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Politica

I temi e le news della politica in Lombardia e in Italia. L’attività politica di Giulio Cavalli in consiglio regionale della Lombardia.

Marcello, l’amico degli eroi, sempre lui: quattro anni per frode fiscale

(il mio libro su Marcello Dell’Utri lo potete acquistare nella nostra piccola libreria qui)

Nuova condanna per Marcello Dell’Utri, l’ex senatore del Pdl che sta scontando una pena definitiva di 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il gup di Milano Maria Carla Sacco lo ha condannato a 4 anni di reclusione in rito abbreviato per una presunta frode Iva da circa 43 milioni di euro, nell’ambito di una compravendita di spazi pubblicitari televisivi.

Dell’Utri era accusato  di aver frodato l’erario per quella cifra nel periodo 2005-2011. Secondo la ricostruzione della Procura, Dell’Utri avrebbe frodato l’erario per non aver versato l’Iva pari a una cifra di oltre 43 milioni di euro nel periodo 2005-2011. Frode realizzata attraverso gli spazi commerciali venduti dalle concessionarie (non indagate) Publitalia 80 per le reti Mediaset e da Sipra per le reti Rai, con l’interposizione di società “cartiere” (Ics), e tramite fatture inesistenti per circa 258 milioni.

Oltre ad aver accolto due patteggiamenti, il gup ha mandato a processo l’altro protagonista della vicenda e cioè Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e amico di lunga data e socio di Dell’Utri, coinvolto nella vicenda dei Panama Papers. Nicosia è socio nella spagnola Tome Advertising, società che con Ics (poi fallita) e Tome Italia è finita al centro della vicenda. Per lui e per una seconda persona il dibattimento si aprirà il prossimo 22 febbraio davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano.

Il gup Sacco, che ha assolto Dell’Utri dall’accusa di bancarotta documentale e ha dichiarato per lui e per i suoi coimputati la prescrizione dei reati commessi prima del 2008, ha inflitto i tutto 4 condanne, a pene che vanno dai 2 anni e mezzo ai 3 anni e mezzo. Inoltre il giudice ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici e dagli incarichi direttivi in società e imprese commerciali per 10 anni e confische di beni mobili e immobili per cifre che vanno dai 238 mila euro a oltre 2 milioni di euro.

Il pm Sergio Spadaro, titolare dell’indagine, per l’ex senatore aveva chiesto 5 anni di reclusione e per gli altri imputati condanne comprese tra i 4 e i 3 anni, ipotizzando a vario titolo accuse che andavano dalla frode fiscale alla omessa dichiarazione dei redditi, dalla bancarotta fraudolenta alla appropriazione indebita.

(fonte)

L’inettitudine, del resto, agita la paura

(da il manifesto, 29 novembre 2016)

Siamo alle ultime cartucce della lunghissima campagna elettorale referendaria. Considerati i suoi scarsi argomenti di merito, lo schieramento del Sì fa affidamento su un terrorismo psicologico sulla paura del dopo, in particolare per le sorti economiche del paese. La strategia renziana, ispirata dai suoi consulenti americani – per la verità fin qui assai poco efficaci – punta a fare leva sulle tasche di quei cittadini che non le hanno del tutto vuote. Il suo target è quella che Renzi ha definito la «maggioranza silenziosa».

Del resto che il referendum si vinca a destra è sempre stata una sua convinzione. E non solo sua, visto la generosa mano d’aiuto che riceve da vari endorsement – last but non the least, quello dell’Ocse – e da molteplici e ben mirate campagne giornalistiche internazionali.

Il Financial Times è tornato a gamba tesa sull’argomento, profetizzando il fallimento di ben otto banche in caso di sconfitta del Sì. The Daily Telegraph insiste sul ridicolo argomento di un pericolo dell’uscita dell’Italia dall’euro. Sulla stessa linea si posiziona The Sunday Times Business. FigarEconomie racconta dell’inquietudine dei mercati finanziari, comparando la Brexit alla possibile vittoria del No. Nei pastoni economici nostrani si aggiunge anche il temuto fallimento dell’imminente vertice di Vienna sui tagli alla produzione petrolifera. Non c’entra ma fa gioco.

In realtà nulla di tutto ciò ha un qualche fondamento reale.

Certamente i mercati finanziari non resteranno immobili come statue di sale a fronte degli esiti del voto italiano. Ma non è certo quest’ultimo a determinare grandi sommovimenti. Lo aveva già detto la stessa Standard&Poor’s, lo ribadiscono gli analisti di Goldman Sachs affermando che, come sanno tutti gli operatori del settore, il «rischio» referendum è già stato introiettato, cioè «prezzato», per evitare scossoni nei prossimi giorni. È altrove che bisogna guardare per comprendere cosa accade veramente nei mercati finanziari.

La vittoria di Donald Trump, ad esempio, ha scatenato uno dei più grandi trasferimenti tra attività finanziarie della storia, con lo spostamento di circa 500 miliardi didollari in 48 ore dalle obbligazioni verso il comparto azionario mandando i paradiso Wall Street.

E buona parte di quei capitali sono stati disinvestiti dall’Europa – a cominciare dai paesi meno promettenti come il nostro – per raggiungere le sponde d’oltreatlantico.

L’ala protettrice del prolungamento del quantitative easing di Draghi avrà il suo da fare.

Lo stesso Wolfgang Munchau riaggiusta il tiro rispetto a qualche giorno fa e invita i governanti europei (lo sguardo è rivolto ai prossimi appuntamenti elettorali in Austria, in Francia, in Olanda e in Germania) a risolvere i problemi di un sistema finanziario fuori controllo, anziché «insultare gli elettori».

Il Financial Times fa il nome delle otto banche italiane a rischio, e ovviamente si tratta di quelle già notoriamente in grave difficoltà. Rispetto alle quali tanto gli organismi di vigilanza, quanto il governo hanno più che pesanti responsabilità. Sintomatica la vicenda del Monte dei Paschi di Siena, ove emerge l’avventurismo spregiudicato di Renzi. Il suo mancato salvataggio potrebbe, questo sì, provocare contagi nell’intero sistema europeo. Ma per paura di reazioni da parte dei risparmiatori sul modello di quelle viste in occasione dell’intervento su Banca Etruria e le altre tre sorelle di sventura, il Presidente del Consiglio ha preferito la soluzione privata. Consigliato – rivelano fonti bene informate – da Vittorio Grilli, ex ministro di Monti e ora dirigente europeo di JP Morgan, sulla base di assicurazioni ricevute in prima persona da Jamie Dimon, Ceo del colosso bancario Usa, nonché possibile segretario al Tesoro con Trump. Da lì è nata la macchinosa operazione in tandem fra JP Morgan e Mediobanca.

Eppure Soros glielo aveva detto: per vincere il referendum devi prima risolvere il problema bancario, ma Renzi ha capito il contrario. E ora sono dolori. Ma la colpa non è del No.

«Povertà è una ideologia, politica ed economica.»

(Un pezzo da incorniciare del 30 giugno 1974 di Goffredo Parise. Straordinario. Eccolo qui:)

«Questa volta non risponderò ad personam, parlerò a tutti, in particolare però a quei lettori che mi hanno aspramente rimproverato due mie frasi: «I poveri hanno sempre ragione», scritta alcuni mesi fa, e quest’altra: «il rimedio è la povertà. Tornare indietro? Sì, tornare indietro», scritta nel mio ultimo articolo.

Per la prima volta hanno scritto che sono “un comunista”, per la seconda alcuni lettori di sinistra mi accusano di fare il gioco dei ricchi e se la prendono con me per il mio odio per i consumi. Dicono che anche le classi meno abbienti hanno il diritto di “consumare”.

Lettori, chiamiamoli così, di destra, usano la seguente logica: senza consumi non c’è produzione, senza produzione disoccupazione e disastro economico. Da una parte e dall’altra, per ragioni demagogiche o pseudo-economiche, tutti sono d’accordo nel dire che il consumo è benessere, e io rispondo loro con il titolo di questo articolo.

Il nostro paese si è abituato a credere di essere (non ad essere) troppo ricco. A tutti i livelli sociali, perché i consumi e gli sprechi livellano e le distinzioni sociali scompaiono, e così il senso più profondo e storico di “classe”. Noi non consumiamo soltanto, in modo ossessivo: noi ci comportiamo come degli affamati nevrotici che si gettano sul cibo (i consumi) in modo nauseante. Lo spettacolo dei ristoranti di massa (specie in provincia) è insopportabile. La quantità di cibo è enorme, altro che aumenti dei prezzi. La nostra “ideologia” nazionale, specialmente nel Nord, è fatta di capannoni pieni di gente che si getta sul cibo. La crisi? Dove si vede la crisi? Le botteghe di stracci (abbigliamento) rigurgitano, se la benzina aumentasse fino a mille lire tutti la comprerebbero ugualmente. Si farebbero scioperi per poter pagare la benzina. Tutti i nostri ideali sembrano concentrati nell’acquisto insensato di oggetti e di cibo. Si parla già di accaparrare cibo e vestiti. Questo è oggi la nostra ideologia. E ora veniamo alla povertà.

Povertà non è miseria, come credono i miei obiettori di sinistra. Povertà non è “comunismo”, come credono i miei rozzi obiettori di destra.

Povertà è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria e non superflua. Povertà e necessità nazionale sono i mezzi pubblici di locomozione, necessaria è la salute delle proprie gambe per andare a piedi, superflua è l’automobile, le motociclette, le famose e cretinissime “barche”.

Povertà vuol dire, soprattutto, rendersi esattamente conto (anche in senso economico) di ciò che si compra, del rapporto tra la qualità e il prezzo: cioè saper scegliere bene e minuziosamente ciò che si compra perché necessario, conoscere la qualità, la materia di cui sono fatti gli oggetti necessari. Povertà vuol dire rifiutarsi di comprare robaccia, imbrogli, roba che non dura niente e non deve durare niente in omaggio alla sciocca legge della moda e del ricambio dei consumi per mantenere o aumentare la produzione.

Povertà è assaporare (non semplicemente ingurgitare in modo nevroticamente obbediente) un cibo: il pane, l’olio, il pomodoro, la pasta, il vino, che sono i prodotti del nostro paese; imparando a conoscere questi prodotti si impara anche a distinguere gli imbrogli e a protestare, a rifiutare. Povertà significa, insomma, educazione elementare delle cose che ci sono utili e anche dilettevoli alla vita. Moltissime persone non sanno più distinguere la lana dal nylon, il lino dal cotone, il vitello dal manzo, un cretino da un intelligente, un simpatico da un antipatico perché la nostra sola cultura è l’uniformità piatta e fantomatica dei volti e delle voci e del linguaggio televisivi. Tutto il nostro paese, che fu agricolo e artigiano (cioè colto), non sa più distinguere nulla, non ha educazione elementare delle cose perché non ha più povertà.

Il nostro paese compra e basta. Si fida in modo idiota di Carosello (vedi Carosello e poi vai a letto, è la nostra preghiera serale) e non dei propri occhi, della propria mente, del proprio palato, delle proprie mani e del proprio denaro. Il nostra paese è un solo grande mercato di nevrotici tutti uguali, poveri e ricchi, che comprano, comprano, senza conoscere nulla, e poi buttano via e poi ricomprano. Il denaro non è più uno strumento economico, necessario a comprare o a vendere cose utili alla vita, uno strumento da usare con parsimonia e avarizia. No, è qualcosa di astratto e di religioso al tempo stesso, un fine, una investitura, come dire: ho denaro, per comprare roba, come sono bravo, come è riuscita la mia vita, questo denaro deve aumentare, deve cascare dal cielo o dalle banche che fino a ieri lo prestavano in un vortice di mutui (un tempo chiamati debiti) che danno l’illusione della ricchezza e invece sono schiavitù. Il nostro paese è pieno di gente tutta contenta di contrarre debiti perché la lira si svaluta e dunque i debiti costeranno meno col passare degli anni.

Il nostro paese è un’enorme bottega di stracci non necessari (perché sono stracci che vanno di moda), costosissimi e obbligatori. Si mettano bene in testa gli obiettori di sinistra e di destra, gli “etichettati” che etichettano, e che mi scrivono in termini linguistici assolutamente identici, che lo stesso vale per le ideologie. Mai si è avuto tanto spreco di questa parola, ridotta per mancanza di azione ideologica non soltanto a pura fonia, a flatus vocis ma, anche quella, a oggetto di consumo superfluo.

I giovani “comprano” ideologia al mercato degli stracci ideologici così come comprano blue jeans al mercato degli stracci sociologici (cioè per obbligo, per dittatura sociale). I ragazzi non conoscono più niente, non conoscono la qualità delle cose necessarie alla vita perché i loro padri l’hanno voluta disprezzare nell’euforia del benessere. I ragazzi sanno che a una certa età (la loro) esistono obblighi sociali e ideologici a cui, naturalmente, è obbligo obbedire, non importa quale sia la loro “qualità”, la loro necessità reale, importa la loro diffusione. Ha ragione Pasolini quando parla di nuovo fascismo senza storia. Esiste, nel nauseante mercato del superfluo, anche lo snobismo ideologico e politico (c’è di tutto, vedi l’estremismo) che viene servito e pubblicizzato come l’élite, come la differenza e differenziazione dal mercato ideologico di massa rappresentato dai partiti tradizionali al governo e all’opposizione. L’obbligo mondano impone la boutique ideologica e politica, i gruppuscoli, queste cretinerie da Francia 1968, data di nascita del grand marché aux puces ideologico e politico di questi anni. Oggi, i più snob tra questi, sono dei criminali indifferenziati, poveri e disperati figli del consumo.

La povertà è il contrario di tutto questo: è conoscere le cose per necessità. So di cadere in eresia per la massa ovina dei consumatori di tutto dicendo che povertà è anche salute fisica ed espressione di se stessi e libertà e, in una parola, piacere estetico. Comprare un oggetto perché la qualità della sua materia, la sua forma nello spazio, ci emoziona.

Per le ideologie vale la stessa regola. Scegliere una ideologia perché è più bella (oltre che più “corretta”, come dice la linguistica del mercato degli stracci linguistici). Anzi, bella perché giusta e giusta perché conosciuta nella sua qualità reale. La divisa dell’Armata Rossa disegnata da Trotzky nel 1917, l’enorme cappotto di lana di pecora grigioverde, spesso come il feltro, con il berretto a punta e la rozza stella di panno rosso cucita a mano in fronte, non soltanto era giusta (allora) e rivoluzionaria e popolare, era anche bella come non lo è stata nessuna divisa militare sovietica. Perché era povera e necessaria. La povertà, infine, si cominci a impararlo, è un segno distintivo infinitamente più ricco, oggi, della ricchezza. Ma non mettiamola sul mercato anche quella, come i blue jeans con le pezze sul sedere che costano un sacco di soldi. Teniamola come un bene personale, una proprietà privata, appunto una ricchezza, un capitale: il solo capitale nazionale che ormai, ne sono profondamente convinto, salverà il nostro paese».

Un programma politico. Sorprendente.

(Senza commento. Prendetevi un minuto. Leggetelo. Stampatelo. Ritagliatelo. Condividetelo.)

Testo integrale del “piano di rinascita democratica”, della loggia P2, sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio 1982

PREMESSA
1) L’ aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema
2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.
3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti – anche alternativi – di attuazione ed infine nell’elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.
4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI
1) Nell’ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale)
b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattuttto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epocaa, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata.
c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;
d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualita’ degli uomini da proporre ai singoli dicasteri;
e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazioone delle leggi;
f) il Parlamento, la cui efficienza e’ subordinata al successo dell’operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico finanziario.
La disponibilta’ di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.
Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedra’ in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione e’ la costituzione di un club (di natura rotariana per l’etereogenita’ dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonche’ pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unita’.
Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onesta’ e rigore morale, tali cioe’ da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l’onere dell’attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e’ stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.
PROCEDIMENTI
1) Nei confronti del mondo politico occorre:

a) selezionare gli uomini – anzitutto – ai quali puo’ essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciacuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilita’ esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sullasinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della societa’ civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.
Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacita’, onesta’ e tendenzialmente disponibili per un’azione poltica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione e’ da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l’impiego degli strumenti finanziari non puo’, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrera’ redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro. L’azione dovra’ essere condotta a macchia d’olio, o, meglio, a catena, da non piu’ di 3 o 4 elementi che conoscono l’ambiente.
Ai giornalisti acquisti dovra’ essere affidato il compito di “simpatizzare” per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.
In un secondo tempo occorrera’:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale;
d) dissovere la RAI-TV in nome della liberta’ di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e’ fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioe’ le linee gia’ esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell’UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entita’ i piu’ disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti.
Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della liberta’ individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l’elezione dei consigli di fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile snche ai fini dell’incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della liberta’ di lavoro e della tutela economica deei lavoratori. Anche in terminidi costo e’ da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entita’ inferiori all’altra ipotesi.

4) Governo Magistratura e Parlamento

a) selezionare gli uomini – anzitutto – ai quali puo’ essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (Per il PSI, ad esempio Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilita’ esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti – con i dovuti controlli – a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI – PSDI – PRI – Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della societa’ civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.
Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacita’, onesta’, e tendenzialmente disponnibili per un’azione politica pragmatica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione e’ da ritenere inevitabile.

 

4) Governo, Magistratura e Parlamento

E’ evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti divengono alternativi in varia misura a seconda delle circostanze .
E’ comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono – salvo che per la Magistratura – da escludere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa e ai sindacati, con la riserva di una piu’rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti e’ facile estendere lo stesso modus operandi gia’ previsto per i partiti politici.
Per la Magistratura e’ da rilevare che esiste gia’ una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass. Naz. Mag.) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate.
E’ sufficiente stabilire un accordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, gia’ operativo nell’interno del corpo anche al fine di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elementi di equilibrio della societa’ e non gia’ di eversione.
Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull’ascesa al Governo di un uomo politico (o di un’equipe) gia’ in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee “ripresa democratica”, e’ chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilita’ di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all’attuazione dei procedimenti sopra descritti.
In termini di tempo cio’ significherebbe la possibilita’ di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilita’ dei mezzi finanziari.

PROGRAMMI

Per programmi si intende la scelta, in scala di priorita’, delle numerose operazioni in forma di:
a) azioni di comportamento politico ed economico;
b) atti amministrativi (di Governo);
c) atti legislativi; necessari a ribaltare – in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti – l’attuale tendenza di sfascimento delle istituzione e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano piu’ secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di “registrare” – come nella stampa in tricromia – le funzioni di ciascune istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.
A titolo di esempio, si considerano due fenomeni:
1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti;
2) l’involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell’area di istruzione pubblica, non accompagnata pero’ dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonche’ dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione.
Ne e’ conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale – con gravi deficenze invece nei settori tecnici nonche’ la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all’egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i piu’ meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell’ideologia dell’eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio – posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.
Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersechera’ temi e notazioni gia’ contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica – indubbiamente notevole – quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, pero’, ad indicare terapie piu’ che a formulare nuove analisi.
Detti programmi possono essere esecutivi – occorrendo – con normativa d’urgenza (decreti legge).
a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioe’ a “registrare” le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.
a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche piu’ urgenti investono:
– la responsabilita’ civile (per colpa) dei magistrati;
– il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
– la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);
– la modifica delle norme in tema di facolta’ liberta’ provvisoria in presenza dei reati di
eversione – anche tentatata – nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonche’ di
violazione delle norme sull’ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di
persona e di violenza in generale.
a2) Ordinamento del Governo
1 – legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Minister (Cost. art. 95) per determinare
competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);
2 – legge sulla programmazuone globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero
dell’economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. – PPSS –
Mediocredito Industria – Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d’incontro delle
forze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d’incontro con il
Parlamento e le Regioni;
3 – riforma dell’amministrazione (Cost. artt. 28 -97 – 98) fondato sulla teoria dell’atto
pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilta’ politica da
quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero)
e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;
4 – definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla
Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie
di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell’ambito delle leggi
cornice.
a3) Ordinamento del Parlamento
1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);
2) modifica (gia’ in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall’altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica;
3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma
governativo.

b) Provvedimenti economico-sociali
b1) abolizione della validita’ legale dei titoli di studio (per sfollare le universita’ e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);
b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30′ effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i
turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attivita’ pubbliche e private;
b3) eliminazione delle festivita’ infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno – Natale
– Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;
b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festivita’ – anche per
sorteggio – in tutti i periodi dell’anno, sia per annualizzare l’attivita’ dell’industria turistica,
sia per evitare la “sindrome estiva” che blocca le attivita’ produttive;
b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:
1 – revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;
2 – nettizzazione all’origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi
costi delle relative partite di giro);
3 – inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;
4 – abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l’autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;
5 – alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammotamenti,
investimenti e garanzie, per sollecitare l’autofinanziamento delle aziende produttive;
6 – reciprocita’ fra Stato e dichiarante nell’obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed
accertati;
b6) abolizione della nominativita’ dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e
sollecitare meglio l’autofinanziamento delle aziende produttive;
b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciprochi che si risolvono – nel gioco degli interessi – in passivita’ inutili dello stesso Stato;
b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali
dall’estero;
b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case – ospedali – scuole
– trasporti) da alimentare con:
1 – sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili – generi di lusso)
2 – proventi dagli inasprimenti ex b5)4;
3 – finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa;
4 – stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;
5 – diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a
L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.
Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000
miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la
disponibilita’ dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi
strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette
nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa
lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto)
Per quanto concerne la realizzabilita’ del piano edilizio in presenza della caotica
legislazione esistente, sara’necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi
urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall’intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all’edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che e’ da considerare il volano della ripresa economica;
b10) aumentare la redditivita’ del risparmio postale elevando il tasso al 7%;
b11) concedere incentivi prioritari ai settori:
I – turistico
II – trasporti marittimi
III – agricolo specializzato (primizie zootecnia)
IV – energetico convenzionale e futuribile (nucleare – geotermico – solare)
V – industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da
sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d’opera ed apportatori di valuta;
b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale e’ che oggi ogni attivita’secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e
gestore un Governo deciso ad essere non gia’ autoritario bensi’ soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti.
Cosi’ e’ evidente che le forze dell’ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai
teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda.
Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facolta’ di
interrogatorio d’urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell’ordinamento, nonche’ di violenza e resistenza alle forze dell’ordine, di violazione della legge sull’ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave e’l’immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della
stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da
impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.
E’ inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso,
Europeo sulla formula viva “Settimanale”.

MEDIO E LUNGO TERMINE

Nel presupposto dell’attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l’avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali e’possibile fin d’ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, e’necessario rinviare nel tempo l’elencazione di problemi e relativi rimedi.
a) Provvedimenti istituzionali
a1) Ordinnamento Giudiziario
I – unita’del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione – articoli 107 e 112 ove il P.M.
e’ distinto dai giudici);
II – responsabilita’ del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del P.M. (modifica
costituzionale);
III – istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte
ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi
pericoli ed eliminando le attuali due fasi di istruzione;
IV – riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);
V – riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle
promozioni dei magistrati, imporre limiti di eta’ per le funzioni di accusa, separare le
carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;
VI – esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di
funzioni in possesso di particolari requisiti morali;
a2) Ordinamento del Governo
I – modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio e’ eletto dalla
Camera all’inizio di ogni legislatura e puo’ essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni
del successore;
II – modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualita’
di parlamentari;
III – revisione della legge sulla contabilita’ dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato
(per modificarne la natura da competenza in cassa);
IV – revisione della legge sulla finanza locale per stabilire – previo consolidamentodel debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni – che Regioni e Comuni possono spendere al di la’ delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioe’relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola liberta’ di spesa basata sui debiti;
V – riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i
i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari;
a3) Ordinamento del Parlamento
I – nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo
il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di
rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali,
diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di
nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari – ex magistrati
– ex funzionari e imprenditori pubblici – ex militari ecc.);
II – modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio);
III – stabilire norme per effettuare in uno setesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali,
regionali e comunali (modifica costituzionale);
IV – stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;
a4) Ordinamento di altri organi istituzionali
I – Corte Costituzionale: sancire l’incompatibilita’ successiva dei giudici a cariche elettive
in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in
organo legislativo di fatto);
II – Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l’ineleggibilita’ ed
eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale);
III – Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini
secondo criteri geoeconomici piu’ che storici. Provvedimenti economico sociali.

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione
di possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni);
b2) Nuova legslazione urbanistica favorendo le citta’ satelliti e trasformando la scienza
urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;
b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignita’ del cittadino (sul
modello inglese) e stabilendo l’obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonche’ le retribuzioni dei giornalisti;
b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di
sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi
attuali;
b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di
pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilita’; il controllo rigido sulle pensioni di invalidita’; l’eliminazione del fenomeno del cumulo di piu’ pensioni;
b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati
limitando il diritto di sciopero nel senso di:
I – introdurre l’obbligo di preavviso dopo aver espedito il concordato;
II – escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte;
pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;
III – limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la liberta’ di lavoro;
b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprieta’ azionaria delle
imprese e sulla gestione (modello tedesco);
b8) nuova legislazione sull’assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle
acque, rimboscamento, insediamenti umani);
b9) legislazione antimonopolio (modello USA);
b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);
b11) riforma della scuola (selezione meritocratica – borse di studio ai non abbienti – scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);
b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.

c) Stampa – Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

Lui, che aveva impostato tutta la sua vicenda politica e umana sulla speranza, ridotto a brandire il panico e l’angoscia.

(niente da aggiungere a ciò che scrive qui Alessandro Gilioli:)

«Il governo tecnico non lo posso scongiurare io, lo dovete scongiurare voi con il Sì. Il rischio c’è, è evidente».

Così, a una settimana dal voto, il premier ci ha riportati alla casella di partenza. All’après moi le déluge.

Erano già diversi giorni che la cosa montava: la riduzione totale del referendum costituzionale alle conseguenze per i prossimi sei mesi, per il prossimo anno e mezzo ad essere generosi. Tutti i buoni propositi – “confrontiamoci sui contenuti”, su quello che di migliorativo o peggiorativo può portare la riforma costituzionale alla forma della Repubblica – sono andati gradualmente in vacca.

Ma così siamo perfino un po’ peggio della casella di partenza, a 11 mesi fa, quando Renzi diceva semplicemente che in caso di sconfitta avrebbe «fatto altro nella vita».

Perché adesso l’alternativa brandita al Sì è direttamente la Troika. Altro che “personalizzazione”: è più propriamente ricatto. Come se, oltre Renzi, non ci fosse la politica – nessuna possibilità di politica – ma solo la tecnocrazia. Il capo del governo in carica si vende come ultimo baluardo contro la tecnocrazia e il montismo: ciò che gli italiani più hanno – fondatamente – detestato. Ciò che nessuno vuole. Après moi le déluge, appunto.

È possibile che sia una mossa disperata, come dicono alcuni.

È possibile però anche che così invece lo vinca, questo referendum: per paura. Incutendo paura. La paura di acque inesplorate, la paura dello spread, la paura della Troika.

Sì, lo dico tranquillamente: ne conosco diversi, tra conoscenti e parenti, tra cui questa cosa ha effetti. Anche un vicino di casa, ieri, funzionario dello Stato, persona perbene: «D’accordo, la riforma fa schifo, ma se vince il No poi chi governa?». Troppa paura del domani mattina, il mio vicino perbene e funzionario dello Stato.

Insomma, se Renzi dovesse vincere, tra una settimana, avrà vinto così: con l’arma del terrore.

Con il ricatto della Troika e della tecnocrazia.

Lui, che aveva impostato tutta la sua vicenda politica e umana sulla speranza, ridotto a brandire il panico e l’angoscia. Cha parabola strana, e a cosa costringe la politica quando è soprattutto potere.

(continua qui)

Perché votare No ce lo spiega (involontariamente) Beppe Sala

(un magistrale Stefano Catone, compagno di Possibile, ne scrive qui:)

Beppe Sala, in un’intervista video rilasciata un paio di giorni fa, spiega in un minuto e mezzo perché bisogna votare No al referendum costituzionale, e lo fa partendo dalla composizione del nuovo (si spera di No) Senato.

Il nuovo (si spera di No) Senato, infatti, sarà composto, oltre che da 74 consiglieri regionali eletti dai Consigli regionali, anche da 21 sindaci, uno per Regione e uno per la provincia autonoma di Trento e uno per quella di Bolzano (ma non dovevamo eliminarle, le province?). Anche i sindaci saranno eletti dai consiglieri regionali.

La prima domanda è: perché i consigli regionali devono eleggere a senatore un sindaco? Perché non sono i comuni a scegliersi il sindaco che li rappresenterà? La risposta non la sappiamo, ma possiamo intuire le distorsioni causate da un simile metodo di scelta: a) anche il sindaco rientrerà nel mercanteggiamento partitico tra gruppi consiliari e b) il sindaco non avrà un mandato rappresentativo dei comuni.

Lo spiega benissimo Beppe Sala, appunto, il quale dice che farebbe volentieri parte del nuovo Senato perché «sarebbe un altro modo per portare il contributo di Milano, […] la troverei una cosa giusta per poter rappresentare a Roma le nostre istanze». Caro Beppe, cari sindaci che comporrete il nuovo (si spera di No) Senato: stando alla lettura della riforma non si capisce cosa rappresenterete a Roma, ma siamo sicuri che avrete un occhio di particolare riguardo per la vostra città. E allora mi chiedo, da varesino: per quale motivo dovrei sentirmi rappresentato a Roma dal sindaco di Milano? Non è che il sindaco di Milano avrà interesse a far ricadere esternamente al proprio territorio, magari dalle mie parti, cose non esattamente gradevoli? Pensiamo solamente al rapporto che esiste tra l’aeroporto milanese di Linate e l’aeroporto milanese, ma su territorio varesino, di Malpensa, e quello (un po’ meno milanese), ma su territorio bergamasco, di Orio al Serio: quali interessi difenderà il sindaco di Milano?

Sala prosegue dichiarando che il sindaco di Milano potrebbe passare «massimo un giorno a settimana a Roma» e che quindi «dice di Sì, ma dopo aver capito cosa vuol dire l’impegno, però penso che un giorno a settimana si possa fare, di più diventa un po’ difficile». Lo spieghiamo un po’ noi, a Beppe Sala, cosa farà il nuovo (si spera di No) Senato. Il Senato mantiene piena funzione legislativa «per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, […]per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, […] per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni». E’ sufficiente? No, perché il Senato dovrebbe anche stabilire «le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea».

Tutto qui? No, perché comunque «ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti [una minoranza che volesse fare ostruzione quanto ricorrerà a questa possibilità? Tantissimo.], può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva». Il Senato dovrà poi necessariamente esaminare le leggi che fanno valere la clausola di supremazia (secondo la quale il governo si sostituisce alle regioni su materie di competenza di queste) entro dieci giorni dalla trasmissione, e le leggi inerenti al Bilancio entro quindici giorni dalla trasmissione.

Il Senato inoltre può «richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un disegno di legge» e «disporre inchieste su materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali». Il Senato partecipa all’elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale (procedimenti che si esauriscono in un giorno alla settimana, come no…).

Sala non capisce se si possa fare bene il Senatore e il sindaco di Milano. Glielo diciamo noi: no, a meno che – grazie alla clausola di supremazia – non si decida di portare l’alta velocità direttamente a Palazzo Marino.

E cosa farebbe Sala se l’impegno richiesto fosse superiore a un giorno a settimana? «No, no, no… Io sono il sindaco di Milano e quindi in primis devo fare il sindaco di Milano… Se fosse una cosa… Allora a quel punto lì non potrei farlo… Ovviamente non ho nessun dubbio: privilegio Milano sopra ogni altra cosa».

Ecco, appunto.

Ultima nota di colore. Da più parti ci dicono che grazie alla riforma agganceremo gli emolumenti dei consiglieri regionali a quelli dei sindaci, e infatti si dice che questi saranno riportati «nel limite dell’importo di quelli attribuiti ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione». Peccato che l’indennità di carica di un Consigliere regionale lombardo sia pari a 75.924 euro lordi annui (cui si aggiungono circa 50mila euro di rimborsi ed eventuali indennità legate alle funzioni), e quella del sindaco di Milano a circa 9mila euro lordi al mese, che moltiplicato per 12 fa 108mila euro.

Nel merito. Slogan contro realtà: le conclusioni del Centro Studi Livatino

Scrive Il Centro Studi Livatino:

«Venendo incontro alle richieste di più d’uno per comunicare in modo agile le ragioni del No al referendum del 4 dicembre, abbiamo predisposto il pdf allegato che: a) senza ulteriori elaborazioni, può essere stampato e distribuito come un volantino: non lo abbiamo stampato noi, perché avrebbe richiesto tempo e risorse finanziarie che non abbiamo. E’ però a disposizione gratuita di chiunque desideri adoperarlo per tirarne il numero di copie di cui ha necessità; b) si presta ad essere diffuso per mail, facebook, sui blog…; c) può costituire comodo ausilio da affiancare ai numerosi interventi pubblici che si stanno moltiplicando in questi giorni.
Mentre i sostenitori del Sì hanno dalla loro larga parte dei media nazionali, hanno elaborato un quesito truffaldino, utilizzano ogni mezzo di propaganda pur di raggiungere il risultato (la vicenda delle schede e dei depliant inviati agli italiani all’estero è la più significativa), noi possiamo contare sulle ragioni elaborate negli ultimi mesi con studio e sacrificio, e sulla generosità che intensificheremo fino al momento del voto per raggiungere ogni persona poco informata, incerta, dubbiosa. Teniamo conto che il numero degli indecisi – se votare e che cosa votare – supera il 50% degli italiani: il che, al di là dei sondaggi, lascia aperto ancora qualsiasi risultato. E’ ovvio che si può e si deve andare in profondità: ma per questo aiutano gli studi e le pubblicazioni che confluiscono in questo sito .
Ti invitiamo quindi a dare e a far dare la diffusione massima al pdf allegato: come confermano gli esiti di tornate elettorali anche recenti, nulla è perduto quando un popolo acquista piena consapevolezza del momento storico che attraversa e della responsabilità che è chiamato a esercitare.»

Eccolo qui:

pieghevole-referendum

(potete scaricarlo qui)

Cosa continua a succedere nella terra dei Sioux

(di Umberto Mazzantini per Greenreport, qui)

Il confronto tra le forze dell’ordine e le tribù indiane americane che protestano contro la controversa Dakota Access pipeline è diventato ancora una volta violento. Negli Usa sta facendo molto discutere l’attacco portato dnella tarda notte del 20 novembre dalla polizia, che ha bersagliato con cannoni ad acqua i manifestanti mentre le temperature erano scese parecchio sotto lo zero. I pellerossa e gli ambientalisti hanno riferito di essere stati attaccati anche con proiettili di gomma, gas lacrimogeni e spray al pepe.

Gli scontri sono iniziati quando i “water protectors” hanno tentato di utilizzare un autoarticolato per rimuovere due veicoli militari carbonizzati da un ponte, il Backwater Bridge sulla Highway 1806 , che servono a bloccare l’accesso al grande accampamento di protesta di Oceti Sakowin. La strada permetterebbe ai manifestanti di bloccare l’oleodotto e i cantieri accessibili più in basso sull’autostrada. Dopo i veicoli bruciati ci sono barriere stradali di cemento sormontate da filo spinato, dietro le quali sono schierate le forze dell’ordine affiancate dai vigilantes della compagnia petrolifera e ch impediscono di accedere alla strada che collega la Riserva indiana di Standing Rock Sioux alla città di Bismarck dove ci sono i servizi medici di emergenza. Lo sceriffo della contea di Morton, Kyle Kirchmeier, ribatte che i manifestanti sono stati «molto aggressivi» e che i cannoni ad acqua sono stati necessari perché i i “water protectors” stavano accendendo dei fuochi: «Il North Dakota department ha chiuso il Backwater Bridge a causa dei danni provocati dopo che i manifestanti hanno appiccato numerosi incendi sul ponte il 27 ottobre, inoltre, l’ U.S. Army corps of engineers e chiesto alla contea di Morton di impedire che i manifestanti da sconfinassero sul suo terreno a nord dell’accampamento»

Secondo Think Progress, «La rappresaglia della polizia ha provocato lesioni significative tra le centinaia di manifestanti» e diversi gruppi indigeni confermano: «Più persone sono svenute e sanguinavano dopo essere stato colpite alla testa da proiettili di gomma. Un membro del International indigenous youth council è stato colpito in un attacco con una granata flash. Un anziano in prima linea ha avuto un arresto cardiaco, ma medici gli hanno praticato un CPR e sono stati in grado di rianimarlo».

Linda Black Elk, dello Standing Rock medic and healer council, che ha soccorso i manifestanti feriti, ha detto a The Intercept che 300 persone sono state trattate per ferite subite, 26 delle quali sono state portate negli ospedali della zona e descrive così l’attacco con i cannoni ad acqua: «E’ avvenuto mentre la gente camminava nel buio di una notte d’inverno del North Dakota notte, alcuni di loro avevano freddo, e sono stati irrorati con l’acqua per così tanto tempo, che i loro vestiti si sono congelati sul loro corpo e scrocchiavano mentre camminavano. Così si poteva sentire questo scricchiolio e questo pop-pop-pop, e la gente urlava [alla polizia], “Noi pregheremo per voi! Vi vogliamo bene!”. Anche secondo la dottoressa e guaritrice la polizia non si è limitata a inondare di acqua gelata i manifestanti, ma ha anche sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni durante un confronto durato per più di sei ore: «Tutto d’un tratto c’erano questi riflettori luminosi e accecanti, così ci potevamo vedere l’un l’atro ma non potevamo vederli [i poliziotti]. Ogni tanto si poteva sentire qualcuno urlare che era stato colpito da un proiettile di gomma».

Si è saputo dell’attacco della polizia grazie a una nota del Medic and healer council, che, mentre gli scontri erano ancora in corso, ha supplicato la polizia di smetterla di usare cannoni ad acqua. «Come medici professionisti, siamo preoccupati per il rischio reale di perdita della vita a causa di una grave ipotermia in queste condizioni».

In una conferenza stampa il dipartimento dello sceriffo ha cecato di negare l’evidenza: «Non abbiamo cannoni ad acqua. Era solo una manichetta antincendio E’ stata spruzzata più come una nebbia e non volevamo farlo direttamente su di loro, ma abbiamo dovuto usarla come misura per aiutare a mantenere tutti al sicuro». L’intento dichiarato è quello di frazionare i gruppi di manifestanti che sono stati accusati anche di aver attaccato la polizia ferendo un agente con un proiettile. Ma i medici presenti sul campo dicono che i manifestanti erano disarmati e in gran parte non violenti. Il dipartimento dello sceriffo ha annunciato di aver chiesto ulteriore assistenza dalla forze dell’ordine in tutto lo Stato e che la pattuglia di confine starebbe partecipando alle azioni repressive contro gli indiani

Noah Morris, un altro medico presente sulla scena degli scontri, smentisce lo sceriffo: «Con il loro cannone ad acqua, sparavano solo getti verso il basso, verso le persone, cosa che è continuata per tutte le 4 ore in cui sono stato ad assistere. Già all’inizio della settimana scorsa, i fiumi e torrenti nelle vicinanze avevano cominciato a fare una crosta di ghiaccio». Mentre Morris e il suo team curavano la gente colpita dai gas lacrimogeni, l’acqua e i liquidi urticanti utilizzati della polizia a terra si trasformavano in ghiaccio. Il medico riferisce di diverse persone colpite alla testa con pallottole di gomma o brutalmente manganellate. In una dichiarazione, il Medic and healer council dice che una donna indiana stata ferita ad un occhio da un proiettile di gomma, mentre una 21enne di New York, Sophia Wilansky, il 21 novembre ha subito un intervento chirurgico a un braccio gravemente ferito da una granata stordente che le ha provocato anche una commozione cerebrale, Secondo il padre della ragazza, Wayne Wilansky, , Sophia avrà bisogno di diversi interventi chirurgici per riacquistare l’uso del braccio e della mano: la granata gli ha portato via tutti i muscoli tra il gomito e il polso sono svanite: «Ogni giorno, per il prossimo futuro, avrà paura di perdere il braccio e la mano».

Ma, in una dichiarazione al Los Angeles Times, il dipartimento dello sceriffo ha negato anche l’uso di granate assordanti e ha ipotizzato che la ragazza sia stata ferita da esplosivi sarebbero stati utilizzati dai manifestanti. Il Medic and healer council ribatte: «Queste dichiarazioni sono confutate dalla testimonianza di Sophia, da diversi testimoni oculari che hanno visto la polizia lanciare granate addosso a persone disarmate, dalla mancanza di carbonizzazione della carne nell’area della ferita e dai pezzi di granata che sono stati rimossi dal suo braccio in chirurgia e verranno conservati per i procedimenti giudiziari».

Alcuni dei feriti sono stati trasportati al campo di Oceti Sakowin, dove sono stati trattati all’interno di strutture riscaldate. Altri manifestanti sono stati portati in una vicina palestra, dove i medici hanno tentato di far salire la loro temperatura corporea avvolgendoli con coperte e somministrando loro bevande calde.

Black Elk, una sioux della riserva di Standing Rock, un’etnobotanica e insegnate al Sitting Bull College che partecipa alla lotta contro l’oleodotto fin da febbraio, , che fa da facilitatore culturale per il Medic and healer council, ha detto che in questi mesi ha visto le reazioni della polizia alle proteste diventare «progressivamente più militanti, più violente». Quest’estate i poliziotti dissetavano i manifestanti incatenati sotto il sole alle macchine per il movimento terra, ora li attaccano brutalmente con cannoni ad acqua e pallottole di gomma, lacrimogeni e granate assordanti sparate ad altezza d’uomo.

Jesse Lopez, un chirurgo di Kansas City che va spesso in North Dakota a sostenere il Medic and healer council, ha detto a The Intercept: «Ci troviamo di nuovo in uno stato di incredulità. Forse potevo crede di vedere spray al peperoncino, forse proiettili di gomma, forse i gas lacrimogeni… ma i cannoni ad acqua? Tutto questo viene fatto per infliggere intenzionalmente gravi, danni che mettono in pericolo la vita».

Amnesty International Usa ha inviato un gruppo di osservatori per monitorare la risposta delle forze dell’ordine alle proteste di ottobre e si dice «Profondamente preoccupata per quello che abbiamo sentito durante la nostra precedente visita a Standing Rock e ciò che ci è stato segnalato»

Anche l’Onu sta indagando sulle segnalazioni di violazioni dei diritti umani contro i manifestanti nativi americani. Roberto Borrero, dell’International indian treaty council, ha detto alla Reuters: «Se si guarda a ciò che le norme internazionali dicono per il trattamento di persone e si è in un posto come gli Stati Uniti, è davvero sorprendente sentire alcune di queste testimonianze. Molti hanno sollevato preoccupazioni riguardo all’eccessivo uso della forza, agli arresti illegali e ai maltrattamenti in carcere, dove alcuni attivisti sono stati tenuti in gabbie».

Victoria Tauli-Corpuz relatrice speciale dell’Onu per i diritti dei popoli indigeni, dice che «I manifestanti sono nell’ambito dei loro diritti. Quello che mi preoccupa di più è il trattamento disumano contro i water protectors. Penso che abbiano il diritto di riunirsi e di esprimere le loro opinioni. Le azioni intraprese dalla polizia sono ingiustificate. E’ qualcosa che non si deve fare, perché questi sono i loro diritti legittimi».

La lotta di Standing Rock è ormai diventata internazionale: è sostenuta dai popoli autoctoni dall’Australia alle Filippine e Tauli-Corpuz a spiega che «Questa è un’esperienza molto comune per le popolazioni indigene. Il razzismo e la discriminazione è davvero qualcosa che sperimentano ogni giorno. Questo include l’imposizione di un cosiddetto progetto di sviluppo sul proprio territorio senza chiedere la loro consulenza o tener conto delle loro preoccupazioni. Alla fine, i nativi americani saranno quelli che devono affrontare eventuali impatti ambientali del progetto. Nulla è stato fatto per questi tipi di ingiustizie».

Il presidente Usa Barack Obama ha detto che le terre sacre di Sioux dovrebbero essere rispettate e l’oleodotto spostato dal percorso previsto. Ma nel Noth Dakota è già inverno e i manifestanti dovranno affrontare il gelo mentre alla Casa Bianca arriverà Donald Trump, che non ha nessuna simpatia per le minoranze etniche, soprattutto se si oppongono ai progetti petroliferi.

Ma nonostante l’uso di metodi repressivi sempre più pesanti, nonostante la vittoria di Trump, la tribù Sioux Standing Rock, insieme ad altre tribù di indiani americani e manifestanti ambientalisti e di sinistra provenienti da tutto il Paese, resta salda nella sua opposizione all’oleodotto da 3,8 miliardi di dollari che dovrebbe collegare il North Dakota all’Illinois passando sulle terre sacre Sioux e mettendo in pericolo l’approvvigionamento idrico della tribù di Standing Rock e di milioni di americani.

Tauli-Corpuz spera di recarsi in North Dakota per parlare con i manifestanti e le compagnie petrolifere ed è convinta che «Il dialogo tra le due parti potrebbe fornire una soluzione. Sono un ottimista e spero che questo accadrà».

 

‘Ndrangheta, operazione “Lex 2”, i dettagli e i nomi

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Nelle prime ore del mattino di oggi, nelle provincie e di Reggio Calabria, Milano, Pavia e Cremona e presso le Case Circondariali di Vibo Valentia, Nuoro, Spoleto, Tolmezzo, Cagliari, Melfi e Frosinone, i Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro, collaborati in fase esecutiva dai militari dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione G.I.P. – G.U.P. su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia Reggina, nei confronti di 42 indagati (di cui 33 in carcere, 7 agli arresti domiciliari, 2 al divieto di dimora nel Comune di Laureana di Borrello), ritenuti appartenenti al sodalizio ‘ndranghetista nella sua articolazione territoriale denominata Locale di Laureana di Borrello – formata dalle famiglie “Ferrentino-Chindamo” e “Lamari” – operante nel comune di Laureana di Borrello e comuni limitrofi con ramificazioni in tutta la provincia reggina ed in altre province. L’Ufficio G.I.P., accogliendo in toto le risultanze investigative raccolte dalla Procura della Repubblica – DDA di Reggio Calabria, ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari espresse in sede di richiesta per i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, danneggiamenti, lesioni personali gravi, frode sportiva, intestazione fittizia di beni, incendio, con l’aggravante, per taluni, di aver agito con metodo mafioso.

Gli arresti di oggi giungono all’esito di una complessa attività istruttoria sviluppata all’indomani dei provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’ Operazione “Lex” del 3 novembre u.s., con la quale si era giunti alla cattura di ben 40 soggetti (uno ancora irreperibile perché all’estero) ritenuti organici, o comunque vicini, alle cosche di ‘ndrangheta attive nel territorio di Laureana di Borrello ed altre città italiane, ossia quelle dei “LAMARI” e “CHINDAMO-FERRENTINO”. L’indagine, svolta interamente dai militari della Compagnia di Gioia Tauro sotto il costante coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia, sviluppata prevalentemente con metodologie investigative di tipo tradizionale e con il fondamentale ausilio di un’articolata attività tecnica, a riscontro anche delle propalazioni di alcuni collaboratori di giustizia, aveva infatti consentito di far luce su una serie di episodi criminosi, registrati nei territori della municipalità di Laureana di Borrello (RC) e zone limitrofe a partire dal mese di giugno del 2014, dai quali erano emersi chiari elementi indizianti circa l’operatività e l’efferatezza dell’azione criminale di un sodalizio attivo in quell’area ed in grado di esercitare un controllo di tipo mafioso sull’intera comunità. I fermi, emessi in via d’urgenza anche per l’esistenza del concreto pericolo di fuga di alcuni indagati, avevano quindi consentito, nell’immediatezza, di assicurare alla giustizia soggetti ritenuti avere ruoli di vertice in seno alle cosche “FERRENTINO-CHINDAMO” e “LAMARI”, quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico nota come “Locale di Laureana di Borrello” del Mandamento Tirrenico, con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre province del Nord Italia e segnatamente Milano, Varese, Pavia e Como. In quella circostanza, inoltre, era stata avvalorata dalla Procura Antimafia l’ipotesi investigativa secondo la quale il Comune di Laureana di Borrello fosse stato, negli ultimi anni, un ente per certi aspetti soggetto ai condizionamenti da parte delle cosche di ‘ndrangheta locali che, grazie alle compiacenze di alcuni politici, erano riuscite ad ottenere l’aggiudicazione di alcuni appalti comunali, facendo leva anche sui rapporti, stretti e continuativi, riscontrati tra gli affiliati alle cosche ed alcuni esponenti della politica locale di Laureana di Borrello. Ipotesi, questa, successivamente avvalorata dalle motivazioni espresse dal G.I.P. in sede di convalida dei fermi e dei sequestri preventivi che hanno interessato aziende ritenute riconducibili alle due cosche, quali la ditta N.P. Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea e la ditta D.G. di Digiglio Antonino alias “u liraru”, soggetti, quest’ultimi, attualmente detenuti.

Indicativo, a tal proposito, era stato l’arresto di Vincenzo Lainà, già assessore con delega al “verde pubblico, agricoltura, manutenzione, tradizione, servizio idrico, servizi demografici, viabilità, fiera ed artigianato” del Comune di Laureana di Borrello, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi inserito nell’elenco dei soggetti per i quali il GIP ha inteso emettere la misura cautelare della custodia in carcere, confermando a suo carico gravi indizi di colpevolezza poiché considerato, a pieno titolo, il referente politico del sodalizio criminale, cui lo stesso forniva di fatto un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo.

Tra gli arrestati di oggi compaiono nuovi indagati per i quali la Procura Distrettuale ha inteso richiedere l’emissione, da parte del Tribunale di Reggio Calabria – Ufficio GIP, di idonea misura cautelare personale, ritenendo sussistenti gravi indizi a loro carico per i reati di concorso in intestazione fittizia di beni. Tra questi compare anche l’Avvocato CHINDAMO Domenico del Foro di Milano, ma di origini calabresi, nei confronti del quale, sulla scorta delle evidenze probatorie raccolte a seguito di un decreto di perquisizione eseguito in occasione dei fermi del 3 Novembre u.s., sono emersi gravi elementi indizianti, essendosi lo stesso prestato, in qualità di professionista, ad assecondare le istanze criminali della Cosca Ferrentino. In particolare, le ulteriori analisi investigative sviluppate negli ultimi giorni hanno consentito di avvalorare il ruolo svolto dal legale a favore delle cosche perché, pur non essendo un soggetto affiliato alla cosca scrictu sensu, aveva agevolato l’attività criminale della ‘ndrina FERRENTINO attraverso la creazione della Ditta di import-export “United Seed’s Keepers” s.r.l., con sede a Milano e Roma, già sottoposta a sequestro preventivo d’urgenza in quanto fittiziamente intestata a prestanomi, quale strumento commerciale attraverso cui poter gestire e canalizzare autonomamente il traffico di sostanze stupefacenti dalla Colombia e l’India verso il mercato nazionale.

Sono state poi rinnovate le posizioni cautelari di altri indagati per i quali inizialmente non erano stati accolti gli elementi indizianti raccolti dalla Distrettuale Antimafia poiché ritenuti inidonei a qualificarsi quali gravi indizi di colpevolezza, indizi che invece hanno trovato piena condivisione nell’Ordinanza di Misura Cautelare personale di oggi con cui, peraltro, sono state aggravate le posizioni di due soggetti già destinatari di fermo di indiziato di delitto, BEVILACQUA Mario e FREITAS DE SIQUEIRA Diego, per i quali il GIP ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere. Accordate infine le richieste espresse dalla Procura sul conto di due ulteriori indagati, CORDIANI Celeste e BRUZZESE Gianfranco, ritenuti rispettivamente responsabili dei reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze ed intestazione fittizia di beni.

L’ordinanza cautelare notificata con l’operazione corrente ha infine riattualizzato il grado verticistico di esponenti storici della cosca dei LAMARI e dei FERRENTINO, tra cui compaiono LAMARI Rocco e FERRENTINO Alessandro, già detenuti perché ritenuti colpevoli, col ruolo di “capi” delle rispettive ‘ndrine, di reati associativi di tipo mafioso. Infatti è stata conclamata ancora una volta la capacità dei vertici della locale di Laureana di Borrello di emanare ordini e direttive nei confronti dei reggenti delle cosche sul territorio, pur essendo detenuti in regime di 41 bis O.P.

I destinatari del provvedimento restrittivo sono stati i seguenti:
COSCA CHINDAMO – FERRENTINO

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1) FERRENTINO ALESSANDRO, classe ’73 col ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell’omonima cosca, con dote non inferiore a “vangelo”, con compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle azioni delittuose da compiere. In particolare, seppur detenuto, si relazionava col fratello Marco affinchè quest’ultimo portasse a termine gli obiettivi criminali della cosca, impartendo le direttive mafiose per la cura degli interessi della coscanel settore delle armi e della droga, intessendo alleanze anche con le altre articolazioni territoriali, della ‘ndrangheta nelle province calabresi;

2) FERRENTINO MARCO, classe ’80 , col ruolo “reggente” della associazione, con dote non inferiore a “padrino”, quale rappresentante sul territorio del fratello detenuto Alessandro, capo dell’omonima consorteria;

3) CHINDAMO ALBERTO, classe ’88, col ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere e con compiti operativi nel settore delle armi e danneggiamenti, deputato tra l’altro a tenere i rapporti con le figure apicali delle altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta;

4) BIELOVA ALLA, classe ’89, compagna e “consigliore” del reggente durante la sua permanenza in Voghera, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con il compito di mantenere rapporti con tutti gli affiliati alla cosca domiciliati a Voghera, per supportare l’attività economica avviata dal capo cosca;

5) FERRENTINO ALESSIO, alias “u stuccaru”, classe ‘78, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, diretto esecutore degli ordini impartiti dal capo cosca Ferrentino Marco, compiendo atti ritorsivi nei confronti di chiunque non si atteneva al rispetto delle direttive impartite e con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e delle estorsioni;

6) FERRENTINO FRANCESCO alias “u zassu”, classe ‘90, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi nel settore delle sostanze stupefacenti e delle armi e quale esecutore degli ordini impartiti dal capo, partecipando attivamente ad atti ritorsivi e ad azioni di sangue;

7) DI MASI GIUSEPPE , classe ‘88, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, con il ruolo di gestore, nell’interesse del clan, dell’impresa denominata “Dimasi Costruzioni di Lamanna Francesco”, con sede in Voghera, intestata fittiziamente a Lamanna Francesco, nonché della ditta “Dimafer di Ferrentino Francesco”, sempre con sede a Voghera, utilizzata dalla cosca principalmente quale copertura per giustificare le entrate illecite della stessa ‘ndrina. Gestore altresì della ditta di import-export di riso “United Seed’s Keepers S.r.L.”, riconducibile alla cosca, utilizzata, anche e soprattutto, per agevolare lo spaccio di droga anche a livello internazionale;

8) PITITTO GIUSEPPE, classe ’75, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, rappresenta il “volto imprenditoriale” della cosca con il compito di gestire nell’interesse della stessa una edicola a Vibo Valentia; occupandosi altresì dell’alterazione del normale risultato delle dispute calcistiche interessanti la squadra di calcio del Polisportivo Laureanese nonché dell’esecuzione di danneggiamenti anche a mezzo incendio, accertati nel corso dell’indagine in questione;

9) SIGNORELLO JOSE’, classe ’87, anch’egli organico alla famiglia di ‘ndrangheta, con il compito di dare immediata esecuzione agli ordini impartiti dal boss Ferrentino Marco e suo “consigliore” nelle operazioni di avvio di nuove attività imprenditoriali, oltre che referente della ‘ndrina in Svizzera. Inoltre titolare del potere di mantenere rapporti e relazioni criminali con esponenti di altre articolazioni territoriali della ndrangheta, quali i Molè di Gioia Tauro, Bellocco e Pesce di Rosarno (allo stato irreperibile).

10) SIBIO GIOVANNI, classe ’89, membro effettivo della cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi nel settore delle armi essendo l’armiere della consorteria, prendeva parte a riunioni di ‘ndrangheta anche fuori provincia con esponenti di altre articolazioni territoriali della medesima associazione. Era altresì referente della coltivazione e vendita delle sostanze stupefacenti, e quindi a completa disposizione degli interessi della cosca (già arrestato per detenzione di armi nel marzo 2015);

11) MONEA SALVATORE, classe ’74, con la carica di “picciotto di giornata”ed il compito di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco, eseguendo e fungendo da “portavoce” con altri affiliati e da esecutore materiale di gravi episodi delittuosi di matrice intimidatoria;

12) LAMANNA ANTONELLO, classe ’75, intestatario fittizio delle attività commerciali della ‘ndrina, organicamente inserito nel sodalizio, con il ruolo ulteriore di veicolare messaggi afferenti l’organizzazione della cosca;

13) PIROMALLI VINCENZO, classe ’69, partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino imperante in Laureana di Borrello e zone limitrofe, con il compito di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco e altri subordinate quali quella di Lamanna Antonello e Pititto Giuseppe; con compiti operativi nel settore degli stupefacenti e dei danneggiamenti, avendo concorso nel danneggiamento a colpi d’arma da fuoco in data 24 maggio 2014 ai danni dell’attività commerciale di Muratore Alberto;

14) BEVILACQUA MARIO, classe ’72, organicamente inserito nella cosca Chindamo-Ferrentino con compiti operativi nel settore delle armi e della droga, nonché in qualità di unico soggetto deputato alla gestione degli animali del reggente della cosca Marco Ferrentino (già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari)

15) ASCHEI FABIO, classe ’61, con compiti operativi nel settore degli stupefacenti e partecipazione attiva al disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per la costituzione della ditta mafiosa denominata United Seed’s Keepers (nelle mani interamente del capo cosca Ferrentino Marco), fondata con la sola finalità (e comunque con la principale) di consentire all’organizzazione di stampo mafioso di importare, occultata nel riso, droga;

16) DI MASI PASQUALE, classe ’86, quale partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino con compiti operativi prevalenti nel settore degli stupefacenti e con quello di mantenere rapporti stabili di frequentazione con la figura apicale Ferrentino Marco e altri subordinate quali quella del fratello Giuseppe e di Ferrentino Francesco classe ’80;

17) MEZZASALMA FABIO, classe ’63, operante, in area Milanese, principalmente nel settore degli stupefacenti, partecipava attivamente al disbrigo di tutte le pratiche burocratiche per la costituzione della ditta mafiosa denominata United Seed’s Keepers al fine di consentire all’organizzazione mafioso di importare, occultata nel riso, droga;

18) MARAFIOTI ALBINO, classe ’85, sodale dei Ferrentino con compiti operativi nel settore degli stupefacenti, deputato nell’interesse dell’organizzazione criminale di appartenenza, alla vendita al dettaglio di cocaina, marijuana e haschish nel territorio di Galatro e alla movimentazione di armi, fornendo altresì appoggio con la messa a disposizione di tutti gli affiliati di un capannone sito in Voghera, formalmente intestato alla coniuge Panigo Marina, di fatto adibito a sede, sociale delle ditte mafiose Dimasi Costruzioni di Giuseppe Dimasi, Dima Costruzioni s.r.l. di Lamanna Francesco, Dimafer di Ferrentino Francesco;

19) FREITAS DE SIQUEIRA DIEGO, classe ’86, quale partecipe alla cosca Chindamo-Ferrentino, manteneva i contatti dalla Lombardia con la cosca per il tramite di Ferrentino Francesco, operando altresì nel settore degli stupefacenti quale custode della droga e garante della distribuzione nel territorio Pavese. (allo stato non “in vinculis”)

20) COMI WILLIAM, quale partecipe alla Cosca Ferrentino con compiti operativi nel settore della vendita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana per conto del sodalizio.

ARRESTI DOMICILIARI

1) DI GIGLIO ANTONINO alias “u liraru”, classe ‘75, organico alla cosca Chindamo, col compito di mantenere rapporti con i politici locali, soprattutto Lainà Vincenzo (Assessore ai lavori pubblici del Comune di Laureana di Borrello) e Digiglio Antonino detto “Topazio” (ex vice sindaco con delega all’assessorato all’urbanistica, territorio e viabilità rurale e, dal febbraio 2016, assessore al bilancio del Comune di Laureana) al fine di ottenere “corsie preferenziali” nell’aggiudicazione di appalti pubblici; infatti in qualità di intestatario fittizio della ditta edile DG Lavori e Costruzioni, di fatto riconducibile anche al capo cosca Ferrentino Marco, socio occulto, riusciva ad aggiudicarsi, nell’ultimo semestre dell’anno 2015, dei lavori di manutenzione della struttura sportiva di Laureana e dei lavori di riparazione delle buche lungo la strada Candidoni-Laureana di Borrello;

2) PETTÉ TIZIANA, classe ’81, moglie del “reggente” Ferrentino Marco, organicamente inserita all’interno della ‘ndrina Chindamo- Ferrentino, con il compito di gestire le attività illecite, in rappresentanza del coniuge durante i periodi di lontananza dello stesso dal territorio laureanese attraverso un controllo diretto sull’opera dei picciotti di giornata”;

COSCA LAMARI

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1) LAMARI ROCCO, classe ’65, perché, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale – attribuiva fittiziamente a Napoli Claudio e Prossomariti Andrea, la titolarità della ditta denominata “N.P. Lavori e Costruzioni s.n.c. di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, sedente a Bellantone di Laureana di Borrello, in via CampoSportivo s.n.c., in realtà riconducibile allo stesso.

2) LAMARI VINCENZO alias Enzo, classe ’68, con la dote di “santista”, nel ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni delittuose da compiere. In particolare, qualificabile come capo carismatico dell’omonima cosca, principale punto di riferimento degli altri sodali, coordinava le attività illecite distribuendone i relativi proventi ai sodali e gestendo “la cassa comune”;

3) LAMARI ANGELO, classe ’67, nel ruolo di capo, promotore ed organizzatore della associazione, con compiti di decisione e gestione, per il tramite del genero Mastroianni Fabio, di immobili di ingente valore in provincia di Varese, nonché di attività imprenditoriali in Calabria e in Lombardia, fittiziamente intestate a terzi prestanomi. Egli è peraltro reale proprietario della squadra di calcio denominata Polisportiva Laureanese, atteso l’intervento riscontrato dalle indagini sulle dirigenze delle squadre rivali per “truccare” gli esiti delle competizioni calcistiche;

4) MASTROIANNI FABIO, classe ’87, partecipe alla cosca Lamari e deputato a curare gli interessi economici del suocero Lamari Angelo, con il compito di gestire il complesso immobiliare di cui era proprietario “occulto; operativo anche nel settore degli stupefacenti, alcune partite dei quali venivano occultate nelle slot machines di esercizi commerciali ubicati in Laureana quale componente di gruppi armati per compiere spedizioni punitive; nonché con il ruolo di intestatario fittizio della società agricola denominata Demetra s.r.l. con sede Laureana di Borrello;

5) LAMANNA FRANCESCO, classe ’86, soggetto inizialmente vicino ai Chindamo Ferrentino, di cui era intestatario fittizio della ditta edile Dima Costruzioni, è poi passato con la cosca Lamari svolgendo compiti operativi anche nel settore delle armi oltre, peraltro, essere addetto al controllo del territorio, nella veste di “picciotto di giornata”, delegato a riferire al capo Lamari Enzo gli spostamenti sul territorio anche dei componenti della cosca contrapposta;

6) LAMARI MATTIA, classe ’97, figlio di Angelo, deputato a curare gli interessi economici del padre, cogestendo il supermercato “il Quadrifoglio”, con sede a Laureana e di cui Lamari Angelo era proprietario “occulto”;

7) NAPOLI CLAUDIO, classe ’76, ritenuto “volto imprenditoriale” della cosca Lamari quale intestatario fittizio dell’azienda edile denominata “NP Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, società mafiosa di cui è proprietario di fatto Lamari Rocco ed aggiudicataria diretta e/o indiretta di numerose commesse pubbliche da parte del Comune di Laureana di Borrello. Il Napoli è risultato essere altresì trait d’union tra la cosca e la politica, curando i rapporti con amministratori locali, tra cui il vice Sindaco Trapasso Giuseppe;

8) PROSSOMARITI ANDREA, classe ’73, anch’egli altro “volto imprenditoriale” della cosca nel ruol di intestatario fittizio dell’azienda edile denominata “NP Costruzioni di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea”, oltre che in qualità di Presidente della società calcistica denominata Polisportiva laureanese, di fatto di proprietà di Lamari Angelo;

CONCORRENTI ESTERNI DELLA LOCALE DI LAUREANA DI BORRELLO

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1) LAINÀ VINCENZO, classe ’63, perché pur non facendo parte dell’associazione criminale, forniva un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo alla cosca Chindamo-Ferrentino, come referente politico del sodalizio;

ARRESTI DOMICILIARI

2) PANIGO MARINA, classe ’59, inserita nella cosca Chindamo-Ferrentino, con compiti operativi, in particolare nell’area Lombarda, nel settore degli stupefacenti e col ruolo di intestaria fittizia di aziende riconducibili alla cosca ed in particolare della ditta denominata United Seed’s Keepers costituita peraltro al solo scopo (e comunque con il principale) di consentire all’organizzazione di stampo mafioso di importare, occultata nel riso;

3) CHINDAMO DOMENICO, classe ’70, inserito nella cosca Chindamo-Ferrentino, nella veste di legale consigliere della ndrina circa la tipologia di società da scegliere ed offertosi di curare e svolgere, nella consapevolezza della fittizia intestazione a Panigo Marina (34%) e Tencaioli Claudia Maria (66%), tutti gli incombenti per la regolare costituzione di una società di import-export, finanche mettendo a disposizione la sede del suo studio legale quale sede legale della costituenda ditta denominata United Seed’s Keepers s.r.l, da impiegare nel trasporto di sostanza stupefacente;

SOGGETTI VICINI ALLE COSCHE LAMARI E CHINDAMO-FERRENTINO

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1) PAPANDREA NATALE, classe ’91, con la finalità di agevolare la cosca di appartenenza e con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, in concorso con terze persone affiliate, armi comuni da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento della saracinesca della macelleria di Muratore Alberto, sita in Laureana di Borrello;

2) PETTÈ PASQUALE, classe ’67, cugino della moglie del reggente, diretto esecutore degli ordini impartiti dal capo cosca, compiva atti ritorsivi nei confronti di chiunque non si atteneva al rispetto delle direttive impartite e con compiti operativi nel settore dei danneggiamenti e delle estorsioni;

3) CIANCIO FRANCESCO ANTONIO, classe ’95, con la finalità di agevolare la cosca di appartenenza e con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, in concorso con terze persone affiliate, armi comuni da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento della saracinesca della macelleria di Muratore Alberto, sita in Laureana di Borrello;

4) OPPEDISANO MAURIZIO, classe ’81, con metodo mafioso, deteneva e portava in luogo pubblico, un’arma comune da sparo al fine di commettere il reato di danneggiamento a colpi da fuoco dell’autovettura in uso a Ganino Alfonso “reo” di non avergli consentito di avere un rapporto sessuale con la convivente;

ARRESTI DOMICILIARI

1) ZITO FELICE, classe ’91, soggetto vicino alla cosca Lamari, deteneva e portava in luogo pubblico, mostrandola prima ad un soggetto non identificato e successivamente all’amico Mandaglio Andrea, un’arma comune da sparo, con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari;

2) CORDIANI CELESTE, classe ’85, deteneva ed effettuava in concorso con correo cessioni di quantitativi imprecisati di sostanze stupefacenti a soggetti non identificati, prelevando la droga in un vano, sede del contatore dell’acqua, esterno all’abitazione del correo Marafioti, conl’aggravante dell’agevolazione dell’associazione mafiosa “Chindamo-Ferrentino” di Laureana di Borrello.

3) BRUZZESE GIANFRANCO, classe ’79, perché, al fine di agevolare la cosca Lamari di Laureana di Borrello, risultava intestatario fittizio della società agricola denominata Demetra s.r.l. con sede Laureana di Borrello.

DIVIETO DI DIMORA NEL COMUNE DI LAUREANA DI BORRELLO

1) MANDAGLIO ANDREA, classe ’95, reato di cui all’art 2 e 7 della legge 895/1967 ed art 7 della legge 203/1991 perché deteneva un’arma da fuoco. Con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari. Con l’aggravante dell’agevolazione della cosca Lamari.

2) MANDAGLIO GIOVANNI, classe ’93, soggetto vicino alla cosca Lamari deteneva una canna di fucile calibro 16 e, in concorso con Mandaglio Andrea, presso l’abitazione del nonno Larocca Giovanni classe 1929, ma nella loro disponibilità e luogo di abituale dimora, deteneva in un armadio nr. 2 pistole lanciarazzi, munizioni e materiale esplodente (circa 2kg di polvere da sparo), con l’esclusione dell’aggravante dell’art. 7 legge nr. 203/91; Al momento risulta ricercato uno degli indagati in quanto irreperibile dal 3 Novembre u.s. nel territorio italiano. Nel medesimo contesto sono stati rinnovati diversi sequestri preventivi, finalizzati alla confisca, di una serie di società e beni immobili ritenuti riconducibili direttamente o indirettamente, per il tramite di intestatari fittizi, alle Cosche Lamari e Chindamo Ferrentino.

In particolare, sono stati sottoposti a sequestro i seguenti patrimoni aziendali e beni immobili:

– Dimasi Costruzioni di Giuseppe Dimasi (Voghera);

– Dima Costruzioni S.r.l. di Lamanna Francesco(Voghera);

– Dimafer di Ferrentino Francesco(Voghera);

– Ditta di import-export “United Seed’s Keepers” s.r.l. con sede a Milano e Roma;

– Ditta Di.Gi. lavori edili di Digiglio Antonino “u liraru”;

– Ditta N.P. Lavori e Costruzini snc di Napoli Claudio e Prossomariti Andrea;

– Azienda “Demetra“ srl con sede in Laureana di Borrello;

– Attività commerciale “Il Quadrifoglio”di proprietà di Brogna Francesco nelle due sedi di Laureana di Borrello e Feroleto della Chiesa;

– Società Polisportiva Laureanese calcio;

– Edicola di Pititto Giuseppe in Vibo Valentia;

– Garage adibito alla vendita di Pesce Stocco di Ferrentino Alessio.

(fonte)

La “stabilità” trattata così (in favore del sì) è un truffa. Ecco perché.

Prima era tutto un ripetere di “governabilità”. Dappertutto. Una riforma costituzionale per rendere questo Paese più governabile, ci dicevano, dimenticando che un governante (che avrebbe il compito di rendere un Paese governato) non fa una bella figura nel chiedere l’allentamento delle regole per riuscire a governare meglio. Glielo abbiamo ripetuto per mesi che la solfa della governabilità non avrebbe funzionato, così ora sono passati alla “stabilità”.

“Questo Paese ha bisogno di stabilità”, “chi vota no mette a rischio la stabilità del Paese”, “la nuova riforma serve a garantire stabilità”, “gli investimenti non arrivano perché non c’è stabilità” e via con la nuova cantilena sparsa a pioggia dai fedeli servitori. Così alla fine la stabilità diventa un feticcio, un dovere di cui noi dobbiamo occuparci e di cui noi dobbiamo assumerci la responsabilità. Insomma: questo Paese è instabile per colpa nostra e ora basterebbe un sì.

Eppure la questione è lapalissiana: la stabilità politica di un Paese non viene messa in discussione dalla volontà popolare ma deve essere garantita dai suoi leader di governo. Mi spiego meglio: la catastrofe nel caso della vittoria del no al prossimo referendum è tutta farina di Renzi e gli Stati esteri non fanno che registrarne l’allarmismo. Basterebbe che l’attuale Presidente del Consiglio abbandonasse un secondo soltanto il proprio ego e garantisse responsabilmente di dare corso alla decisione che uscirà dalle urne senza provocare scossoni e garantendo gli impegni presi e facilitando qualsiasi evoluzione politica. E il Presidente del Consiglio è Renzi.

Oppure basterebbe che il segretario del partito che detiene una folta maggioranza in Parlamento (perché siamo una Repubblica parlamentare, ricordate?) assicuri un atteggiamento responsabile del suo partito sulle decisioni che eventualmente spetterebbero al Capo dello Stato. Ah, il segretario di quel partito è sempre Matteo Renzi.

Il resto è propaganda e allarmismo. Populismo, direbbero loro.

(Pubblicato per i Quaderni di Possibile qui)