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La celebratissima legge antimafia lombarda già zoppa

Avevo già detto come sulla legge per l’educazione alla legalità (su cui mi sono speso senza riserve come primo firmatario e in comitato ristretto) fosse importante un buona messa in pratica piuttosto che sventolare grandi conferenze stampa. E purtroppo non mi sbagliavo. La legge non è ancora partita. Il comitato che dovrebbe lavorare sui temi non si è mai riunito e ora non si capisce bene quanti e quali soldi ci siano a disposizione. Per questo martedì interrogherò in Aula l’Assessore in merito. Qui le nostre domande:

Oggetto: chiarimenti sull’applicazione della legge regionale 14 febbraio 2011, n.2 denominata “Azioni orientate verso l’educazione alla legalità”

I SOTTOSCRITTI CONSIGLIERI REGIONALI

PREMESSO CHE

per preparare il testo della l.r. 2/2011 il Consiglio Regionale ha ascoltato i pareri e le testimonianze di varie associazioni antimafia e associazioni impegnate a contrastare la criminalità di ogni tipo e il disagio sociale;

PREMESSO INOLTRE CHE

la legge è stata approvata l’8 febbraio 2011 con voto unanime del Consiglio Regionale e una sola astensione e ha stanziato per il 2011 un fondo di € 500.000,00;

CONSIDERATO CHE

per la suddetta legge sono stati previsti i seguenti obiettivi e azioni (art.2):

 

  1. diffondere la cultura della legalità e della convivenza civile anche attraverso il sistema formativo, con particolare attenzione al fenomeno del bullismo giovanile e delle devianze giovanili e alla responsabilizzazione parentale;
  2. contribuire all’aggiornamento degli operatori nel settore della sicurezza, dell’assistenza sociale e del volontariato e del personale docente nel sistema della formazione;
  3. ampliare l’informazione, anche ai fini di prevenzione, rivolta agli operatori economici di ogni settore di attività;
  4. svolgere attività di ricerca, documentazione, informazione e comunicazione;
  5. favorire la produzione e lo svolgimento di attività di ricerca e di spettacolo, compresa la realizzazione di software e giochi didattici;
  6. favorire la funzione sociale ed educativa, nell’ambito della educazione alla legalità, svolta dalla Chiesa cattolica, dalle associazioni o dagli enti di culto con i quali lo Stato ha regolato i rapporti ai sensi degli articoli 7 e 8, comma 3, della Costituzione;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

questa legge ha suscitato grandi aspettative nelle associazioni, nelle scuole e nei docenti che da anni sono impegnati nella realizzazione di progetti di Educazione alla legalità e che di recente, a causa dei tagli operati dal Ministero dell’Istruzione al budget del sistema scolastico, hanno trovato grandi difficoltà a continuare la loro importante e fondamentale attività educativa;

ATTESO CHE

ad oggi non sono stati stabiliti i regolamenti attuativi né emanati bandi ed è in via di realizzazione soltanto l’Osservatorio previsto dall’art.8 della legge, composto da esperti che dovranno valutare i progetti;

ATTESO INOLTRE CHE

abbiamo saputo in modo informale che la legge regionale 2/2011 viene finanziata con euro 300.000 sul capitolo 3.1.2.388.7288 “Sostegno alle azioni e iniziative regionali per la sicurezza” assegnato alla DG Protezione civile a partire dall’anno 2012;

CONSTATATO CHE

per il 2011 i fondi di € 500.000,00 non stati utilizzati e solo € 300.000,00 sono stati spostati sul bilancio 2012;

CONSTATATO INOLTRE CHE

l’avere spostato la somma di € 300.000,00 sul capitolo “Sostegno alle azioni e iniziative regionali per la sicurezza” evidenzia che per l’Educazione alla Legalità non verrà stanziato nulla neppure nel 2012, tanto più che è stato scritto che la somma di € 300.000,00 verrà assegnata alla DG Protezione civile a partire dall’anno 2012;

RITENUTO CHE

tutto questo avviene mentre è ormai assodato e noto a tutti, istituzioni e cittadini, che le organizzazioni di stampo mafioso sono presenti e già radicate in molte zone della Lombardia e che, di conseguenza, è particolarmente necessario e urgente realizzare un’azione di sensibilizzazione, informazione e formazione dei cittadini, a partire dai più giovani, affinché sia possibile prevenire il loro coinvolgimento in attività illegali e/o criminali;

INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 

LOMBARDA, ROBERTO FORMIGONI, LA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA, NONCHE’ L’ASSESSORE REGIONALE AL BILANCIO, FINANZE E RAPPORTI ISTITUZIONALI, PER CONOSCERE:

 

  1. dove siano stati collocati i restanti € 200.000,00 destinati all’applicazione della legge;
  2. per quale motivo siano stati spostati € 300.000,00 sul capitolo “Sostegno alle azioni e iniziative regionali per la sicurezza”;
  3. se sia sicura la destinazione di fondi per l’attuazione della l.r. 2/2011  per i prossimi anni e se si intenda finanziarla sempre per una copertura complessiva di € 500.000,00.

 

Milano, 10 gennaio 2012

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

 

Io voto chi mi fa scegliere

La decisione della Consulta sull’inammissibilità dei referendum non modifica la sostanza del dibattito pubblico attorno alla legge elettorale. Esiste un patrimonio di attivazione, di impegno prodotto da un milione e duecentomila cittadini e che è ancora intatto. La richiesta del ritorno alle preferenze per scegliere i propri deputati e senatori, in Italia, resta maggioritaria e non è più rinviabile. Per questa ragione Valigia Blu Quink lanciano la campagna “Io voto chi mi fa scegliere”. La parola passa nuovamente al Parlamento e ai partiti che hanno ora piena ed esclusiva responsabilità sul processo di riforma della legge elettorale. Non è nostro compito suggerire ricette, regole o soluzioni, ma vogliamo esprimere la nostra intenzione di premiare quelle forze politiche che si impegneranno in modo chiaro e netto per permettere ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti.

Cesio 137: Chernobyl, provincia di Brescia

Sarebbe da non crederci se non fosse tutto registrato senza filtri o mediazioni. Una cava dismessa potrebbe (è un eufemismo, certo) avere contaminato le falde acquifere nei pressi di Brescia. Come si legge sul sito AmbienteBrescia “La provincia di Brescia può definirsi l’immondezzaio d’Italia: qui si producono grandi quantitativi di rifiuti urbani (50% in più della media nazionale); qui opera in piena città il più grande inceneritore d’Europa (800 mila tonnellate/anno); qui vengono importati enormi quantità di rifiuti speciali (circa 10 milioni ditonnellate/anno)  per il loro trattamento in siderurgia e in metallurgia (rottami), nell’inceneritore (urbani e speciali importati), nelle diverse piattaforme  specializzate (rifiuti speciali pericolosi e non) e, quindi, per la collocazione in discarica (rifiuti speciali pericolosi e non). Si può affermare che oggi la vera specializzazione produttiva dell’industria bresciana, insieme a quella delle armi, sia il trattamento dei rifiuti, come candidamente ha auspicato il responsabile energia di An on. Stefano Saglia (RifiutiSaglia.pdf). Questo imponente afflusso di rifiuti ha provocato e continua a provocare unadevastazione ambientale che ancora attende di essere pienamente valutata nella sua reale dimensione: emissioni in atmosfera degli impianti di trattamento, inquinamento delle falde, compromissione dei terreni con la disseminazione di centinaia di tumuli di materiali contaminati nelle varie discariche, oggi “controllate”, fino a poco più di vent’anni fa del tutto selvagge. Non si contano le “scoperte” fortuite di questi sgradevoli depositi del passato. Ciononostante si continua imperterriti ad aggiungere rifiuti a rifiuti, discariche a discariche, per poi far finta di stupirsi quando qualche magistrato, magari di Napoli,  come avvenuto ai primi di ottobre 2007, denuncia un traffico illecito di rottami/rifiuti pericolosi verso la siderurgia bresciana, “mascherati” da non pericolosi (RottamiPericolosiBrescia.pdf). “Il re è nudo”, verrebbe da commentare, perché era da tempo a tutti noto quali rischi ambientali comportasse la filiera del recupero del rottame (RottamiPericolosiComunicato.pdf) e della collocazione in discarica della parte non ferrosa, il cosiddetto fluff (Fluff.pdf). A Brescia ogni limite di compatibilità in questo settore è stato ampiamente superato, sia nel campo dei rifiuti urbani, sia in quello dei rifiuti speciali. Si deve invertire la rotta ed il nuovo Piano Rifiuti che la Provincia, approntato in bozza, a cavallo tra il 2007 e il 2008, varebbe dovuto definire una chiara prospettiva di fuoriuscita da questa “specializzazione” devastante per il nostro territorio”.

Il quadro che si apre in questi giorni a Brescia è imbarazzante. Per tutti. Basta ascoltare l’audio dell’inchiesta di Radio Popolare per accorgersi che la situazione è paradossale. Stiamo depositando proprio oggi l’interrogazione e la richiesta di audizione. E stiamo valutando un eventuale esposto in Procura. Perché questa Lombardia come un merdaio impunito comincia sinceramente a essere intollerabile.

L’articolo di QuiBrescia per capirne di più:

(g.g.) Una cava dismessa contenente materiale radioattivo potrebbe aver contaminato la falda superficiale della periferia a sud-est di Brescia?
È il timore contenuto nella relazione dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, che si è recata sul posto lo scorso giugno dopo 12 anni dalla scoperta del sito radioattivo.
Lo riferisce un’inchiesta di Radio Popolare a firma del giornalista  Andrea Tornago che, nella trasmissione “Radiosveglia” in onda questo giovedì sull’emittente prende in esame l’ex cava Piccinelli, in via Cerca 45, che si trova tra i quartieri di San Polo e Buffalora.
La falda, secondo quanto riferisce Radio popolare (che si è occupata anche del caso rifiuti illeciti a Brescia) è contaminata in profondità da Cesio 137 con una radioattività che sfiora il milione di becquerel/Kg, e l’ultimo intervento di messa in sicurezza del sito risale al 1999.
“Considerando la risalita della falda di circa 4 metri”, scrivono i tecnici di Arpa Lombardia, “è possibile che la contaminazione radioattiva sia stata, ormai, in parte sommersa dalle acque”. Un’eventualità che crea particolare inquietudine perché a poca distanza, nella direzione di scorrimento della falda, si trova un pozzo che rifornisce l’acquedotto della città.
L’Arpa ha inoltre rilevato altre sostanze cancerogene, tetracloroetilene e cromo esavalente, con livelli superiori ai limiti di legge.
Il sito contaminato dal Cesio, ricorda la radio, è ormai da anni in stato di abbandono: manca la segnaletica di pericolo, e la rottura dei teli impermeabili favorisce la formazione di percolato radioattivo. Il progetto di bonifica, approvato dall’Asl, giace in un cassetto dal luglio 1998.
Nello scorso giugno la radio aveva intervistato Francesco Vassallo, direttore sanitario dell’Asl di Brescia che aveva spiegato la presenza di teli a copertura del sito, per “non fare diffondere la radiocontaminazione in tutto il terreno ma soprattutto di andare a inquinare la falda sottostante” e aveva sostenuto che “la messa in sicurezza d’emergenza del sito radioattivo di via Cerca, nella periferia sud-est di Brescia, avrebbe ancora scongiurato, dopo 12 anni, una contaminazione radioattiva”.
Una settimana dopo, però, ricorda Tornago, “l’Arpa sarebbe entrata nel sito abbandonato da anni, e si sarebbe accorta che la situazione non era assolutamente sotto controllo. I teli impermeabili posizionati nel 1999 dalla ditta Nucleco, che dovevano arginare l’emergenza del Cesio per al massimo due anni, in 12 anni si sono deteriorati e nella discarica abusiva ha cominciato a formarsi percolato radioattivo”.
“Non solo”, ricorda il giornalista che ha curato l’inchiesta, “i teli non hanno retto, ma nemmeno le recinzioni di sicurezza: qualcuno si è introdotto nel sito e ha scaricato abusivamente del materiale, e due dei quattro rilevatori degli inquinanti nell’acqua sono spariti, a quanto pare interrati dalle ruspe. Così l’Arpa non può più dire se il Cesio 137 è finito nella falda acquifera oppure no”.
Succesivamente Mariagrazia Santini, dirigente fisico dei Monitoraggi Ambientali dell’Arpa di Brescia, competente in materia di radioprotezione ammette, ai microfoni della radio che la intervistava, di non prendere in mano il fascicolo da diversi anni. “La relazione allarmata di Arpa del 14 settembre 2011, resa nota soltanto adesso”, prosegue radio popolare, “porta proprio la sua firma”.
“Se il Cesio 137 sia finito nella falda acquifera di Brescia, ormai, non lo riesce a dire con certezza più nessuno”, prosegue l’inchiesat dell’emittente,”ma, dato l’innalzamento della falda di circa 4 metri, secondo i tecnici è addirittura probabile che il Cesio si sia sciolto nelle acque superficiali”.
Radio Popolare ha poi sentito anche l’assessore all’Ambiente del comune di Brescia, Paola Vilardi che afferma: “me non risulta. A me non risulta, a me non risulta che ci sia presenza di radioattività ma, qualora questo elemento venisse rilevato è evidente che…voglio ricordare…”. L’assessore comunale prosegue dicendo che “quella cava è dismessa se non ricordo male, quindi lì adesso ci saranno anche tutti i recuperi…e sono recuperi che vanno fatti. Ci sono anche dei laghetti…naturali…noi vogliamo davvero poter migliorare quelle condizioni naturali…”.
La storia della cava Piccinelli, contaminata dal Cesio, viene poi spiegata dal direttore dell’Asl, Vassallo, che, sottolinea il giornalista di Radio Popolare, “nel frattempo si è preparato”.
“Questa cava Piccinelli”, spiega Vassallo, “ risale al 1976, data in cui il Piccinelli diede in affitto la cava a una ditta che poi si trasferì in Romania, e scomparve. Una piccola fonderia di ottone ed alluminio”. La ditta in questione è la Rivadossi-Doronzo.
“Nell’88”, prosegue il direttore dell’Asl, “questa cava fu abbandonata e quindi divenne tipo una discarica a cielo aperto, cioè la gente metteva lì dei rifiuti inerti, e quindi il Comune intervenne con una ordinanza di bonifica notificata ai proprietari della cava. Nel frattempo all’inizio degli anni ’90 i proprietari riaffittarono questa cava ad una società: Cagimetal. Nel ’94 delle analisi fatte dall’Asl consentirono di evidenziare che i rifiuti presenti sul posto presentavano una radiocontaminazione da Cesio 137”.
Già nel 1994 quindi il cesio era presente. “Nel ’94. C’era il Cesio 137”, conferma Vassallo. “Peraltro questo fu confermato poi indirettamente successivamente da una vicenda che interessò l’Alfa Acciai. Nel ’98 un camion entra e porta del materiale all’interno dell’Alfa Acciai. Nell’Alfa Acciai c’è un portale attraverso il quale il materiale viene verificato per la presenza o meno di radiocontaminazione. E lì si verificò presenza di radiocontaminazione. Sembrava in un primo momento che la radiocontaminazione interessasse il contenuto del camion, e invece si scoprì che era il camion ad essere radiocontaminato, in particolar modo le ruote. E il fango deposto sulle ruote. Questo fango, da un’indagine retrospettiva si appurò che proveniva poi dall’ex cava Piccinelli”.
“Dal  ’94 al ’98 che cosa è stato fatto?”, incalza il giornalista. “Interviene l’autorità giudiziaria”, precisa Vassallo, “addirittura, che condanna una serie di persone legate allo smaltimento di rifiuti provenienti dal recupero metalli, quindi verosimilmente la Cagimetal,e vi è inizio alle azioni di approntamento della bonifica”.
“Scoperto nel 1994”, prosegue l’inchiesta dell’emittente, “il Cesio all’ex cava Piccinelli di Brescia è fermo contaminando il terreno e l’ambiente da quasi vent’anni. Ci sono voluti quattro anni perché, dopo le prime rilevazioni l’Asl si decidesse a mettere in sicurezza il sito. Ora ci sono voluti altri dodici anni di oblio per scoprire che l’isotopo radioattivo ha probabilmente contaminato anche le acque”.
“Nei comuni di Lumezzane e di Sarezzo”, continua la radio, “per proteggersi dal Cesio 137 in poco tempo hanno creato un bunker in grado di ospitare le scorie, che devono riposare piombate per almeno due o trecento anni. Perché a Brescia invece in dodici anni non si è fatto niente?”
Alla domanda risponde nuovamente Vassallo che spiega che “in attesa di varare un piano (che è stato varato) di bonifica totale della zona e l’asportazione di 2mila metri cubi di terreno e la collocazione di tutto il materiale radiocontaminato in 250 contenitori di acciaio. È un progetto che ancora è in fase di finanziamento”.
“Ventiquattro milioni di euro per il nuovo parcheggio sotto al Castello80 milioni per la Metropolitana leggera sbloccati pochi giorni fa dal ministro Corrado Passera. Ma quando si tratta di evitare la contaminazione radioattiva o i veleni dell’industria Caffaro, Brescia è sempre una povera città”, conclude Andrea Tornago di Radio Popolare.

Giù le mani dall’acqua e dalla democrazia

Ricevo l’appello. Firmo e vi invito a firmare qui. La nuova legge sull’acqua (in Lombardia per noi e in tutta Italia) è uno snodo che non possiamo permetterci di lasciare passare sotto le mani (e nelle tasche) di chi il referendum non l’ha voluto, l’ha boicottato e ora lo vorrebbe cancellare.

Il 12 e 13 giugno scorsi 26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione partecipativa e senza logiche di profitto.
Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione: una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e Stato attraverso la politica.
Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.
A questa straordinaria esperienza di democrazia il precedente governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato.
Adesso, utilizzando come espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del debitoil Governo guidato da Mario Monti si appresta a replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il “contagio” si estenda fuori Italia.Noi non ci stiamo. 

L’acqua non è una merce, ma un bene comune che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato.
I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.
Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.

Chiediamo con determinazione al governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa.
Chiediamo a tutti i partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.
Chiediamo alle donne e agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.

Oggi più che mai, si scrive acqua e si legge democrazia.

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_petitions&view=petition&id=181&Itemid=111 

Le buone Pratiche del Teatro

Mai come in questo momento c’è bisogno di discutere, studiare, pretendere buone pratiche.

IL MAGGIOR CONSIGLIO DEL TEATRO ITALIANO SI RIUNISCE A GENOVA!

Le Buone Pratiche del Teatro
Ottava edizione
Movimenti e istituzioni
a cura di Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino

Genova, Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio
sabato 25 febbraio 2012, ore 9.30-18.30

In collaborazione con Genova Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura

Da otto anni le Buone Pratiche del Teatro costituiscono un’occasione unica di incontro e confronto per le arti dello spettacolo dal vivo in Italia. La giornata, indetta dalla webzine www.ateatro.it e curata da Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino, offre da un lato una articolata analisi dell’attuale situazione, e dall’altro presenta le esperienze più innovative nel settore dell’organizzazione, della creazione, della critica. Raccoglie ogni anno diverse centinaia di operatori: teatranti, amministratori, studiosi e studenti… Per questo, la stampa ha definito le Buone Pratiche del Teatro “gli stati generali del teatro italiano” (anche se per l’edizione genovese sarebbe più opportuno parlare di “Maggior Consiglio del teatro italiano”).
Il tema di questa ottava edizione è “Istituzioni e movimenti”: ovvero come il teatro entra in relazione con i movimenti politici e sociali, e come le istituzioni possono dare forma ai movimenti estetici.
Nel corso della giornata, si parlerà della storia recente, ma soprattutto dell’attualità, a partire dal Teatro Valle Occupato. Particolare attenzione verrà data alla situazione delle Liguria, con la nascita di TILT e la nuova prospettiva delle residenze; ma si discuterà anche della situazione del Sud. Questi temi ne incroceranno altri: come applicare il concetto di bene comune alla cultura, la nuova politica degli spazi, le forme di sostegno alla drammaturgia italiana, l’evoluzione della critica teatrale tra carta e web…
Hanno già assicurato la loro partecipazione, tra gli altri:
Sergio Ariotti, Antonio Attisani, Angelo Berlangieri, Luca Borzani, Claudio Braggio, Marco Cacciolla, Antonio Calbi, Margherita Casalino, Stefano Casi, Giulio Cavalli, Nicola Ciancio, Patrizia Coletta, Emanuele Conte, Patrizia Cuoco, Angelo Curti, Elio De Capitani, Claudio Facchinelli, Alessandro Garzella, Salvo Gennuso, Carmelo Grassi, Filippa Ilardo, Isabella Lagattolla, Elena Lamberti, Michele Losi, Laura Mariani, Giovanna Marinelli, Luigi Marsano, Alberto Pagliarino, Velia Papa, Dolores Pesce, Andrea Rebaglio, Carlo Repetti Alessandro Riceci, Margherita Rubino, Anna Russo, Giovanni Sabelli Fioretti, Gigi Spedale, Giulio Stumpo, Antonio Taormina, Teatro Valle Occupato, Alessandra Valerio, Laura Valli…

Guest star: Fabrizio Gifuni.

Altre adesioni all’evento sulla pagina www.facebok.com/ateatro
http://www.facebook.com/events/120239078091401/

Per informazioni:
www.ateatro.it
info@ateatro.it

Il documento di convocazione delle Buone Pratiche del Teatro 2012
http://www.ateatro.org/mostranotizie2.asp?num=137&ord=1

Portiamo la torre e il binario 21 in Consiglio

La nostra mozione per i lavoratori ex Wagon Lits che manifestano ormai da tempo sulla torre al binario 21 della Stazione Centrale di Milano. La mozione è in discussione per il prossimo Consiglio di martedì. Per seguirli questa è la pagina. Se volete passare la presenza fisica  ha un senso umano, prima che politico. Io domenica mattina sono lì. Se ci passate fateci qualcosa pi

MOZIONE

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA PREMESSO CHE

il servizio ferroviario è un elemento imprescindibile per garantire la percorribilità del Paese che garantisce il diritto di spostarsi con prezzi accessibili, servizi sicuri e collegamenti minimi garantiti;

PREMESSO INOLTRE CHE

l’attuale crisi dell’economia e del lavoro che viviamo in Italia rende l’accessibilità economica del servizio ferroviario elemento dirimente per molti viaggiatori;

CONSIDERATO CHE

a Milano, presso il binario 21, ormai dal 9 dicembre alcuni lavoratori della ex Wagon Lits ora New West Servirail Italia manifestano contro il licenziamento di circa 800 lavoratori a   seguito della decisione di Trenitalia di sopprimere i collegamenti da Milano verso il sud del paese e, quindi, rendere incerto il futuro dei lavoratori impegnati nei servizi notturni di accompagnamento, manutenzione, pulizia e logistica;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

Regione Lombardia già a Dicembre scorso ha attivato un tavolo per trovare un accordo che garantisse una rapida soluzione;

PRESO ATTO CHE

in altre città d’Italia come Roma sono in corso manifestazioni analoghe per il ripristino del lavoro dei licenziati a causa dell’abolizione dei treni notte;

PRESO INOLTRE ATTO CHE

la soppressione dei collegamenti notturni rischia di creare divisione nel paese e produrre il monopolio dell’alta velocità con prezzi maggiori non sempre accessibili;

RITENUTO CHE

è evidente l’esigenza di ricondurre rapidamente questa vertenza ad un quadro unico nazionale partendo da una revisione dei servizi notturni nazionali con il ripristino delle tratte nazionali servite su Torino, Milano e Nord-Est;

IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE

  • ad attivarsi presso il Ministero dei Trasporti per la revisione dei servizi notturni nazionali che garantiscano servizi certi e prezzi accessibili per la mobilità dei cittadini in tutto il paese;
  • ad attivarsi presso il Ministero del lavoro per un tavolo nazionale che porti un concreto, certo, stabile e tempestivo piano rioccupazionale, che coinvolga anche il nuovo gestore dell’accompagnamento dei servizi notturni Italia-Francia con tutti gli strumenti disponibili di sostegno al reddito e all’occupazione.

 Milano, 12 Gennaio 2012

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

Giovanni Tizian, non farti rubare la bellezza

Caro Giovanni,

Ho letto questa mattina la notizia del pericolo che vorrebbe spegnere il sole del tuo lavoro e del tuo coraggio lì a Modena dove “la mafia non esiste” e comunque non è un’emergenza. Ho letto le tue parole di quella strana fretta che ti prende nella quotidianità “con la condizionale” che ti è entrata in tasca e ho ammirato la tua serenità nell’andare avanti nonostante tutto e nonostante tutti. E avrei voluto fortissimamente abbracciarti perché questo Paese ha bisogno di parole così serene e forti davanti agli ignobili, ma comunque severe nei nomi e cognomi anche (e soprattutto) nei quotidiani di provincia, perché noi abbiamo bisogno di riflettere su quanto sia colpevolmente cretino pensare che non potesse succedere, invece di urlare forte che non dovrebbe succedere in nessun angolo del mondo.

Ti capiterà forse di chiederti se ne vale la pena. Dico di entrare con uno zaino di presunta bellezza dentro un gorgo a forma di vomito e di rischio, sotto il livello del mare a raschiare i fondali della minaccia avvisata. Il giudice ragazzino Livatino diceva che una volta vissuti nessuno ci avrebbe chiesto se fossimo stati credenti, ma se fossimo stati “credibili”. Ecco, una frase così sempre tenuta in tasca è una buona compagnia.

Guardarsi alle spalle non è mica bellezza: camminare guardandosi i piedi, leggersi nei riflessi, condizionarsi per come potresti essere guardato. È una malaugurata esposizione a pochi che ha comunque il sapore della nudità. Stare “giù al nord” con la parola che ti è violentemente rimbalzata in faccia è una sberla alla socialità, un calcio alla vivibilità, un invito alla tranquillità compromettente.

Ma se ci sono storie, in questo paese malato d’insofferente indifferenza, in cui si vuole frenare e ammutolire la parola, significa anche che la parola funziona. E questa è una grande e buona notizia. L’unica buona notizia che può lenire la condizione dell’essere osservati: bere il caffè immaginando (pensando o malpensando) che qualcuno ti guardi con la tazzina in mano. Lavorare o scrivere o raccontare immaginando (pensando o malpensando) che qualcuno ti controlli senza ascoltare. In una sterile città del nord essere guardati dal pelo delle mafie (sempre vissute come “sud”) è la perdita del diritto di cittadinanza nel paese della normalità. Un tarlo. Un tarlo col quale convivi per difenderti ma che intanto cresce mangiando la tua solitudine. La minaccia delle mafie non sta nelle minacce, quella è roba buona per farci la fascetta di un libro o le chiacchere da bar; la minaccia delle mafie sta nell’isolamento, la delegittimazione del proprio lavoro, nella sovraesposizione cannibale, nel fianco che ti ritrovi costretto a prestare a chi non aspettava altro che un nuovo idolo da abbattere per primo. Nel momento in cui ti dichiarano sotto scacco tutto il resto diventa rumorosissimo. La sofferenza, il rischio e la paura finiscono per essere solo tue. Un autismo irrisolvibile. Passeggiare, dire, bere e mangiare sempre malato della convinzione che è una cosa che non si riesce a raccontare, che non si riesce a far capire, che vuoi ascoltartela e giocartela da solo. Anche se è peggio.

Giovanni, oggi le tue parole sono le nostre parole, le tue terre sono le nostre terre e noi dobbiamo essere i tuoi colleghi. Nella professione migliore del mondo senza precari, quella che rispetta l’articolo 4 della Costituzione che dice che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”: non essere indifferenti. Perché in fondo ce lo dice la Costituzione che essere indifferenti è incostituzionale.

Sperando che ti arrivi questo abbraccio.

Pubblicata su IL FATTO QUOTIDIANO

Porcellum, la volontà è nominale

Oggi si decide sul Porcellum. Vedremo come andrà a finire e se il referendum sarà ammissibile. Ma al di là del tecnicismo (che qui ultimamente è molto in voga) quelle firme e la mobilitazione di questi mesi hanno chiarito qual’è l’opinione dei cittadini (e, a parole, dei segretari di partito). Quando un desiderio di cambiamento è così condiviso tra le parti più diverse ha il diritto di essere trasformato in legge. Quando un così vasto numero di persone ci ha messo la faccia (e la firma) in un paese senza democrazia miope e tentennamenti partitistici mette in moto un cambiamento. Insomma è la politica. Perché “tecnico” è il governo ma quelli seduti ben al caldo nel Parlamento sono politici. 0 no?

Noi vogliamo fare così

Come modernamente già ci suggeriva Enrico Berlinguer.

  • I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. (dall’intervista di Eugenio Scalfari, Che cos’è la questione moralela Repubblica, 28 luglio 1981; ora in Antonio Tatò (a cura di), Conversazioni con Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1984)
  • I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali. Per esempio oggi c’è il pericolo che […] il Corriere della sera cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa faccia una così brutta fine. (dall’intervista di Eugenio Scalfari, Che cos’è la questione morale, «La Repubblica», 28 luglio 1981)
  • Il comunismo è la trasformazione secondo giustizia della società. (da Tribuna politica, 7 febbraio 1980)
  • Pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. (dall’intervista diEugenio Scalfari,Che cos’è la questione morale, «La Repubblica», 28 luglio 1981)
  • Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana. (da Austerità, occasione per trasformare l’Italia, Roma, 1977, p. 13; citato in Ginsborg 1989, p. 481)
  • Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia