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Colpire un cretino per educarne cento

Lui è uno di quesi senatori che possono sperare al massimo di non farsi notare. Ce ne sono, a Roma, di parlamentari, che si insabbiano sperando semplicemente di non fare cazzate. Tipo un “prendi i soldi e scappa” solo che in questo caso i soldi non sono nemmeno da cercare, arrivano direttamente sul conto corrente personale insieme alla diaria su carta intestata del Senato della Repubblica. Eppure lui, il senatore Bartolomeo Pepe (volutamente minuscolo) ieri sera proprio non ce l’ha fatta a non dire la sua e così ha twittato:

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(il mio buongiorno per Left continua qui)

Referendum: lasciate perdere Berlinguer

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È un nuovo must della narrazione renziana, una di quelle trovate che capisci che sono state organizzate dall’alto perché ti ritornano nei dibattiti dappertutto, ogni volta, come una tiritera: «Berlinguer avrebbe votato questa riforma costituzionale» dicono i sostenitori del Sì con la miseria di chi ha bisogno di trovare testimonial frugando nel passato per nascondere la pochezza dei presenti.

Il trucco è sempre lo stesso: una veloce googlata tra i discorsi del prescelto e poi l’estrapolazione (sempre piuttosto semplicistica) di qualche frase ad effetto che possa risultare funzionale alla propaganda. E così tutti quelli che negli ultimi decenni si sono espressi contro il bicameralismo perfetto diventano direttamente sostenitori della riforma Boschi. È un trabocchetto volgare eppure rischia di funzionare e per questo vale la pena approfondire, studiare e smentire.

Pierpaolo Farina è uno dei più appassionati e preparati studiosi di Enrico Berlinguer, ha fondato il sito enricoberlinguer.it e ha pubblicato un libro su Berlinguer, il suo coraggio e le sue idee (Casa per casa, strada per strada, Melampo Editore) nel quale riporta un articolo di Berlinguer che verrà pubblicato postumo su Rinascita il 16 giugno 1984 e che rappresenta il suo testamento politico.

Ne ho scritto qui.

Il bestiario del Parlamento

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Tanto per capirsi. Un elenco:

  • i renziani. Tutti. Tutti quelli che sono in posti di potere solo perché servetti del renzismo. Che saranno poi i primi a mangiargli la carcassa. Furbetti perché senza il vizio della servitù non riuscirebbero nemmeno a farsi eleggere in una riunione di condominio.
  • NCD. Il nuovo centrodestra che si è inventato una sigla per ripulirsi ma che poi sono gli stessi che ci hanno ripetuto per anni che il processo a Dell’Utri è una persecuzione della magistratura. Berlusconiani senza rinnegare Berlusconi perché sono troppo ricattabili. Abusivi.
  • Formigoni: in un Paese normale un Presidente di Regione finito com’è finito lui sarebbe costretto a vita privata. Oggi è in maggioranza. Con Renzi. Evviva. Furbetti colorati.
  • Cicchitto: si lascia andare in una lunga intervista su l’Unità (mio dio, l’Unità) per dirci che a Roma bisogna votare Giachetti. Cicchitto. E intanto Giachetti ci insegna di essere il nuovo.
  • Tutti quelli che ci dicono che il M5S sono una massa di potenziali delinquenti. E intanto si fanno sostenere alla Camera e al Senato da delinquenti acclarati. Pensa te.
  • Maria Elena Boschi. Che ha mezza famiglia impastata nella banca più scandalosa degli ultimi anni. A questo punto ci facevamo Fiorani ministro. Si faceva prima.
  • Beppe Sala (sì, lo so, non è in Parlamento ma è un prototipo che non possiamo tralasciare) Ha promesso di non volere fare politica. E si è candidato. Ha promesso di mostrare i conti di Expo e hanno dovuto strappargli la borsa per vederli. Ha promesso che i conti fossero in attivo e poi ci ha sgridato perché non sappiamo l

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Tomaso Montanari: «Perché ho detto no a Virginia Raggi (e perché la voterei)»

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di Tomaso Montanari

Seppur a malincuore ho deciso di non accettare la proposta di Virginia Raggi di diventare (in caso di una sua vittoria al ballottaggio di domenica prossima) assessore alla Cultura di Roma. Ci ho pensato a lungo: per me, che mi occupo della storia dell’arte di Roma e che sono profondamente convinto della centralità della cultura nella vita democratica, sarebbe stata una straordinaria sfida professionale.

Ma governare una città non è solo una questione professionale. Per farlo davvero bene – specialmente nella cultura – non si può essere capitani di ventura, o tecnici vaganti: bisogna essere un membro stabile di quella comunità. È necessario essere parte di quel popolo, sentirsi esistenzialmente radicato a quelle pietre. Io non sono romano e non vivo a Roma: e in Italia come in pochi altri paesi il legame con la nostra città è viscerale, carnale. È un’appartenenza biunivoca: la nostra città ci appartiene, ma anche noi le apparteniamo.

Dunque, questa non è la mia partita. Ma vorrei sottolineare il valore politico della proposta di Virginia Raggi. Mi riconosco nei valori della Sinistra. Non ho mai votato Cinque Stelle, e se avessi votato a Roma, al primo turno avrei votato per Stefano Fassina.

Ma è un dato di fatto che in questi anni, nelle tante battaglie per la difesa dell’ambiente, del territorio e del patrimonio culturale, ho sempre trovato dall’altra parte della barricata un sindaco o un presidente di regione del Pd o di Forza Italia (purtroppo spesso indistinguibili). E, invece, dalla mia parte e senza che li cercassi, c’erano immancabilmente i cittadini che si riconoscono nel Movimento Cinque Stelle. È da questa oggettiva convergenza su alcuni valori, è da ciò che ho scritto nei miei libri, che è nata l’idea di rivolgersi a me. Ed è per lo stesso motivo che la Raggi ha scelto come assessore all’urbanistica Paolo Berdini: uno degli eredi diretti di Antonio Cederna, inflessibile avversario degli eterni palazzinari romani, editorialista del Manifesto e indiscutibilmente di sinistra.

Ora, io credo che questa apertura del Movimento Cinque Stelle verso alcuni dei valori costituzionali cari alla storia della Sinistra italiana sia da salutare come un fatto assai positivo.

Quando più di un romano su tre vota per i Cinque Stelle – con percentuali assai alte tra i più giovani e altissime nelle periferie – diventa evidente che non si tratta più di un voto di protesta, ma di una richiesta (quasi di un’implorazione) di governo.

Mi pare indispensabile che ora i Cinque Stelle accelerino la loro evoluzione: vanno superati al più presto il ruolo incongruo di Beppe Grillo, l’inquietante dinastia proprietaria dei Casaleggio, le inaccettabili posizioni sui migranti, sul cammino dell’Unione Europea e su altre questioni cruciali. Se questo processo continuerà sarà un bene per l’intera democrazia italiana: che rischia di bloccarsi sul mantra dell’assenza di alternative al Pd di Matteo Renzi.

Sono tra i molti che credono che Renzi stia spostando la politica del Pd ben più a destra dell’imperante moderatismo liberista europeo: ne sono segni inequivocabili una politica insostenibile per l’ambiente e il territorio, una inaccettabile mercatizzazione della scuola e della cultura, la contrazione dei diritti dei lavoratori e soprattutto una caotica quanto pericolosa manomissione della Costituzione, accompagnata da una legge elettorale programmaticamente non rappresentativa, e sostanzialmente antidemocratica.

Se la sinistra radicale non riesce, con ogni evidenza, a rispondere a tutto questo, è impossibile non riconoscere che i Cinque Stelle (occupando di fatto lo spazio che in Spagna è stato conquistato da Podemos) stanno invece aprendo nuovi spazi di cittadinanza: suscitando partecipazione almeno quanto questo Pd sembra invece puntare, irresponsabilmente, sull’astensione.

Se votassi a Roma, al secondo turno sceglierei dunque la Raggi, anche perché (nonostante l’evidente probità di Roberto Giachetti) è vitale – dopo l’impressionante disastro consociativo – che sul Campidoglio tiri un’aria radicalmente nuova.

Se poi quest’aria riuscirà a costruire una alternativa nazionale ispirata ad un riformismo radicale, e se lo farà aprendosi a valori e personalità della sinistra, il Paese non avrà che da guadagnarci.

Cari lavoratori francesi, scusateci.

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Cari lavoratori francesi che siete in piazza contro quella vergognosa proposta di legge che legalizza la turboprecarizzazione dei lavoratori (e che qui da noi è già legge di Stato), scusateci. Proprio non riusciamo ad essere all’altezza di uno scontro sociale che qui sembra essersi addormentato nell’indifferenza generale tra la gente e con la compiacenza di un sindacato che s’è imborghesito anche nelle lotte, oltre che nelle tasche.

Scusateci, cari colleghi francesi, se da noi ha attecchito una normalizzazione lenta e dolorosa che ha smussato gli intellettuali, sfinito i lavoratori, asfaltato la sinistra e si è arenata alla condivisione di link da social network. Scusateci se il nostro grado massimo di partecipazione si riduce all’esultare di fronte ad una foto in digitale davanti allo schermo o al darsi di gomito per i “compagni” francesi.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

A Milano non si deve far vincere a destra ma a Napoli sì

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«In vista del ballottaggio per il Comune di Napoli la segreteria regionale del Pd Campania non darà indicazioni di voto. Militanti e simpatizzanti saranno liberi di scegliere».

Questa l’indicazione di voto diffusa dal segretario regionale del Pd Campania, Assunta Tartaglione. Quindi sarebbe un dramma se a Milano vincesse la destra mentre non sarebbe affatto un problema se la destra dovesse vincere a Napoli? Ne scrive Pippo qui.

I gay devono morire sottovoce

Quarantanove più cinquantatré sono centodue corpi. Centodue corpi sdraiati come sono sdraiati i corpi con qualche pallottola presa di netto o di striscio, uno in fila all’altro, sono lunghi come due campi da calcio, uno in fila all’altro. La strage di Orlando nel pub Pulse (che tutti sottolineano come “locale gay” come se del Billionaire scrivessimo “locale champagne”, dell’oratorio il “bar dei credenti” e del lattaio “il ritrovo degli assetati”) ha dimensioni orrendamente grandi, più grandi della strage della Columbine (ah, quanta bella letteratura sulla Columbine) e con gli stessi spari strozzati confusi con la grancassa com’è stato al Bataclan; eppure questi chili di carne ferita e morta se ne parla con meno fervore, se ne scrive con il piglio annoiato di chi racconta cose troppo lontane e lette di striscio come si scorgono veloci le novità che riguardano una specie. Mica noi. Una specie.

Tutto questo tarpare il dolore sembra che sia dovuto, provate a pensarci, al fatto che fossero gay. Perché se vi dicessero che cinquanta persone sono morte mentre ballavano insieme, tutte giovani, sarebbe immediato il pensiero che potesse essere successo a un nostro figlio, un nostro fratello o un amico caro. Le persone più sono indefinite e più ci sono assimilabili secondo il contorto concetto che la pietà abbia bisogno di similitudine di razza, di caratteristiche, di colori e di orientamento sessuale e di credo religioso. Abbiamo una pietà settaria. Una pietà razzista. Se non ci assomiglia non riusciamo (e non vogliamo) a liberare empatia: troppa fatica, troppa umanità, troppo affetto.

(continua qui)

Schifano i voti e poi li pretendono

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Ne scrive Pippo sul suo blog. E condivido.

«Abbiamo anche specificato che i nostri elettori – in particolare a Bologna e Milano – non voteranno i candidati di destra o sostenuti dalla destra. E che quindi sceglieranno tra due opzioni: votare per il centrosinistra o astenersi.

Tutto questo ai renziani da social non basta: dopo avere attaccato per anni la sinistra in tutte le sue forme, ora che hanno bisogno dei voti per superare i ballottaggi, non li chiedono, li pretendono. Come se fossero ovvi. Come se gli elettori dovessero

 

Il reato di fragilità

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Udine tre persone risultano indagate per avere aiutato alcuni profughi della rotta balcanica disorientati in città. Un aiuto breve: i tre si sono permessi (pensa te) di lasciare il proprio numero di telefono mettendosi a disposizione per qualsiasi evenienza. E (criminali!) si sono addirittura avventurati nel lasciare le indicazioni per raggiungere la Caritas locale. Che schifo. Che vergogna. Già.

Favoreggiamento di immigrazione clandestina: questa è la dicitura del reato dell’Italia che si lamenta dei fili spinati degli altri e poi ogni giorno subisce la bava di una durezza del cuore che esonda nell’abbandono per decreto. Quindi da domani sarà favoreggiamento di minore sfamare una ragazzina (ma scoparsela è tollerato), sarà associazione a delinquere Emergency e Amnesty e incarceremo per peculato ogni medico che cura senza chiedere i documenti.

(il mio buongiorno per Left continua qui)