbiamo pensato a un cordone sanitario di vecchietti che fissano a turno acca ventiquattro tutti i cantieri. E per evitare sterili polemiche dei signornò tutto il giorno continueranno a ciondolare in la testa in senso confermativo. Sarà un successo.»

Applausi. Tappi di champagne e l’Italia che riparte. Un tripudio.

(Ma non ci ha pensato già qualcuno? chiede Matteo)

«Assolutamente no. Quell’altro voleva solo un ponte. Il nostro invece è l’Italia che cambia. A forma di ponte» hanno risposto.

Applausi. Tappi di champagne e l’Italia che riparte. Un tripudio.

(Ma le pensioni? Che cazzo c’entrano le pensioni?)

«Beh, signor presidente, anche le cene eleganti di quell’altro non c’entravano un cazzo. Quindi le pensioni ce le buttiamo dentro così. Alla cialtrona. Anzi: alla moderna.»

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Gli oligarchi olimpici

Proviamo a sforzarci di essere seri. Tentiamo anche di svestire per un secondo i panni dei tifosi e disinteressiamoci dei colori del M5S e dell’orrido balletto alla ricerca di assessori e delle polemiche di questi giorni. Attenzione: non perché non siano rilevanti fatti politici (parliamo di Roma e del movimento politico tra i più importanti in Italia) ma semplicemente perché su questo punto non c’entrano. Mischiare le carte e le cose serve per dibattere e propagandare. Non ora, per favore. No.

Liberi di tutte le sovrastrutture immaginate una sindaca che si presenta alle elezioni ripetendo in ogni dove (e scrivendolo nel suo programma elettorale) che non avrebbe accettato la candidatura della propria città alle olimpiadi nel caso in cui sia eletta. Facciamo che venga eletta con un risultato che non lascia spazio a dubbi. E poi (tu pensa) mantenga la parola data. Mi si perdoni la domanda: che c’è di strano? Anzi, di più: che c’è da discutere?

Virginia Raggi ha mantenuto la promessa. E non solo: ha spiegato più volte la sua scelta convincendo evidentemente la maggioranza degli elettori. Intorno intanto si levano i gridolini dei renzini servili: mentre la Raggi parla di “scelta di responsabilità” loro, dopo aver deposto il sindaco Marino con una firma dal notaio per la vergogna di passare dal consiglio comunale, gridano alla mancanza di coraggio. Loro, il Pd e molti dei cognomi di quel tempo, che leccarono Monti quando prese la stessa decisione con le stesse identiche motivazioni. Un PD con le idee politiche funzionali al padrone di turno. Evviva.

(il mio buongiorno per Left è qui)

La bella stoccata della Di Francisca

Chissà se Elisa Di Francisca aveva immaginato che bastasse così poco per toccare il nervo scoperto dei nazionalisti paratrumpisti e banalizzatori. Chissà se Elisa ha davvero ha creduto che bastasse una medaglia per avere il diritto di esprimere un’opinione che non fosse quella conforme.

“L’italiana #DiFrancisca va sul podio non con la bandiera Tricolore ma con quella dell’Europa(che respinge i migranti in Italia)Povera Idiota” scrive su twitter Matteo67, “#DiFrancisca pensa a fare sport e non politica che e’ meglio….” rincara Oriana34177611, “#difrancisca se vincevi l’#oro non suonavano l’#InnoAllaGioia! La mia #bandiera è solo il tricolore!” strepita indignato Diego M e Roberto Fiore, leader di Forza Nuova ci aggiunge il carico da novanta scrivendo “La #DiFrancisca ha ingenuamente sventolato la bandiera sbagliata per difendere l’#Europa. L’#UE è complice del #Caos attuale”. Anche tra i leghisti e alcuni del Movimento 5 Stelle monta il malcontento.

Di Francisca ha sbagliato, secondo loro, mostrandosi alla premiazione olimpica (un argento meritatissimo nel fioretto) con la bandiera europea. «L’Europa esiste ed è unita contro il terrorismo. Ho portato la bandiera europea sul podio per le vittime di Parigi e Bruxelles. L’Isis? Il terrorismo non deve vincere – ha dichiarato Elisa Di Francisca – dobbiamo essere uniti e non dobbiamo darla vinta al terrore. Non diamola vinta a chi vuole farci chiudere dentro casa.»

Apriti cielo: che una cittadina europea (ebbene sì, spiace per gli obiettori del presente) che decide di lanciare un messaggio di pace e unità è troppo per questa estate politica italiana che ha bisogno di una preda al giorno da sbranare. Un’atleta non si deve permettere, secondo alcuni leader politici, di esprimere opinioni. Che vergogna Di Francisca che non si limita a farsi fotografare sorridente con la medaglia in mano ma decide addirittura di parlare; che scandalo la politica usata per unire proprio nel tempo in cui va così di moda lo scontro contro tutto e contro tutti.

(continua qui)

Yusra in gara per la nazionale dei senza nazione

Non è facile lenire i segni della corda. Sempre. Nella vita, quando capita di stringere una corda con la forza del bisogno, i segni infine rimangono per tutti gli anni dopo: sono le rughe dell’allarme, della disperata salvezza.

Yusra si è appesa alla corda del gommone. Mica di un gommone. Del gommone che attraversa l’Egeo per trascinare gli scappati siriani dalla Turchia alla Grecia: i gommoni su quella rotta sono tutti uguali per il retrogusto disgraziato, per l’appuntitissima fragilità del sogno e per quel mare pronto a farti isola in mezzo al mare. Lei, Yusra, con i suoi quasi diciotto anni, si è appesa al suo gommone con il motore spento e l’ha trascinato fino a riva salvando se stessa e il resto di quella ciurma che erano rifugiati, scappati, migranti, forse salvi, come lei.

Yusra Mardini è una storia che si ripete ogni giorno. Migliaia di volte ogni anno. Certo: lei non è annegata, non è finita rinchiusa tra i manganelli e nemmeno impigliata nel filo spinato. Quando il CIO ha deciso di aprire la partecipazione alle olimpiadi a una squadra di rifugiati (che visione coraggiosa istituire la nazionale dei senza nazione, tra l’altro) Yusra deve aver pensato che il destino le offriva l’opportunità di spalmare balsamo sulle sue ferite.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Democrazia diretta? Un referendum per le olimpiadi di Roma

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Mentre tutti parlano di democrazia diretta e pochi la praticano, pochissimi la sperimentano e qualcuno si sforza a innovarne le modalità c’è un metodo antico, semplice e che ha regalato grandi soddisfazioni: il referendum.

Ebbene, io credo che sarebbe un’ottima idea un referendum sulla candidatura di Roma nel 2024. Non ci sarebbe niente di meglio per aprire un dibattito e avere una volta tanto un bel quadro con costi e benefici (mentre stiamo aspettando ancora gli ingressi e gli incassi ufficiali di Expo, per dire). I Radicali hanno preparato un documento:

Al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Commissario Straordinario di Roma Capitale Francesco Paolo Tronca.

La candidatura è ufficiale, c’è il sostegno politico e finanziario del governo, insomma sembra già tutto deciso. Invece siamo ancora in tempo per aprire un dibattito sui costi e sui benefici di un progetto che costerà miliardi di euro delle nostre tasse. A Roma servono interventi efficaci, una buona amministrazione, riforme “olimpioniche”, ma abbiamo davvero bisogno di Olimpiadi?

Negli ultimi 50 anni, i budget presentati dalle città in sede di candidatura olimpica sono stati puntualmente sforati. Le spese effettive sono sempre lievitate rispetto alle previsioni iniziali, in alcuni casi anche dell’800%, con evidenti conseguenze sulle tasche dei cittadini.

Per i Giochi di Sochi si è raggiunto il picco di 50 miliardi di euro.
Per ripianare il deficit derivante dalle spese sostenute per organizzare i Giochi olimpici di Grenoble, i contribuenti francesi hanno dovuto pagare una tassa speciale per 24 anni, i canadesi del Quebec lo hanno fatto per 30 anni. I cittadini di Barcellona hanno dovuto versare negli anni 1,7 miliardi di tasse in più.
Gli economisti ormai la chiamano ‘maledizione del vincitore’ perché la città che vince i Giochi non fa che aggravare la sua situazione economica.

Grazie ai referendum e alla partecipazione attiva dei cittadini Davos, Cracovia, Oslo, Monaco e Amburgo hanno rinunciato alle Olimpiadi. A Boston è bastato il dibattito in vista del referendum per fare un passo indietro.

Per le Olimpiadi del 2024 l’Italia non ha ancora reso pubblico il suo dossier o le cifre ufficiali. Si ipotizza un budget di partenza tra gli 8 e i 10 miliardi.

Per non lasciare ad altri una decisione così importante per il futuro di Roma e per le nostre tasche lanciamo una sfida: un referendum attraverso cui i cittadini possano esprimersi e decidere”.

Intanto si può firmare qui. E arriverà presto a Roma in consiglio comunale.

Corro perché scivolo

E’ uscito il mio racconto su Dorando Pietri in ebook. Lo trovate più o meno dappertutto. Fatemi sapere cose ne pensate. Questa è la mia introduzione:

E’ salutare dedicarsi ai secondi: apre lo sguardo e umanizza il vissuto. Quando ho ascoltato per caso la storia di Dorando Pietri ero a Carpi, in camerino, pronto per andare in scena in un momento della mia vita in cui tutto filava meravigliosamente liscio. Tutto. Come un’adolescenza allungata. Dorando mi ha preso per l’orlo dei pantaloni e mi ha riportato nella poetica della sconfitta che sta solo nei numeri ma fuori urla tutta la fatica e la crescita di un campione di carne, sudore e fango. Se ci innamorassimo di più dei secondi probabilmente ci renderemmo conto delle migliaia di nascoste battaglie personali che stanno dietro ogni sguardo, in ogni gesto e forse anche nelle prepotenze delle persone che ci sono più ostili. La storia di Dorando racconta che con un cuore senza troppe onde possiamo cogliere l’epopea anche se non arriva alla vittoria ma che ha tutti i contorni dell’arte vissuta. Siamo un paese che ha bisogno di secondi, di curiosità per tutto il resto, della riabilitazione della sconfitta come passaggio necessario e di crescita. Non so voi, ma io ci trovo tanta bellezza in quel secondo posto tenuto al braccio dei soccorritori.

Il testo va letto con il sottofondo del rumore del mare e di un’orchestra che suona in mezzo al fumo. Così. Battendo il tempo in testa.

Giulio Cavalli

COPERTINADORANDO

 

A proposito di Letta, diritti e olimpiadi

Vale la pena leggere l’intervista a Ivan Scalfarotto e Anna Paola Concia:

SCALFAROTTO: “Nascondersi dietro l’Onu è veramente ridicolo. Se fai la lista di chi va e di chi non va a Sochi, il risultato è solo imbarazzante. A Merkel, Obama, Cameron e Hollande non è bastata la presenza di Ban Ki-moon”.

CONCIA: “Rimango senza parole. Non c’è proprio bisogno di nasconderci dietro qualcuno. Quello che conta è che il premier italiano va allo show di Putin e i capi di Stato delle principali democrazie del mondo invece se ne restano a casa. Il resto, lo ripeto, sono giustificazioni inconsistenti e tardive”.

La trovate qui.

Sono contento, c’è stato tutto.

Ho messo in valigia un ristorante intero, di Foligno, dove per la prima volta compresi che forse qualcuno stava pensando a me per allenare la Squadra Nazionale del mio paese.

Porto con me una bandiera tricolore che sogno di poter rappresentare non solo con dignità ma con l’orgoglio feroce di chi vuole dimostrare che questo paese è mille volte meglio di quello che gli altri (e qualche volta anche noi stessi) pensano e pensiamo sia.

Ho messo in valigia un cartellino giallo preso nella finale dell’Europeo e un album pieno di emozioni che questa Squadra Nazionale mi ha regalato in 14 mesi meravigliosi.

Ho messo in valigia tutto quello che la pallavolo mi ha dato e anche quello che mi ha tolto. Ho messo in valigia urli di gioia e lacrime di tristezza. Felicità pura e arrabbiature da star male. Abbracci, litigate, pugni al cielo di felicità e pugni sbattuti contro un muro dalla rabbia.

Ho messo in valigia un televisore in bianco e nero, sopra al frigo, che trasmette le immagini del “perfect ten” di Nadia Comanaci ai Giochi Olimpici di Montreal del 1976 ed è uno dei primi ricordi strutturati della mia vita. Pazzesco come un’immagine in bianco e nero possa sembrare così colorata.

Le persone del mio staff e 12 atleti straordinari non li porto io. Sono loro che portano me e sono quelli che devo ringraziare se questa valigia l’ho potuta riempire. Sogno di poter restituire loro qualcosa, in qualunque modo e a qualunque costo.

Porto tutto con me.

Tutto.

Tutti.

E anche le foto di due bimbi tenuti entrambi in braccio per poche ore nel loro primo giorno di vita, prima di tornare di corsa dalle mie squadre.

Adesso vado, arrivo in anticipo a Linate, visto che temo di dover pagare un po’ di bagaglio extra.

Non voglio perdere l’aereo. E’ una vita che lo aspetto.

Mauro Berruto e la sua valigia da allenatore della nazionale di pallavolo alle Olimpiadi. Raccontata sul suo sito.