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possibile

Cosa si muove a sinistra


Per fare un po’ di chiarezza ho intervistato sia Civati (qui) che Fratoianni (qui).

Leggerli forse potrebbe aiutare la costruzione di un giudizio. E sono curioso di sapere cosa ne pensate.

Come state, ex civatiani, nel regno dei cieli?

pippo-civati-matteo-renziMatteo Pascoletti con il suo post di oggi:

Perché questo disprezzo mi sa di chi in passato, incontrando il dominus che guidava un altro carro, ne ha fiutato l’aroma di potere, e ha avuto come un’epifania: per guadagnare prossimità è importante stare dietro la scia del dominus, e il dominus è soprattutto un’opportunista di genio, abile a parlare e ad agire in funzione degli spazi che deve aprire a se stesso mentre corre verso la cima; per cui l’arte di stare nella scia del dominus diventa arte politica a tutti gli effetti, e nell’ebbrezza la si scambia per realismo. Perché un leader è una funzione sociale, e il carisma mediatico è un incantesimo collettivo: imparare a parteciparvi è sostanziale alla sopravvivenza politica, o a professioni che vi ruotano attorno. Per cui il dominus avrà sempre bisogno di essere seguito lungo la scia che traccia, prediligendo seguaci che si muovano rapidi e con perfetto sincretismo, magari anticipando i suoi desideri; meglio recidere che deviare o rallentare. Non può perdonare gli errori o le debolezze, se non come forma di magnanimità, ossia come un tiranno che si concede il piacevole lusso di graziare il condannato. Persino chi, con stoica virtù, non vuole sacrificare i princìpi (onestà intellettuale vuole si riconoscano le eccezioni), deve imparare i meccanismi dell’incantesimo, se non vuole restare travolto.

Ma non è quest’ultimo il caso di molti ex civatiani, la cui acredine strafottente verso chi credevano un potenziale dominus nasconde un terrore ben preciso: il ricordo di quando si è corso il rischio di restare a vita in cantina a bere vino acetato, ricordo che guasta in parte il sapore dello champagne che ora si sorseggia al piano di sopra, o che al limite si vede sorseggiare. Guardando al passato con gli occhi del presente, non possono che pensare a una propria debolezza intrinseca che, un giorno, potrebbe condurli fuori scia; un destino assimilabile alla morte politica. È dunque un bisogno intimo l’esorcizzare quella paura: proiettato pubblicamente, quel bisogno prende la forma dello stivale in faccia a chi sta dietro, mentre si sfoggia il sorriso da mejo fichi der bigonzo. Sarebbe quasi comico assistere, dalla propria beata irrilevanza a tasso zero di tessere, a questo sfoggio di petti in fuori e pance in dentro, ai vari “Pippo / Pippo / vieni a pescare con noi / ci manca il verme”, al narcisismo quasi patologico che computa le critiche e persino i “vaffanculo” alla voce “engagement”, se non fosse per l’appunto l’espressione di una volontà egemone che, evidentemente, ha studiato Weber all’università per meglio glossare gli slogan che un ghostwriter o uno spin doctor mettono in bocca al dominus.

 

Un’idea per Milano. A sinistra.

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Quindi? Quindi si potrebbe fare un gioco, un esempio semplice per diradare le nebbia.Civati è, su Milano, il nome a sinistra del PD che potrebbe riscuotere il più alto consenso e il Pd a Milano è ormai un grumo di potere che, da tempo, ha bisogno di sventolare “civismo” per risultare potabile. Quindi? Quindi non si capisce perché SEL debba legarsi mani e piedi nelle primarie del partito a cui si oppone a Roma (con tutto il rispetto per il candidato Majorino). Milano è la piazza giusta dove giocare fuori dai giochetti del PD: una coalizione (già scritta) tra SEL, Possibile, Fassiniani, Azione Civile, Rifondazione e tutto quello che ci volete mettere dentro che lasci il PD con il cerino in mano e si confronti con un test di portata nazionale. Fare politica facendo politica, insomma. Uscendo dalla polvere di risibili assemblee come spot di rinnovamento e mettendo alla prova un programma radicalmente nuovo. Il PD è andato a destra nonostante SEL prosciugandola. Il delitto perfetto. E forse anche Nichi ha le sue responsabilità.

Ne ho scritto qui.

Io firmo i referendum. E li sostengo. E me ne frego delle sottane.

Schermata 2015-08-26 alle 19.15.16Ogni tanto mi capita di avere gli stessi pensieri di Gilioli; così mentre mi metto a leggere prima di scrivere trovo qualcosa che mi ronzava in testa a cui Alessandro ha già dato una forma. Come questo post qui. Poco male, comincerò a preoccuparmi quando mi succederà lo stesso con Calderoli.

Tornando al punto, invece, firmerò e sostengo gli otto referendum che in questa torrida e povera estate stanno banchettando con i volontari sotto il solleone. Già avevo scritto sul senso della stampa per Civati ma anche il gioco del pregiudizio politico a sinistra devo ammettere che sta dimostrando il peggio di sé.

Il punto è: sono utili questi referendum? Sì. Sono condivisibili? Sì. Avrebbero potuto essere pensati con una migliore gestione delle relazioni sociali e un’organizzazione iniziale più aperta? Sì. E sono sicuro che il movimento ‘Possibile’ rifletterà su questo.

Però se andate a leggervi il materiale informativo e lasciate da parte quelli che li chiamano “i referendum di Civati” e prendete una decisione sarebbe un bene per tutti. Che siate d’accordo o meno. Perché ho la sensazione che quelli che ci dicono che “sono i referendum di Civati” siano quelli che indipendentemente dall’interesse collettivo hanno scelto chirurgicamente che ‘Possibile’ vada a sbattere. Nonostante siano ‘compagni’.

Il senso della stampa per Civati

f5bfc44082f811e1ab011231381052c0_7 (1)Attenzione: lo scrivo cattivo. Un po’ perché non ho il tempo materiale per scriverlo complesso e un po’ perché basta poco per capirmi. Uno di quei pensieri che è già adulto appena è una sensazione.

Pippo Civati esce dal PD, mette in piedi un movimento che possiamo discutere per infiniti giorni ma che sicuramente non ha padri nobili (ahi quanto male hanno fatto i padri nobili!) e nemmeno padroni. Decide di fare dei referendum per mettere nero su bianco le decisioni politiche che non solo non ha condiviso ma che decide di combattere. I referendum sono qui. Un link semplice. A scriverlo ci ho messo una manciata di secondi il tempo di un copia e poi incolla.

Io me lo ricordo bene Pippo inseguito dai cronisti bavosi di Regione Lombardia e poi a Roma mentre cercavano l’articolo ostile di spalla messo nella pagina in cui si scrive del PD. Me li ricordo tutti e vi giuro che alcune volte non ho sopportato il feticismo giornalistico per il “contrario” a prescindere.

Bene. Pippo (avendo tutto da perdere) trova persone disposte a raccogliere firme per il referendum. D’estate. Piena estate. Agosto. Di questo anno così apolitico, anche.

Si può essere d’accordo o no ma tutti i servetti pronti a scrivere un editoriale sulla sua goccia di bava oggi non trovano la penna per scrivere di questa campagna referendaria. Nessuno. Se spara una battuta su Renzi allora sì. Per le iniziative politiche, per quelle, no.

La codardia uccide d’estate. Verrebbe da dire.

Un’intervista limpida con Pippo Civati

20425_10151244441502756_400852630_nHo intervistato Pippo per provare a capirci (e far capire) qualcosa su quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi. Ovviamente io e Pippo (aggiungo: fortunatamente) abbiamo tropee cose in comune per perderci nei tatticismi quindi credo che l’intervista almeno sia limpida. La trovate su Left cliccando qui.