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sanità

Caro Don Verzè ti scrivo

Le lettere tra Formigoni e Don Verzè sono piene di informazioni utili a capire una rete di relazioni. “Caro Roberto – scrive Don Luigi – come ti affermai anche quest’anno chiudiamo con un passivo di 35 miliardi (di lire) non costringermi a provvedimenti traumatici le cui conseguenze lascio alla tua immaginazione”. La risposta di Formigoni non si fa attendere: “Carissimo don Luigi, ritengo il tuo giudizio… un po’ ingeneroso…”. Segue l’elenco dei favori fatti dalla Regione all’ospedale milanese: accreditamente non regolare di posti letto con il servizio sanitario, rimborsi discutibili, norme e regoamenti convezionati “artorialmente” per fare guadagnare di più il San Raffaele. Ma torniamo al virgolettato, che si riferisce al lotto IV del San Raffaele dedicato alle malattie cardiache: “L’Istituto, pur non autorizzato, ha esercitato attività sanitaria in regime di accreditamente e di solvenza(…) Abitualmente in questi casi, prima si dispone l’interruzione delle attività e poi eventualmente si attiva l’iter per il rilascio dell’autorizzazione”. E ancora: “Nella fase di accreditamento di Ville Turro si è consentita la trasformazione di posti letto di psichiatria in riabilitazione.. per ottimizzare la fatturazione delle prestazioni rese… La tariffa è più remunerativa”. Ultima frase di Formigoni: “E’ stato un susseguirsi di tentativi di trovare soluzioni a problemi, ovviamente nel rispetto delle leggi”. Ovviamente. In commissione d’inchiesta ci sarà da divertirsi.

BRESCIANI RETICENTE SUL PROTOCOLLO ALZHEIMER DI MILANO

“A Milano sono circa 20 mila le persone affette da demenza, di cui il 60% con malattia di Alzheimer. La Asl ha recentemente elaborato e diffuso un protocollo, il Percorso preventivo-diagnostico-terapeutico-asistenziale-riabilitativo (Pdtar), per questi pazienti. Sul documento, per quanto il tentativo di sensibilizzare e informare i medici di famiglia sul tema sia apprezzabile, si segnalano evidenti criticità. Di queste abbiamo chiesto conto con un’interrogazione all’assessore Bresciani. Il quale oggi, in Commissione Sanità, ha fornito risposte del tutto insoddisfacenti, perché generiche e ben lontane dal merito dei quesiti posti. Non ci ha dato insomma alcuna spiegazione convincente sulla carenza di analisi dell’iter assistenziale, né sul ritardo diagnostico e terapeutico che il diagramma decisionale suggerito ai medici di base introduce, né tantomeno sulla sistematica esclusione dal trattamento farmacologico dei soggetti in fase iniziale di malattia, con un’ingiustificata discriminazione dei pazienti milanesi. E, soprattutto, l’assessore Bresciani si è ben guardato dal comunicarci se sia stata avviata una verifica di appropriatezza ed equità sull’impostazione di questo percorso, prodotto da un gruppo di lavoro che ha coinvolto Asl, medici di medicina generale e specialisti, ma ha incomprensibilmente escluso rappresentanti dei pazienti, delle famiglie e delle società scientifiche. Troviamo che tutto ciò sia molto grave. E di certo non lasceremo cadere la questione”.

Il golpe su San Raffaele

La commissione d’inchiesta sul San Raffaele bloccata all’insediamento da Pdl Lega
La maggioranza si sceglie il presidente, che doveva essere espressione delle minoranze

La commissione regionale d’inchiesta sul San Raffaele, chiesta da tutti i gruppi di opposizione ad esclusione dell’Udc, si è arenata alla prima seduta, tenutasi oggi al Pirellone. PDL e Lega hanno infatti deciso di votare alla presidenza il consigliere dell’Udc Enrico Marcora, mettendo in minoranza il candidato delle indicato dalle opposizioni, Franco Mirabelli del PD. Sono state dunque violate la lettera e la sostanza dello Statuto, secondo il quale il presidente della commissione d’inchiesta deve essere “espressione delle minoranze”. Dura la protesta dei consiglieri di opposizione, che hanno annunciato l’intenzione di non partecipare ai lavori della commissione, non essendoci le condizioni.

I gruppi di PD, IDV, SEL e Partito Pensionati esprimono la loro posizione in una nota:
“Se l’intenzione di PDL e Lega era quella di ostacolare la commissione regionale d’inchiesta sul San Raffaele è evidente che hanno avuto successo. Non si è mai visto in oltre quaranta anni di vita del Consiglio regionale che la maggioranza si permettesse di scegliere il rappresentante delle opposizioni. Un vulnus molto grave alle regole democratiche e un pessimo precedente: si è voluto far valere i numeri della maggioranza contro una prerogativa garantita dallo Statuto alle opposizioni. È evidente che il consigliere Marcora si è con questo atto collocato al di fuori della minoranza consigliare, della quale non può in alcun modo essere rappresentante. È altrettanto evidente che Formigoni e la sua maggioranza sono preoccupati di ciò che la commissione potrebbe accertare. Ma se in questo modo la maggioranza pensa di addomesticare la nostra opposizione si sbaglia di grosso”.
Enrico Marcora ha comunicato immediatamente le proprie dimissioni. La commissione è ferma, priva di un presidente e delle condizioni per poter operare perché la maggioranza ha fatto mancare il numero legale.

Milano, 24 gennaio 2012

Fallisce il varo della commissione d’inchiesta sul San Raffaele

Perché il consigliere dell’UDC Marcora decide di prestare il fianco alla maggioranza e si mette a servizio di PDL e LEGA. In breve, la presidenza (riservata ovviamente alla minoranza) viene assegnata a un consigliere eletto con i voti della maggioranza mentre noi avevamo indicato un altro candidato condiviso. Quindi la maggioranza formigoniana si elegge il presidente che dovrebbe frugare tra i loro amici e gli amici dell’UDC si infilano. Robe che la prima repubblica se le sognava. Anche perché Marcora è lo stesso che con modi simili si prese la presidenza della Giunta per le elezioni. Ricordate? Quella volta l’aveva aiutato proprio il PD. I casi della vita.

Più che le dimissioni, lo scioglimento

Sembra passato un secolo da quando il Presidente del Consiglio Regionale Davide Boni minacciava querela nei miei confronti per avere detto in studio da Gad Lerner che alcuni personaggi del Consiglio avevano ricevuto voti dalla ‘ndrangheta. Erano gli stessi giorni in cui Formigoni dava del ‘drogato’ a Vendola che aveva ribadito il concetto e lo stesso tempo in cui Ponzoni mi ha avvicinato per riferirmi che mi “sbagliavo di grosso, le indagini sono state prorogate quindi non hanno trovato nulla di consistente” (ma lo sappiamo, nel PDL più la giustizia si allunga e più intravedono la luce della vittoria).
Oggi Ponzoni è in carcere, la ‘ndrangheta ha perso il proprio “capitale sociale” (ma l’aveva già mollato da tempo, sulla puzza di politicamente morto le mafie hanno sempre avuto l’occhio lungo) e a pensarci bene il ‘drogato’ è sempre da quelle parti.
Oggi i giornali titolano con articoli che sono gli stessi di un’era fa, scrivono di abitudini brianzole che sono state denunciate e raccontate nei circoli, nei libri e tra i comitati; e una Lombardia alle prese con il San Raffaele (e Santa Rita) nella sanità, con l’affare Nicoli Cristiani (dirigente dell’Arpa incluso) nel mondo delle discariche e dell’ambiente, con il caso Minetti nel campo etico della paraprostituzione, con un listino presentato con firme false e il “sistema Sesto” come ombra nel candidato presidente dell’opposizione è una Lombardia che ha svenduto la credibilità arroccata in autodifesa. Formigoni parla di ‘caso personale’. E forse ha ragione. Suo e in ricaduta di ogni cittadino lombardo.
Perché se non è stata la politica a scegliere allora piuttosto che le dimissioni in Regione Lombardia sarebbe il caso di parlare di scioglimento. Per il bene di tutti. Quello comune. Appunto.

Cosa rappresenta Muccioli (che non vogliamo) in Lombardia

Lo descrive bene il pezzo di ieri scritto da Cecco Bellosi, Riccardo De Facci (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza): la vicenda dell’incarico di Andrea Muccioli (e mi viene da sorridere pensando a quando io e Chiara abbiamo mandato il comunicato alle agenzie e quasi tutti ci dicevano che era un’invenzione, una voce di corridoio…) è il sintomo del modo formigoniano di intendere la sanità (o forse sarebbe meglio “le aziende delle sanità”) dove le consulenze (di questi tempi, poi) e le regalìe sono all’ordine del giorno per riuscire a tenere in piedi una struttura basata più su rapporti amicali e di capicorrente piuttosto che di reale meritocrazia e professionalità. Ma il no urlato in faccia a Muccioli (perché non siamo stati solo noi pericolosi comunisti ma sono stati soprattutto gli operatori del settore che hanno manifestato tutto il proprio disgusto per una nomina che risulta offensiva soprattutto per le eccellenze del territorio) e il fronte di rifiuto davanti a Formigoni dimostrano che il “sistema” Formigoni comincia a scricchiolare. L’azione di corrosione è simile a quella descritta in maniera efficace da Naomi Klein in “Shock Economy”: la distribuzione dei fondi a cascata porta infatti con sé la mancanza di ascolto, la cristallizzazione dei bisogni, i favori agli amici. In questa luce, lo scambio non puramente lessicale di don Verzé delle favelas con le fazendas o la nomina di Andrea Muccioli come consulente non sono incidenti di percorso, ma il sintomo di un potere in fase di crisi se non di implosione, scrivono giustamente Bellosi e De Facci. Il Celeste Governatore sa bene che per tenere in piedi la propria ideologia neoliberale e corporativista ha bisogno di una continua disponibilità di occasioni e posizioni per sfamare il sistema a cascata e (in tempi di crisi soprattutto) non può fingere di volere tornare alla sussidiarietà e meritocrazia con scelte sempre personali e sempre calate dall’alto. Santa Rita, San Raffaele e tutte le notizie che escono su Don Verzè stanno abbattendo i suoi servitori servili e Formigoni non ha abbastanza denaro e posizioni per comprarsene di nuovi.

Per questo l’occasione è importante e significativa. Oggi in molti hanno voglia (e bisogno) di credere in un altro modello. E per questo non possiamo più permetterci di accettare chi finge di opporsi alla nomina di Muccioli solo per il tempo di avere una nomina in contropartita o quelli che contestano il modello di Formigoni ma lo adotterebbero (e lo adottano in alcune amministrazioni comunali) volentieri semplicemente sostituendo gli attuali anelli di catena con i propri.

Il 2012 sarà un anno molto più interessante di quello che si potrebbe immaginare.

Formigoni delega Muccioli? Ci ripensi

“Ancora non ci sono atti ufficiali, ma pare confermato che il Presidente Formigoni intenda nominare, in qualità di delegato alle droghe e dipendenze per Regione Lombardia, Andrea Muccioli.

La notizia ci lascia letteralmente sconcertati.

Muccioli e San Patrignano incarnano l’idea di una modalità educativa e di cura assai discutibile, che ha palesemente fallito, investita da ombre pesanti sui metodi e persino da vicende giudiziarie.

Un disastro che è stato anche economico e amministrativo, con una comunità al tracollo, un buco finanziario di svariati milioni e il recente allontanamento del figlio del suo fondatore.

Che ora verrebbe chiamato da Formigoni a occuparsi di droga proprio mentre la Regione, come ha denunciato alcuni giorni fa il Coordinamento enti accreditati e autorizzati Lombardia, riduce gli investimenti nei confronti delle persone con problemi di dipendenze e delle associazioni che se ne occupano.

Considerato che la nomina non è ancora stata formalizzata, auspichiamo un ripensamento. In caso contrario, si tratterebbe oltretutto di uno schiaffo inaccettabile al terzo settore, che in Lombardia vanta esperienze e risorse professionali e umane di grande livello, da anni impegnate nella prevenzione e nel contrasto al consumo di sostanze stupefacenti. Forse con meno visibilità pubblica di Muccioli, ma certamente con ottimi risultati”.
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Quella sporchissima enclave: il San Raffaele

La mattina del 18 luglio, Mario Cal, il manager della sanità privata più potente d’Italia, entra nel suo ufficio e si spara. Cal non è un manager qualunque, è il fidatissimo braccio destro di Don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele, l’impero della sanità convenzionata, sepolto da un miliardo e mezzo di debiti. Il suicidio di Mario Cal, però, sembra solo uno dei misteri. Cosa c’è dietro il disastro finanziario che rischia di mandare in frantumi l’ospedale privato più importante del Paese? Perché migliaia di dipendenti rischiano di perdere il lavoro? Le cause della morte e della voragine finanziaria vanno cercate nei paesi di mezzo mondo. Coperto dalla nebulosa legislazione che circonda le fondazioni e il loro controllo, il gruppo di don Verzè, che governa un reticolo impressionante di società, ha investito milioni di euro in attività insospettabili come strutture alberghiere e piantagioni di mango e uva in Brasile. L’inchiesta di Alberto Nerazzini che per Report è andato fino a Salvador de Bahia, dove si trova il quartier generale del prete manager, prova a ricostruire una vicenda intricata che ogni giorno che passa riserva nuovi capitoli e apre scenari sorprendenti, a cominciare dai rapporti tra Don Verzè e i vertici dei servizi segreti. All’interno della storia spuntano imprenditori discussi che con movimentazioni di denaro, hanno consentito a tutto il sistema di reggere. È il caso della famiglia Zammarchi titolare della Diodoro e della Metodo, le due società che al San Raffaele fatturavano costi anche 5 volte superiori a quelli standard. Ma con quale scopo? Per drenare denaro e creare fondi neri? Per pagare i politici? La magistratura che sta tentando di sbrogliare i fili di questa complicata matassa indaga e arresta Daccò, l’uomo ombra della sanità lombarda, vicino al governatore Formigoni. Ma è solo l’inizio di un’indagine che deve inseguire fiumi di denaro finiti nei conti di società off shore. Per arrivare a scoprire la verità di uno dei crac più misteriosi della storia del nostro Paese bisogna però scoprire chi è veramente Don Luigi Verzè e cosa si nasconde dietro la sua impenetrabile comunità religiosa: l’associazione dei Sigilli. Ma soprattutto si deve scoprire qual è stata, per decenni, la sua rete di amicizie e protezioni. La puntata integrale sarà visibile online da domani . Martedì 13 dicembre alle 15 videochat con l’autore Alberto Nerazzini.

Regole 2012 della sanità lombarda

Ieri durante la seduta della giunta regionale è stata votata una delibere sulle regole 2012. Le regole come dice la parola stessa regolano il servizio sanitario, sociale e socioassistenziale della ns. regione. Nella delibera si legge tra l’altro che ci sarà la cancellazione del day hospital su alcuni interventi. Ad esempio il tunnel carpale e la catarrata d’ora in avanti diventerà una prestazione ambulatoriale e come tale con ticket a carico del cittadino. La novità è l’intervento su tutta la partita cronicità. Viene introdotto il CReG(Cronic Related Group) sul territorio per la cura dei pazienti cronici in 5 ASL sperimentali (Milano, Milano2, Bergamo, Como, Lecco). Le patologie considerate sono: broncopenumopiatia, diabete di tipi I e II, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuromuscolari. I pazienti coinvolti saranno circa 126.000. Per discutere e confrontarsi su questa nuova realtà lombarda il gruppo regionale di Sel organizza un convegno il giorno 16 dicembre alle ore 14.00 presso il palazzo Pirelli via F. Filzi.