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Negato il permesso di entrare al CIE. Di nuovo.

Comunicato Stampa.

“Un altro ingresso negato al Cie di via Corelli. Dopo che lo scorso marzo la Prefettura aveva impedito l’accesso di una giornalista di Redattore Sociale, oggi la storia si ripete a fronte della nostra richiesta congiunta di visitare il Centro nella giornata del 25 aprile, nell’ambito della campagna “LasciateCI Entrare”, promossa per la settimana in corso dall’Arci.

E il paradosso è che le motivazioni addotte non coincidono.

A Cavalli è stata comunicata l’impossibilità di accedere alla struttura trattandosi di un giorno festivo. Che fa anche un po’ sorridere, se si pensa a centri commerciali e negozi aperti, mentre un amministratore locale viene ostacolato nel suo legittimo ruolo di vigilanza e controllo sulla situazione all’interno del Cie.

All’Arci hanno detto invece che la loro richiesta è stata inoltrata al Ministero dell’Interno per le verifiche del caso e che quindi la data di ingresso è differita.

Fatto sta che mercoledì, non si potrà entrare in via Corelli. E il punto, al di là del dettaglio che da una parte o dall’altra non la si conta giusta, è proprio questo: la difficoltà enorme – e inaccettabile – di avere libero accesso a una struttura nella quale persone che non hanno commesso alcun reato vengono trattenute in condizioni, per quanto si è potuto in passato più volte verificare, lesive della dignità umana.

Il Cie si conferma un luogo per nulla trasparente, sottratto alle visite esterne addirittura più di un carcere. Ma noi non intendiamo arrenderci e invieremo subito un’ulteriore istanza di ingresso. Intanto, al corteo del 25 aprile sfilerà lo striscione Aprire gli occhi, aprire Corelli!”.

Milano, 23 aprile 2012

AUGURI ENRICO – tutti a Milano per i 90 anni di Berlinguer

venerdì 25 maggio 2012 dalle ore 20,30 presso l’Aula Magna del Liceo Classico G. Parini di Milano, via Goito 4

Data la recente notizia dell’intitolazione di una Piazza ad Enrico Berlinguer a Milano (anche grazie alla nostra petizione), in occasione dell’inaugurazione, venerdì 25 maggio 2012, alle H 20:30, i ragazzi di enricoberlinguer.it, insieme all’Associazione Culturale immaginARTE ed il contributo di varie associazioni, un evento per ricordarlo.

Il luogo dell’evento sarà l’Aula Magna del Liceo Classico G. Parini di Milano, via Goito 4. Per partecipare delle spese dell’evento (rimborsi per gli ospiti che vengono da fuori, affitto sala), chiunque volesse contribuire anche solo con 1 euro, ci farebbe un grandissimo piacere. Potete usare il modulo paypal a questo indirizzo (http://www.enricoberlinguer.it/auguri-berlinguer/) oppure il giorno dell’iniziativa faremo girare delle cassette per il finanziamento con cui potrete fare un’offerta.Tutti i fondi raccolti via paypal saranno registrati e verranno interamente utilizzati per la realizzazione dell’evento. I soldi accumulati in eccesso saranno utilizzati unicamente per l’hosting del sito (annuale) e per l’organizzazione di altri eventi in giro per l’Italia. Di default, nella pagina Sostienici, pubblicheremo tutti i contributi ricevuti dal sito e le spese relative. Alla fine dell’evento, per trasparenza, pubblicheremo l’entità totale dei fondi raccolti online e non con la specifica delle spese sostenute.

A tutte le associazioni che eventualmente volessero partecipare alla realizzazione dell’evento verrà richiesto un contributo minimo di 50 euro.

Aggiorneremo in calce tutte le associazioni attive nell’organizzazione, che avranno provveduto al pagamento della quota di 50 euro. I dettagli sull’evento e i partecipanti li comunicheremo in seguito.

Per informazioni e per aderire all’evento, inviate una mail ad auguriberlinguer@enricoberlinguer.it

L’evento è promosso e organizzato da:

www.enricoberlinguer.it

Giulio Cavalli e il suo Staff

Associazione culturale ImmaginARTE

Associazione culturale Progetto Civile

La Lega e la mafia

Un articolo importante di Lirio Abbate per centrare un punto che sembra fin troppo inosservato. E per uscire dalla questione del Trota o dei diamanti. E perché Maroni forse (vista la retorica antimafia di questi ultimi anni) dovrebbe risponderci anche su questo. Qui non bastano le scope di saggina.

Il tesoriere lumbard e l’ex cassiere dei Nar. Insieme in affari con ‘ndrangheta e massoneria. Ecco cosa emerge dalla sorprendente indagine reggina. Che rilegge la storia del Carroccio
(di Lirio Abbate – l’Espresso)

Il tesoriere della Lega e l’ex cassiere dei terroristi neofascisti: una connection da brivido che emerge dagli atti dei magistrati. Non l’unica, perché tutta l’indagine condotta dalla procura antimafia di Reggio Calabria sugli affari spericolati del Carroccio mostra un incredibile filo nero che corre lungo tutta la Penisola, intrecciando massoneria, ‘ndrangheta, eversione, fino ad arrivare a casa Bossi: il tradimento di tutti gli slogan dell’orgoglio padano, quasi uno sfregio per l’identità legalitaria lumbard. Un’inchiesta solo apparentemente sorprendente: vent’anni fa, nel momento di massima crisi della prima Repubblica, lo stesso disegno venne tentato da fratellanze deviate, estremisti di destra e padrini per replicare a Sud il partito lumbard di Umberto Bossi. Oggi a muoversi su quel solco è stato Francesco Belsito, che si autodefiniva “il tesoriere più pazzo del mondo”: è nato a Genova, ma da una famiglia di immigrati che ha mantenuto radici forti tra Pizzo Calabro e Vibo Valentia.

In quella zona hanno sede le logge più potenti del Meridione, capaci di mobilitare i fratelli in ogni parte del pianeta e metterli “a disposizione” degli altri iscritti. Una vocazione massonica che – stando agli investigatori – avrebbe trovato adepti anche nelle file della Lega. Così Belsito entra in contatto con un altro calabrese residente a Genova: Romolo Girardelli, detto “l’ammiraglio”, con una militanza di estrema destra e considerato dagli inquirenti vicino alla potente cosca De Stefano. Dall’intesa tra i due si apre un canale che sarebbe servito per ripulire grosse somme di provenienza oscura: soldi da far transitare attraverso le casse della Lega.

Sull’origine di questi fondi ora indaga il pm Giuseppe Lombardo, che sta facendo analizzare migliaia di ore di intercettazioni per ricostruire la rotta del denaro e i suoi sbocchi. A partire da uno studio del centro di Milano, proprio accanto a piazza San Babila, dove ha sede la Mgim srl: una sigla di cui è socio Pasquale Guaglianone, altro calabrese trapiantato a Nord con una storia personale tutta a destra. In gioventù è stato un membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari, NAR, gestendo la cassa della formazione di Giusva Fioravanti e Massimo Carminati: dal casellario giudiziario risulta una condanna a suo carico per banda armata e associazione sovversiva. Nel 2006 si è candidato alla Camera nelle liste di Alessandra Mussolini, poi si è schierato con Ignazio La Russa, a cui è ancora politicamente legato. Ma negli ultimi anni è stata soprattutto la sua attività di commercialista, curando le iniziative di aziende meridionali, a renderlo molto ricco. Ed è nel suo studio che approda un trentenne reggino, Bruno Mafrici, ingaggiato come consulente personale da Belsito quando era sottosegretario del ministroRoberto Calderoli: al telefono il giovane dottore in giurisprudenza mostra entrature profonde nella politica calabrese, incluso il governatore Scopelliti, e una fiorente attività anche in società estere.

Le intercettazioni effettuate dalla Dia di Reggio Calabria hanno permesso di ricostruire una lunga catena di affari in cui veniva utilizzata la “cassa” della Lega Nord, ma la strategia finanziaria era partorita nello studio di cui è socio Guaglianone. In questo modo in un ufficio a 500 metri dal Duomo di Milano, seduti attorno a una scrivania, i calabresi – ognuno dei quali aveva in tasca la tessera della Lega, la collaborazione con un ministro padano, l’iscrizione a una loggia massonica, un passato da estremista di destra e collegamenti con la ‘ndrangheta – decidevano dove spostare grossi capitali.

Quanti? E dove sono finiti? È questo che l’indagine deve accertare, analizzando i pc e l’iPad sequestrati al tesoriere, seguendo la pista delle conversazioni e dei pedinamenti di Belsito e compari attraverso i palazzi del potere: le visite ai ministeri, le entrature nelle aziende statali, le mediazioni private per garantire lucrosi contratti. Quando il tesoriere verde fa affari conFincantieri, corteggia Finmeccanica o sollecita convenzioni pubbliche agisce in conto proprio o è l’emissario dei suoi sponsor più spregiudicati?

Nel primo rapporto investigativo, la Dia sottolinea anche l’intreccio politico di fondo. Fin troppo simile al modello di quella clonazione meridionale del Carroccio tentata nei primi anni Novanta. Per questo gli investigatori stanno rileggendo una storia solo in apparenza remota, che risale agli albori della seconda Repubblica. Dagli accertamenti infatti emerge che quei movimenti sudisti “stabilirono rapporti con la Lega Nord” favoriti dal fatto che, soprattutto alle origini, vi erano importanti personaggi “legati alla massoneria” nel partito di Bossi. Un pentito di grande attendibilità come il mafioso Leonardo Messina sottolineò il ruolo del professore Gianfranco Miglio, l’ideologo della prima espansione bossiana. In quel periodo ci fu un proliferare di leghe meridionali, sponsorizzate da Licio Gelli, dall’ex esponente di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie, con “l’appoggio fornito da Umberto Bossi alle loro iniziative anche con la diretta partecipazione ad alcune manifestazioni”.

L’impronta nera è molto marcata anche a Nord. Fin dalla nascita del movimento, e in particolare all’interno della Liga Veneta, è presente una significativa componente legata agli ambienti dell’eversione neofascista. Risulta, da accertamenti eseguiti dalla Dia, che all’epoca venne candidato nelle liste della Liga Veneta, in alcune consultazioni elettorali, l’avvocato Stefano Menicacci, con un passato di primo piano negli ambienti degli attivisti della destra estrema, legale di Delle Chiaie, ma anche del leader della Liga Franco Rocchetta. Gli inquirenti antimafia che hanno analizzato il passato della Lega Nord, sono giunti alla conclusione che l’avvocato Menicacci è “l’elemento di collegamento principale” fra la Liga Veneta e le iniziative leghiste centro-meridionali sviluppatesi negli anni Novanta.

“C’è un grande passato nel nostro futuro”, gridavano i nostalgici del Ventennio. E ora questo slogan sembra tornare vivo nella mescolanza di politici, affaristi e uomini d’oro che ha già portato alla fine dell’era di Umberto Bossi.

La politica dopo Utoya

Direi: non mollate. So che l’Italia ha gravi problemi economici in questa fase ma la cattiva salute dell’economia non dev’essere un motivo per gettare la spugna. È la politica a creare le condizioni dello sviluppo economico, è la politica a stabilire le regole del gioco. In tutti i campi dobbiamo affrontare sfide sempre più complesse, basta fare una ricerca tra i forum online per vedere che il problema dell’estremismo esiste. Chi deve decidere come sarà il mondo che abiteremo? Se noi per primi rinunciamo a dire la nostra, cosa resta della democrazia? Il 22 luglio ha cambiato il mio Paese, i giovani hanno capito che ciò che davano per scontato – la libertà, la tolleranza, la pace – era in pericolo. E hanno deciso di agire, di partecipare

Il 22 luglio Stian era sull’isola di Utoya per il campo estivo del partito. Quando cominciò la carneficina, lui si mise a correre con altri compagni verso il bosco, rimase nascosto per oltre due ore, con un pensiero fisso: “Forse oggi morirò”. Non è morto e interrogato su politica e Italia fissa tre punti: la libertà, la tolleranza, la pace. 

Quanta libertà, quanta tolleranza e quanta pace ci sono nell’agenda della politica? Perché forse è una mia sensazione ma sembra che ci sia un pudore (per inadeguatezza e poca credibilità) nel pronunciarle queste tre parole, qui da noi, che mi fa chiedere se noi siamo sopravvissuti per davvero.

Quando la relazione sull’export di armi?

Un appello importante della Rete Italiana per il Disarmo e della Tavola della Pace.

“Presidente Monti, a quando la Relazione sulle esportazioni di armamenti italiani?”. E’ la precisa domanda che la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace rivolgono al Presidente del Consiglio, Mario Monti, diretto responsabile della pubblicazione del documento che, secondo la legge 185 del 1990 che regola le esportazioni italiane di natura militare, deve essere predisposto e consegnato al Parlamento entro il 31 marzo di ogni anno.

“Ad oltre due settimane dalla data prevista dalla normativa vigente, la Presidenza del Consiglio non ha ancora reso noto questo documento di fondamentale importanza per il Parlamento e per la società civile, poiché dettaglia le autorizzazioni all’esportazione e le consegne di armamenti italiani nel mondo” – dichiara Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo. “Mentre i precedenti governi Prodi e Berlusconi dal 2006 hanno puntualmente pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio anche un sintetico ‘Rapporto’ con i dati principali, l’attuale Presidenza del Consiglio non solo non ha ancora adempiuto al compito previsto dalla legge, ma non ha finora risposto ufficialmente alle nostre richieste di confronto. Tutto ciò diversamente dalle buone prassi degli ultimi anni” – conclude Vignarca.

La “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento nonché dell’esportazione e del transito dei prodotti ad alta tecnologia” è il documento che certifica le operazioni autorizzate e svolte in materia ed è stata puntualmente predisposta a partire dal governo Andreotti già dal 1991.

“Mentre restiamo in attesa della relazione, non possiamo non dirci preoccupati per le recenti affermazioni del Presidente del Consiglio in materia di esportazioni di armamenti” – commenta Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace. “Durante la sua visita in Israele, il presidente Monti ha dichiarato nella conferenza stampa col premier israeliano Benyamin Netanyahu «l’intenzione del governo di finalizzare al più presto i dettagli del contratto Alenia-Aermacchi sulla fornitura ad Israele di 30 velivoli M346 da addestramento». Secondo Monti un contratto in un ambito così sensibile consentirà un salto di qualità nei rapporti tra i due Paesi. In effetti – conclude Lotti – la vendita per un miliardo di euro di aerei addestratori per i piloti dei caccia d’attacco F-35 (che Israele ha intenzione di acquisire dalla Lockheed Martin) in cambio dell’acquisto, coi soldi dei contribuenti italiani, di un pacchetto da un miliardo di euro di velivoli senza pilota e altro materiale bellico rappresenta un salto di qualità… ma non certo nella direzione della promozione della diplomazia della pace. Chiediamo, pertanto, che si rinunci a questo scambio di materiali bellici e che il Governo italiano riprenda l’impegno diplomatico per la soluzione del dramma del popolo palestinese e per la pace nel Medio Oriente”.

Negli ultimi anni i maggiori acquirenti di armamenti “made in Italy” sono stati i paesi nelle zone di maggior tensione del pianeta dal Medio Oriente alla penisola araba fino al sub-continente indiano. “L’ampia consistenza di queste forniture – commenta Giorgio Beretta, analista della Rete Disarmo – soprattutto negli anni recenti, ai regimi autoritari del nord Africa e dell’intero Medio Oriente che si sono macchiati di gravi violazioni in materia di diritti umani, non può passare inosservata ed è urgente che il Parlamento riprenda il ruolo che gli compete ed esamini con attenzione la compatibilità di queste esportazioni con il dettato della legge 185/1990 secondo la quale l’esportazione di armamenti deve essere conforme alla politica estera e di difesa dell’Italia”.

Una legge che il Governo sta ampiamente modificando: “Per recepire una direttiva dell’Unione europea che intende facilitare i trasferimenti intra-comunitari di sistemi militari, il Consiglio dei Ministri ha definito e presentato al Parlamento un disegno di legge che delega al Governo un’ampia riforma della legge 185/1990 – commenta Maurizio Simoncelli vicepresidente di Archivio Disarmo. “In questo modo si toglie al Parlamento quella funzione legislativa che lo qualifica: non dobbiamo dimenticare che la legge 185/1990 è il frutto di un intenso lavoro durante due legislature attraverso il costante confronto e con la partecipazione della società civile”.

Le organizzazioni del mondo del disarmo sottolineano che la proposta di decreto legislativo formulata tende a smantellare tutti i controlli con gravi rischi sotto molti punti di vista. Ricordiamo che se le competenti Commissioni parlamentari non svolgeranno nei tempi previsti un esame approfondito vi è rischio di semplificare i controlli su trasferimenti di armi che potrebbero così finire a paesi sotto embargo o in stato di conflitto, come è già avvenuto in passato. Il rischio è anche che attraverso trasferimenti all’interno dell’Unione Europea si possano far giungere (attraverso le cosiddette “triangolazioni)” armi verso destinatari indesiderati come i gruppi terroristici, situazione già avvenuta ad esempio anche in Afghanistan.

“Non va poi dimenticato che gli strumenti di trasparenza a livello europeo sono molto meno dettagliati della relazione italiana prevista dalla legge 185 del 1990, la stessa di cui stiamo sottolineando il ritardo di pubblicazione – evidenzia Chiara Bonaiuti ricercatrice presso Oscar IRES Toscana – che da questo punto di vista è considerata una migliore pratica internazionale. L’attuale proposta del Governo non copre la grave lacuna legislativa attuale che per le operazioni di intermediazione di armi da fuoco, nel caso in cui la merce non attraversi il territorio nazionale, non prevede alcuna possibilità di intervento”. Un vulnus che ha già permesso a trafficanti senza scrupoli e organizzazioni criminali di trasferire armi nei peggiori teatri di guerra senza alcuna possibilità di controllo.

La Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola della Pace hanno ottenuto – su richiesta di alcuni parlamentari sensibili a queste tematiche – di essere ascoltate in audizione la prossima settimana dalle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera dei Deputati. In quella sede verranno esplicitate osservazioni e proposte, anche a commento dei dati di export militare italiano (che speriamo di vedere a breve pubblicati).

Per la prima volta si sta procedendo a modificare una legislazione sensibile dal punto di vista della sicurezza con lo strumento della legge delega e del successivo decreto legislativo del Governo. E’ indispensabile che il Parlamento non abdichi alle sue prerogative costituzionali e proceda ad una valutazione attenta, puntuale e documentata delle profonde modifiche legislative. Le conseguenze di eventuali leggerezze si potrebbero ripercuotere sia sulle popolazioni destinatarie di quelle armi sia sulla nostra stessa sicurezza.

Roma, 20 aprile 2012

Per info http://www.perlapace.it/http://www.disarmo.org/

Il rimpatrio adesivo

“L’impiego del nastro adesivo, sia pure accompagnato da rudimentali accorgimenti per assicurare la respirazione e dettato dalla comprensibile concitazione del momento, non corrisponde a nessuna delle misure coercitive previste e, nei fatti, si traduce in un comportamento che la coscienza collettiva percepisce come offensivo della dignità della persona” dice  la Cancellieri sui metodi di rimpatrio dei tunisini zittiti con scotch sulla bocca.

E intanto spunta un altro caso.

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. (Primo Levi)

carCIEri?

Prigioni, sì. I Cie sono nati per recintare uomini, donne e minori in attesa di essere identificati; se la loro eventuale richiesta di asilo viene respinta, o si prova che i loro documenti non sono in regola, vanno rimpatriati. Il sito del Ministero dell’Interno dice che in Italia di Cie e strutture simili, Cda (centri d’accoglienza) e Cara (centri di accoglienza per richiedenti di asilo), ce ne sono almeno 25: da Lampedusa fino a Gradisca d’Isonzo, cancello al confine con i Balcani. La maggior parte degli “ospiti”, gergo ufficiale, è accusata di clandestinità, reato amministrativo bocciato nel 2011 dalla Corte dell’Unione europea. In realtà inchieste e reportage fotografici descrivono Cie, Cara e Cda come luoghi detentivi: le persone vivacchiano su una branda anche fino a 6 mesi. Delegazioni di “Medici senza Frontiere” hanno visitato più volte Cie, Cda e Cara, denunciando che quelle strutture sono emergenziali, e non badano minimamente alla condizione degli ospiti, le loro esigenze igienico-sanitarie e psicologiche. Un’indagine di “Medici per i diritti umani” nel Cie di Ponte Galeria ha fatto emergere storie da brivido: simulazioni di suicidi, numerosi casi di autolesionismo, distribuzione di psicofarmaci senza visite psichiatriche al solo fine di tenere calma la gente. Si sono verificate, infatti, varie rivolte nei centri, roghi appiccati nelle stanze, fughe di massa. La giovane tunisina Nabruki Mimuni, arrestata mentre era in coda per il permesso di soggiorno e tradotta nel Cie di Ponte Galeria, si è impiccata il giorno prima di essere rimpatriata. Un caso estremo, ma sono moltissime le persone che hanno perso dall’oggi al domani un lavoro onesto e si sono ritrovate in uno di questi luoghi, prima di essere rispedite al loro Paese d’origine. Il blog Nuovi Italiani curato da Alessandra Coppola ha seguito alcune storie esemplari e terribili. Come quella di Adama Kebe, somala accoltellata dal suo convivente e finita in un Cie invece di un ospedale perchè non in regola. Volevano rispedirla in un Paese sfasciato dalla guerra civile. Poi c’è il caso di Nadia, 19enne nata e vissuta a Guidonia che non aveva regolarizzato il suo status e, non avendo rinnovato il permesso di soggiorno, stava per essere spedita in Africa prima che il buon senso rischiarasse le teste delle autorità. Dietro alle sbarre Nadia imprecava in romano. Ai microfoni di Amisnet Giuseppe Di Sangiugliano, direttore del Cie di Ponte Galeria, ha confermato che “casi come quello di Nadia ce ne sono moltissimi, a riprova che qualcosa non sta funzionando”.

Da leggere con attenzione la riflessione di Cristiano Arienti. Su CIE, immigrati, nati in Italia e in attesa di giudizio.

Esentare l’esenzione per i disoccupati

La notizia aveva creato ovviamente sconcerto. Il fatto che si trattasse di un “refuso” ancora di più. Scrive LeggiOggi.it:

L’esenzione del ticket per i disoccupati sara’ ripristinata nel ddl di riforma del mercato del lavoro tramite emendamento del Governo.

Lo comunica il ministero del Welfare in una nota precisando che si e’ trattato di “un refuso“. “Con riferimento alle notizie circa lo stop all’esenzione dal ticket sanitario per i disoccupati – precisa la nota – il Ministero del lavoro e delle politiche sociali precisa che ha gia’ rilevato il refuso e pertanto da’ assicurazione che ne fara’ oggetto di una proposta emendativa da presentare durante l’iter parlamentare del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro“.

La notizia aveva suscitato una bufera, con i medici che assicuravano un “allarme sanitario” e il Pd che garantiva una modifica in Parlamento.

Nel testo del ddl di riforma del mercato del lavoro all’esame del Senato si prevedeva lo stop all’esenzione dai cosiddetti ticket in materia sanitaria “in favore dei disoccupati e dei loro familiari a carico, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro“. Secondo la relazione illustrativa del provvedimento, la soppressione “e’ connessa all’estensione ‘della platea dei beneficiari dei trattamenti di sostegno al reddito’. La partecipazione alla spesa sanitaria in oggetto – si legge nella relazione – riguarda il pagamento delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e delle altre prestazioni specialistiche, ivi comprese le prestazioni di fisiokinesiterapia e le cure termali“. Le norme in esame – spiega ancora la relazione – “non riguardano i tickets sui medicinali e le relative esenzioni, in quanto entrambi sono eventualmente introdotti e disciplinati dalle singole regioni“.

Sono mesi che su e giù per la Lombardia chiedo a tutti di innamorarsi degli emendamenti, delle mozioni, delle leggi per rimettere in scena la politica e l’amministrazione, per non lasciare la stesura della drammaturgia amministrativa agli altri, per interpretare la ricaduta di ogni singola riga di legge. E i tecnici ci dicono “refuso”. Va bene.

 

A proposito di comunione

Non si può essere felici finché intorno a noi tutti soffrono e si infliggono sofferenze; non si può essere morali fintantoché il procedere delle cose umane viene deciso da violenza, inganno e ingiustizia; non si può neppure essere saggi fintantoché l’umanità non si sia impegnata nella gara della saggezza e non introduca l’uomo alla vita e al sapere del più saggio dei modi. (Friedrich Nietzsche)