Vai al contenuto

RADIO MAFIOPOLI – 6° (CO)MANDAMENTO: NON FORNICARE! Il video

RADIOMAFIOPOLI di e con Giulio Cavalli in diretta tutti i mercoledì alle 14.00.

Mafiopoli si sa non è altro che lo specchio della realtà. Ed è per questo che oggi vi narriamo recenti fatti dattualità. E il caso ad esempio della famiglia Raccuglia di Mimmo precisamente e di sua moglie, accade infatti ogni anno che la signora Pattuglia verso Maggio riesca a sparire dal suo territorio, Altofonte (PA) per poi farne ritorno i primi di Settembre in gravidanza. E restando in tema di procreazione come non ricordare il caso del boss Graviano a cui è stato consentito di procreare in provetta. Piccolo e breve laccenno alle coppie di fatto, ma come dimenticare che il religiosissimo Zio Binnu in latitanza è diventato tre volte papà pur non essendo sposato? Mah chissà.
Di cronaca nera parliamo quando affrontiamo il tema dei Capalesi, i Casalesi di Campania, che hanno sterminato in un giorno 7 persone di colore, perché presumibilmente avevano intenzione di inserirsi nel giro dello spaccio senza la loro autorizzazione.
Chiudendo sullattualità ricordiamo i testimoni di giustizia, molto spesso dimenticati dallo stato, è di questi giorni la notizia che a Pino Masciari non è stata assegnata una scorta poiché protetto da una rete di amici che fanno da scudo umano.

Carmelo Di Gesaro

RADIO MAFIOPOLI – 6° (CO)MANDAMENTO: NON FORNICARE!”, ore 14:00 in diretta

Mafiopoli si sa non è altro che lo specchio della realtà. Ed è per questo che oggi vi narriamo recenti fatti d’attualità. E’ il caso ad esempio della famiglia Raccuglia di Mimmo precisamente e di sua moglie, accade infatti ogni anno che la signora “Pattuglia” verso Maggio riesca a sparire dal suo territorio, Altofonte (PA) per poi farne ritorno i primi di Settembre in gravidanza. E restando in tema di procreazione come non ricordare il caso del boss Graviano a cui è stato consentito di procreare in provetta. Piccolo e breve l’accenno alle coppie di fatto, ma come dimenticare che il religiosissimo “Zio Binnu” in latitanza è diventato tre volte papà pur non essendo sposato? Mah chissà.
Di cronaca nera parliamo quando affrontiamo il tema dei “Capalesi”, i Casalesi di Campania, che hanno sterminato in un giorno 7 persone di colore, perché presumibilmente avevano intenzione di inserirsi nel giro dello spaccio senza la loro autorizzazione.
Chiudendo sull’attualità ricordiamo i testimoni di giustizia, molto spesso dimenticati dallo stato, è di questi giorni la notizia che a Pino Masciari non è stata assegnata una scorta poiché protetto da una rete di amici che fanno da scudo umano.

Carmelo Di Gesaro

Una storia da raccontare

Rita Atria.

“Rita, non t’immischiare, non fare fesserie” le aveva detto ripetutamente la madre, ma, Rita aveva incontrato Paolo Borsellino, un uomo buono che le sorride dolcemente, e lei parla, parla…racconta fatti. Fa nomi. Indica persone, compreso l’ex sindaco democristiano Culicchia, che ha gestito e governato il dopo terremoto.

“Fimmina lingua longa e amica degli sbirri” disse qualcuno intenzionalmente, e così al suo funerale, di tutto il paese, non andò nessuno. Non andò neppure sua madre, che, disamorata, fredda e distaccata, l’aveva ripudiata e minacciata di morte perché quella figlia così poco allineata, per niente assoggettata, le procurava stizza e preoccupazione. Inoltre, sia a lei che a quella poco di buono di sua nuora, Piera Aiello, che aveva plagiato a picciridda, non perdonava di aver “tradito” l’onore della famiglia.

Si recherà al cimitero parecchi mesi più tardi, e con un martello, dopo aver spaccato il marmo tombale, rompe pure la fotografia della figlia, una foto di Rita appena adolescente. Figlia di un piccolo boss di quartiere facente capo agli Accardo, Rita Atria è nata e cresciuta a Partanna, piccolo comune del Belice, una vasta zona divenuta famosa perché distrutta dal terremoto. Un territorio in cui, in quel periodo, si dice circolasse denaro proveniente dal narcotraffico, e di cui Rita non sopporta le brutture, le vigliaccherie, la tristezza. L’ignavia delle donne. “Una donna sa sempre cosa sta combinando suo marito o suo figlio” ha spiegato Piera Aiello moglie di Nicola Atria, fratello di Rita, e lei condivide con convinzione. Sensibile all’inverosimile, eppur ostinata, caparbia, fin dall’adolescenza dimostra di essere molto dura ed autonoma. Acasa sua, faide, ragionamenti, strategie, vecchi rancori, interessi di ogni tipo, erano all’ordine del giorno, perché, suo padre, don Vito Atria, ufficialmente pastore di mestiere, era un uomo di rispetto che si occupava di qualsiasi problema; per tutti trovava soluzioni; fra tutti, metteva pace, “…per questioni di principio e di prestigio…- sosteneva Rita – senza ricavarne particolari vantaggi economici…” tranne quello di rubare bestiame tranquillamente ed avere buoni rapporti con tutti quelli che contavano.

Cionostante, il 18 novembre dell’85, don Vito Atria, non avendo capito che il tempo è cambiato, e che la droga impone un cambio generazionale, è stato ucciso. Rita innanzi a quel cadavere crivellato di colpi, fra gli urli e gli impegni di rappresaglia dei famigliari, anche se appena dodicenne, dentro di sé, comincia ad rimestare vendetta. Ma la morte del padre le lascia un vuoto.

Rita, allora, riversa tutto il suo affetto e la sua devozione sul fratello Nicola. Ma Nicola era un “pesce piccolo” che col giro della droga, aveva fatto i soldi e conquistato potere. Girava sempre armato e con una grossa moto. Quello con il fratello diventa un rapporto molto intenso, fatto di tenerezza, amicizia, complicità, confidenze. E’ Nicola, infatti, che le dice delle persone coinvolte nell’omicidio del padre, del movente; chi comanda in paese, le gerarchie, cosa si muove, chi tira le fila… trasformando così una ragazzina di diciassette anni, in custode di segreti più grandi di lei.

Tutto ciò non le impedisce di innamorarsi e fidanzarsi con Calogero, un giovane del suo paese. Fino al 24 giugno del 91, il giorno in cui anche suo fratello Nicola viene ucciso e sua cognata Piera Aiello che da sempre aveva contestato a quel marito le frequentazioni e i suoi affari, collabora con la giustizia e fa arrestare un sacco di persone. Calogero interrompe il fidanzamento con Rita perché cognata di una pentita e sua madre Giovanna va in escandescenze.

Dopo il trasferimento in località segreta di Piera e dei suoi figli, Rita a Partanna è veramente sola: rinnegata dal fidanzato e dalla mamma, non sa con chi parlare, con chi scambiare due parole.
Sottomettersi come sua madre o ribellarsi?

All’inizio di novembre, ad appena diciassette anni, decide di denunciare il sistema mafioso del suo paese e vendicare così l’assassinio del padre e del fratello. Incontra il giudice Paolo Borsellino, un uomo buono che per lei sarà come un padre, la proteggerà e la sosterrà nella ricerca di giustizia; tenterà qualche approccio per farla riappacificare con la madre.

La ragazzina inizia così una vita clandestina a Roma. Sotto falso nome, per mesi e mesi non vedrà nessuno, e soprattutto non vedrà mai più sua madre. L’unico conforto è il giudice. Ma arriva l’estate del ’92 e ammazzano Borsellino, Rita non ce la fa ad andare avanti. Una settimana dopo si uccide[…]
(Graziella Proto – Casablanca)

CRONACHE DA BENGODI: GIROVITA SULLA SICUREZZA

GIUNTA MONOCRATICA DI BENGODI

Direzione Mariuoli e Necessita Difesa

Demanio della Sicurezza determinata condonabile

Ufficio nazionale per le attività sportive

DETERMINANZA 10.03.2008, n. DF/13

Ordinanza di sicurezza campestre 2008

Attività sportiva di legittima difesa in località balneabili e non balneabili

Il Direttore Regionale

CONSIDERATA la necessità di emanare disposizioni relative all’uso delle più avanzate tecniche in difesa di mariuoli, lestofanti, scippatori di biscotti e di vecchiette e di vecchi biscotti e di vecchiette biscottate ;

VISTO il D.P.R. GIALLO in data 08.06.1782 e successive modifiche, recante disposizioni relative al dovere di difesa dei propri espositori di caramelle;

VISTA la Direttiva 2006/7/CE del Parlamento e del Consiglio delle Provincie di Bengodi del 15/02/2006 relativa alla gestione della qualità di tecniche d’attacco come da direttive Kung Fu Panda

VISTO il Decreto del Ministero della Cuccagna Sprangata per le viuzze del paese;

VISTA la Legge Blu  relativa all’assistenza, all’integrazione sociale ed ai diritti dei rigurgiti neofascisti;

VISTA la Legge 04.12.1993 n.494 recante disposizione per la determinazione dei canoni relativi a concessioni di cittadinanza a chi viva in Bengodi da almeno 7 generazioni e riesca a dimostrarlo con una copia autografata del proprio filamento di DNA;

VISTE le Circolari del Ministero Privato della Pubblica Distrazione di Massa Marittimo e dei Porti nn.110, 112, 212 serie 1, Titolo Demanio Marittimo, datate rispettivamente 07.0115.1994, 2011.05.1994 e 10.0114.111995.

VISTO il D.Lgs. n.782 in data 05.02.1997, recante norme sul diritto di stabilire i propri diritti e contestare i propri doveri;

SENTITI i rappresentanti dei Privati Interessi, la Direzione e le Associazioni di categoria maggiormente rappresentative per gli ideali dell’oligarchia;

DATO ATTO che, da che mondo e mondo gli essere umani litigano, gli opposti non si attraggono, rubare è un reato e un comandamento, la politica si fa in parlamento e non per le piazze, l’apologia di integrazione è un reato perseguibile per legge, i diritti della dignità umana sono stati ceduti in esclusiva sul digitale terrestre, il governo ombra dei Ditocratici di Luisito il Moderato sta giocando a tressette, il capobranco della Lega Longombarda Spaccapinoli ha istituito lo spaccatesta come disciplina olimpica e il delegato Bussolini Ale Magno ritiene valido il match per invasione di campo  ;

DETERMINA

Che una volte per tutte si smetta di

–          Accusare i bianchi di non essere neri

–          Sguinzagliare reporter faziosi se non in occasione di derby calcistici o esposizioni di mongolfiere

–          Cercare sempre il tuorlo nell’uovo

–          Istituire catene di Sant’Antonio in difesa della dignità islamica (commettendo tra l’altro peccato mortale)

–          Spegnere la tivù

E DETERMINA DI

–          Istituire il diritto di privata prevenzione al furto secondo la propria sensibilità e la propria educazione come da emendamento di Madama Ghelmini

–          Promuovere a Ente Ministeriale il “Comitato in difesa del biscotto”

–          Inviare un (ri)sentito telegramma alla famiglia delle vittime

–          Non parlare più della questione ma godersi sul divano il prossimo siparietto di avanspettacolo a Sporta a Sporta o la selezione di Beline su Banale 5

Coronariamente vostro

Re Svitantenne

RADIO MAFIOPOLI – Regole fondamentali di latitanza civile, ore 14:00 in diretta

Mi hanno chiesto – perché sfottere la mafia? Ho risposto – perché no?

Siamo nell’epoca del culto per la credibilità e per l’onore, della comunicazione masticata e poi sputata, della dignità da discount; in tutto questo magma di garantismo avanzano nel borsellino, come la moneta, quelli che a ragion veduta dovrebbero essere il braccio armato della “cosa nostra di chi?” al soldo di qualche incravattato nelle stanze del potere.

– Perché sfottere la mafia?

Perché siamo stanchi di questi falsi miti da fiction che qualcuno vuole convincerci possano tenere sotto scacco una nazione. Perché disonorare la mafia è una questione di onore. Perché è il nostro modo da giullari per urlare il nostro no. Perché fanno ridere mentre si mettono in posa per fare paura. Perché come diceva Peppino la mafia è una montagna di merda.

Perché smontare la loro credibilità è il nostro modo per opporsi ad un racket culturale e in più ci divertiamo un mondo.

REGOLE FONDAMENTALI DI LATITANZA CIVILE
A Mafiopoli una volta c’è stato un momento, un secondo soltanto, un istante di stallo: di quegli stalli belli bellini che nessuno osa toccare, come le stalle mafiuse di Dito Ditale giù a Partinico, di quegli stalli e stalle che ci vuole un Genio a buttarle giù, perché le persone normali sentono troppo odore e se la fanno sotto, come per  le stalle mafiuse di Dito Ditale giù a Partinico.
A Mafiopoli c’è stato il santo momento di stallo quando l’accalappiacani ha preso Zu’ Binnu di Provenza che girava randagio. L’hanno preso nel bel mezzo del festivàl internazionale della bieta erbetta e ricotta con il grembiule elettorale quello in raso che ci aveva regalato Totò (l’altro). Preso Binnu tutte le campane a Mafiopoli e i campanelli in parlamento suonavano a morto, più che morto, come quasi a babbo morto, ecco.
E allora c’è stato lo stallo: anzi c’è stato lo Stato Stallo, che attraversa la prima repubblica, la seconda e ci ha già l’abbonamento per la stagione della terza, tanto è avanti lo Stato Stallo. Il Principe Cacchiavellico, che siede sullo scanno più alto, solo lui se la rideva sotto i baffi. Perché su Binnu di Provenza,  adesso che lo avevano accalappiato arrotolato nel grembiulino,  si apriva una grande stagione di filmoni e a Mafiopoli si registrava un’impennata di vendite di ricotte alla faccia della mozzarella di bufala.
Don Binnu da Provenza l’hanno rinchiuso in carcere duro. Ma duro di quelli duri, dove te la fanno pagare: ti danno la pasta scotta, la carta igienica ruvida, e hai il televisore fisso su rete 4. E Don Binnu in carcere sta male, perché il carcere duro è duro anche per un duro come lui, tanto che ce l’ha anche scritto al Principe Cacchiavellico che bisogna risolverla quest’infamia del  41 bis come diceva anche U’Curtu, magari con 41 tris o con una leggina nuova nuova e chiamarla la 44. In file per sei con il resto di due. Per questo il sindaco ha pensato ad una nuova forma di detenzione: dopo la detenzione di droga alla Barbalamenti, la detenzione pensionistica alberghiera per Binnu e suo compare Totò: cornetti caldi, alici fresche e ricotta come se piovesse. E tutti i giovedì nell’orata d’aria Binnu dalla provincia di Provenza se la gioca a Monopoli con Angelo Sìeno, che a monopoli ci sa fare perché a Mafiopoli era stato assessore alla deflorazione  urbanistica. E mastro Sìeno come ci riempie via Corta e via Stretta di case lui, non ce n’è nessuno al mondo. Perché a Mafiopoli l’edilizia è tutta questione di cubatura: la cubatura delle valigette sotto la scrivania dell’ufficio tecnico. E così anche se il carcere è duro è come tornare ai vecchi tempi quando si costruivano le case in quattro e quattrotto senza complicanze con la benedizione di Cianciamino. E così scorre lenta la prostatica detenzione dell’ex capo, lenta e dura come il sugo attaccato sul fondo della pentola. Alla faccia di tutti gli amici degli amici e dei più fortunati tra loro che sono finiti in pirlamento.
Arrestati Binnu e Totò a Mafiopoli si sono aperte le primarie. Perché Mafiopoli è democratica e al passo con i tempi: a Mafiopoli sono anni che governa il governo ombra e quello vero fa’ la sua onesta apposizione. Per le primarie si erano presentati in due, che però se li guardavi da vicino sono tre. Matteo Messina Soldino e i Lo Pippolo, che sono due come le Kessler. I Lo Pippolo erano partiti alla grande, sarà anche che sono due, ma poi li hanno presi e fine dei giochi. Li hanno presi perché a latitare in due ci sono quei soliti vecchi problemi di convivenza (calzini sporchi, lavare i piatti e cosa vedere alla sera in tivù) e poi li hanno presi perché non puoi latitare bevendo champagne dal baretto al piano terra. Questa tracotanza di latitanza indispettiva anche lo Zio Binnu che era mezzo secolo che andava a ricotta e al massimo al compleanno s’era bevuto mezzo Tavernello moscio e siccome anche a Mafiopoli vale l’adagio “chi troppo vuole” alla fine hanno dovuto abbandonare la tornata elettorale. Matteo Messina Soldino non si sa ancora se adesso ha vinto, perché lui è un latitante professionista e non lo trovano neanche gli amici per portarci la medaglia della vittoria. L’ultima immagine conosciuta è un ritratto del secolo decimo quarto della collezione di Totò (l’altro). E allora ritorna lo Stato di Stallo dello Stato Stallo di Mafiopoli.
Ma la lotta non si esaurisce a Mafiopoli e nuovi arrivi si aspettano. Intanto si è risolto il problema del governo e come deciso dagli anziani del posto come governatore ci hanno messo uno che non ha impicci, meglio ancora uno che addirittura non è nemmeno del posto; tant’è che ci hanno messo un Lombardo. Il papa Greco (che ormai sta anche lui sull’olimpo dei silurati insieme a Zeus e don Tano che fa’ da chierichetti), il papa Greco diceva che Mafiopoli non smetterà mai, che passano gli uomini ma non le tradizioni e che non si sa mai che un giorno arrivi un Principe che si prenda l’impegno per amore della città un ponte ideale che proietti Mafiopoli in nuovo futuro fatto libertè, legalitè, umiditè, mafiusitè e cocainè. Alla francese.

incolla il codice sul tuo blog

</em></p>
<p><object height=”20″ align=”center” width=”200″ data=”http://www.agoravox.fr/dewplayer.swf?son=http://www.agoravox.it/IMG/mp3/mafiopoli1def.mp3″ type=”application/x-shockwave-flash”>
<param value=”http://www.agoravox.fr/dewplayer.swf?son=www.agoravox.it/IMG/mp3/mafiopoli1def.mp3″ name=”movie” /> </object></p>

Dal 17 settembre Giulio Cavalli e la Bottega dei Mestieri Teatrali presentano: “Radio Mafiopoli”

Dal 17 settembre Giulio Cavalli e la Bottega dei Mestieri Teatrali presentano:

“Radio Mafiopoli”

Una striscia settimanale sulle cronache dalla Repubblica di Mafiopoli. Dieci minuti irridenti, dieci minuti di satira sulla mafia e i suoi protagonisti.

Ogni mercoledì alle 14.00 in onda su AgoraVox Italia e LoStrillone.

Tutti i blogger e i cittadini possono ridiffondere la trasmissione attraverso i proprio siti e blog.

Venerdì 3 Ottobre, nell’ambito della presentazione di AgoraVox Italia, presso il Nuovo Cinema Aquila – Roma, Giulio Cavalli condurrà una puntata alla quale potranno intervenire i presenti  – l’invito è scaricabile cliccando qui -.

Una striscia che riprende la tradizione dell’indimenticato Peppino Impastato e l’esperienza della sua Radio Aut. Una voce che si prende gioco della mafia e delle sue connivenze per ricordarci che la mafia non è solo un problema siciliano.

Giulio Cavalli

Giulio Cavalli, Milano 1977, fonda a Lodi nel 2001 la compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali. Firma il testo e la regia delle prime produzioni Il Cantafavole Muto, Tetiteatro e un chicco di caffè, Carro Poetico, Pulvere de Katabatù e Filo Spinato.
Nel 2006 mette in scena (Re) Carlo (non) torna dalla battaglia di Poitiers giullarata in occasione del quinto anniversario della morte di Carlo Giuliani
Il 27 marzo 2008 è stata presentata al Teatro alle Vigne di Lodi l’anteprima di Do ut Des, spettacolo teatrale su riti e conviti mafiosi, coprodotto dal comune di Lodi e dal comune di Gela, in collaborazione con la casa della memoria “Felicia e Peppino Impastato” ed il Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”.
Dalla stagione 2007-2008 Giulio Cavalli è inoltre direttore artistico del Teatro Nebiolo di Tavazzano con Villavesco, nella provincia di Lodi.

AgoraVox

Nasce in Francia nel 2005 da un’idea di Carlo Revelli che “sentiva” una discrepanza tra l’opinione pubblica e quella dei politici e dei media mainstream in merito al referendum sulla Costituzione Europea. AgoraVox nasce, anche, da un avvenimento tragico : lo Tsunami 2004. Il flow d’informazione non era gestibile attraverso i media tradizionali e il mezzo di comunicazione privilegiato divenne il Web. Decise, quindi, di fondare un giornale partecipativo. L’edizione francese, oggi, conta un milione di visitatori unici al mese e 35000 “reporter” che sottopongono degli articoli. Tra loro circa 1000 moderatori, votano gli articoli off line e quelli più interessanti sono pubblicati.. In Francia AgoraVox il secondo medium più citato su Internet dopo Le Figaro. Da Giugno AgoraVox é una Fondazione indipendente per evitare possibili derive aziendalistiche e/o politiche consentendoci di preservare la nostra indipendenza. AgoraVox ha per vocazione la libera diffusione delle informazioni provenienti dai cittadini. La versione italiana, oggi, conta già più di 300 reporter

Lo Strillone

“Lo Strillone” vuole dare forma a una rete di soggetti informativi e culturali. Non un soggetto egemone, ma un soggetto di servizio. A servizio di chi vi aderisce, ognuno con pari dignità, e a servizio di chi ne fruisce. La nostra intenzione è quella di creare un luogo di produzione e di scambio di oggetti informativi e culturali prodotti da soggetti già attivi sul web (e non solo) e fra loro empatici. Dare informazione, creare dibattiti, distribuire prodotti (evitando il saccheggio che spesso avviene sul web delle produzioni intellettuali e dei materiali che ciascuno di noi mette in rete quotidianamente). Un nuovo media costruito da tanti media. Che non si annullano in un nuovo oggetto, ma lo utilizzano per moltiplicare la massa critica dell’informazione e della cultura prodotte fuori dal circuito tradizionale.

SCARICA IL COMUNICATO QUI

Scrivere è reato

Sulla indicibile condanna a Carlo Ruta.  Dal sito Fustigat ridendo mores.

Er giudice gl’ha detto: “Che te credi

che ner blogghe puoi scrive’ ciò che vuoi?

Tu m’attacchi le banche e pesti i piedi

puro a la mafia e a li mortacci tuoi!

Che dichi? Che er tuo blogghe è libbertà?

Ma quale libbertà  famme er piacere

la pace nostra è fatta d’omertà

e se sgarri la pigli ner sedere.

E t’aggiungo così, bello papale,

pe’ nun portare avanti ‘sta manfrina

ch’er  blogghe tuo per me resta n’giornale

e un giornale de stampa clandestina.

Quindi mo te condanno e bada bene

de rigà dritto tu e l’amichi tua

artrimenti te becchi gravi pene.

Ma chi te credi d’esse’? Gargantua?”

“Ma signor giudice, io me so’ ‘nformato

e ho cercato de fa’ conosce i fatti:

perché hanno ucciso Giovanni Spampinato

che indagava su truffe e su ricatti…”

“Ma quali truffe, fatti e fatterelli…

Mo m’hai scocciato e te lo dico chiaro,

scrivi, se vuoi, di scippi e furtarelli

nun ce provà ndove ce sta er danaro.

Ringrazziaiddio che mo me trovi bbono

e che te faccio ammettere ar condono

e nun fiatà, sinnò prima de sera

giuro, te faccio sbattere ‘n galera”

Leggi tutto »Scrivere è reato