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E alla fine il Re tornò a Palazzo: Salvini commissaria Fontana: “No al coprifuoco in Lombardia”

Aveva la penna in mano pronto per firmare ma la telefonata del suo capo l’ha rimandato a cuccia. Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, pronto a firmare il decreto che avrebbe previsto il divieto durante le ore notturne di spostamenti non autorizzati e che avrebbe segnato la stretta sui grandi centri commerciali nei weekend, è stato stoppato da Matteo Salvini, probabilmente spaventato dai logaritmi della sua propaganda che ciancia a vanvera di libertà da mesi nella sua quotidiana lotta contro il governo, che si traduce in una contestazione continua, senza capire bene quali siano le sue proposte.

E quindi? Quindi abbiamo una Regione appesa a Salvini, che “vuole capire” e che, in visita papale, decide di citofonare direttamente alla sede della Regione per farsi dare ripetizioni di pandemia. E fa niente che intanto i numeri salgano e che gli ospedali si riempiano. Deve capire, lui.

Eppure nella frase con cui Salvini annuncia lo stop c’è dentro tutta l’irresponsabilità che si coglie in questi mesi del virus. Ha detto, testualmente, il leader della Lega: “Il Governo respinge tutte le nostre richieste e a noi tocca portare la croce, imponendo misure impopolari che fanno infuriare i cittadini?”. Tradotto significa: perché dovremo prendere noi le misure impopolari a difesa della salute quando potremmo rimbalzarle al governo?

E dentro c’è tutta la strategia di chi antepone il consenso alla responsabilità della salute pubblica e c’è tutto il succo della politica salviniana che continua a essere semplicemente un sondaggio perpetuo che tende a inseguire le sensazioni istantanee dei suoi sostenitori per riuscire a sfamarle. Badate bene: un capo di partito, senza rendersi conto, lamenta “l’impopolarità” delle misure senza nemmeno fare un cenno alla salute pubblica. Non basta come prova evidente?

Poi, volendo, c’è anche tutta la retorica dell’autonomia lombarda sventolata proprio dal presidente Fontana. Quello stesso Fontana che per mesi si è messo di traverso con il governo Conte per speculare un po’ sulla pandemia, proprio nei mesi peggiori, e che ci ha sempre detto che la sua regione non ha bisogno di prendere ordini da nessuno. Ecco, quello lì stamattina si è messo buono buono nel suo ufficio a farsi sgridare dal suo capo per decidere come aggiustare decisioni già prese in nome di qualche like in più sulla pagina Facebook del Capitano.

Davvero, presidente Fontana, ci vuole dare lezioni di autonomia dopo una mattinata del genere? Davvero i pareri e gli studi di tutti i suoi esperti rimangono incagliati sulla riunione di partito? Dai, facciamo i seri, su.

Leggi anche: 1. Salvini stoppa Fontana e fa slittare il coprifuoco in Lombardia: “Prima voglio capire” / 2. Milano, il direttore dell’Ats: “I tamponi non ci salveranno, bisogna stare a casa e tagliare attività non essenziali”

L’articolo proviene da TPI.it qui

È sangue, non è succo di pomodoro

Ieri sulla strada statale 16, nella località Ripalta, nel territorio di Lesina, siamo nel foggiano, sono morti 12 braccianti in un incidente stradale. Lasciate perdere che siano migranti: l’unica razza qui è quella degli sfruttati, degli oppressi. Qualche giorno fa, sempre in quelle zone, erano morti in quattro, con una dinamica pressoché identica: gente sfinita, resa schiava dalla fatica pagata con pochi spicci e molti calci, ammassata in un furgone che li raccoglie come stracci dopo la raccolta di pomodori nei campi. Sono l’ultimo stadio del pendolarismo: si trascinano dai campi al letto e a un pasto sempre povero e il loro caporale è Caronte che li conduce nell’inferno. Anche questi dodici ieri li hanno estratti dalle lamiere, ogni tanto invece qualcuno si secca sotto il sole come accadde tre anni fa a Paola Clemente, 49 anni e tre figli morta di caldo per due euro a nero ogni ora.

Ora pensate alla bottiglia di passata di pomodoro che tenete nella vostra dispensa, quella che avete pagato sottocosto durante una delle tante offerte che urlano tra la carta della vostra cassetta della posta. La vostra passata di pomodoro (così come i trapassati di pomodoro morti in questi anni) è figlia di quella che gli addetti ai lavori chiamano aste al doppio ribasso. Funziona così: l’azienda della Grande Distribuzione Organizzata (molto probabilmente quella che risponde al nome dell’insegna del vostro supermercato di fiducia) indice un’asta chiedendo ai propri fornitori di pomodori di presentare un’offerta per l’acquisto di una grande quantità. Sulla base dell’offerta più bassa viene indetta una nuova asta in cui i fornitori hanno poche ore per ribassare ulteriormente il prezzo dei propri pomodori. Vince chi si prostituisce di più.

Ieri all’Eurospin una bottiglia di passata di pomodoro costava 39 centesimi. Chi ha pagato il resto? Il produttore strozzato strozza l’agricoltore, l’agricoltore strozzato strozza il caporale, il caporale strozzato strozza il bracciante. Figuratevi se rimane lo spazio per la dignità o i diritti, non scherziamo. Figuratevi se davvero c’è lo spazio per discutere delle nazionalità o del colore della pelle degli schiavi. E figuratevi quanto possano valere le vite di dodici persone che erano solo le loro ventiquattro braccia. Sottocosto.

Buon martedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/08/07/e-sangue-non-e-succo-di-pomodoro/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.