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Giulio Cavalli

La vostra vittoria

4363 preferenze. Anzi, 4363 Persone, donne, uomini, ragazze e ragazzi che hanno scritto il mio nome e cognome sulla scheda elettorale.

Questa fiducia mi ha portato, nella mia prima esperienza elettorale, ad essere il più votato di IDV. E il giorno dopo la vittoria, oltre la necessità di esprimere una gratitudine che non sappia di manifesto logoro e retorico, mi chiedo di chi sia la vittoria elettorale.

La mia, di coloro che hanno creduto in me, o molto più semplicemente delle 4363 persone che hanno scritto il mio nome. Già, è la vostra vittoria. Un argine, piccolo, ma un argine alle arroganze delle criminalità in Lombardia, un argine alle mani della criminalità sull’Expò di Milano. Un argine alla continua violenza dei territori da parte del cemento e degli appalti. Un argine all’ignoranza intenzionale che non vuole comprendere i pericoli del voltare lo sguardo e fare finta di nulla.

Abbiamo la possibilità di far sentire maggiormente la voce della cultura, di idee nuove, ma quelle vere che si tramutano in lavoro e che non hanno bisogno di fondi statali per andare avanti. Abbiamo la possibilità di creare maggiore imprenditoria culturale, allontanando nel contempo le azioni predatorie di una politica corrotta e collusa con le mafie presenti in Lombardia.

Posso fare tutto questo lavoro da solo? No, e non lo voglio nemmeno.

Il voto per tornare ad avere una reale valenza ha bisogno che l’impegno di tutti non si fermi alla scheda elettorale. Dobbiamo riprendere in mano la quotidianità politica. Risolvere insieme i piccoli problemi, e riflettere insieme sulle grandi problematiche.

Sicuri che se lasciamo decidere solo agli altri, beh non potremo lamentarci che non ci piacerà il domani.

La mia è una nuova esperienza che posso solo affrontare con l’impegno e lo studio, ma non voglio farmi incasellare in una torre d’avorio.

Quanto potremo cambiare? Quali leggi riusciremo a far approvare, quali le iniziative concrete a favore di tutti? Difficile dirlo, ma non voglio che si rompa il filo della comunicazione con tutti coloro che hanno appoggiato la mia avventura elettorale. Dobbiamo tenerci informati, seguire passo passo, e attraverso il mio sito cercherò di farlo, su quello che Giulio Cavalli combina in regione Lombardia. Una sorta di diario quotidiano. Il cammino è solo all’inizio e certamente una cosa posso assicurarvela: non cambierò atteggiamento. Non diventerò altro in nome di una carica politica. Ma proprio nel rispetto delle istituzioni farò sentire ancora di più la mia voce, ora ne abbiamo la possibilità. Possiamo farci sentire. E possiamo cambiare il nostro quotidiano. Almeno ci proveremo con tutte le nostre forze.

da http://temi.repubblica.it/micromega-online/giulio-cavalli-la-vostra-vittoria/

Dal diario di MICROMEGA: Le cene di ‘ndrangheta e la risposta sbagliata

Ho letto (e guardato) con sconcerto e una certa desolazione l’articolo della Casa della Legalità sulla cena elettorale della candidata Cinzia Damonte insieme a Orlando Garcea, indicato da più fonti come esponente di spicco di ‘ndrangheta, già condannato per droga e coinvolto nell’inchiesta sul controllo del gioco d’azzardo dei videpoker del clan dei Macrì’, di cui è considerato un esponente di vertice. Ho riletto con attenzione anche la risposta della Damonte che dichiara di “non sapere il nome di quel signore” e la risposta del suo mandatario elettorale Enrico Zerbo che dice “Il nome di quel signore non mi dice nulla. No, non sono in grado né di confermare né di smentire che fosse presente. Sarà stato uno dei tanti”.

Al di là dei giudizi nel merito, ancora una volta, mi spiace dirlo, leggo la risposta bagliata.

Chi mi segue sa bene quanto abbia espresso con rabbia la mia desolazione verso chi, come Maullu o Colucci o tanti altri, si è sempre difeso dicendo di “non sapere” o addirittura di “non potere sapere con tutte le persone che si incontrano in campagna elettorale”. Nessuno si sogna di criminalizzare gli eventuali incontri nell’attività politica (anche se, personalmente, conosco benissimo chi mi paga le cene elettorali e chi organizza i miei appuntamenti); qui si tratta di chiedere scusa e prendere le distanze da qualsiasi individuo che sfoggi credibilità criminale giocando di sponda con questo o quel politico.

E prendere le distanze con la schiena dritta, significa evitare teorie di complotto e creare subito una barriera contro mafiusetti infiltrati facendo i nomi e i cognomi: che si risponda dichiarando che Garcea e i suoi compari troveranno sempre una feroce ostilità politica.

Ogni cena elettorale con l’odore marcio di mafie è l’occasione doverosa per prendere una posizione. Un’occasione d’oro per dichiarare da che parte stare. Che sia una candidatura di destra o di sinistra. La superficialità e la disattenzione verso le mafie sono il vero concime della criminalità organizzata; un’indifferenza che si paga. E cara. Potete chiedere a mia moglie o ai miei figli.

L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati. ( Paolo Borsellino dalla lezione del 26 gennaio 1989 all’Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa)

http://temi.repubblica.it/micromega-online/idv-a-cena-con-la-ndrangheta-giulio-cavalli-il-partito-prenda-le-distanze-e-chieda-scusa/

Ricostruire fiducia con i cittadini

http://www.youtube.com/watch?v=hXeAjcJYwzc

Prima di riformare le istituzioni occorre riformare la politica. Per riformarla bisogna ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, riattivando quei meccanismi di partecipazione e di controllo.
Sul piano del metodo intendo convocare un’assemblea mensile in cui illustrare tutto ciò che avviene all’interno del consiglio regionale ed ascoltare le proposte, ascoltare le sollecitazioni dei cittadini e dei movimenti di opinione. Con questo intendo onorare il mio impegno di trasparenza nei confronti dei cittadini, a partire da quelli che non mi voteranno. E’ ora di dire basta a chi usa il proprio mandato all’interno delle istituzioni come trampolino per altri incarichi o per le prossime elezioni.
Le istituzioni sono una cosa troppo seria per essere lasciate in mano ai professionisti della politica.

Prima di riformare le istituzioni occorre riformare la politica. Per riformarla bisogna ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, riattivando quei meccanismi di partecipazione e di controllo.Sul piano del metodo intendo convocare un’assemblea mensile in cui illustrare tutto ciò che avviene all’interno del consiglio regionale ed ascoltare le proposte, ascoltare le sollecitazioni dei cittadini e dei movimenti di opinione. Con questo intendo onorare il mio impegno di trasparenza nei confronti dei cittadini, a partire da quelli che non mi voteranno. E’ ora di dire basta a chi usa il proprio mandato all’interno delle istituzioni come trampolino per altri incarichi o per le prossime elezioni.Le istituzioni sono una cosa troppo seria per essere lasciate in mano ai professionisti della politica.

Dal diario di MICROMEGA: L’ultima privatizzazione lombarda, quella delle regole

La campagna elettorale è una carovana con quattro valigie di cartone. Dentro ci stanno gli slogan da apparecchiare e i barattoli delle parole rubate: questa campagna di marzo è un rivolo di parole scippate.

La Lombardia, regina delle sfilate in centro con il vestito buono, galoppa veloce verso la privatizzazione come arma di massa per la disinformazione. Dopo avere privatizzato la scuola, la salute, la speculazione edilizia, il ruolo del governatore (perpetrato fino al ventennio), la Lombardia degli azzurri si prepara a privatizzare le notizie e le regole.

La privatizzazione come modus operandi lombardo rappresenta un modello anticostituzionale e antisociale. In questi anni di supremazia, il centro destra guidato da Formigoni è riuscito a scipparci la scuola e la sanità pubblica regalando dei servizi fondamentali, garantiti dalla Carta Costituzionale, ai privati. Ma c’è di peggio. La giunta regionale non solo ha svenduto dei diritti invendibili per definizione, ma ha anche smerciato la dignità dei cittadini.

So che per alcuni politici la dignità non ha alcun significato, ma avere una scuola funzionale, competitiva sul piano internazionale e veramente accessibile a tutti e un sistema sanitario che non deve invidiare nulla alle strutture private, riguarda molto la dignità di tutti, non solo di quelli che non hanno votato Formigoni.

Il modello lombardo che la maggioranza vorrebbe importare in tutto il paese è la proiezione malata di una insensata privatizzazione, che punta solo al profitto senza curarsi minimamente delle vere necessità dei cittadini.

Dobbiamo essere particolarmente attenti perchè i professionisti della politica sanno mentire senza mai tentennare. Dicono che il bonus regionale per la scuola paritaria (altro termine ingannevole) permette la libertà di scelta. Mi chiedo quale libertà di sceltà può avere un operaio di fronte a una retta di 8.000, 9.000 euro al mese con un contributo di soli 1.000 euro. Mi chiedo quale sia la libertà di scelta di un anziano che, spesso, per svolgere un esame clinico in una struttura pubblica deve aspettare tempi biblici, mentre pagando può ottenere lo stesso servizio in giornata.

Forse per Formigoni e i suoi seguaci la salute e l’istruzione sono diritti svendibili al miglior offerente, forse ha chiuso a doppia mandata la Costituzione in un cassetto e ha perso la chiave, forse ha semplicemente usato la fiducia di molti per accrescere il potere di pochi

da http://temi.repubblica.it/micromega-online/giulio-cavalli-lultima-privatizzazione-lombarda-quella-delle-regole/

10 priorità per l’infanzia e l’adolescenza in Lombardia

Oggi ho partecipato alla tavola rotonda sull’adolescenza e l’infanzia in Lombardia promossa da PIDIDA Coordinamento per I Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Sulla questione infanzia di solito si sfoderano due alibi: la mancanza di risorse e il ruolo già attivo del volontariato.

La farsa della “mancanza delle risorse” è un delitto d’impoverimento politico: fare politica è scelta netta di investimento di risorse. Decidere come dividere le “fette” del proprio bilancio pubblico è la doverosa manifestazione delle priorità dell’agenda politica.

Sul ruolo del volontariato (inteso, in malafede, come sostituto procuratore dei doveri della pubblica amministrazione) il giochetto è quello di solidarizzare moltissimo e sostenere pochissimo. Al volontariato, oggi, mancano sempre troppo spesso i mezzi, le risorse e i fondi.

Per questo firmare le proposte di PIDIDA oggi è un preludio di azione concreta, continuativa e coerente.

Il Coordinamento del PIDIDA Lombardia propone alla Regione di:

1. La partecipazione dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze

inserire, ai diversi livelli di governo, il principio dell’ascolto dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze, sancito dall’art. 12 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di prevedere occasioni permanenti di ascolto e di tenerne conto nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche regionali;

2. Un quadro legislativo amico dei bambini e degli adolescenti

rendere effettiva l’attuazione da parte della Regione Lombardia di quanto previsto dalle normative in vigore per un reale diritto di tutti i bambini e gli adolescenti a vivere e crescere in una famiglia in un’ottica di assunzione di precise responsabilità istituzionali e di trasparenza e coinvolgimento partecipativo delle diverse realtà del terzo settore.

3. Una strategia per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

garantire il maggior coordinamento possibile tra i livelli di assistenza sanitaria e sociale. Nello specifico ambito dei bambini con disabilità si sottolinea l’importanza di garantire il diritto ad una diagnosi certa e precoce, e la possibilità di una reale attuazione di qualsivoglia tipologia di prescrizione conseguente alla diagnosi. Nell’ambito invece dello sfruttamento del lavoro minorile si propone di procedere a una raccolta dati, soprattutto nelle aree con forte presenza di persone provenienti da Paesi stranieri.

4. Meccanismi di coordinamento per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

creare un coordinamento tra le istituzioni deputate alla programmazione delle politiche e degli interventi dedicati ai diritti dei bambini e degli adolescenti.

5. Una Valutazione e un’analisi dell’impatto sull’infanzia e sull’adolescenza

creare un meccanismo di valutazione periodico e costante dei programmi realizzati a favore dei bambini e degli adolescenti, nonché monitorare l’impatto sull’infanzia delle leggi regionali approvate, dei progetti realizzati, delle politiche sociali e delle prassi, con la partecipazione e il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi.

6. Un bilancio regionale dedicato all’infanzia e all’adolescenza

indicare in termini percentuali a quanto corrisponde l’intero ammontare delle risorse destinate a favore dell’infanzia e dell’adolescenza (sia in Italia sia nell’ambito della cooperazione decentrata) rispetto all’intero bilancio regionale, nonché realizzare e diffondere un sistema di rendicontazione delle risorse allocate a favore dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lombardia (sia in Italia sia nell’ambito della cooperazione decentrata).

7. Un regolare Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza

Si propone di rafforzare il ruolo dell’osservatorio al fine di ottenere un reale ed esauriente rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Lombardia con particolare riguardo ai bambini e agli adolescenti che vivono al di fuori della famiglia di origine, favorendo la partecipazione, il monitoraggio e l’accesso alle informazioni da parte degli organismi (enti) del terzo settore.

8. La diffusione della conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

fare una mappatura corsi di formazione per adulti e per i ragazzi sui principi sanciti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza prevedendo una maggiore organizzazione e diffusione degli interventi; di diffondere la conoscenza in particolare per gli operatori, che a diverso titolo, lavorano a contatto per e con i bambini e con gli adolescenti e di dedicare particolare attenzione alle “categorie vulnerabili” di bambini e adolescenti.

9. Il Garante regionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Procedere alla nomina del Garante regionale sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza promuovendo l’emanazione del Regolamento previsto dalla l.r. 6/2009

10. Il raggiungimento degli obiettivi specifici del documento “Un mondo a misura di bambino”, approvato dai Governi partecipanti alla Sessione dell’Assemblea Generale delle NU del 2002 dedicata ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: rafforzare le iniziative destinate alla promozione del diritto alla salute tra bambini e i ragazzi e le attività di prevenzione su questo tema e di sviluppare programmi per la prevenzione e la protezione dei bambini e degli adolescenti da ogni forma di abuso, sfruttamento e violenza e programmi per combattere l’HIV/AIDS.

No eliporto al Parco Nord

Aderisco convinto assumendomi l’impegno alla petizione NO ELIPORTO AL PARCO NORD.

Regione Lombardia, insieme ad ENAC ed ENAV, sulla base di una ricerca commissionata allo Studio Ambrosetti dalla Agusta (azienda costruttrice di elicotteri militari/civili), sta progettando un sistema di eliporti regionale per rendere facilmente accessibile l’aeroporto varesino di Malpensa, in vista dell’Expo 2015.

Costo della corsa: 120 euro. Di certo non per tutte le tasche.

SECONDO IL PROGETTO, IL PARCO NORD OSPITERA’ L’HUB DEDICATO ALLA MANUTENZIONE E RIFORNIMENTO DEGLI ELICOTTERI.

Ciò comporterà, come chiunque può intuire, un impatto devastante sul parco e sull’abitato circostante.

Ci opponiamo a quest’opera con la quale la giunta Formigoni inevitabilmente deturperà il nostro parco, causando inoltre gravissimi disagi ai residenti che abitano nei suoi pressi.

Il Parco Nord non si tocca!

Articolo di Giulio Cavalli su ALTRECONOMIA di marzo

Forse arriverà un giorno che non ci sarà più bisogno di aggiungere nessuna specifica geografica. Dunque niente “mafia al nord” o “mafie in Lombardia” o peggio “qui la mafia non esiste”, dove il qui è una città qualunque. Sarà forse che il recente piglio localizzatore è così simile ad una eco di scaricabarile, ma il medioevo della responsabilità è tutto nel volere disegnare giardini vergini ognuno a casa sua mentre le mafie dovrebbero pascolare pelose ma comunque lontane.

Oggi il cartello mafioso (con Camorra, Cosa Nostra e ‘Ndrangheta a tirarne le fila) trova in settentrione un alleato assolutamente insperato: l’indifferenza nella sua accezione più insalubre. Dopo avere superato il negazionismo (da Pillitteri in poi), l’ignoranza più o meno intenzionale (nelle visioni superficialmente ottimistiche del sindaco Moratti) ci ritroviamo oggi di fronte ad un “federalismo di responsabilità” che delimita il problema alle regioni meridionali. Ci ritroviamo così seduti a raccontarci e rimasticare la letteratura criminale della Sicilia o della Calabria mentre le seconde e le terze generazioni delle famiglie storiche impiantate al nord si ripuliscono per reinventarsi imprenditori dell’ultima ora.

Eppure oggi in Lombardia possiamo affermare di avere tutti i segnali di una criminalità organizzata in ottima salute: beni confiscati (nei primi posti a livello nazionale), riciclaggio, contatti bipartisan con esponenti politici (è di oggi, mentre scrivo, la notizia degli arresti dell’ex sindaco Pd di Trezzano sul Naviglio Tiziano Butturin e l’ex assessore al lavori Pubblici dello stesso Comune, oggi consigliere comunale Pdl), e addirittura morti ammazzati (l’ultimo a Milano è Giovanni Di Muro, il 41enne salernitano freddato a colpi di pistola il 5 novembre scorso in via dei Rospigliosi).

In una società responsabile e dignitosa superare il problema facendosene carico e non semplicemente scavalcandolo sarebbe un obbligo morale. Oggi, in Lombardia ma più generale giù al “nord”, parlare di mafia è diventato un gioco delle parti tra presunti allarmisti e mediatori per convenienza, tra analisi strumentali e mistificazioni coprenti. E tutto intorno non si alza nemmeno la polvere.

Tutto intorno una regione sonnacchiosa mentre apparecchiano il banchetto dell’Expo. Una regione che controlla la carta d’identità di un mojito e cammina su fiumi di cocaina. Una regione che s’abbuffa alle conferenze stampa delle grandi opere e che inciampa al primo gradino del primo subappalto. Una regione che convoca gli stati generali dell’antimafia per ribadire di stare tranquilli. Una regione che ci convince di aver risolto tutto spostando i soldatini del Risiko con la scioltezza di un tiro di dadi. Una regione che se il fenomeno criminale non emerge allora non esiste. Una regione che mette i moniti dei procuratori antimafia nei faldoni di “costume e società”. E intanto ride. Sonnacchiosa. Impermeabile.

Ora la società civile è chiamata ad essere civile. Civile nel senso di responsabile. Attiva nel senso di mai ferma. Solidale nel non sopportare il silenzio. Oggettiva, a guardarsi dall’alto. Tutta intera. Tutta.

http://www.altreconomia.it

Media italiani censurano intervento Alto Commissario Onu per i Diritti Umani

Riporto e condivido il comunicato del Gruppo EveryOne sulle politiche intolleranti di questo Governo denunciate dalla comunità internazionale e prevedibilmente oscurate.

La visita dell’Alto Commissario in Italia aveva in realtà un significato di primissimo piano per la società italiana, il suo sviluppo civile e la sua presenza nella realtà internazionale. Navi Pillay, infatti, ha incontrato a Roma il Ministro della Giustizia Angelino Alfano, il Ministro degli Interni Roberto Maroni, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini e il Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini. Ha tenuto discorsi al Senato e alla Pontificia Università Lateranense. Ha visitato due campi nomadi e il Cie di Ponte Galeria. Ha, infine, incontrato i rappresentanti di oltre 40 ong.

Roma, 12 marzo 2010. L’Europa e il mondo si chiedono (basta leggere i giornali esteri per rendersene conto) come sia possibile che in Italia proseguano da anni – in totale spregio degli accordi internazionali sui Diritti Umani – le politiche intolleranti contro i migranti, i Rom e le minoranze sgradite alle Istituzioni e alle autorità. La risposta è facile. Politici e media, senza distinzione fra le loro “correnti” di appartenenza, conducono da molto tempo una propaganda xenofoba, connotata da discriminazioni forti riguardo alla provenienza, al colore della pelle, alle tradizioni culturali e religiose dei gruppi sociali colpiti. Le ideologie dei partiti anti-stranieri non hanno, in Italia, un contraddittorio, perché i mezzi di comunicazione e informazione sono strumenti politici, mentre gli attivisti e i promotori di una cultura di pace sociale e uguaglianza sono imbavagliati e perseguitati. Le leggi chiaramente discriminatorie, come la Bossi-Fini, il pacchetto sicurezza, le centinaia di provvedimenti comunali, hanno contaminato anche la cultura giuridica e l’operato dei magistrati, come dimostrano le innumerevoli condanne di Rom e migranti senza prove o per reati coniati a loro misura (occupazione di suolo pubblico, oltraggio, resistenza, accattonaggio molesto ecc.) e le sentenze-choc, come quella di ieri della Cassazione che ha giudicato lecito deportare un padre di famiglia clandestino, anche se i suoi bambini vanno a scuola in Italia. Questa cultura deviante che criminalizza lo straniero facilità anche la sottrazione di minori non italiani da parte dei servizi sociali e le adozioni di bambini – che sono amati dai loro genitori, ma sono considerati “adottabili” a causa del loro status di “irregolari” o “senzatetto” – da parte di famiglie italiane. Come scritto sopra, i media hanno un ruolo fondamentale e sono sostanzialmente uniti nella guerra allo straniero. Ne è un’ulteriore dimostrazione la censura attuata nei confronti dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite, signora Navi Pillay, il cui invito a sospendere le politiche persecutorie nei confronti di Rom e migranti durante importanti incontri istituzionali è stato completamente ignorato o relegato in spazi piccoli e marginali sia sui quotidiani che nei radiogiornali e telegiornali.

Nelle foto: le copertine odierne del Giornale, del Messaggero, della Repubblica e del Corriere della Sera. Il giorno successivo alla visita della signora Pillay, nessun riferimento ai suoi incontri e discorsi alle Istituzioni italiane

No al ritorno del nucleare


Il Governo ha deciso di tornare al nucleare.

Senza consultare i cittadini, calpestando i risultati di un referendum su questo tema.

Ai cittadini è negato addirittura il diritto di sapere. Il deficit d’informazione è impressionante. Non vogliono che si sappia che il nucleare potrebbe essere pericoloso per la salute, per l’ambiente, oltre ad essere antieconomico, per di più in regioni come la Lombardia, già autosufficienti dal punto di vista della produzione di energia. Non ci fanno sapere i siti ufficialmente scelti per le centrali, perché sono consapevoli che nessun elettore anche di centro destra, piacerebbe ritrovarsi una centrale nucleare sotto casa.

Gli attuali governanti concentrano il potere decisionale svilendo le autonomie degli enti locali e delle giunte regionali anche del loro stesso colore politico, che fanno finta di niente per non dover prendere una decisione magari impopolare.

Noi ci opporemo a qualsiasi ipotesi di ritorno al nucleare e chiediamo fin da ora in campagna elettorale che ci sia un’informazione corretta, trasparente, e un dibattito ampio in consiglio regionale per un tema così determinante nel futuro dei cittadini.

http://www.youtube.com/watch?v=LzL1InLmIyE

ELEZIONI REGIONALI LOMBARDIA 2010 IL 28 E 29 MARZO VOTA IDV
—————————-SCRIVI CAVALLI———————

Dal diario di MICROMEGA: Io rivendico il diritto di essere allarmista

Io rivendico il diritto di essere un allarmista. Un allarmista e, se serve, anche un professionista dell’antimafia. E perfino giustizialista.

Rivendico il diritto (ma soprattutto il dovere) di essere un portatore allarmato di allarme in un Paese dove oltre a rubare le borse e i motorini si sono messi a rubare le regole. Un gioco senza regole è un gioco truccato. E di fronte ai bari di pancia mi è sempre venuto di rovesciare il tavolo.

Il decreto “interpretativo” del Governo (che, per un gioco curioso di parole, il tribunale amministrativo ha dichiarato poco “interpretabile” e ancora meno applicabile) ha tutto il sapore dell’imbarazzo di un bambino chiuso in bagno che mentre entra la mamma si rialza i pantaloni.

Io rivendico il diritto di essere disgustato e poco contenuto in un paese governato da una pratica onanista che si trastulla sulle regole. Rivendico il diritto di essere incazzato nero. Mica alterato, o nervoso, o sfiduciato, o agguerrito o tutti i buoni sinonimi del vocabolario della buona educazione. Proprio incazzato come una vela arrampicata sull’albero.

Io rivendico il diritto di essere abbarbicato sull’albero maestro in un Paese che guardato dall’alto (ma mica tanto, appena appena in punta di piedi) ha la faccia di un piatto a prezzo fisso in cui ci hanno mangiato con le mani.

Io rivendico il diritto di non farmi disarmare da un decreto d’urgenza come una toppa sul grembiulino che annulla il percorso democratico del diritto di voto. Un diritto che, guardato alle spalle, ha la schiena dritta del dovere: proporsi come rappresentante dei cittadini con le competenze minime per concorrere a rappresentarli. Fogli, firme, carte bollate: minuzie tiratardi che si risolvono in un problema di forma. Come le minuzie per il mutuo della prima casa. Per contestare la cartella esattoriale. Per aprirsi una linea telefonica. Per scegliersi un medico di base. Minuzie di vita quotidiana che, quaggiù, si deve imparare ad usare per guadagnarselo il panino.

Io rivendico il diritto di non essere un moderato. Rivendico il diritto di dichiararmi intollerante ad una “mediazione” che da trent’anni ci viene rifilata come intelligenza politica. Rivendico il diritto di una politica semplice senza essere semplicistica, che sui principi fondamentali se ne frega delle intese e che sia leggibile e partigiana: che coerentemente manifesta da che parte sta.

Io rivendico il diritto di essere un allarmista. Di gridare “al fuoco” anche se non si vede la fiamma per questi ultimi vent’anni di puzza di bruciato.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/giulio-cavalli-io-rivendico-il-diritto-di-essere-allarmista/