Spettacoli
Riparte la stagione teatrale di Cineteca Milano Metropolis,
La stagione teatrale di Cineteca Milano Metropolis di Paderno Dugnano, in collaborazione con il Teatro della Cooperativa, riparte domani alle 20:45 con un recital che si colloca idealmente nell’ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria.
“Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute” è un’opera che affronta i temi di eugenetica, malattia mentale e soluzione finale. La regia è di Renato Sarti, che ha tratto ispirazione da un testo teatrale di Marco Paolini, Mario Paolini, Michela Signori e Giovanni De Martis.
«Quando ho chiesto a Paolini di portare “Ausmerzen” al Teatro della Cooperativa per ricordare Franco Basaglia nel centenario della sua nascita, mi ha risposto: “Perché non te lo fai tu? Mi fido” – racconta Sarti –. Mi è sembrata un’ottima occasione per aggiungere un ulteriore tassello al mio percorso teatrale di approfondimento sui temi legati alla grande storia del secolo passato. Al mio fianco sul palco ci sarà Barbara Apuzzo (insieme nella foto), attrice affetta da artrogriposi, un’amica che con la sua voce, il suo corpo e la sua presenza fisica renderà ancor più chiaro il messaggio».
Il 17 febbraio sarà la volta di “Sono bravo con la lingua”, una storia di fonemi, idiomi, linguistica e computer di e con Antonello Taurino, scritto insieme a Carlo Turati.
Il 17 marzo arriverà “Falcone, Borsellino e le teste di minchia (il ridicolo onore)”, di e con Giulio Cavalli, accompagnato alla chitarra da Federico Rama.
Il 14 aprile Ippolita Baldini porterà sul palco di Paderno “Una marchesa ad Assisi”, secondo capitolo delle peripezie della giovane Roberta, ancora alle prese con insicurezze e dubbi.
Si chiuderà il 12 maggio con “Babylon Brassens”.
Da “Il Giorno” 19 gennaio 2025

A Milano, le rotte migratorie del Mediterraneo al centro di uno spettacolo teatrale
Questa domenica, 12 gennaio alle ore 18.00, appuntamento a Milano presso il Centro Internazionale di Quartiere (Via Fabio Massimo 19) con lo spettacolo teatrale “A casa loro” – monologo in atto unico di e con Giulio Cavalli – sul fenomeno delle rotte migratorie che attraversano il Mediterraneo, indagate dal giornalista di Avvenire Nello Scavo, che ha contribuito alla scrittura del testo. Ingresso libero.
Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma tutto attorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia, ci sono le persone. Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di trovare posto solo sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica. Il mare non uccide. Ad uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le diseguaglianze che rendono il mondo un posto diviso in una parte giusta e una sbagliata in cui nascere.
Domenica 12 gennaio 2025 alle ore 18.00, presso gli spazi del Centro Internazionale di Quartiere in via Fabio Massimo 19, IPSIA in collaborazione con Associazione socio-culturale Sunugal e Codiasco propone lo spettacolo teatrale “A casa loro” – monologo in atto unico di e con Giulio Cavalli – sul fenomeno delle rotte migratorie che attraversano il Mediterraneo, indagate dal giornalista di Avvenire Nello Scavo, che ha contribuito alla scrittura del testo.

L’evento è ad accesso libero e gratuito e si inserisce all’interno del progetto “TUAS – Tutta un’altra storia” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, il cui obiettivo è quello di promuovere un cambiamento nelle modalità narrative del fenomeno migratorio da parte della nostra società civile. A differenza di come siamo soliti approcciarci al fenomeno, il progetto mostra una metodologia comunicativa che non polarizza le visioni, bensì conduce gli interlocutori a riscoprire il volto umano della migrazione che altro non è che un viaggio caratterizzato non solo da numeri e percentuali, ma da storie, motivazioni ed emozioni legittime se inserite in un contesto di diritti.
Al termine dello spettacolo, dalle 19.30 alle 21.00 è previsto un momento conviviale con apericena in musicain cui i presenti potranno consultare il kit didattico prodotto dal progetto e basato sulla metodologia del narrative change https://www.narrativechange.org/it oltre ad approfondire il tema insieme alle testimonianze dirette dei giornalisti, del personale di IPSIA e degli attivisti delle associazioni della diaspora che saranno presenti.
Teatro Aquilante
Nasce nel 2024 e si occupa di portare sulla scena storie ispirate dai fatti di cronaca, dai temi sociali, dalle persone che popolano ogni giorno la mitica e attualissima tragi-commedia della vita.
Giulio Cavalli
Scrittore, attore e giornalista. Autore e attore di teatro civile ha collaborato con Paolo Rossi, Renato Sarti e Dario Fo.
Nello Scavo
Nello Scavo è giornalista di “Avvenire”, reporter internazionale e cronista giudiziario. Negli anni, ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone «calde» del mondo.
Modena Today su “A casa loro”

Venerdì 29 novembre alle 21 al Teatro Troisi di Nonantola è in programma “A casa loro”, monologo teatrale sull’immigrazione che fa parte del del Festival della Migrazione 2024 Europa-Africa andata e ritorno. Partendo da inchieste, interviste e documentazione delle ONG Internazionali, Giulio Cavalli e Nello Scavo, reporter internazionale di “Avvenire”, raccontano la tratta degli esseri umani che ogni giorno si consuma attraverso l’Africa e il Mediterraneo, fino alle nostre coste.
“Siamo lieti – commenta l’Assessora Ileana Borsari – di ospitare a Nonantola la IX Edizione del Festival della Migrazione 2024 Europa-Africa andata e ritorno: le storie e i cammini che rigenerano l’Italia. Il Festival si pone l’obiettivo ambizioso di trasformare la narrazione della migrazione, in particolare mette in luce il contributo delle comunità migranti all’economia, alla cultura e alla società italiana. Il Festival non è solo un’occasione di riflessione accademica e istituzionale, ma offre anche appuntamenti di grande impatto. Venerdì 29 novembre – conclude l’Assessora con deleghe a Servizi sociali, Associazionismo, Pace ed intercultura – è in programma il primo evento. Attraverso inchieste, interviste e documentazioni raccolte da ONG internazionali, il monologo teatrale “A casa loro” racconta le stori di chi affronta la tratta degli esseri umani, attraverso l’Africa e il Mediterraneo”.
Un’opera scritta e interpretata da Giulio Cavalli, insieme a Nello Scavo, reporter internazionale di “Avvenire” che ci invita a riflettere sulla migrazione da una prospettiva umana e diretta. Un evento realizzato grazie al contributo della rete di Associazioni presente e impegnata a Nonantola nell’accoglienza e nella promozione dei diritti e della cittadinanza dei migranti.
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Al Teatro Troisi di Nonantola il monologo sull’immigrazione “A casa loro”
https://www.modenatoday.it/eventi/a-casa-loro-troisi-nonantola-29-novembre-2024.html
© ModenaToday
Il Cittadino sullo spettacolo “A casa loro”
Lunedì dopo 15 anni sono tornato a Lodi, al Teatro alle Vigne, con lo spettacolo “A casa loro” scritto con Nello Scavo. In scena con me Federico Rama alla chitarra e Ivan Merlini al pianoforte.
Ogni volta che incrociamo il calore del pubblico e ci immergiamo nell’umano sbigottimento di fronte alle testimonianze su ciò che accade in Libia e in Tunisia ci convinciamo ancora di più che anche il teatro può essere uno strumento di resistenza. Insistiamo: non si tratta di questioni politiche. Si tratta di questioni umanitarie, che vengono prima di ogni politica.
Questo non è un Paese con il cuore duro, come scrive qualcuno. Insistiamo attraversando il Paese. Qui l’articolo de Il Cittadino.

Il Cittadino sullo spettacolo “A casa loro”
[Lunedì si torna a casa con lo spettacolo scritto con Nello Scavo. L’articolo di Fabio Ravera per Il Cittadino di Lodi]
«Il mare non uccide. A uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le disuguaglianze che rendono il mondo un inferno se nasci dalla parte sbagliata». Dopo l’anteprima di “Odio gli indifferenti”, Giulio Cavalli torna in scena a stretto giro a Lodi, sul palco delle Vigne in via Cavour, con uno spettacolo «molto più teatrale e doloroso». Si tratta di “A casa loro”, un testo scritto insieme a Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, reporter internazionale e cronista giudiziario, portato in tutta Italia durante gli ultimi due anni.
L’appuntamento è fissato per lunedì alle 21 (ingresso gratuito): la serata è promossa da Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) del Comune di Lodi – Progetto Insieme ODV ETS, con il sostegno del Comune di Lodi. La prenotazione non è obbligatoria ma è consigliata in caso di gruppi numerosi: per info scrivere a eros.invernizzi@sprarlodi.org o info@sprarlodi.org. «Il tema centrale è quello delle detenzioni illegali in Libia, denunciate più volte dalle organizzazioni internazionali – racconta Cavalli che sul palco sarà accompagnato da Federico Rama alla chitarra e da Ivan Merlini al piano -. Spesso si sente la frase “Aiutiamoli a casa loro”: ci è sembrato importante raccontare cosa succede davvero a casa loro. Il testo raccoglie inchieste condotte sul campo da Nello Scavo per “Avvenire”». Partendo dalle coraggiose inchieste del reporter, il monologo di Cavalli prova a raccontare quella parte del mondo che ci illudiamo di conoscere e di poter giudicare guardando le immagini dei profughi, mentre invece ci viene nascosta nel buio delle notizie non date. “A casa loro” è anche la scelta di versare sul palco quel pezzo di mondo «che ignoriamo per assolverci e invece la storia ce ne renderà conto perché la solidarietà non sta nei regolamenti, nei trattati internazionali e nemmeno negli editoriali – continua l’attore, scrittore e giornalista lodigiano -. E per questo forse anche uno spettacolo teatrale serve: i furbi parlano molto di solidarietà, ma ne parlano troppo con chi avrebbe bisogno di riceverla, piuttosto che parlarne con chi avrebbe bisogno di farla. Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma lì intorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia, ci sono le persone.
Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di stare sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica e poi davvero non avere un posto dove stare». +++ Se volete organizzarlo nel vostro teatro, nel vostro comune, nella vostra scuola, con la vostra associazione o nel vostro festival potete scriverci a organizzazione@giuliocavalli.net

Il Cittadino sull’anteprima di “Odio gli indifferenti”: Il “sogno civile” a occhi aperti di Giulio Cavalli e De Magistris
Una “giullarata politica” che arriva dal futuro. Venticinque aprile 2045: un decreto legislativo obbliga tutti i cittadini, i partiti e le associazioni a rispettare la Costituzione. «In ufficio, nei bar, in casa, sul marciapiede, ovunque», dice Giulio Cavalli in apertura della prova generale di “Odio gli indifferenti – Che Paese saremmo se si rispettasse la Costituzione”, in scena venerdì sera nello spazio del teatrino San Rocco a Lodi grazie alla collaborazione del BarZaghi, il locale dell’omonima piazza che ha organizzato l’evento. Erano anni che l’attore, scrittore e giornalista non si esibiva nella sua città, a causa di vecchi “dissapori” che si sono come dissolti nell’abbraccio del pubblico, numeroso ed entusiasta. Il testo, seppure “in fieri”, è stato accolto da applausi convinti: Cavalli ha scritto un’opera geniale, divertente, a tratti commovente e pure ferocemente provocatoria. E la presenza sul palco di Luigi De Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli, ha garantito ulteriore autorevolezza a un testo sì di fantasia ma che affonda le proprie radici nella realtà, tra gli articoli della legge fondamentale del nostro Stato. Una “carta” a lungo offesa, tradita, pugnalata. «La Costituzione non è un libro da tenere in biblioteca, ma il battito cardiaco di una democrazia», afferma De Magistris: per questo «devono essere processati tutti i traditori, perché fino al 2045 (l a data in cui è ambientata la “giullarata” , ndr) sono stati processati quelli che l’hanno rispettata». Nell’Italia che saremmo se si rispettasse la Costituzione, i poveri, gli immigrati, i diversamente abili e gli sconfitti improvvisamente si sveglierebbero con una dignità che non avrebbero mai potuto nemmeno sognare. E chi vive di rendita perché è “figlio di…” non scamperebbe all’arresto: perché l’Articolo 1, “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, entrerebbe finalmente in vigore, e soprattutto verrebbe applicato anche l’Articolo 4: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Una società in cui, nel 2045, «sarebbe tutelato il principio di uguaglianza, il principio fondamentale della Costituzione» e in cui, ironizza Cavalli, «nelle carceri finirebbero soprattutto ricchi, istruiti e con la pelle bianca, e non il 90 per cento di poveri con bassa scolarizzazione, come succede oggi». Dal 12 al 21 gennaio lo spettacolo andrà in scena al Teatro della Cooperativa di Milano: per continuare a combattere l’indifferenza (o peggio: la complicità e la connivenza) e non smettere di sognare un Paese più giusto.
(da Il Cittadino)

Giulio cavalli intervistato da La Provincia di Como sullo spettacolo ‘A casa loro’
Giulio Cavalli: «Violenza sui migranti, la colpa collettiva»
L’attualità più drammatica e discussa irromperà, questa sera, martedì 28 novembre, sul palco del Teatro Sociale di Como. Alle 20.30, per il ciclo Prosa Off, va in scena “A casa loro”, un monologo teatrale che Giulio Cavalli, giornalista, scrittore, autore e attore teatrale, ha scritto con Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, nonché reporter internazionale e cronista giudiziario.
Lo spettacolo è stato scelto anche come primo step dell’abbonamento Under30, pensato per il pubblico tra i 18 e i 30 anni, con spettacoli eterogenei, attorno ai quali sono costruite serate ad hoc. In questo caso, l’appuntamento collaterale si terrà alle 18.30, in collaborazione con FuoriFuoco, collettivo giornalistico composto da ragazze e ragazzi under30 di Como e provincia. Essi presenteranno un proprio lavoro di indagine sul tema della migrazione, nel nostro territorio. (I biglietti per lo spettacolo costano 20 euro più prevendita. Info: 031/270170 e www.teatosocialecomo.it). Con Giulio Cavalli, da sempre impegnato in un teatro che dia voce ai temi dell’oggi, anticipiamo i temi del monologo.
Cavalli, lo spettacolo che la vedrà in scena, stasera, con il chitarrista Federico Rama, tratta il tema delle migrazioni. Da che punto di vista?
Abbiamo scelto di concentrarci sulle condizioni in cui vengono detenuti, illegalmente (lo sanciscono tutte le organizzazioni internazionali), i migranti in Libia. È la famosa “esternalizzazione delle frontiere” che è tornata in voga anche ultimamente con gli accordi tra Italia e Tunisia e successivamente, tra Italia e Albania. A me e a Nello interessava raccontare cosa significhi veramente “a casa loro”, per avere contezza che si tratta di violenza sistemica compiuta da persone pagate e addestrate da noi e dall’Unione europea. La colpa è collettiva.
Tutto si basa su un’inchiesta giornalistica.
Sì. Noi abbiamo scelto di non dare un giudizio ad una vicenda che è pre – politica. Credo che chiunque possa essere d’accordo sul fatto che questi migranti abbiano il diritto a non essere imprigionati, a non essere vittime di torture e violenze, a non essere uccisi. Persone di sensibilità politica diversa, anche contrapposta, non possono non riconoscere come ingiusta questa situazione, che nega i diritti fondamentali dell’uomo.
Che tipo di linguaggio avete utilizzato?
Alla base c’è il preziosissimo lavoro di Nello Scavo che propone un giornalismo di qualità che vuole essere testimonianza. Inoltre tra i materiali per la costruzione del monologo abbiamo inserito le voci di molti migranti che Nello ha incontrato. Il registro linguistico è quello del teatro civile.
Possiamo considerare il tema divisivo?
In realtà, no, almeno per quanto riguarda lo spettacolo. Questo allestimento ha infatti preso una piega inaspettata. Abbiamo avuto il privilegio di “costruire” un circuito teatrale che non esiste e che passa dalle sale comunali alle chiese. Il pubblico è eterogeneo e proviene da mondi diversi che difficilmente, altrimenti, si toccherebbero. Proprio perché proponiamo una questione “pre – politica”, come dicevo, suscitiamo reazioni concordi. Mi è capitato di parlare con gente che non vuole sentir neppure parlare di migranti, non li vuole qui. Eppure tutti comprendono che l’orrore dei campi di detenzione deve finire. Si pretende che l’Italia faccia la sua parte per il salvataggio di queste persone, Mi sembra una vittoria. Eppure questa semplice constatazione viene un po’ furbescamente nascosta dalla politica.
Crede che ci sia qualche speranza, perché le cose possano cambiare in meglio?
Le vicende a cui assistiamo non fanno ben sperare. Io confido però nella attuazione rigorosa delle convenzioni internazionali.
Il teatro è importante per mettere sotto gli occhi dello spettatore fatti che si vorrebbero ignorare?
Il teatro è sempre una voce importante anche se non è la sede per cambiare il corso degli eventi. Quello spetta, ovviamente, alla politica.
Un’ultima domanda sul suo ultimo libro, in uscita: “I mangiafemmine”. Un romanzo sul tema, purtroppo, attuale del femminicidio?
Non ho scritto sul femminicidio in senso stretto. Come già in “Carnaio” mi interessava mostrare come sia facile scivolare nell’orrore. È un romanzo iperrealista e disturbante che vuole costringere a pensare.

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