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Giulio Cavalli

Un buon voto di fine anno

Dunque domani in Lombardia si vota per le primarie dei parlamentari di SEL e PD. Conta sottolinearlo perché su giorni, orari e modalità mi sembra che ci sia un po’ di confusione e allora forse è il caso di ricordarlo.
Qui trovate il sito per le primarie, qui l’elenco dei seggi, qui i candidati SEL nella circoscrizione Lombardia 1.

Io scriverò con convinzione Paolo Oddi e Patrizia Quartieri per la Camera: perché l’agenda del primo poggia su un bilancio umano che si preoccupa più dell’uguaglianza che del pareggio e perché il lavoro di Patrizia in Consiglio comunale a Milano è sotto gli occhi di tutti.
Per il Senato scrivo Roberto Imberti perché credo che faccia bene a SEL giovarsi della sua esperienza.

Il merito comunque credo che vada riconosciuto a tutti i candidati (alcuni che apprezzo, altri che non ho avuto modo d conoscere) che rendono questo 29 dicembre un altro giorno di partecipazione che non può che fare bene alla politica, ai partiti e a noi.

Qualcuno mi chiede di me: noi siamo qui a lavorare per portare avanti il lavoro in questa Lombardia che ci sta tanto a cuore e che sembra potersi slegare dal formigonismo di questi anni. Lo facci perché credo nell’impegno che mi sono preso già due anni fa con i miei elettori e perché credo che un “pezzo” di rivoluzione (o meglio di “prepotente evoluzione”) debba essere coltivato qui. Lo faccio perché sono uno OSTINATAmente Smoderato che non ama i travestimenti centristi che si vogliono arancionare e riciclare anche qui: insomma credo che ci sia da continuare a fare lo “scassaminchia” in Lombardia. Qualche piccolo mistificatore parla di un assessorato che mi è stato garantito. Me l’aspettavo (l’avevo predetto qui): chiederò l’assessorato alle malelingue croniche così ho già in mente una folta schiera di dirigenti.

Poi qualcuno mi chiede di Civati che come saprete (e se non. Lo sapete apprendetelo in fretta e spargete e voce agli amici di Monza e provincia) partecipa alle primarie per la Camera nelle liste del PD in Brianza. Pippo di queste primarie è uno dei “padri” lombardi per l’impegno con cui le ha chieste e ottenute: era normale che questa fosse la strada che ora deve percorrere (tra l’altro mettendosi in gioco senza rivendicare pesi interni o posti garantiti. La sua non è una dipartita, è un allargamento (chilometrico e politico) di collaborazione.

Buon voto.

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Lucidare scarpe

“Mi ami ancora?” chiedeva.
All’inizio della nostra storia quella domanda era una specie di gioco segreto a cui io ero felicissimo di rispondere.
“Certo che ti amo” le rispondevo “nessuna è mai riuscita a farmi lucidare le scarpe tante volte come te. Mi piace lucidare le scarpe. Credevo fosse impossibile e invece mi piace lucidare le scarpe. Vuol dire che ti amo.
All’improvviso era diventata una domanda con pressione da abisso oceanico.
(Cristiano Cavina, I frutti dimenticati Marcos y Marcos, 2008)
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Vivere è attendere il sole

Vivere è stare svegli,
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita,
coi suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.

[Angelo Maria Ripellino, Poesie, Torino, Einaudi 1990, p. 21]

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Le primarie di fine anno (con qualche consiglio)

icona_primarie_selE’ appena passato Natale ed è già #primarieparlamentari. Sarà la campagna elettorale più veloce del west. Si vota il 29 dicembre (e, qui in Lombardia, non anche il 30 come si scrive da qualche parte) ed è comunque una vittoria per chi aveva insistito tanto anche dalle nostre parti in SEL.

Certo avremmo potuto arrivare più preparati, con una definizione del regolamento in anticipo di qualche giorno, avremmo potuto pensare ad una data diversa come suggeriva Pippo (a proposito, nella lista PD in Brianza per le #primarieparlamentari c’è anche Pippo Civati, ed è un bel scrivere) ma ora la campagna d’inverno è partita e in questi poche ore c’è da leggere, consultare, costruire e attivare il passaparola.

La lista dei candidati di SEL in Lombardia (che trovate qui) è pronta e servita, ricca di belle differenze e ricchezze. Mi permetto (sommessamente, pacatamente, eh) di suggerire due nomi per noi lombardi:

Patrizia Quartieri è la nostra capogruppo in Comune a Milano, candidata su Milano alle primarie per la Camera, ha gli occhi sulla politica che piacciono a noi. Nel suo appello scrive: sono convinta che la felicità delle persone vada perseguita come un traguardo politico da parte di chi governa con un progetto di società inclusiva, fondato sui valori della Costituzione. A partire da un rilancio della scuola pubblica e di qualità, dal lavoro come condizione di dignità, dal riconoscimento dei nuovi cittadini, da una parità di genere come percorso educativo a 360 gradi. Equità, laicità, solidarietà e sobrietà insieme al rispetto dell’ambiente sono la cornice entro cui realizzare una buona politica. In tanti ci crediamo. Spero di poter esserne una portavoce. E io spero di avere in Parlamento una portavoce così.

Roberto Imberti si candida per il Senato (e quindi si può votare in tutta Lombardia) e conosco il suo impegno e la sua serietà. Impegno e serietà senza bisogno di avere sotto il braccio l’agenda Monti.

E siccome le preferenze (sia per la Camera che per la lista del Senato) sono due (uomo e donna) a Milano c’è anche Paolo Oddi. Se vi capita in questi giorni seguitelo: l’agenda Oddi dicono che abbia molto da dire, per la Camera del Parlamento che verrà.

 

Babbo Natale seduto sul tavolo

nata2Non mi ricordo più chi diceva che il Natale era un terrificante microscopio che ingrandisce le solitudini e che accarezza le carezze per leccarsi le ferite. Forse non è mai nemmeno esistito qualcuno che dicesse una cosa del genere, ho sempre avuto un pericolante senso della citazione. Però a Natale ci si sveglia sempre con un senso di polvere in testa. Forse più borotalco che polvere.

Ecco, stamattina pensavo a tutti questi auguri che si srotolano come una sfilata di corsa di modelli scalzi e affannati che ci passano tra le mille passerelle che collegano le persone nel mondo. Auguri prestampati come un biglietto da visita banale stampato a cinque euro nella cabina della stazione, auguri urlati come le mani che sventolano in piazza mercato, auguri che si infilzano come un conato di qualcosa che speravi di avere dimenticato, auguri fatti con gli occhi che ti guardano negli occhi appena apri gli occhi, auguri che tutti gli anni sono una richiesta di aiuto per perdere quel tono degli auguri di tutti gli anni, auguri soli come sono soli gli auguri che si sforzano di sorridere, auguri di passaggio che per un giorno sostituiscono il buongiorno, auguri che stanno lì come un presepe scollegati dal resto del mondo, auguri sussurrati come un dovere che si vorrebbe avere il coraggio di sfidare, auguri sussurrati perché si sappiano solo tra loro due, auguri che non arrivano, auguri di padri che disturbano i figli lontani mentre spacchettano i regali di qualcun altro e auguri che rimangono nella penna e te ne pentirai, sicuro.

Stamattina avrei voluto svegliarmi e trovare Babbo Natale con la sigaretta in bocca seduto sul tavolo per bere con noi un buon caffè. Almeno per riuscire a riderci su.

Ah, auguri, eh.

 

Niente di buono fuggirà via da te

JOHN STEINBECK(Regole di scrittura: Steinbeck scrive a suo figlio sull’amore. Tanto per ricordarsi che scrivere non riguarda solo le parole. Anzi mi sa che quelle vengono per ultime, prima ci sono assolutamente le ragazze.)

10 novembre 1958

Caro Thom,

abbiamo ricevuto la tua lettera stamattina. Ti dico quello che penso, e di certo anche Elaine lo farà.

Primo: è una bella cosa che tu sia innamorato, è una delle cose più belle che ti possano capitare. Non lasciare che nessuno la sminuisca ai tuoi occhi.

Secondo: ci sono diversi tipi di amore. Uno è egoistico, avaro, possessivo, un amore usato solo per il benessere che ti procura. Questo è il tipo vile e rovinoso. L’altro è espressione di tutto ciò che c’è di buono in noi – la gentilezza, la devozione, il rispetto – non solo il rispetto sociale ma un rispetto più grande, il riconoscimento che un’altra persona è unica e preziosa. Il primo tipo di amore può renderti piccolo, debole e malato, mentre il secondo ti infonderà forza, coraggio e generosità, e perfino una saggezza che non sapevi di avere.

Dici che non è un’infatuazione. Se lo senti così profondamente sono sicuro che non lo è.

Ma non penso che tu mi stessi chiedendo che cosa provi. Questo lo sai tu meglio di chiunque. Quello che volevi da me è aiutarti a capire che cosa farne, e in questo posso provare a consigliarti.

Per prima cosa ringrazia il cielo. Devi essere davvero grato per il tuo amore.

L’oggetto del tuo amore è il meglio che esista, la cosa più bella al mondo. Cerca di essere alla sua altezza.

Se ami qualcuno non c’è alcun male nel dirlo: solo devi ricordare che certe persone sono molto timide, e a volte dirlo è un problema per la loro timidezza.

Le ragazze sanno quello che provi, ma di solito vogliono sentirselo dire.

Per qualche motivo può capitare che il tuo sentimento non sia ricambiato, ma questo non lo rende meno prezioso.

Infine, so che cosa provi perché lo provo anch’io, e sono contento per te.

Saremo felici di conoscere Susan. Sarà la benvenuta da noi. Si occuperà di tutto Elaine perché questo è il suo territorio, e sarà felice di farlo. Anche lei ne sa qualcosa dell’amore e magari ti darà un aiuto più utile del mio.

E non ti preoccupare della possibilità di perderla. Se è la cosa giusta vedrai che si realizzerà, l’importante è non avere fretta. Niente di buono fuggirà mai via da te.

Ti voglio bene.

Pa’

La smoderatezza linguistica dei moderati

Ragionamento che parte da una premessa: le parole della politica sono intrise di significati e quelli effettivi molto spesso non coincidono con quanto si intende far apparire. Il termine “moderato” è uno dei più classici esempi di questa polisemia ad uso mistificatorio. Come dovrebbe aver dimostrato l’uso/abuso che ne ha fatto –

attribuendosi tale titolo – uno smodato cronico quale Silvio Berlusconi, sdoganatore di tutte le nuance di fascismo disponibili, legittimatore in proprio o per interposta persona (da Dell’Utri a Lunardi) della malavita organizzata, machista fallocrate a livelli deliranti…

Certo, a confronto di siffatto personaggio chiunque risulterebbe cultore dell’equilibrio, ossia la connotazione che si vorrebbe attribuire all’essere moderati. Equilibrio come scelta della via di mezzo, in base alle indicazioni di una saggezza disinteressata che tiene conto di tutti e non vuole penalizzare nessuno.

Ma è questa la ricetta praticata dai presunti moderati? In effetti risulta esattamente il contrario; sicché quella connotazione psicologica che viene proclamata (la moderazione dovrebbe essere uno stato d’animo), in effetti è una maschera per realizzare politiche al servizio di specifici interessi. E a danno di ben chiari soggetti.

Insomma, un’abile costruzione comunicativa per turlupinare il corpo elettorale e incamerare consensi maggioritari da investire in politiche vantaggiose per minoranze di privilegiati. Una storia che va avanti da quando il suffragio universale ha obbligato il Potere a sostituire l’intimidazione diretta, esercitata sui corpi, con la manipolazione delle menti. Comunque, storia che è tornata a rinverdire negli anni Ottanta, con l’attacco allo Stato Sociale: il compromesso reaganiano che assicurava ai meno abbienti di accedere ai consumi grazie all’indebitamento consentito dal credito facile, andato in tilt con l’esplosione delle bolle finanziarie.

Pierfranco Pellizzetti sulle parole che in Politica sono importanti.

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Teatro anti-borghese

delbonoMenzognaIl teatro deve sollecitare qualcosa che ha a che fare con l’inconscio e con l’andare oltre le convenzioni della mente. Questo, secondo me, significa fare un teatro anti-borghese: andare nel profondo delle cose. Quando la tipica abbonata da teatro stabile mi chiede di “capire che cosa significa lo spettacolo”, credo che stia chiedendo all’arte le stesse convenzioni della più banale narrazione televisiva, nel senso che vuole essere garantita e rassicurata nel suo livello di comprensione più superficiale.

Quando si va nel corpo, si entra nelle ferite del corpo in una comprensione autentica del corpo, il risultato è radicalmente diverso: lo spettatore mette in gioco le sue emozioni, anche le più oscure. Questo, per me, è l’effetto politico che il corpo senza menzogna può produrre sulla scena.

Un giorno, facendo una lezione alla Scuola d’Arte, dissi ai ragazzi: quando andate a vedere un grande museo, mettiamo il Louvre, cinquanta o cinquecento sale, magari vorreste averle viste tutte, però non ce la fate, per voi è troppo. Provate una specie di senso di colpa culturale, sentite che manca qualcosa. Non esistono musei che espongono un solo quadro, e invece potrebbe essere meraviglioso. L’arte ha senso solo se la percepisci in profondità, se ti cambia qualcosa dentro. E allora sì che basta solo un quadro.

[…]

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Estratti da Pippo Delbono. Corpi senza mezogna. A cura di Leonetta Bentivoglio. Barbès: Firenze, 2009.