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Giulio Cavalli

Gli scassaminchia

Dopo le inchieste di Terre Magazine (Milano omertosa e Il racket della movida) e il percorso legalità inaugurato all’interno della scorsa edizione di Fa’ la cosa giusta!, un nuovo appuntamento per parlare di mafia in Lombardia. Martedì 27 novembre, presso il CAM (Centro di Aggregazione Multifunzionale) “Falcone e Borsellino”, Terre di Mezzo Magazine e Insieme nelle Terre di Mezzo onlus presentano “Sei sicuro? La Piovra a Brescia“, il documentario che il giornalista Fabio Abati ha girato insieme ad alcuni dei ragazzi che hanno fatto nascere la Rete antimafia di Brescia (trailer, qui).

In tre anni, un’ondata di arresti ha travolto più di 500 persone in Lombardia. Un bilancio da mandamento mafioso. Ma alla colonizzazione, con il passare degli anni, s’è opposta una rete di associazioni antimafiaÈ tempo di iniziare a contarsi e conoscersi, per affrontare insieme la sfida lanciata dalle mafie alla società civile.

Fare rete significa proteggere chi si espone, informare i cittadini, fare pressioni sulle istituzioni perché rispondano agli attacchi delle mafie -dichiara Gentili, presidente della Commissione consiliare antimafia di Milano-. Le associazioni possono avere un ruolo fondamentale per non lasciare soli dirigenti, politici e testimoni di giustizia”. Dal presidio per il commerciante Loreno Tetti di fronte al Politecnico di Milano, fino alla nascita della Rete antimafia di Brescia: non mancano gli esempi positivi in Lombardia. È il momento di cominciare a raccontarli.

 

Martedì 27 novembre alle ore 21, presso il CAM “Falcone e Borsellino”, in Corso Garibaldi 27, Milano.
Proiezione del documentario “Sei sicuro? La Piovra a Brescia” di Fabio Abati e degli studenti della Rete antimafia di Brescia.
Guarda il trailer sul nostro canale youtube terredimezzomagazine.
A seguire, gli interventi di Giulio Cavalli, consigliere regionale e autore dello spettacolo teatrale “Duomo d’onore”, e David Gentili, presidente della Commissione consiliare antimafia di Milano.

SCARICA L’INVITOqui.

Suicidi, omofobia e rete

Mi ha molto turbato la vicenda del quindicenne suicidatosi (si dice) per la frustrazione dovuta all’ironia sulla sua omosessualità. La regola del buon blogger e dell’opinionista sempre sul pezzo comanderebbe di costruirci subito un opinione dopo avere letto i primi lanci di agenzia, tipo “fast news” da pagare alla cassa del seguito e del consenso. Sarebbe bastato leggere il resoconto della deputata Paola Concia che ha incontrato i compagni di classe del ragazzo per capire che le semplificazioni (anche quelle giornalistiche) in questi casi rischiano di essere dannose.

Poi ovviamente oggi si titola che “la rete uccide”, che “i social sono troppo pericolosi” e tanto altro sulla stessa linea. Come scrive Fabio Chiusi sul suo blog:

E quindi, è il passo ancora successivo, sceglierebbero l’unica strada possibile: i filtri preventivi. Con questo non si vuole minimizzare o banalizzare il problema del cyber-bullismo, degli insulti che alimentano spirali di disperazione la cui profondità è insondabile a chiunque non ne sia mai stato almeno sedotto. Si vuole semplicemente – e banalmente – dire che «la Rete» non uccide nessuno, che sono le persone a farlo. Che prima di emettere sentenze bisognerebbe cercare, con molta umiltà, di capire. E che, specie in casi delicati come questi, le esigenze giornalistiche dovrebbero lasciare il passo al rispetto per l’umanissima complessità dei fatti.

Perché quando non sono più le persone ad essere il soggetto dell’analisi e dell’opinione la cautela è un dovere morale.

Domande sulla scienza: hanno risposto

Avevo ripreso qui l’interessante dibattito sulla scienza nei programmi dei candidati alle primarie del centrosinistra. Hanno risposto (ed è un punto da segnare per i proponenti, sicuramente) e tutto quello che pensano lo trovate qui.

Per partigianeria (e nettezza) vale la pena leggere il pensiero di Nichi Vendola sulla Legge 40 e testamento biologico:

Io credo si debba cancellare una delle leggi più oscurantiste, pericolose e ingiuste nei confronti delle donne. I limiti della legge 40, bocciata anche dalla Corte Europea dei Diritti Umani, sono continuamente confermati dai tanti ricorsi vinti da quelle coppie che si rivolgono ai tribunali per vedersi riconoscere un principio fondamentale di libertà e di giustizia. Abbiamo con urgenza bisogno di una nuova legge di civiltà, moderna, giusta e umana.
Sostengo con convinzione il rispetto della libertà di scelta per il fine vita. L’obbligo di soffrire per legge non è umano e dignitoso, non è più rinviabile una legge sul testamento biologico.

Al Torino Film Festival Ken Loach proietta i diritti (in cambio del premio)

Una bella lezione di solidarietà:

COMUNICATO STAMPA DI KEN LOACH  SUL PREMIO DEL TORINO FILM FESTIVAL
È con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film.
I festival hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema.
Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. È una ricetta destinata ad alimentare i conflitti. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile.
A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema (MNC). Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari.
In questa situazione, l’organizzazione che appalta i servizi non può chiudere gli occhi, ma deve assumersi la responsabilità delle persone che lavorano per lei, anche se queste sono impiegate da una ditta esterna. Mi aspetterei che il Museo, in questo caso, dialogasse con i lavoratori e i loro sindacati, garantisse la riassunzione dei lavoratori licenziati e ripensasse la propria politica di esternalizzazione. Non è giusto che i più poveri debbano pagare il prezzo di una crisi economica di cui non sono responsabili.
Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses».
Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni.
Per questo motivo, seppure con grande tristezza, mi trovo costretto a rifiutare il premio.

Ken Loach

A Palazzo Lombardia si manifesta di malasanità

[comunicato stampa]

Dichiarazione del consigliere Cavalli (SEL) in merito alla manifestazione di oggi – 21 novembre 2012 – indetta da FP CGIL e UIL FPL Regionali

“Sono vicino alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità pubblica e privata che stamani manifestano davanti all’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia.

Il tanto decantato sistema sanitario lombardo, con le sue eccellenze si sta sgretolando davanti agli occhi di tutti. E così dimostra i limiti e le criticità che abbiamo denunciato in tutti questi 17 anni di mal governo formigoniano.

La libera scelta, la parità del pubblico con il privato che non è mai decollata, il privilegio delle strutture private salite alla ribalta della cronaca con gli scandali che vedono in carcere personaggi vicini al Governatore  – come Daccò – che vedono conseguentemente una sottrazione di risorse alla sanità pubblica sono purtroppo sotto gli occhi di tutti noi.

Abbiamo di fronte a noi una prospettiva certamente non rosea, ed ad aggravare la situazione arriva la notizia di un taglio di  300 milioni di euro alle risorse regionali, per effetto della manovra Monti.

Che conseguenze avrà?

Porterà inevitabilmente al  blocco del turn over per il personale delle aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche; cessazione di tutti i contratti di lavoro a tempo determinato; dichiarazione di licenziamenti (San Raffaele), a esuberi e cassa integrazione (Aiop e Multimedica) per i lavoratori della sanità privata; blocco del rinnovo dei contratti pubblici e privati; taglio delle risorse destinate alla contrattazione integrativa e decentrata; condizioni di lavoro precarie; riduzione dei servizi con conseguente aumento delle liste di attesa.

Dico grazie ai 130.000 operatori, medici, infermieri, tecnici, amministrativi, ausiliari, pubblici e privati, che con la loro professionalità quotidianamente hanno risposto in prima fila ai bisogni di salute delle persone!”

Un corpo per Lea

Forse ritrovato il corpo di Lea Garofalo.

In certe storie è un conforto imbattersi almeno nelle macerie dei propri affetti e questo dà la dimensione della tragedia.

Mi piace pensare che per Denise sia un sollievo, anche se breve. E che per Carlo Cosco e gli altri sia un incubo davanti agli occhi che rimanga il più a lungo possibile.

 

Bambini disuguali

Nel mondo la disuguaglianza tra bambini ricchi e bambini poveri è cresciuta del 35%, raggiungendo il livello massimo negli ultimi 20 anni. E’ quanto emerge dal rapporto presentato oggi (20 novembre) da Save the Children, dal titolo “Nati uguali”. Una condizione – secondo l’associazione umanitaria – che influisce gravemente sulla salute, l’educazione e le possibilità di sopravvivenza. I minori più poveri sono a rischio malattie, ritardo fisico o mentale e abbandono scolastico.

L’indagine raccoglie dati relativi a 32 paesi. Dal 1990 il gap ha avuto un aumento doppio rispetto a quello riscontrato per gli adulti, con la conseguenza che in alcuni paesi la  mortalita’ infantile sotto i cinque anni è doppia  rispetto a quella dei più ricchi. In media, i bambini con maggiori possibilità economiche hanno 35 volte le possibilità di accedere alle risorse rispetto ai più poveri.

La notizia e i numeri sono su Rassegna.it e la riflessione sta tutta nella nostra Costituzione quando chiede di abbattere le barriere per liberare le opportunità.

Perché fino a che il figlio dell’operaio non può permettersi di giocarsi l’occasione di accedere ad una classe superiore con l’impegno e il talento questo mondo non assomiglia a quello che vorremmo. Nemmeno un po’. E la meritocrazia è solo un gioco linguistico.

Un appello milanese dalla cultura per Nichi #oppurevendola

“… non si tratta di un capitolo laterale, la cultura è la traccia su cui bisogna costruire un’intera agenda di governo del cambiamento e dell’alternativa” Nichi Vendola Ercolano 7 ottobre

Per anni il nostro Paese ha subito un progressivo depauperamento del patrimonio culturale e un imbarbarimento veicolato da comunicazioni di massa dal contenuto spesso volgare e violento.

Per anni l’indirizzo prevalente del patrimonio culturale è stato quello della sua alienazione a favore del settore privato considerato per definizione più capace, efficiente ed efficace del pubblico.

Per anni l’atteggiamento dominante è stato quello tristemente sintetizzato dalla frase “La cultura non si mangia” pronunciata dall’ex ministro Tremonti per giustificare l’ennesimo taglio ai bilanci di Cultura e Ricerca.

Tutto ciò ha trasformato l’Italia in un Paese senza memoria e senza qualità in cui viene vanificata la coscienza della nostra storia.

Un Paese in cui la memoria e la sedimentazione del tempo hanno creato un paesaggio e un patrimonio archeologico, architettonico e artistico incomparabili, diviene sempre più un mercato colonizzato da un pensiero unico subordinato al profitto e al potere.

L’Italia del grande cinema, dei grandi teatri lirici e di prosa, delle avanguardie culturali, delle grandi e piccole case editrici di estrema raffinatezza, dei grandi architetti e dei grandi designer sta diventando un Paese in cui le prime voci a essere massacrate nei bilanci pubblici sono la Cultura, la Scuola, la Ricerca.

Un Paese in cui la manipolazione dei media tenta di trasformare un popolo di cittadini in un popolo di clienti consumatori.

Le correnti di pensiero dominanti ritengono che la cultura, come tutto il resto, debba diventare un “business” completamente affidato al settore privato: in questa visione si riduce la funzione del pubblico a semplice finanziatore. La tendenza alla privatizzazione del patrimonio e dei servizi culturali, inaugurata dai governi di centro-sinistra con Veltroni e Melandri titolari del Ministero è stata ulteriormente sviluppata dai successivi governi della destra.

La burocrazia pubblica del Ministero, delle Regioni e perfino dei Comuni è stata in questi anni spogliata di funzioni e competenze per affidarle a società di diritto privato, che quasi sempre si sono rivelati carrozzoni che hanno gestito milioni di euro per alimentare reti clientelari.

Con un centrosinistra guidato da Vendola, invece, noi crediamo che l’intervento pubblico nella cultura possa divenire un poderoso fattore di ripresa economica.

Con un centrosinistra guidato da Vendola, invece, noi crediamo che la valorizzazione del nostro patrimonio e della nostra tradizione culturale possa contribuire fortemente a rilanciare il ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo.

Con un centrosinistra guidato da Vendola, invece, noi crediamo che il governo delle politiche degli investimenti culturali possa diventare un fattore di sviluppo di nuova occupazione stabile e qualificata.

Pensiamo che in Italia vada rifondato il sistema pubblico della cultura e che adeguate politiche d’investimento delle risorse possano da un lato sostenere l’industria culturale dall’altro, sviluppare occupazione non solo in campo strettamente culturale, ma anche nelle filiere connesse alla produzione creativa sia nell’ambito pubblico sia nell’ambito privato.

“Non è sopportabile il depauperamento del nostro patrimonio che vive solo se viene manutenuto e arricchito, protetto e socializzato. Questo si può fare con politiche pubbliche magari capaci di stimolare l’investimento privato e di attivare l’impegno del volontariato. Non è sopportabile che venga messa in liquidazione questa fabbrica di memoria e di bellezza che sono i nostri beni culturali che potrebbe dare lavoro ad archeologi, geologi, architetti paesaggisti, agricoltori, falegnami, ingegneri, interpreti, chimici, antropologi, biologi, lavoratori manuali mescolati a lavoratori dell’intelletto persino dentro una traccia feconda di possibile ricomposizione della frattura tra cultura scientifica e cultura umanistica”. Nichi Vendola – Ercolano 7 ottobre 2012

In un quadro economico di recessione, che vede i consumi scendere in quasi tutti i settori, la spesa delle famiglie in campo culturale è cresciuta dal 2009 al 2011 del 2,6% arrivando a 70,9 miliardi di euro. Si tratta di una domanda controcorrente espressa dalla popolazione che vede la cultura come un utile terreno d’investimento in momento di crisi. La risposta a questa domanda va costruita e presidiata da un prossimo governo di centrosinistra.

Crediamo che per storia personale, sensibilità e attitudine politica Nichi Vendola sia la persona adatta a promuovere un rilancio della cultura italiana, è anche per questo che vi chiediamo di sostenerlo alle primarie.

 

Roberto Escobar, filosofo politico e critico cinematografico Enzo Minervini Adelio Rigamonti, poeta Pap Khouma, scrittore Luca Gibillini, consigliere comunale Sel Milano Daniela Benelli, Assessore al Decentramento, area metropolitana, servizi civici comune di Milano Luigi Lunari, drammaturgo e critico letterario Stefania Casini, archeologa, direttore Museo Archeologico di Bergamo Bruno Segre, storico, saggista Lucia Vasini, attrice Bruno Arpaia, scrittore, giornalista Sandrone Dazieri, scrittore e sceneggiatore Giuseppe Deiana, presidente Associazione Centro Comunitario Puecher / Docente di Storia e Filosofia Chiara Cremonesi, Presidente gruppo consiliare Sinistra Ecologia Libertà Regione Lombardia Franco Fabbri, musicologo e docente Università di Torino Michela Fiore, presidente Commissione Cultura CdZ 5 Milano Rita Barbieri, presidente Commissione Cultura CdZ 6 Milano Claudia Fredella, archeologa, Parco Archeologico del Forcello Matteo “soltanto” terzi, artista di strada Elena Hileg Jannuzzi, Associazione Sherwood Milano Ermanno Tritto, operatore culturale Guglielmo Landi, Direttivo Centro Culturale Conca Fallata Emilia Martinelli docente di slavistica in pensione. Università IULM Roberta de Monticelli, docente di Filosofia della persona, Università San Raffaele Alberto Figliolia, giornalista e autore Chiara Tassan, direttore editoriale Attilio Paparazzo, Direttivo Nazionale FLC Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL. Paolo Righetti, Fabbrica del Vapore Rossella Traversa presidente Commissione Cultura, Biblioteche e Comunicazione CdZ 4 Milano Gian Luigi Mauri, scrittore Gianni Mimmo, musicista compositore Lorenzo Mazzi, presidente ARCI Varieazioni Paolo Zanini, dottore di ricerca in storia contemporanea Bea Marin, esperta di tematiche editoriali Silvia Pettinicchio, gallerista Mirella Maestri, archeologa e guida turistica Camilla Masciadri, architetto Claudio Monnini, artista e architetto Duccio Monnini, Art director, illustratore e copywriter Alessandro Buono, assegnista di ricerca Università di Milano Tatiana Bertolini editore Sauro Sorana Fotografo Carolina Orsini, Conservatore delle Raccolte Extraeuropee, Castello Sforzesco di Milano Francesco Collotti, architetto docente universitario Lorenzo Calzeroni, direttore di produzione audiovisivi Alessandro Papale, ricercatore (precario) S. Raffaele, Presidente Comm. Cultura e Socialità CdZ 3 Luca Santini, libraio Giorgio Maimone, giornalista Cosetta Colla, direttrice artistica Il Teatro di Gianni e Cosetta Colla, Milano Alessandro Testa, attore del Teatro di Gianni e Cosetta Colla Stefania Mannacio Colla, marionettista Marzia Zancanella, operatrice Parco Archeologico Forcello Mantova Gabriele Finzi, attore “Centro Internazionale di Creazione Teatrale Policardia Teatro”. Elisabetta Fraccacreta, regista, fondatrice Elf Teatro-elf associazione culturale Maria Sara Mignolli attrice, organizzatrice teatrale Elf Teatro-elf associazione culturale Fabio Martino, consulente e operatore culturale Stefano Villani, sceneggiatore, consulente cinematografico. Massimo Roccaforte, editore NdA distribuzione editoriale, presidente Librerie Interno4. Lorenzo “zialollo” Rabaioli, dj Enzo Beccia, musicista Adriano Noli, musicista Diana Signorelli, illustratrice Sebastiano William Arilotta, Fondazione Stelline Milano Fabio Martina, regista Nerina Fiumanò, produttrice cinematografico Emilia Minnie Ferrara, Lombardia film Commission, produttrice cinematografica. Fausta Mercantini, insegnante Mirko Mazzali, avvocato, consigliere comunale Sel Milano Ines Patrizia Quartieri, capogruppo SEL Consiglio Comunale Milano I 7 Grani, rock band Cristiano Dognini, storico assistente di Storia romana dell’Università di Perugia Gianluca Melandri, archeologo e bibliotecario Isabella D’Isola, docente di filosofia Nicola Ciancio, Associazione ex-voto, Elita. Dino Lupelli, Elita Krishna Agazzi, operatore cinematografico Giulio Cavalli, attore e scrittore Paolo Mottana, professore di Filosofia dell’educazione all’Università di Milano BicoccaLorenzo Argentino, insegnante, Presidente Associazione Culturale Circuiti Dinamici Daniela Schiavone, regista e coreografa teatrale Fulvio Bella, poeta David Ondini, insegnante Modou Gueye, attore operatore culturale Ivan Guerriero, scrittore Federico Riccardo Chendi, scrittore underground Domenico De Monte Presidente Associazione Culturale “La scheggia” PierFrancesco Adduce, musicista cantante Paolo Gonzaga, esperto Medio Oriente Stefano Rivas, Presidente del Centro Aggregativo Polifunzionale 20151, Associazione di Promozione Sociale Angelo Barbato, psichiatra, ricercatore Istituto Mario Negri Paolo Castelletti, psicologo psicoterapeuta Angelo Cursano, Direttore Tecnico Settore Turismo Alessandro Brambilla Pisoni, avvocato, membro Segreteria Unione Inquilini Milano Riccardo Ghidoni, Prof. Ordinario Biochimica Università degli studi di Milano Giacomo Menini, docente a contratto di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bergamo Luigi Campolo, medico, Primario Emerito Ospedale Niguarda di Milano Bruno Ambrosi, medico, docente universitario Iacopo Chiodini, MD Unit of Endocrinology and Diabetology Department of Clinical Sciences and Community Health Fondazione IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico Sara Rigamonti, studentessa Beni Culturali Paola Fantaguzzi, impiegata Deborah Besseghini, dottoranda di ricerca in Scienze Umanistiche presso l’Università di Trieste 

Se la mafia costruisce le caserme dei carabinieri. Al nord.

Ne scrive Biagio Simonetta per Il Sole 24 Ore:

Così a Dueville, comune di 13mila anime in provincia di Vicenza, soffia un brutto vento di ‘ndrangheta sull’appalto per la costruzione della nuova caserma dei Carabinieri. La costruzione di quella struttura che dovrà ospitare la tenenza potrebbe essere finita in mano a un’impresa edile vicina a una famiglia calabrese con un pedigree criminale di tutto rispetto: i Iannazzo di Lamezia Terme. Questo, almeno, secondo l’inchiesta del Ros (il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, ndr) di Padova.

Nei giorni scorsi i militari, coordinati dalla Dda di Venezia che ha in mano le indagini, si sono presentati nella sede della impresa lametina “Elle due costruzioni”, a Vicenza, e hanno portato via computer e incartamenti relativi alla caserma di Dueville. E oggi si apprende che i titolari dell’azienda edile Domenico, Gennaro e Pasqualino Longo (tutti e tre calabresi) sono indagati per corruzione e turbativa d’asta, con l’aggravante di aver agito con metodi mafiosi.

Succede in Veneto ma è successo anche a Milano, in Lombardia: la mafia che entra nel “cuore” di chi la combatte, che fabbrica caserme o edifici pubblici, che gestisce il bar sotto al tribunale (succedeva a Torino con i Belfiore assassini di Bruno Caccia) o che si riunisce negli ospedali (il caso dell’ospedale Niguarda a Milano).

Non stupisce tanto l’infiltrazione (ci abbiamo fatto il callo, l’abbiamo capita e comunicata abbastanza, no?) ma colpisce il valore simbolico del reato e l’importanza di prenderne atto: ci sono luoghi e ruoli che non possono essere lasciati alla mafia perché suonerebbe la musica del disarmo, della resa e della desistenza.