Vai al contenuto

Anch’io sto con Sergio Nazzaro

Sottoscrivo completamente l’appello di Pietro Nardiello per ARTICOLO21 a sostegno dell’amico Sergio Nazzaro. Contro questo uso strumentale e intimidatorio dell’arme della querela per zittire l’informazione e l’opinione intellettualmente onesta.

di Pietro Nardiello

In queste ore i giudici sostengono che “le mafie sono entrate a pieno titolo in Parlamento” e, mentre accade tutto questo, un’altra espressione dello Stato pensa a querelare e a cercare di mettere il bavaglio a quei giornalisti che quotidianamente raccontano, onorando il diritto di cronaca e d’informazione, i territori del nostro Paese affamati e resi schiavi proprio dalla criminalità organizzata presente e attiva nelle espressioni più varie.

Il caso specifico riguarda il giornalista e scrittore Sergio Nazzaro querelato (si può leggere il documento allegato) dall’onorevole del PDL Mario Landolfi. Scorrendo le pagine del documento si legge che Sergio Nazzaro avrebbe, con i suoi articoli, “costituito una vera e propria campagna diffamatoria” con cinque articoli pubblicati rispettivamente sul settimanale Left e su siti internet tra il 25 maggio del 2006 e il 27 gennaio del 2009. Tutto in apparenza normale se non fosse per la data, febbraio dell’anno in corso, riportata dalla richiesta di risarcimento di 25.000, 00 notificata a Nazzaro. Dunque, secondo l’onorevole Mario Landolfi un giornalista pone in essere con i suoi articoli una campagna diffamatoria nei suoi confronti in un arco temporale di oltre tre anni e lui ritiene opportuno querelarlo dopo un anno dalla pubblicazione dell’ultimo articolo in questione?

Un’azione del genere mi crea stupore perché a poche settimane dalle elezioni, un appuntamento molto importante anche per la regione Campania e la provincia di Caserta, un’azione del genere non può che essere letta come l’ennesimo atto intimidatorio di una politica incapace di difendersi nei luoghi indicati, il Parlamento, ma dispotica e arrogante che utilizza l’arma della querela per intimorire chi cerca, con difficoltà, di svolgere questa professione mantenendo la schiena dritta.

Non sono più accettabili atteggiamenti del genere. I giornalisti hanno il dovere di raccontare i fatti, di descrivere le vicende di questo Paese dove le mafie sembra siano diventati voce autorevole e in più di un caso addirittura classe dirigente.

Raccontare le storie che avvengono in terra di camorra è diventato molto pericoloso, ed è per questo che dobbiamo far sentire a Sergio Nazzaro la nostra vicinanza.

Io sto con Nazzaro perché voglio un Paese dove si possono, finalmente, raccontare i fatti; io sto con Nazzaro perché voglio un Paese dove i Politici cacciano dal Parlamento gli inquisiti e i condannati senza se e senza ma; io sto con Nazzaro perché sono stanco di vedere la gente del mio Sud emigrare a causa della morsa criminale; io sto con Nazzaro e chiedo alla Direzione di Articolo 21 di aprire sul sito del quotidiano una raccolta di firme dei tanti, che in queste ore, vorrebbero esprimere la propria solidarietà a Sergio.

Lettera aperta a Mario Calabresi, direttore de La Stampa

Caro direttore,

ho avuto modo questa mattina di leggere il Suo giornale, come ogni mattina e mi sono ritrovato citato nell’articolo “Torna la Binetti ma e’ con Casini” a firma del giornalista Carlo Bertini in cui vengo inserito tra le candidature appartenenti al mondo dello “Show business” a fianco dell’igienista berlusconiana Nicole Minetti e altri “colleghi”.

Le confesso, direttore, che sono più che abituato alle diverse e banalizzanti etichette che in questi anni mi sono meritato da semplicistiche penne che hanno incrociato la mia storia; non ultima quello dell'”attore minacciato dalla mafia” che anche il Suo giornalista e’ andato a ripescare. Per questo Le confesso che sono preparato a leggere in gran quantità accostamenti più o meno in malafede con “uomini di spettacolo” che dovrebbero essere solo note di colore e di costume di questa prossima campagna elettorale.

Non riesco pero’ (per la stima che ho per Lei, la Sua storia, e il Suo giornale) a trattenermi dall’esprimerle il mio rammarico nel scoprire che proprio Voi avete aperto questa strada.

Chieda a mia moglie o ai miei figli o ai miei collaboratori quanti lustrini delle show business hanno in una giornata che e’ scandita dalla scorta e dalla mancanza di libertà e serenità. Chieda ad Addiopizzo, Libera e le altre associazioni con cui mi onoro di collaborare da anni nelle piazze, nelle scuole e nei convegni, quanto ci sia di “spettacolare” nelle nostre attività. Chieda ai famigliari delle vittime di mafia con cui abbiamo elaborato testi e progetti quanto la preservazione della memoria sia un lavoro carbonaro e non certo merce da palcoscenico.

Le etichette banalizzanti e gli accostamenti incauti sono molto più sconfortanti delle pallottole anonime, caro direttore. E Lei questo dovrebbe saperlo bene. Accostare il mondo che con umiltà e fatica cerco quotidianamente di rappresentare a vallette o quant’altro e’ perlomeno ardito.

Certo di un Suo riscontro.

Con immutata stima

Giulio Cavalli

Quanto è stata privata la scuola pubblica?

La Lombardia è una delle regioni più ricche d’Italia. Lombardia è la patria del capitalismo italiano, del benessere, del liberismo e delle opportunità. Dicono. Eppure questa opulenta Regione non riesce ad assicurare ai suoi studenti un sistema scolastico dignitoso e accessibile a tutti. Prima di analizzare la situazione delle istituzioni scolastiche lombarde, mi preme citare e ricordare due articoli della Costituzione Italiana:

  • Art. 33: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
  • Art. 34: La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Gli artt. 33 e 34 della Carta Costituzionale dovrebbero essere i pilastri sui quali edificare il sistema scolastico regionale, invece in Lombardia ci si trova di fronte a situazioni opposte al modello costituzionale.

Il comma 3 dell’art.33 è quello che mi colpisce di più, in quanto assolutamente disatteso dall’esecutivo della nostra Regione. Si afferma che enti e privati possono istituire scuole senza oneri per lo Stato. Il bonus scuola dato “per la libertà di scelta” dalla Regione Lombardia per pagare le rette delle scuole private non è un onere per lo Stato? Gli 827 milioni di Euro erogati dal 2001 sotto forma di bonus scuola non pesano sul bilancio regionale?

E poi mi chiedo quale sia la libertà di scelta di cui continua a parlare Gianni Rossoni, l’Assessore all’istruzione della Regione Lombardia. Quale famiglia può scegliere di pagare 8.000, 9.000 Euro all’anno per una scuola paritaria o privata con un contributo regionale di soli 1.050 Euro? Non vi è alcuna libertà di scelta in questo, bensì il bonus rappresenta un dono per famiglie che non ne hanno bisogno.

Vorrei, a questo punto, chiarire che non sono contrario alle scuole private, sono contrario al fatto che i soldi pubblici debbano finanziarle, soprattutto in un momento in cui le istituzioni scolastiche pubbliche stanno crollando. Il crollo della scuola pubblica non è una semplice immagine suggestiva, è quello che realmente accade. Il Liceo classico Rebora di Rho (zona Fiera) quando piove si allaga, sul tetto vi è l’amianto e ci sono tegole di eternit rotte. Da dieci anni alunni e insegnanti aspettano una nuova sede. A Milano in zona San Siro cinque anni fa è stata rasa al suolo una scuola media ad indirizzo musicale, perchè vi era il progetto di ricostruirla in chiave più moderna. La scuola non è stata mai ricostruita e al suo posto vi è un enorme buco di acqua stagnante. Sono solo due esempi, tuttavia rappresentano perfettamente la situazione delle istituzioni scolastiche in Lombardia. Mi chiedo come sia possibile finanziare scuole private, seppur in modo indiretto, e lasciare la scuola pubblica in queste situazioni di estrema difficoltà. Mi chiedo quanto risponda ai principi della politica per la collettività la scelta che uno studente di una scuola privata costi circa 478 Euro, mentre il suo collega alla scuola pubblica solo 3,31 Euro.

Mi sembra fondamentale erogare finanziamenti alla scuola pubblica per farla sopravvivere, vivere, crescere e renderla competitiva anche a livello internazionale. Le risorse che si gettano a fondo perso per i bonus, ovvero per una libertà di scelta che in concreto non esiste, dovrebbero essere opportunamente erogate per le scuole pubbliche.

Molti demagoghi della politica continuano ad affermare che vi è equiparazione tra scuola pubblica e privata, si sdegnano di fronte alle critiche parlando di libertà di scelta. Eppure se vi fosse equiparazione ci dovrebbero essere gli stessi diritti e gli stessi doveri per le scuole pubbliche e per quelle private. Ebbene non è così. La scuola pubblica, ad esempio, non può rifiutare l’iscrizione di un bambino portatore di handicap, mentre le scuole paritarie possono. La direttrice de “La zolla”, scuola privata di Milano, afferma: “ci sono scuole che per scelta non accettano i bambini disabili perché, comunque, accettare un disabile richiede delle risorse finanziarie, perché un disabile richiede un insegnante di sostegno pagato interamente”. E’ forse il riflesso di una libertà di scelta il fatto che nelle scuole private i disabili siano l’1% e gli extracomunitari in numero pari allo 0%?

La scuola ex art. 34 c.1 Costituzione non dovrebbe essere aperta a tutti?

25/02 ore 10.30: Giulio Cavalli, Nando Dalla Chiesa e Anna Canepa alla presentazione del libro di Francesco Forgione MAFIA EXPORT

GIOVEDI’ 25 FEBBRAIO ‘10 ore 10.30, aula 302 Università Statale, via Festa del Perdono (MI)

presentazione del libro

MAFIA EXPORT

COME ‘NDRANGHETA, COSA NOSTRA E CAMORRA HANNO COLONIZZATO IL MONDO

di Francesco Forgione

Baldini Castoldi Dalai, 2009

ne discuteranno con l’autore:

GIULIO CAVALLI, scrittore e regista, già autore dello spettacolo “A cento passi dal duomo”;

ANNA CANEPA, Sostituto procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia;

NANDO DALLA CHIESA, giornalista, pubblicista, docente di sociologia della criminalità organizzata presso l’Università Statale di Milano;

La prima trattazione globale del made in Italy mafioso, completa delle mappe della diffusione delle mafie italiane nel mondo e delle rotte della droga.
Quasi ogni giorno, giornali e tv danno notizia di operazioni antimafia con arresti in diversi Paesi. Brevi servizi che non lasciano traccia nell’opinione pubblica, assuefatta e indifferente. In fondo, si pensa, sono storie che non toccano la nostra vita.

Eppure, se si raccontasse che dietro queste operazioni c’è una realtà in cui narcotrafficanti della ’ndrangheta movimentano tonnellate di cocaina dal Sud America e comprano mercantili come fossero auto usate; che mafiosi condannati in Italia e ricercati vivono come imprenditori «coccolati» in Sudafrica; che la camorra ha creato una multinazionale del falso di marchi prestigiosi con filiali in tutto il mondo; che in Germania il traffico di droga degli ultimi vent’anni è passato per le pizzerie calabresi; che la Spagna è terra di conquista per i boss nostrani, che ne cementificano le coste e le usano come approdi per le loro partite di droga. Di fronte a questo scenario – in cui il fatturato annuo di ’ndrangheta, Cosa Nostra e camorra, circa 130 miliardi di euro, è superiore al Pil di tre piccoli Stati europei, e quasi il 10% della popolazione attiva nel Mezzogiorno lavora nell’«industria mafiosa» – si resta sgomenti. Qual è il confine fra economia pulita e criminale? Di cosa parliamo quando ci riferiamo alle mafie italiane nel mondo? E fin dove sono arrivate?

A tali interrogativi, Francesco Forgione risponde raccontando i principali progetti di «colonizzazione» economica mafiosa, chi li ha portati avanti e come sono andati a finire. E grazie alla mappatura completa della dislocazione globale delle «famiglie», fotografa lo stato attuale della «globalizzazione occulta» delle tre mafie italiane.

Francesco Forgione, 49 anni, calabrese, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia dal novembre 2006 al febbraio 2008. Dal 1996, per due legislature, è stato deputato e capogruppo parlamentare di Rifondazione comunista all’Assemblea regionale siciliana, e componente della Commissione regionale antimafia e della Commissione per la trasparenza nella pubblica amministrazione. E’ stato responsabile nazionale per i problemi del Mezzogiorno e per la lotta alla mafia del Prc. Da settembre 2008 insegna Storia e Sociologia delle organizzazioni criminali all’Università degli Studi de L’Aquila.
Giornalista, ha pubblicato, con Paolo Mondani, Oltre la Cupola. Massoneria, mafia e politica (1994), Amici come prima. Storie di mafia e politica nella Seconda Repubblica (2004) e, per Bcde, ’Ndrangheta. Boss luoghi e affari della mafia più potente al mondo. La relazione della Commissione Parlamentare Antimafia (2008), tradotto in diversi paesi.

www.giuliocavalli.net

www.nandodallachiesa.it

Rassegna stampa nazionale ed internazionale sul libro

Il fatto quotidiano (05/02/10)

Il Corriere del Mezzogiorno (16/12/09)

Il Mattino (05/01/10)

Il Messaggero (05/01/10)

La Provincia di Como (20/01/10)

La Repubblica (12/12/09)

L’Unità (05/12/09)

Corriere di Como (10/01/10)

Il Venerdì di Repubblica (15/01/10)

El Financiero (22/01/10)

Sued Deutsche Zeitung (18/01/10)

Operazione DIA a Trezzano sul Naviglio: la mafia c’è ed è bipartisan

Gli arresti di oggi a Trezzano sul Naviglio nell’ambito dell’operazione “Parco Sud” ai danni dell’ex sindaco Pd di Trezzano sul Naviglio Tiziano Butturini, marito dell’attuale sindaco Liana Daniela Scundi, oggi presidente del Cda di Tasm e di Amiacque (aziende pubbliche che si occupano della tutela e della gestione delle risorse idriche nel milanese), e l’ex assessore al lavori Pubblici dello stesso Comune, oggi consigliere comunale Pdl e nel Cda di Tasm, Michele Iannuzzi dimostrano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, come la ‘ndrangheta sia servita e riverita da politici di ogni posizione politica. La vera discriminante non sta nell’appartenere a questo o quello schieramento politico quanto piuttosto alla codardia famelica di amministratori che di fronte ad una offerta corruttiva decidono di svendere il proprio ruolo alimentando il potere imprenditoriale di omuncoli di ‘ndrangheta come i Barbaro-Papalia.

Siamo passati dal negazionismo alla contrattazione sottobanco. Mentre la politica palleggia tra presunti allarmisti e mediatori per convenienza, tra analisi strumentali e mistificazioni coprenti. E tutto intorno non si alza nemmeno la polvere.

Software libero: un bene comune da proteggere e sviluppare

Accetto con piacere ed impegno di firmare il PATTO PER IL SOFTWARE LIBERO proposto nell’ambito dell’iniziativa CARO CANDIDATO. Il concetto di software libero discende naturalmente da quello di libertà di scambio di idee e di informazioni. Negli ambienti scientifici, quest’ultimo principio è tenuto in alta considerazione per la fecondità che ha dimostrato; ad esso infatti è generalmente attribuita molta parte dell’eccezionale ed imprevedibile crescita del sapere negli ultimi tre secoli.

La libertà di scambio di idee non è tuttavia una questione puramente pratica: essa è anche alla base dei concetti di libertà di pensiero e di espressione. Analogamente alle idee, il software è immateriale, e può essere riprodotto e trasmesso facilmente. In modo simile a quanto avviene per le idee, parte essenziale del processo che sostiene la crescita e l’evoluzione del software è la sua libera diffusione. Ed ogni giorno di più, come le idee, il software permea il tessuto sociale e lo influenza, produce effetti etici, economici, politici e in un senso più generale culturali.

Cos’è il software libero

“Software libero”

si riferisce alla libertà dell’utente di eseguire, copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software. Più precisamente, esso si riferisce a quattro tipi di libertà per gli utenti del software:

  • * Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (libertà 0).
  • * Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
  • * Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2).
  • * Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti (e le versioni modificate in genere), in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito. Un programma è software libero se l’utente ha tutte queste libertà[1].

Perché il software libero è importante in Italia

Il software libero è importante per l’Italia perché:

  • * dinamizza il mercato nazionale delle PMI di servizi informatici[2];
  • * realizza i valori costituzionalmente garantiti della libertà d’espressione e d’informazione, libertà di cultura, libertà d’iniziativa economica, uguaglianza e cooperazione[3].
  • * beneficia la bilancia dei pagamenti[4] ed il bilancio dello stato[5].
Note
[1] Definizione tratta dal sito del progetto GNU.
[2] Mentre nel mercato del software proprietario la vendita di licenze gioca in misura fondamentale, l’economia del software libero si incentra sulla fornitura di servizi (di installazione, personalizzazione, sviluppo, modifica, manutenzione, assistenza, e formazione) che possono essere erogati da PMI. La diffusione del software libero favorisce lo sviluppo di competenze informatiche sul territorio e quindi migliora la competitività del mercato ICT nazionale e, incidentalmente, riduce la dipendenza del sistema paese dalle risorse tecnologiche estere.
[3] Vedi l’articolo Software libero e diritti fondamentali, che evidenzia i profili di rilievo costituzionale del software libero.
[4] Se si usa più software libero diminuisce l’acquisto di licenze software. Da ciò consegue una diminuzione delle importazioni ed un beneficio nei conti della bilancia dei pagamenti. Infatti, i maggiori fornitori di software proprietario utilizzano strategie di ottimizzazione fiscale e vendono le loro licenze dall’estero (per esempio, Microsoft vende dalla filiale Irlandese. A p. 32 delle note integrative al bilancio di Microsoft S.r.l. per l’esercizio economico 2005/2006 si legge: E’ importante rilevare che Microsoft Italia non vende ai clienti i prodotti di Microsoft, in quanto le vendite sono effettuate da Microsoft Ireland Operation Limited).
[5] Quando un’impresa od un privato rinunciano ad acquistare licenze di software proprietario dall’estero ed acquistano servizi di software libero in Italia, lo stato ha un maggior introito fiscale consistente nell’imposta sul reddito pagata dall’impresa nazionale e, a cascata, nell’imposta sui redditi dei dipendenti dell’impresa, dei fornitori, ecc. ecc..

Da L’UNITA’: Carlo Lucarelli su Giulio Cavalli

La bellezza ferma la mafia

Vorrei segnalare un programma radiofonico che va in onda su Radio1. L’ho scoperto qualche tempo fa, per caso – disattenzione mia – mentre ascoltavo la radio in macchina. Quando si guida con la radio accesa succede così, la musica e le parole a volte svaniscono sotto il rumore del motore, dei pensieri e della guida, per riaffiorare all’improvviso e farsi sentire di nuovo.

Così ad un certo punto sento parlare di mafia, con serietà e intensità, e già mi stupisce che se ne parli, a quell’ora poi, tarda mattinata. A colpirmi, soprattutto, sono i riferimenti a due parole che risuonano spesso nel programma: una è bellezza, e l’altra è cultura.

Così capisco che la voce femminile che conduce il programma – si chiama Francesca Barra – mi sta raccontando attraverso storie e interviste di come si possano usare la bellezza e la cultura contro le mafie. Anzi, come si debbano usare. Che è un’idea giusta, che condivido in pieno assieme a tanti altri che la pensano così, altri autori, altri scrittori o altri artisti che si stanno dando da fare: che la lotta alle mafie sia certo un problema militare, politico ed economico, ma anche culturale, perché sono anche cultura e bellezza che ti fanno venir voglia di vivere libero e felice in un mondo normale invece di sopravvivere male per morire comunque di violenza, meschinità e sottosviluppo in un mondo mafioso.

La condividono anche i mafiosi questa idea della pericolosità di bellezza e cultura. E ne hanno paura. La prova? I ventitrè proiettili trovati davanti a un teatro di Milano dove Giulio Cavalli (di cui ho già parlato altre volte e ancora lo farò finché sarà costretto a vivere – lui, un attore – sotto scorta) doveva tenere uno dei suoi spettacoli, che è stato sospeso. È così. La bellezza e la cultura, alle mafie, fanno paura.

di Carlo Lucarelli

19/02/2010

Milano 4: il giocattolino di Silvio che vomita cemento

La polluzione cementizia di Silvio Berlusconi ha buttato l’occhio nella zona di Arcore tra lo stadio comunale e viale Monte Rosa per partorire l’ennesima cittadella coprente. Il progetto è stato presentato dall’ IDRA ( la società che cura il patrimonio immobiliare del premier) all’amministrazione comunale di Arcore (con maggiornaza, neanche a dirlo, in quota PDL). Dovrebbe chiamarsi Milano 4 per seguire quella profilassi numerica di scudi (1: scudo fiscale, 2: processo breve, 3: legittimo impedimento e 4: legge Valentino sui pentiti), donne (1: Carla Elvira Lucia Dall’Oglio, 2: Veronica Lario e poi 3, 4, 5, 6, 7 ad libitum…), cittadelle (Milano 1, 2 e 3) e prescrizioni che scandiscono la sua carriera.

L’eventuale realizzazione di Milano 4 richiederebbe una variante urbanistica e un bel po’ di nulla osta. L’area infatti ha destinazione agricola e sarebbe in parte oasi naturale protetta. Saranno i vertici del Parco della Valle del Lambro e della Regione a esprimersi qualora Arcore decidesse di procedere.

Mentre la società civile, l’associazionismo e la politica si interroga sulle soluzioni per un consumo etico di suolo, un parco si ritrova a doversi difendere dalla fame di cemento di un governo del territorio sempre più asservito agli oneri di urbanizzazione. Dopo la privatizzazione dell’acqua, l’idea privatistica della Difesa spa, i faccendieri  nella privatizzazione delle emergenze con l’incivile Protezione Civile ora siamo ai “parchi cementizi”.


Per spedire l’appello al presidente e al Cda Parco Valle Lambro, cliccare su inoltra, copiare e incollare il testo, poi copiare l’indirizzo del presidente nei contatti A.

In Cc copiare gli indirizzi dei componenti del Cda.

presidente@parcovallelambro.it

alfredo.vigano@parcovallelambro.it; gianni.cassina@parcovallelambro.it;giampietro.corbetta@parcovallelambro.it; igor.debiasio@parcovallelambro.it;ezio.fodri@parcovallelambro.it; arturo.lanzani@parcovallelambro.it;ezio.miotto@parcovallelambro.it; giacomo.scotto@parcovallelambro.it;salvailparco@gmail.com

Caro Presidente, salvi il parco!

Sembra un’affermazione assurda, infatti l’ente di gestione di un parco regionale esiste proprio per tutelare il territorio e migliorare la qualità della vita, ma è apparsa sui giornali locali una notizia molto preoccupante:

Arcore, Berlusconi vuole Milano 4, un business da 220 milioni di euro.

L’ Idra, l’immobiliare di famiglia del premier, ha presentato alla giunta della cittadina, capitanata da Marco Rocchini, un progetto che vuole edificare 150.000 metri cubi in cambio una casa di riposo e di 20 milioni di oneri di urbanizzazione, che non riparerebbero per nulla i danni dell’insediamento.

Tra Milano 4 ed area Falck, Arcore avrebbe quasi il 20% di abitanti in più in pochi anni. Significherebbe servizi al collasso e traffico ancor più caotico, una vivibilità compromessa per sempre.

L’area, all’interno del parco regionale, è uno dei corridoi ecologici della Dorsale Verde nord Milano, un progetto inserito nel PTCP per salvare e connettere tra di loro le ultime aree verdi della Brianza. Con la colata di cemento ipotizzata i parchi brianzoli dell’Est Milano diventeranno giardinetti di una megalopoli, più o meno come lo è Parco Solari nel centro di Milano 1.

Le aree agricole sono importanti per creare anche a nord di Milano un parco di cintura intorno alla Brianza, territorio con percentuali urbanizzazione più alte d’Europa e in cui vivono ammassati quattro milioni di esseri umani, che devono condividere gli spazi disponibili con aree produttive di ogni genere e dimensione, autostrade, strade statali e provinciali, svincoli giganteschi, vaste superfici degradate, ex paesi e cittadine ormai conurbate senza soluzione di continuità a costituire agglomerati dormitorio, tutti uguali e senza identità.

Nel cuore della Lombardia il fiume Lambro e il Parco Valle Lambro “hanno già dato”, concedendo larga parte del territorio a Pedemontana, un nastro d’asfalto che porterà altre auto, altro rumore ed inquinamento e speriamo non ulteriore cemento. Pedemontana taglierà in due il parco, modificando per sempre il territorio; saranno aperti cantieri che dureranno anni, aggiungerne altri nello stesso comune produrrà la paralisi del traffico.

L’acqua del fiume è importante, ma il parco del Lambro, non è solo quello, non è solo un parco naturalistico, è parco perché ha brandelli del bel paesaggio agrario della Brianza, ammirato da grandi viaggiatori e poeti del mondo. Noi brianzoli lo stiamo distruggendo. La Valle Lambro, se ripensata, potrebbe essere non solo conservata nei suoi valori storico-paesistici, ma anche diventare una straordinaria risorsa ricreativa per il buon vivere di chi abita in questa regione. Costruire edifici nelle zone agricole extra parco naturale di queste o di più piccole dimensioni, vuol dire invece distruggerlo in modo irreversibile.

Anche se il richiedente del progetto è una persona molto influente nella politica e negli affari, si può creare un precedente pericolosissimo. Se un parco regionale può’ essere cementificato con tanta facilità allora ci chiediamo:ma i parchi a cosa servono?

L’Ente Parco ha il dovere morale e una precisa responsabilità istituzionale di dire NO a questo scempio, non tanto per noi che scriviamo oggi, quanto per le generazioni che verranno. Vogliamo che i nostri figli possano conoscere e identificarsi con la Brianza, ossia un territorio ben preciso con la sua cultura e la sua storia millenaria, e non con un ammasso interminabile di case, capannoni e strade tutte uguali.

La difesa dell’identità del nostro territorio passa da scelte cruciali come questa, siamo sicuri che Lei e l’ente che Lei rappresenta non vorrà assumersi la responsabilità di una scelta così clamorosamente contro la nostra storia.

Cordiali Saluti

Adesioni

Associazioni nazionali e regionali:

LIPU-BirdLife Italia, Legambiente Lombardia, WWF Lombardia, Italia Nostra Lombardia.

Associazioni locali:

Associazione Amici della Natura di Triuggio, Associazione ecologica La Puska di Lentate sul Seveso, Associazione per i Parchi del Vimercatese, Associazione Torrette Bini Dosso Boscone di Macherio, Comitato per l’ampliamento del Parco Brianza Centrale, Comitato per il Parco di Monza “Antonio Cederna”, Comitato per il Parco Regionale della Brughiera, Commissione Cultura Alternativa di Carate Brianza, Equibici di Lissone, Insieme in Rete per uno Sviluppo sostenibile, Italia Nostra di Monza, Arcoreciclabile, Wwf Sezione Groane gruppo di Seregno, WWF Vimercatese, Legambiente Desio, Legambiente Seregno, Legambiente Monza, Gruppo Valle Nava di Casatenovo, Associazione Amici del Grugnotorto, Wwf Oasi Le Foppe, Comitato per gli Alberi e il Paesaggio, Comitato Parcheggio di Arcore, Monzainbici FIAB, Natura e Arte di Arcore, Gruppo ecologico Amici del Lambro di Sovico, Ecologisti democratici, Gruppo Vita Animale Milano Circolo Gaia Legambiente Usmate Velate, Associazione Volontari le Contrade Onlus Inverigo, Associazione Orrido di Inverigo, Comitato Bevere Briosco, Aranciablu – Concorezzo, Circolo Legambiente ViviBurago, ArcoREsiste, Comitato Salute e Ambiente Mozzate.

Forze politiche e liste civiche:

Sinistra Ecologia Libertà di Monza e Brianza, Sinistra e Ambiente Meda, Partito Democratico di Arcore, Rifondazione Comunista della Brianza, Il Centrosinistra di Concorezzo, Verdi Alternativi Arcore, Lista Civica per il Bene Comune di Concorezzo, Alternativa Verde Desio, Movimento Per il Bene Comune – lista civica nazionale, Verdi Bernareggio.

Blog e siti web:

Vorrei, Brianza Centrale, Brianza Popolare, La Città Continua, Ciwati, Il blog di Andrea Mollica USA 2012, Blog del Vimercatese, Pd Vedano Olona, Marco Lamperti.

Adesioni individuali:

Giulio Cavalli, Pippo Civati, Marcello Saponaro, Letizia Palmisano, Andrea Mollica, Pino Timpani, Alessandro Tognoni, Alberto Giacalone, Luigi Riccio, Zeno Celotto, Alessandra Anzaghi, Pier Luigi Mora, Alberto Colombo, Guido Battistini, Romano Binifaci, Viuncenzo Camparada, Enrico Fontana, Claudio Edmondo Vicari, Paolo Viganò, Alberto Confalonieri, Nevina Agostini, Granco Isman,Paola Bassi, Mauro Baioni, Maria Luisa Bosisio, Roberto Galdini, Pierluigi Galimberti, Paolo Forneris , Paolo Paiato, Maurizio Zilioli, Giovanni Perego, Michele Zappa, Claudio Angelici, Patrizia Soardi, Casiraghi Matteo, Laura Birolini, Corpo Musicale di Villasanta, Fausto Perego, Franco Calandri, Mauro Colombo, Vincenzo Cuoco, Eleonora Caggiani, Matteo Barattieri, Christian Brambilla, Roberto Balladore, Fabrizio Casavola, Massimo Cambiaghi, Nicola Gianino, Tosco Giannessi, Luigi D’Amato, Fabio Corgiolu, Giuseppe Cassanmagnago, Patrizia Farina, Ivano Riva, Sergio Barbieri, Elio Matteoli, Loredana Aquino, Maurizio Sala, Ilaria Villa, Rosalia Biffi, Elisabetta Patelli Presidente Verdi della Lombardia, Titta Colombo, Andrea Rota Nodari, Gian Luca Galeazzi, Silvia Colombo, Silvia Mattavelli, Mario Colombo, Adriana Galgano, Marco Fassino, Giordano Giussani, Vero Agostoni, Antonio Piemontese, Cristina Zanchi, Martina Francesca, Piera Dossi, Margherita Magnaguagno, Elena Gimelli, Vittorio Liotto, Danila Baldessari, Sala Loris, Mattia Perego, Federica Colombo, Maurizio Oliva, Susanne Arnaboldi, Luca Laurenti, Susanne Arnaboldi, Federica Colombo, Antonio Pizzinato, Patrizia Miozzi, Elena Banfi, Paola Pilotti, Andrea Vannini, Andrea Moreschini, Beniamino Giordano, Gianni Del Pero, Angeline Van Neck, Fortunato Fulvio Bitonto, Valentina Baccetti, Alvaro Pelà, Francesco Gentile,Silvia Caprara, Gabriele Proverbio, Mattia Lento, Cristina Spagna, Daniele Tomasi, Sonia Frascatore, Chiara Ballabio , Lucia Facchini, Giancarlo Giombetti, Yoko Ippolitoni, Ileana Torza, Simone Milesi, Alberto Casiraghi, Francesco D’Aloisio, Ilaria Tonarelli, Erminio Clerici, Cordiali Saluti, Paola Bosetti, Massimo Benetti presidente Monzainbici FIAB, Cinzia Colombo, Elena Luca, Elena Ricci, Cesare Fossati, Marina Gentilini, Giovanni Pennati, Marina Gentilini, Bona Gavazzi, Maria Francesca Guerra, Pierluigi Rosa, Mauro Trabucchi, Michele Cazzaniga, Sandro Conforti, Rita Riva, Colombo Maria Grazia, Serena De Santis, Michele Faglia, , Francesco A. Meneghetti, Bianca Montrasio, Cristina Balbiano, Arturo Beltrami, Matteo Colaone, Riccardo Lissoni, Emanuele Bottiroli, Cassanmagnago Daniele, Beppe Rositani, Stefano Regoli, Ferrari Maria Grazia, Locatelli Federico, Giovanni Gambatesa, Ian Gazzotti, Giulia Saredi, Fiorella Turla, Edoardo Ballo, Alessandra Sardi, Laura Farina, Zappa Luca, Sergio Muratore, Gianluca Morelli, Francesco Paoletti, Anna D’Ascoli, Orlando Riva, Alessandro Faes, Fulvio Rota, Roberto Brambilla, Salvatore Paleari, Paola Santeramo, Pres. Cia, Alessandro Sartorio, Alberto Braga, Danilo Villa, Erminia Belli, Dario Rinco, Luigi Gariboldi, Luciano Inglesi, Augusto Capra, Stefano De Martini, Claudio Beltrame, Achille Nicola, Luigi Lecchi, Stefano Felice, Rosanna Achille, Riccardo Appiani, Massimo Limonta, Giuseppe Bergamelli, Nicola Iannantuoni, Alessandro Manca, Costanza Pratesi, FAI-Fondo Ambiente Italiano, Luigi Santambrogio, , Giacomo Correale Santacroce, Davide Biolghini, Rosaria Reggiani, Elisa Bonazza, Romeo Cerri, Sen. Gianni Confalonieri, Ennio Muraro, Dario Cagliano e famiglia – Vimercate, Giacomo Passoni, Fabio Gottardi, Alfredo Bossi, Paolo Rovelli, Laura Maria Oggioni, Alfio Sala, Claudio Cardi , Stefano Frigerio, Maurizio Valota, Livia Mastrini , Tiziana Frigerio , Fabio Pozzi, Sara Didoni, Cristina Crippa, Marco Monguzzi, Elisabetta Fossati, Natalia Missani, Elena Ronco, Salvatrice Felice, Arturo Binda, M.Daniela Dell’Acqua, Marco e Chiara Arosio, Alfio Sironi, Massimiliano Bevacqua, Olga Fedeli, Dino Dall’Osso, Anna Carotta, Alberto Albertini, Michele Fava, Daniela Sabbatini, Edoardo Manfredini, Paola Sodi, Marco Angioletti, Carla Enrico Seppia, Enrico Stucchi, Elisa Karin Pipier, Andrea Seppia, Viganò Asther, Mauro Molinari, Nazareno Colombo,Maria Grazia Mauri, Romano Rocchetta, Fasoli Clementina, Davide Bernareggi, Rosaria Pizzuto, Elena Colombo, Chiara Sonia Tavolini, Iva Besana, Stefania Antonini Silvia Mazza, Ramanand Edoardo, Monica Perez Gila, Maria Grazia Colombo, Stefania Gariboldi, Walter Mauri, Lucia Ballo, Andrea Cazzaniga, Maurizio Minora, Alberto Mauri, Ilaria Mazzoleni, Nadia Bortolotti, Emanuele Colombo, Luca D’Achille, Marco Binarelli, Ruggero Sanvito, Fiamma Borgni, Elisa Giacchino, Raffaele Comi, Roberto Carone, Giova Narda, Greta Piovano, Daniela Pollastri, Giuseppe Cristofaro, Giuseppe Sunseri, Rosaria Corbetta, Manuela Proserpio, Sabina Rossi, Valentino Ballabio, Monica Frigerio, Serena Colombo, Gabriella Albanese, Duillio Fenzi, Paola Pasina, Maddalena e Lorenzo Corbetta, Piergiorgio Casella, Francesco Ranieri, Elena Colombo.

Manifestazione per il giullare sotto scorta: «Tutti in piazza per sostenere Giulio Cavalli»

La città si stringe attorno al suo giullare sotto scorta. Nella giornata di sabato piazza Broletto ospiterà tutti coloro che vogliono esprimere solidarietà nei confronti di Giulio Cavalli, l’attore e regista lodigiano bersagliato ormai da tempo da intimidazioni di stampo mafioso. L’ultima minaccia risale al 4 febbraio, quando il direttore del teatro Nebiolo di Tavazzano ha dovuto annullare pochi minuti prima del debutto il suo spettacolo: 23 proiettili sono stati ritrovati di fronte al teatro Oscar di via Lattanzio, a Milano.Una rete di associazioni ha deciso di dire basta alla mafia e a tutti coloro che negano la verità: le cosche fanno affari anche al nord. Dalle 10.30 alle 13, nel cuore del centro storico di Lodi, andrà in scena la manifestazione “Parole, immagini, musica. Contro le mafie con Giulio Cavalli”. Per l’occasione si susseguiranno interventi, letture, momenti di riflessione e di divertimento. All’appuntamento, oltre allo stesso Cavalli, parteciperanno il giornalista Gianni Barbacetto, Lorenzo Frigerio di Libera Lombardia, la giornalista de «Il Fatto» Antonella Mascali, la scrittrice Ilaria Rossetti, il regista Luciano Paggetti, la cantante Raffaella De Stefano, il pittore Guido Boletti e il regista Ruben Oliva.L’evento è stato organizzato da numerosi protagonisti che da tempo operano nella realtà lodigiana: Adelante, Lodi solidale, Ciclodi, Finanza etica, Gruppo acquisto solidale, Legambiente, Clam, Rete Lilliput, Meic e Libera. A cui si aggiunge il neonato Coordinamento legalità e responsabilità.Più il tempo passa, più le adesioni si moltiplicano. È possibile che sabato facciano la loro comparsa altre associazioni e altri ospiti d’onore. «Questo vuole essere un momento di partecipazione – spiega Michele Merola di Adelante -, un evento di solidarietà ma gioioso, per sostenere Cavalli e le sue battaglie. Abbiamo cercato di coinvolgere diverse realtà». Tutti sono consapevoli che l’iniziativa arriva un po’ in ritardo, l’attore è infatti sotto scorta da mesi, eppure l’appuntamento si pone come un punto di partenza per le battaglie del futuro: «C’è una difficoltà da parte del territorio a concepire la criminalità organizzata come un problema del nord – aggiunge Margherita De Vizzi di Adelante -, riuscire a non negare la sua presenza è già un primo passo in avanti».Sergio Cannavò, vicepresidente regionale di Legambiente, sottolinea che una vera e propria presa di coscienza di fronte al fenomeno sia fondamentale: «La nostra città fino a questo momento si è dimostrata quasi indifferente alle minacce – dice -, noi vogliamo che questa manifestazione possa essere un segno di solidarietà nei confronti di Giulio. Questioni come le mafie e la legalità hanno bisogno di approfondimento e di proposte per contrastare la criminalità». Il Coordinamento legalità e responsabilità è nato anche con questo obiettivo: «Ci siamo riuniti per capire come far diventare questa attività costante nel tempo – afferma Mario Pasquali -, la mafia non esiste solo quando ci sono delle intimidazioni , ci riguarda da vicino e ogni cittadino deve saper portare avanti la sua lotta nel quotidiano».Greta Boni

L’ARTICOLO QUI