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Abrogata la caccia in deroga. Siamo alle solite.

“In questi mesi, ancora una volta, in Lombardia si è potuto sparare a peppole e fringuelli in deroga alle normative, grazie al solito bel regalo per la lobby dei cacciatori confezionato a fine luglio da Lega e Pdl con l’aiuto dei filo-doppiette di Pd e Udc. Il provvedimento, che avevamo pesantemente contestato perché come ben noto a tutti avrebbe causato l’avvio di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, era stato addirittura votato dalla maggioranza a scrutinio segreto per evitare responsabilità personali e scaricare le sanzioni sull’intera collettività. Oggi, di fronte alla certezza e alla consistenza della multa, i sostenitori della caccia in deroga si sono visti costretti alla marcia indietro e all’abrogazione di alcune parti della legge. Ma è tardi per gli uccellini abbattuti di fatto illegalmente. E resta anche il silenzio assordante delle mancate scuse ai cittadini lombardi per l’inutile spreco di tempo e di risorse. Ora ci auguriamo che ci si rimetta definitivamente in regola con le direttive europee e che a nessuno in Consiglio torni in mente di riproporre, la prossima estate, lo stesso irresponsabile e vigliacco teatrino”.

Riina: Rostagno l’abbiamo ammazzato noi

“Con Riina abbiamo parlato del delitto Rostagno, e io gli chiesi se lui ne sapeva parlare, lui mi ha detto si, si sono “tolti questa rogna”, questa rottura di scatole, Rostagno era un problema per il territorio di Trapani, i mazaresi avevano tolto quella persona (Rostagno)”. Brusca ricorda che il colloquio avvenne a Palermo, sui non ricordo si giustifica dicendo che oggi “ha un po’ di mal di testa”. Il pm legge il verbale di interrogatorio risalente al 1997 e al 1999 reso da Brusca sul delitto Rostagno. Il pm ricorda la frase di Riina detta a Brusca, “si levarono sta camurria”, come emerge da un verbale di interrogatorio. Il pm annota l’uso del plurale da parte di Riina, “quando io parlavo con lui – dice Brusca – non c’era bisogno di ricostruire i fatti, li conoscevamo, il plurale era perchè il delitto interesava a più persone, e interessava a Trapani”… (proseguono disguidi tecnici durante la videoconferenza, ndr). “Pur non essendo Agate il capo provincia,  Riina teneva particolarmente al mandamento di Mazara (Tp). Il “si levarono” fa riferimento a Trapani in generale e Riina si riferiva essenzialmente a Mazara perchè erano loro che gestivano Cosa nostra trrapanese. Riina mi confermò che fu Cosa nostra a uccidere Rostagno perchè questo dava fastidio”. “Non conosco i dettagli, ricordo che Rostagno lavorava in una tv di un certo Puccio, un imprenditore che ho conosciuto tramite Siino ….Questo Puccio l’ho conosciuto personalmente, con lui siamo stati insieme una settimana nell’89 per chiudere degli appalti, una volta gli chiesi di sponsorizzare un politico, credo fosse Salvatore Cintola”. Il pm rilegge un verbale: “Gli posso dire che Puccio Bulgarella è amico di Angelo Siino”, e allora chiede se lui ha parlato della stessa persona indicata nel verbale del 1997 e del 1999: “Confermo” risponde Brusca, “sto parlando di Puccio Bulgarella (editore di Rtc la tv dove lavorava Rostagno, ndr).”Apprendendo del delitto seppi del fucile scoppiato (in mano al killer) e Riina mi ricordo con me commentò anche questa cosa”. “In quel momento non sapevo se era un fatto di Cosa Nostra, chiesi a Riina e con la sua risposta mi confermò che era un delitto di mafia….qualunque cosa facevano i trapanesi, Riina ne era a conoscenza, non dico che era il mandante ma lui per i rapporti che avava con i trapanesi veniva informato di tutto e per tutto”. Movente? “Dava disturbo al territorio come giornalista, il “camurria” di Riina credo che si riferisca a questo, io non conosco i dettagli, ma il delitto lo conosco per sintesi, per via di quella risposta di Riina”. Per seguire il processo Rostagno potete andare sulla pagina facebook che dal primo giorno segue il processo.

Morire di amianto

È di questi giorni la notizia del riconoscimento da parte del Tribunale di Brescia della correlazione tra le lavorazioni fatte sulle navi della Marina militare e la patologia del tumore derivata da esposizione all’amianto. La Corte di Appello bresciana ha infatti riconosciuto come malattia professionale il tumore che causò la morte di un operaio che per trent’anni lavorò per il gruppo aziendale impegnato in manutenzioni navali militari.
Una piccola vittoria per le associazioni che da anni lottano per tante cause come questa che però negli ultimi giorni hanno assistito alla rinuncia da parte del Comune di Casale Monferrato a partecipare in qualità di parte civile al processo contro la multinazionale Eternit.  L’amministrazione comunale ha deciso di accettare l’offerta di 18 milioni di euro di risarcimento da parte di Stephan Schmidheiny,  titolare della multinazionale e imputato nel processo.
Il sindaco della cittadina piemontese ha dichiarato che “questa decisione non influenza in alcun modo il giudizio processuale e la condanna degli imputati. Il corso della giustizia proseguirà comunque senza modifiche nel capo di imputazione. Il resto qui.

Appello per la cultura in Lombardia. Raccolta firme

Lombardia senza cultura. Lo dimostra la drammatica riduzione dei fondi da parte della Regione al settore culturale negli ultimi anni e la previsione per l’anno prossimo: dai 51 milioni di euro del 2010, si è passati infatti ai 25,7 milioni nel 2011, e ai 7,8 previsti per il 2012.

Una voce in particolare dà la misura del crollo dei sostegni, ed è quella relativa agli “interventi regionali per lo spettacolo”, passati dai 2,5 milioni del 2011 ai 167 mila euro per il 2012. Un calo drammatico per spese correnti e anche per gli investimenti.

Una caduta in picchiata clamorosa, che mette a rischio vere e proprie imprese che redistribuiscono a migliaia di lavoratori e alle loro famiglie tutto quello che ricevono, promuovendo cultura, strumento indispensabile per contribuire a diffondere e a far crescere tra i cittadini conoscenza, consapevolezza e capacità di osservazione critica del mondo che ci circonda, proprio come chiede la Costituzione della nostra Repubblica.

In un periodo di crisi drammatica in cui i tagli si abbattono su tutto, dai trasporti al lavoro alle famiglie, è indispensabile che tutti gli sforzi che si stanno promuovendo affinché le misure siano eque e sostenibili, vengano fatti anche per tutelare e anzi rilanciare il settore culturale. Anche in Lombardia.

Perché la cultura è indispensabile e va tutelata. Come ha detto il maestro Claudio Abbado: “La cultura è un bene primario come l’acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti”.

L’azzeramento dei fondi da parte di Regione Lombardia è quindi inaccettabile, e a questo punto ci chiediamo che senso abbia ancora un assessorato che non è in grado neanche di ottenere le risorse per permettere alle convenzioni con gli enti teatrali attualmente in corso di poter proseguire nei prossimi mesi. Come avviene per il settore socio sanitario, crediamo sia indispensabile anche per il settore culturale una programmazione di più ampio respiro.

Chiediamo a tutti di sostenere e rilanciare il più possibile questo appello, anzitutto alla giunta Formigoni, affinché vengano dati da subito i necessari sostegni e l’indispensabile programmazione al settore culturale lombardo.

Giulio Cavalli
Giuseppe Civati
Gabriele Sola

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Openlombardia – Discussione bilancio 2012

dalle 10.00 liveblogging in aula per la discussione del bilancio 2012 di Regione Lombardia

In medio stat PD

Il PD, i cerchiocentristi e il PDL dialogano sulla nuova legge elettorale (linko l’Unità per essere politicamente corretto) e succede di alzarsi la mattina ed essere addirittura d’accordo con l’invito di  Parisi che chiede  ai «cantori del bel tempo antico» di «gettare la maschera»: «La costrizione della quale i capipartito vogliono liberarsi non è quella a stringere alleanze che non vogliono loro, ma la costrizione a dichiarare prima del voto quelle che non vogliono i loro elettori».

Giovane intellettuale inconsistente 2.0

Don DeLillo su Tuttolibri: “Tutti questi aggeggi che ci portiamo dietro hanno creato un obbligo di usarli e comunicare, anche quando non abbiamo nulla da dire. E’ contagioso. (…) Diciamo che mi rifiuto di moltiplicare le comunicazioni non necessarie. Non è detto che dobbiamo fare tutti certe cose, solo perché la tecnologia lo consente”. Come dice bene Crosetti “tutti questi aggeggi e magari niente da dire, poca disponibilità a capire, nessuna voglia di ascoltare. A volte parliamo tecnologicamente da soli”.

L’antirazzismo e gli idioti

1) Le razze umane non esistono, gli idioti purtroppo sì. L’esistenza delle razze umane è stata ormai smentita dalla scienza in base a evidenze fornite da molte discipline, in particolare dalle prove genetiche e dagli studi di genetica delle popolazioni. È tuttavia l’esistenza degli idioti non già un’astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse di imbecilli costituite da milioni di uomini simili per ignoranza, egoismo, problemi mentali e psicologici che trovano il loro legame in ideologie razziste per affermare con l’odio di gruppo il loro fondamentale fallimento come individui. 

Lo scrittore secondo Woody

Uno scrittore deve essere sincero con se stesso.
Non importa tanto di che cosa scriva. Importa che la storia sia bella. Ed è bella se viene dalla vita vera e se i personaggi «mostrano coraggio e grazia nelle avversità».
Il problema è che nella vita reale siamo confusi. Siamo incerti su che cosa pensare di noi stessi se siamo sinceri davvero. Ci sono troppe possibilità interpretative. Perché la storia non è data, la stiamo costruendo. E possiamo sperare che non sia come sembra essere. Possiamo progettare di cambiarla. Possiamo sentirci vittima di ciò che non ci consente di cambiarla. Possiamo aspettare con fiducia che cambi. Essere sinceri con se stessi nella vita reale non è facile perché ci sono troppe possibili storie che si dipanano dal presente. Eppure uno scrittore sa come fare…
Lo scrittore sceglie una “verità” e la interpreta fino in fondo. Con coraggio e con grazia nelle avversità. Lo scrittore è un personaggio della sua storia. È capace di sincerità perché è capace di scegliere una tra le possibili vite che ha di fronte, trasformandola in una storia che, al contrario della vita reale, ha un capo e una coda. Così la vede Luca De Biase.

L’eroismo non russa, Kalamov passa

Siamo un paese che ha bisogno di eroi, Che ha paura delle debolezze e che deve essere sempre al passo con il quasi morto da proteggere o il neosimbolismo di sconosciuti fino ad un minuto prima di morire morti ammazzati. Così succede che ci lasciamo andare a metafisici editoriali su Minzolini o sul coraggio del cronista (mitomane) e intanto ci perdiamo l’ennesimo cadavere della Russia che non sopporta i giornalisti. Khadzimurav Kalamov diventerà conosciuto e degno di essere ricordato quando qualcuno ne finirà la scatola di icona. Intanto ce lo ricorda il misurato e quotidianamente presente Andrea Riscassi nel suo sito: uno che, mica per niente,  Politkovskaja la ricorda al di là delle emergenze e degli anniversari.